venerdì 29 ottobre 2010

Vaghismo

Questo post vuole, umilmente, essere un omaggio all'immortale capolavoro, caposcuola del vaghismo appunto, del maestro Antonio Pierfederici Della Corte che con "film vago", vincitore del "Premio Cuore di Panna" al festival del cinema di Berlino, ha dato dignità a una corrente che attualmente sta dilagando :asd:

Non potendo eguagliare il maestro, mi limiterò ad elencare alcune parole utilizzate, nell'italiano dialettale delle mie parti, per indicare oggetti, concetti e operazioni dei quali se ne è completamente dimenticato, sul momento, il nome proprio. (Ci tengo a rimarcare il carattere dialettale delle espressioni sotto esposte)

"cosa" o "coso": è un termine molto versatile, si trova anche come verbo "cosare" e può indicare di tutto un po': azioni, oggetti, animali, concetti, persone, dolori vari etc... e anche persone delle quali non si vuole avere una conoscenza più approfondita :asd:; direi che è l'espressione massima del vaghismo :asd:

"bagaglio", "aggeggio", "robo" e anche, nella forma più colta, "ambaradan": sono appena un poco più specifici e in genere, ma non sempre, possono indicare un oggetto con un qualche tipo di ingranaggio, o un'apparecchiatura elettronica di qualche tipo, ma si adattano bene anche a indicare oggetti semplici come posate, piatti, sedie e via discorrendo; di norma, però, indicano invariabilmente un oggetto.

La frase meglio concepita, secondo le regole del vaghismo, potrebbe essere questa: "non ho potuto cosare il bagaglio perché il robo non funziona"** dalla quale si capisce che non è stato possibile fare qualcosa su un oggetto utilizzando un altro strumento, ma il mistero è fitto e non si capisce cosa ci viene comunicato. In questi casi la soluzione, per evitare ulteriori frasi vaghe e indefinite, è assumere un'aria saputa e fingere di aver capito perfettamente di cosa si sta parlando :asd:

Un altro termine vago, utilizzato sempre con accezione dispregiativa, che indica oggetti, e a volte persone, è "canchero"; per esempio se si parla di "brutto canchero" ci si riferisce a una persona, fisicamente o moralmente, non piacevole, oppure ci si riferisce a un oggetto repellente o che ci sta procurando molte noie. Nella forma "cancherare" sta a indicare l'augurare dei brutti mali a qualcuno o qualcosa, ma a volte è anche sinonimo di sacramentare (per quest'ultimo termine di usa però il termine "smadonnare" o "tirare delle madonne", ma a tal proposito rimando, per chi voglia approfondire la variante reggiana, alla seguente pagina dove si può trovare, alla voce rugiada, un'espressione peculiare inerente un certo frasario)

**: per quanto possa sembrare strano, questa frase l'ho sentita pronunciare tra le mura del posto dove lavoro...

Nessun commento: