lunedì 28 ottobre 2013

Alla rinfusa

Mi spiace aggiornare il blog con una cadenza quasi settimanale, ma alla sera torno a casa derelitto.
Innanzi tutto ho ancora un lavoro e questo è sicuramente un bene, anche perché posso continuare con la mia esistenza di sempre e non ricorrere all'eremo, eventualità che comunque permane, e poi pare che le cose siano un po' cambiate; insomma, il capo non mi sta più addosso come una camicia e ho, addirittura, tempo per fare alcune cose.
Alla sera torno a casa un po' sfranto e con una risibile capacità di attenzione.
Il tedesco langue, anche se tra pochi giorni finirò "Il tedesco in un mese"; per quel che l'ho pagata mi è anche utile, anche se rimango molto perplesso dalla frase "der weiss teller flieght" e sono sicuro di riuscire a usare "bagger" in una qualche conversazione.
Non mi sento ancora preparato a leggere le avventure del giovane drago Noce di Cocco ("der kleine drache kokosnuss"), poiché temo possa essere troppo complesso per le mie conoscenze, ma ho un'altra applicazione, gratuita, che dovrebbe aiutarmi a imparare un po' di verbi e quindi, dopo qualche lezione con quest'altro strumento, potrei anche cimentarmi in questa si complessa lettura.
Avevo anche intenzione di ripassare il francese, ma non vorrei sovraccaricare i miei poveri neuroni e finire a parlare come Salvatore; ne sarei capacissimo.
Pare io abbia anche ridotto i ritmi di lettura; raramente alla sera riesco a leggere...
Forse ho dei cali di energia e presto pisolerò allegramente in poltrona.
Tutto questo per dire che sono vivo e sto moderatamente bene.

domenica 20 ottobre 2013

Sei tornato?

Tra i miei pregi, che sono pochi e quindi è facile tenerseli a mente, c'è quello di essere rapido; ovvero posso impiegare anni di lunga meditazione, valutazione, misurazione, analisi dei pro e dei contro di una  situazione, ma quando pervengo a una decisione questa viene messa in opera nel più breve tempo possibile.
Questo post tratterà di lavoro; siete avvisati.
Quello che detesto fare del mio lavoro è la badante al capo, il fatto che non ascolti quando gli parlo e non legga quello che gli scrivo e che poi abbia anche da dirmi su se deve scaricare le sue colpe.
Questa situazione DEVE terminare; meglio prima che dopo.
Stamane gli ho mandato un sms, in attesa che sbarchi dall'aereo e domani, a meno che con un atto di coraggio non mi telefoni, ne parleremo.
L'ultima che ha combinato è di imputarmi la colpa della scadenza di titolo abilitativo della quale, per altro, era stato avvertito ben due mesi fa.
Io faccio quello che mi viene detto di fare, una volta che ti ho ricordato di fare una cosa o l'altra, il mio compito è finito perché devo pensare a fare tutto quello che lui non sa e non vuole imparare a fare; il che va dal compilare la modulistica, all'iconare un file piuttosto che un programma.
Si tratta di una collaborazione nella quale io non ho potere decisionale, quindi non posso decidere cosa fare e cosa trascurare, perché la gestione del mio tempo dipende da quello che il capo ritiene più opportuno ch'io faccia.
La decisione che io posso prendere è di porre fine a questo rapporto lavorativo malato.
Non intendo andare innanzi oltre.
Questo vuol dire che si prospettano per me tempi non facili, dovrò cercare dell'altro da fare e il tempo di  ricerca può essere variabile, ma giunto a questo punto ho deciso che non vale la pena restare lì e rischiare il collasso nervoso o di fare qualcosa della quale potrei poi pentirmi; perché io mi conosco, trattengo tutto quello che posso per un tempo indefinito e poi esplodo con esiti assolutamente imprevedibili.
Meglio quindi chiarire le cose, sistemarle e prendere anche una strada diversa.
In un modo o nell'atro questa cosa finisce qui.
Quello che mi stupisce è il fatto ch'io non sia depresso, o giù di morale come è accaduto più volte nell'arco di questi mesi, ma che mi senta farcito, sino a scoppiare, di rabbia e nervoso... il che vuol dire che dovrò anche fare uno sforzo per mantenermi in termini civili invece di esplodergli addosso, aggiungendovi anche lancio di oggetti contundenti.

venerdì 18 ottobre 2013

Nervoso q.b.

Agli albori della mia vita lavorativa facevo la qualunque; disegni e pratiche edilizie.
Poi, col tempo, sono stato sempre più confinato ai soli disegni e la parte normativa l'ho tenuta blandamente aggiornata, del resto mi serviva solo fare alcuni controlli mentre disegnavo; nulla che richiedesse una conoscenza troppo approfondita.
Ultimamente sono rimasto da solo in ufficio e quindi devo occuparmi di tutto; pratiche edilizie, disegni e, cosa particolarmente ingombrante, fare da badante al capo.
Riconosco di avere un buco normativa di quindici anni circa da colmare, che non è poco, ma è sempre meglio dei trent'anni di ignoranza delle norme sfoggiata dal capo.
Mi faccio, letteralmente, in quattro per far funzionare le cose, compilare i moduli senza svarioni, capire le normative per pezzare i buchi del capo e fargli in continuazione da badante; siamo a livelli da non saper distinguere "chiudi il file" da "chiudi il programma", quindi sono interrotto per la qualunque... ci mancano giusto le spugnature a casa.
In tutto questo mi sento dire che lo "studio è alla deriva e devo riorganizzarlo"; l'unico modo per riorganizzarlo è che lui si scantasse e imparasse a svolgere le sue mansioni, tutto sommato sarebbe già sufficiente che mi ascoltasse quando parlo...
Sto cercando un altro lavoro; ch'io ci riesca è da vedersi, ma ci proviamo

venerdì 11 ottobre 2013

Sonno

Questo post tratterà di dormire, cosa della quale avrei ancora bisogno stamane.
La settimana che, allegra e fiorona, si avvia alla sospirata conclusione, mi ha esaurito oltre ogni dire; mi sento veramente alla frutta, mi stupisco anche di non spegnermi e andare in risparmio energetico.
Fare da badante è... devastante.
Comunque sia non è del mio deplorevole e precario stato odierno, ma degli ausili che utilizzo per conciliarmi il sonno.
Grazie a dio dormo come un sasso e senza alcun problema, del resto la mia coscienza, che è ingombrante, è immacolata e quindi non ho problemi che mi tengano sveglio e la fede nella Provvidenza fa il resto, ma ci sono giorni nei quali torno a casa talmente inverso e svuotato da aver bisogno di qualcosa di sottofondo diverso dalle urla e dalle ciance dei politici; i miei guardano con religiosa frequenza, dal lunedì al venerdì, ogni programma che contempli un dibattito politico.
Programmo il lettore mp3 perché ripeta un dato album e si spenga dopo un certo periodo e lo attacco a un paio di casse, piccine, che funzionano come delle cuffie; non hanno mai avuto un bel suono, ma a volume basso fanno il loro dovere con dignità.
Il sottofondo musicale che accompagna il mio incedere tra le braccia di Morfeo, è composto da:
- registrazione di un temporale;
- registrazione dello scorrere di un ruscello;
- le campane della Lavra di Pechersk
- un album di Levon Minassian
- un qualunque albo di canti bizantini o di canti della chiesa ortodossa... una chiesa a caso
Sono tutte cose che ascolto anche normalmente, specie le campane e i cori ortodossi, ma alla sera mia aiutano a sistemare le cose in prospettiva e a dimenticarmi dei pesi della giornata.

Questo post è stato editato più volte per venire incontro alle mie, odierne, ridotte capacità compositive.

giovedì 10 ottobre 2013

Palloni gonfiati

Il mondo ne è pieno; un po' perché la categoria è affine a quella degli "stupidi" e un po' perché avanzare stolidamente nella vita è comodo.
Il Pallone gonfiato si sente inequivocabilmente superiore agli altri per un motivo casuale che, di norma, è destituito di qualunque base solida e privo di un valore effettivo.
Il peggio è quello che si ritiene istruito in virtù di un cursus formativo che l'ha condotto verso l'acquisizione di una o più lauree.
Ebbene: del "dottore" in Italia non lo si nega a nessuno.
Il nozionismo non è, da sempre, sinonimo di intelligenza; le nozioni se non accompagnate da un barlume di curiosità, di capacità di adattamento, da, appunto, intelligenza sono del tutto inutili; servono solo a ripetere in modo pedissequo la lezione imparata a memoria.
Il nostro soggetto ha una, del tutto ingiustificata, altissima opinione di sé e quindi trova tutto quello che fa immancabilmente eccelso e superlativo, anche qualora sia, obbiettivamente, una azione, nell'accezione più ampia possibile, ridicola, grottesca, riducendosi ad una macchietta.
Se il nostro eroe, poi, si diletta di scrittura è la fine; si sentirà in dovere di pontificare sulla qualunque e si crederà fine letterato, "acuminato" autore di testi di profondissima arguzia... in realtà a mala pena leggibili.
Questa gente dovrebbe imparare a prendere la vita con un po' di ironia e a non prendersi sul serio; a farsi attraversare da un dubbio, ogni tanto, e capire che nessuno ha tutte le risposte... manco loro.

martedì 8 ottobre 2013

"Corella" di Federica Soprani

L'ho finito ieri e posso dire che mi è piaciuto.Si potrebbe anche malignare che essendo l'autrice una amica, il mio giudizio sia parziale e fazioso; bhè... chi mi conosce sa che se una cosa non mi piace, non c'è santo in paradiso in grado di farmi affermare il contrario.
Essendo affetto da patologica buona educazione, però, è facile ch'io faccia lunghe perifrasi che non dicono esplicitamente "quello che hai fatto è terribile"... mi affido al senso implicito; anche questo fa parte dei miei difetti.In questo caso, però, devo dire che il libro mi è proprio piaciuto; è proprio bello e ben fatto.Mi ci sono avvicinato anche con una certa cautela:
- Primo; perché si tratta di un romanzo storico e l'andazzo degli ultimi tempi, da quanto si vede in libreria, non depone a favore di questo genere
- Secondo: temevo un eccesso di morbosità, data dal periodo e dalle figure affrontate.
Il libro, invece, è un bel romanzo storico che mi ha coinvolto, almeno quanto i libri della Bellonci, autrice somma del mio empireo, equilibrato, ovvero non c'è un eccesso di morbosità, non vi sono scene gratuite, ma rimane la sensazione di un libro armonico nel suo insieme; ha un registro accessibile e una prosa fluida e coinvolgente.Una lettura consigliatissima e tanto per ribadire il fatto che il libro mi è piaciuto, vi incollo pure la recensione scritta per anobii.



"Ho sempre letto moltissimi romanzi e saggi storici; col tempo, però, ho iniziato a leggere sempre meno romanzi temendo l'effetto Dan Brown. La lettura da ombrellone non è un male, ma se tutti i romanzi storici sfoderano complotti più o meno improbabili e balzano da un periodo all'altro, alla fine si trasformano in una serie di romanzi fabbricati in serie; tutti uguali e, alla lunga, tutti ugualmente noiosi. Sovente la storia non ha bisogno di innesti moderni, basta che venga narrata, così come la conosciamo, in un modo coinvolgente che prenda il lettore e lo trascini; è il caso di questo romanzo. Il libro è scritto bene e la lettura fila via senza intoppi. A me, per dire, Cesare Borgia, come figura storica, non mi ha mai incuriosito più di tanto e i Borgia, come famiglia, ne condividono la condizione. Questo libro, come la "Lucrezia" della Bellonci, tratta proprio questa famiglia della quale lessi qualcosa da ragazzino e che poi non ebbe più il potere di incuriosirmi. La bontà del libro di Federica sta nel trattare un personaggio secondario, a me, per dire, del tutto ignoto prima di questa lettura, e di renderlo oggetto di interesse grazie a un registro accattivante, facilmente accessibile; con una narrazione che, pur con pochi dialoghi, dice quanto necessario per rendere il personaggio a tutto tondo. Il romanzo si caratterizza anche per la presenza di una serie di personaggi secondari che pure hanno il potere di stimolare curiosità. Non posso dire di essermi affezionato al protagonista, ma la lettura mi ha riappacificato con genere che ho sempre amato e dal quale ultimamente, per le ragioni sopra esposte, me ne sono discosto. A fine lettura posso dire di aver, però, maturato l'intenzione di saperne di più riguardo al periodo trattato."

domenica 6 ottobre 2013

"E' come veder litigare mamma e papà"

E' incredibile le cose che il cervello riesce a recuperare, frasi o situazioni, mentre sei intento a fare dell'altro.
Questa frase, per esempio, mi è stata detta, poiché mi riguardava, tanti anni fa da una persona la quale aveva, effettivamente, vissuto la separazione dei suoi genitori e oggi, senza preavviso, mi è tornata in mente e con essa alcune cose legate al passato.
Sono passati molti anni e se dovessi rivedere oggi quelle persone non saprei neppure da dove iniziare una conversazione urbana, magari con il tempo che come argomento va un po' con tutto, perché del resto è venuta meno la confidenza amicale e si tratterebbe di conoscere nuove persone; gli anni ci cambiano, lasciano inalterata una parte di noi, quella che ci definisce, ma apportano tanti cambiamenti da renderci persone diverse.
Non penso che l'eventualità possa presentarsi, nel caso si vedrà al momento, ma è singolare che ogni tanto ci ripensi.
Quello che mi manca sono le opinioni, il modo di dialogare o di vedere le cose che, forse, appunto per quanto detto prima, sono aspetti legati a un momento preciso nel tempo.
E' stata una bella esperienza.
La nostalgia tinge tutto, o almeno ci prova, ci sono alcune cose per le quali non c'è smalto che tenga, di colori pastello, piacevoli; altera i ricordi, perché, forse, pensiamo a quando eravamo più giovani e ci pareva di avere più tempo di fronte a noi e i nostri orizzonti sembravano più ampi.
In realtà gli orizzonti non si dilatano e neppure si restringono, le possibilità rimangono sempre inalterate, siamo noi che decidiamo di rinchiuderci da qualche parte per scelta e decidiamo di vedere solo alcune cose, che magari ci danno sicurezza, per rifiutarne altre... e il passato è un rifugio sicuro; un posto caldo, accogliente, noto, che possiamo anche ridisegnare a nostro piacimento se alcune cose ci urtano.
E poi il passato è già accaduto; in esso non c'è bisogno di improvvisare per andare avanti.
Molto interessante.

giovedì 3 ottobre 2013

Cosmo

Che, in fondo, vuol dire ordine.
Non sono bene sicuro vi sia un ordine delle cose e neppure che debba essercene uno, ma sono sicuro che sia un bene vedere l'ironia delle cose, che essa sia frutto, o meno, di un disegno preciso poco importa; essa è lì e attende di essere colta.
Così è ironico ch'io abbia un creatura in gestazione da troppo tempo e che un ingiustificato eccesso di buon umore, ovvero una presenza minima di questa stato, mi impedisca di stare male a sufficienza per poter creare.
A volte è veramente intollerabile questa mia fiducia nella Provvidenza.
Voglio dire; uno si aspetta di stare adeguatamente male per poter disegnare qualcosa e invece niente, la discesa è frenata da una qualche scemenza che ti mantiene persin di buon umore.
Probabilmente potrei anche imparare a produrre in uno stato diverso, ma il "moderatamente allegro", e in generale la "moderazione", non è uno stato particolarmente creativo e ormai mi sono abituato a far due chiacchiere con Caronte, passeggiare con Virgilio, prima di arrivare, per un breve periodo, su nell'Empireo per poi ricominciare a scivolare verso il basso.
L'Ispirazione è la mia Beatrice; una Beatrice riluttante, con interessi diversi, seminati in giro, da curare e che ha poco tempo da dedicarmi... ovviamente la nostra è una relazione occasionale.
Ironia si manifesta, sovente, anche nel lavoro ove si susseguono involontari siparietti comici; frasi dette con altri intenti che si prestano ad interpretazioni diverse e gesti per nulla disinteressati il cui scopo è talmente palese da risultare persino comico nella rozzezza con la quale viene confezionato.
Intendiamoci; ogni atto di gentilezza è meritorio di per sé... è l'effetto incidente che lo rende rozzo e lo priva della sua gentilezza.
Di più non è dato dire.
Il Cosmo si basa sull'Ironia.