sabato 31 dicembre 2011

Ci siamo

Tra poco archiviamo il 2011, come se fosse davvero possibile buttare via un anno da qualche parte e dimenticarsene.
Chiudiamo un ciclo e le conseguenze delle azioni in esso compiute, plasmeranno, almeno per un po', il nuovo ciclo; c'è solo da sperare di non aver fatto troppe scemenze.
Una volta conoscevo una persona che, in prossimità dell'ultimo dell'anno, faceva sempre un bilancio dell'anno appena trascorso; data la vita che faceva e come si sentiva dopo il consueto bilancio, ho imparato a non farne.
E' assolutamente inutile ripercorrere l'anno appena trascorso, alla ricerca dei propri sbagli, nel tentativo di apprendere qualcosa da quello che è accaduto.
Le lezioni le si impara sul momento; altrimenti si è buttato dell'altro tempo.
Quello che frega sono le premesse:
- i miei problemi sono troppo grandi per essere affrontati;
- mi fido delle persone sbagliate;
- io non mi comporto mai da stronzo;
- non sono opportunista, ma gli altri lo sono
...e via elencando altro balle consimili; queste premesse obliterano qualunque tipo di lezione la vita tenti di farci imparare... ma d'altronde il tempo è nostro e siamo liberi di buttarne in gran quantità. La cattiva notizia è che il tempo è poco, la vita è un soffio e il tempo fugge e se continuiamo a raccontarcela l'unica speranza che ci resta è che si possa continuare a farlo sino alla fine e sperare di non aprire mai gli occhi.
Ho sempre adorato l'iconografia di Giano; due volti della stessa testa che guardano in direzioni opposte.
Il futuro è ignoto, non sappiamo cosa ci riserve ed è sempre una sfida tenere a galla la barca non ostante le intemperie; il passato dovrebbe essere terra nota, ma quando ce la si racconta diventa offuscato e talmente distorto da risultare terra incognita.
Ecco quindi il mio augurio per il prossimo anno: possiate vedere chiaramente gli errori commessi, e imparare da essi se siete ancora in tempo per vivere una vita sana, altrimenti vi auguro di poter continuare a raccontarvela e a commettere sempre i soliti errori, perché in alcuni casi l'ignoranza è una benedizione.
Possiate non chiedere, perché vi sarà dato e come minimo vi sarete dimenticati di chiedere anche l'eterna giovinezza e rischiate di trovarvi poi a fare il grillo avvizzito; ricordatevi di Eos.
Possiate avere l'indispensabile ed esserne contenti.
Possiate riconoscere i vostri limiti e confini e possiate avere in dono la capacità di cambiare quello che è in vostro potere cambiare, voi stessi, e accettare quello che non è in vostro potere mutare, ovvero tutto il resto.
L'augurio che faccio a me stesso? Spero che il divenire pendolare non mi risulti troppo faticoso e di poter riuscire ad adattarmici; alcune lezioni le ho imparate in passato, spero di imparare quelle che mi riserva il futuro e per il resto la Provvidenza provvederà; del resto non mi è mai importato divenire ricco e la mia unica ambizione è quella di divenire abbastanza saggio da poter capire cosa conta nella vita.
Mi piace stare radicato a terra e mantenere, comunque, la testa nelle nuvole perché così le cose hanno un senso.

martedì 27 dicembre 2011

Fantasmi di creature passate


Di recente mi sono trovato nella necessità di avere un portacarte; ovvero un pezzo nel quale mettere la corrispondenza da evadere, della quale mi devo ricordare, o in transito verso il cestino e il risultato è quello che si può vedere qui sopra.
Il riferimento a un film in particolare è più che evidente, direi che si tratta proprio di una citazione in piena regola.
Molti anni fa ne avevo fatto uno simile, anzi uguale dato che ho usato gli stessi progetti di allora, ma avevo optato per un contrasto bianco/nero; attualmente lo ritengo un contrasto eccessivo e ho preferito optare per qualcosa di diverso che lasciasse vedere le venature del legno.
Mi sono venute in mente un po' di cose che ho fatto nel tempo, alcuni quadri, di uno non ricordo neppure che fine ha fatto ahimè, e che ho regalato a diverse persone con le quali, negli anni, ho rotto, per ragioni diverse, i rapporti; mi chiedo se le mie creature stiano bene o se siano finite bruciate in un caminetto sul Taro.
Alcune di quelle creature erano dipinte ad olio ed erano venute anche bene, mi dispiacerebbe sapere che sono state usate per fare chiaro agli insetti; non ne ho neppure una foto tra l'altro e forse potrei anche ricostruirle andando a memoria, ma fanno parte del passato e se ritorneranno sarà perché ne avrò l'esigenza, che ora non sento, e saranno comunque differenti.
Gli anni passano e le scelte fatte inevitabilmente ci modificano e questo è sempre un bene.

lunedì 26 dicembre 2011

Considerazioni sparse

- Alla messa di mezzanotte, durante un passaggio nel quale si parlava di "pagare i propri debiti", qualcuno in sala ha pensato bene di dire "ad averci i soldi"; l'ha detto a voce bassa, ma era dietro di me e quindi l'ho sentito.
E' molto interessante questa affermazione per molti aspetti.
Capisco se si tratta di debiti verso lo Stato, ma, fortunatamente, lo Stato comunque offre la possibilità di saldare il proprio debito a rate; possiamo sindacare sulla giustizia del processo che genera il debito, ma rimane il fatto che l'unico debito particolarmente importante lo possiamo avere o con lo Stato o con una banca, enti che richiedono un pagamento rateale.
Il debito in questione faceva riferimento a quanto contratto tra due individui e nel tempo è capitato di frequente che le persone non pagassero i propri debiti, dopo che avevano fatto lavorare altri, perché dovevano andare in ferie... a me è stato insegnato che chi lavora va pagato e a togliermi il prima possibile ogni tipo di debito, del resto a me piace dormire sereno la notte, e l'affermazione sentita in chiesa mi fa capire che del senso del Natale, o del vivere civile tout court, si preferisce capire quello che fa comodo. Siamo animali egoisti e miopi.

- quindi la tua funzione è quella di occupare spazio? Mi pari quasi un soprammobile; già non parli, in più ti muovi poco e, nel complesso, non comunichi neppure, attraverso gli occhi che sono lo specchio dell'anima, quella barlume di intelligenza che in genere si agita negli occhi dei viventi.

- alla fine della fola sei un meccanismo complesso che trasforma l'ossigeno in anidride carbonica, con la stessa intelligenza di una salvietta. L'unico pregio è il colore degli occhi, peccato che poi rovini tutto aprendo bocca.

Avevo un po' di veleno da sputare perché a tenerlo dentro fa male.
A parte queste considerazioni sparse, devo dire che il Natale è stato un buon Natale, ma per me tutti i giorni hanno qualcosa di buono e non ho bisogno di periodi speciali per stare meglio o bene.
Ogni giorno ci regale qualcosa di bello, basta volerlo vedere; non bisogna neppure avere qualche conoscenza o capacità speciale, bisogna solo aprire gli occhi e il Natale diventa solo un periodo speciale in un mare di giorni speciali.

giovedì 22 dicembre 2011

Sono tra noi...

...e purtroppo sono ovunque.
Non mi riferisco, ahimé, a una qualche specie aliena intelligente dotata, come Nessie, del dono dell'infotografabilità, ma della gente scema.
Ho dovuto inviare un file a uno studio legale, gente che svolge mansione di segreteria insomma, e dato che vi erano alcuni errori, trattavasi di una tabella, ho inviato il file fatto con un foglio di calcolo affinché potessero controllare le formule e vedere che qualcosa nei conti non andava.
La tabella, semplice devo dire, che ho inviato era un po' lunga e per poterla leggere su un A4, lo si capiva benissimo guardandola a monitor, bisognava stamparla in verticale anziché in orizzontale.
Rientro in studio e la mia collega mi dice che il capo ha chiamato perché il file stampato si vede piccolo e viene stampato su più fogli spezzati.
Mi chiedo: che razza di gente ci lavora in questo studio legale? ignorano il funzionamento dei fogli di calcolo e le relative opzioni di stampa? fanno i conti col pallottoliere? Hanno assunto dei cerebrolesi?
Io sono onestamente preoccupato; non faccio altro che inciampare in gente come Vento e se questo è il futuro che ci aspetta, se loro sono l'evoluzione della specie, vorrei estinguermi.

mercoledì 21 dicembre 2011

Pendolo

Pare sia ufficiale, manca ancora qualche mese, ma da un punto imprecisato nel corso del 2012 inizierò a lavorare a Parma.
Non cambio lavoro, ma il capo trasferisce, in pianta stabile, baracca e burattini nella città.
Mi dispiace lasciare il mio paesello, ma le ragioni che reggono questa scelta sono tutte valide. Non intendo certo trasferirmi in città, un po' perché sarebbe economicamente ben più dispendioso e un po' perché non potrei mai abbandonare le mie collinette, le mie chiesoline sperdute e tutto quello che di bello ho qui intorno, fosse anche solo una camminata a piedi sulla Pietra Nera.
Prenderò la corriera tutte le mattine, come quando andavo a scuola, e farò un pezzo di strada a piedi, se gli orari lo consentono, o prenderò un autobus; devo controllare gli orari.
Mia madre, cuore di mamma, si è subito preoccupata perché si ricorda che, credo il primo anno di scuola, e forse anche il secondo, la corriera tendeva a darmi nausea e inoltre, e questo ricordo è indelebile, tutte le volte che andavamo in macchina al cimitero di Roccabianca, all'epoca io sedevo dietro e stiamo parlando più o meno delle elementari, stavo sempre malissimo all'altezza del ponte sulla Rigosa Nuova.
Per quanto riguarda la corriera mi adatterò, passerà, e se proprio dovessi saltare qualche pasto di certo non mi farà male; potrebbe essere anche l'occasione buona per perdere qualcuno di quei chili che hanno deciso di fermarsi, nel corso degli anni, a farmi compagnia.
Quello che mia madre dimentica, riguardo ai viaggi verso Roccabianca, è che con qualunque tempo, e questo comprende anche i mesi più caldi e torridi, era assolutamente vietato aprire il finestrino e su quella macchina si moriva di caldo. Io non pativo l'auto, ma soffrivo di ipossia che, notoriamente, non è una condizione salubre. Credo di aver iniziato a detestare il caldo durante quei viaggi; per distrarmi dal bisogno di ossigeno, mi davano da leggere "topolino", "soldino" o "Geppo", dei quali conservo ottimi ricordi, ma a un certo punto mia madre viaggiava con il limone di emergenza che mi veniva somministrato a Soragna, perché ovviamente il fatto che io stessi male aveva altri spiacevolissimi effetti collaterali.
Mia sorella era oggettivamente più forte; lei non stava male... probabilmente riusciva a incamerare abbastanza ossigeno prima dell'inizio del viaggio.
Non so che farci; a me l'ossigeno piace e ho conservato questa predilezione, infatti tendo a stare male persino nei negozi riscaldati... ho bisogno di aria fresca per stare bene.
In ogni caso avrò moltissimo tempo in più per leggere, dovrei tornare a casa più o meno allo stesso orario.
Di andare in treno non se ne parla; continuo a sentire racconti non proprio lusinghieri da chi ha fatto, o fa, il pendolare nelle mani delle ferrovie dello stato.

lunedì 19 dicembre 2011

Buon Natale



Ne approfitto intanto che sono davanti a un monitor per mettere il tradizionale augurio Natalizio.
La foto è stata scattata in quel di Salsominore qualche anno fa, attualmente di neve non ce n'è, ma rimane il fatto che vi auguro un bellissimo Natale e felice anno nuovo. Possa il nuovo anno essere migliore di questo che sta passando e se proprio dovesse capitare l'Apocalisse a dicembre: Buona apocalisse a tutti...
Nel frattempo passate un buona Natale :)

Ed eccoci qui

Sono arrivato, senza neppure rendermene conto, all'ultima settima lavorativa prima della, brevissima e intensissima, pausa natalizia.
Uno passa anni a fare il recluso sperando, e un po' temendo, qualche contatto umano in più e poi incontra altri "emarginati" sociali e la sua vita diventa complessa da gestire; troppe cose da fare, troppa gente da vedere, appuntamenti ai quali far fronte... la vita è davvero un'opera buffa.
Essendo che mi aspetta una settimana lavorativa all'insegna della schiavitù, come da tradizione pre-festiva, non so neppure se potrò aggiornare il blog e quindi, dato che volevo scrivere di un aneddoto a tema, scrivo quello che posso oggi; seguirà, ma non so quando, anche se di sicuro prima del 23, il consueto biglietto di auguri.

Stagno è una piccola frazione nel comune di Roccabianca, probabilmente così chiamato per la presenza di uno stagno alimentato, forse, dal Po, come quello di Ragazzola il cui livello cambia col mutare dell'acqua che scorre nel grande fiume, e dista pochissimo dal fiume.
Molte tempo fa, quando i merli erano ancora bianchi probabilmente, accadde una terribile inondazione che sommerse il paese di Stagno; l'acqua era talmente alta che persino l'angelo sul campanile della chiesa si rifugiò in cielo.
Il tempo passava e le acque non volevano saperne di ritirarsi e data la vicinanza al Natale, la gente temeva di passare delle festività terribili perché anche la Chiesa, insieme alle loro case, giaceva ancora in Po.
L'angelo del campanile allora, mosso a pietà, andò a parlare con il Signore affinché questi facesse qualcosa; gli abitanti, seppure sommersa, poterono udire, per le campagne, il suono della campana della loro chiesa e si rincuorarono... fu un miracolo.
La campana di Stagno oggi fa bella mostra di sé nella chiesa di Roccabianca.
Il senso della storia? Anche quando si è perso tutto, basta veramente poco per ritrovare la speranza.

Buon Natale!

venerdì 16 dicembre 2011

Nuovo praticante

Pare che per due anni avremo un altro praticante, che per comodità chiamerò Ciminiera2*, il quale pare essere un modello "Vento".
Vi sono alcune differenze:
- in questo modello, ad esempio, è stata migliorata la dotazione neurale, per cui, invece di una mezza arachide, in vacanza di serie, in dotazione nel precedente modello, è stata inserita una arachide intera della quale almeno metà, ma in taluni giorni anche i tre quarti, è a spasso da qualche parte. La parziale, o completa, vacanza dell'arachide neurale è, insomma, la caratteristica principale di questi modelli;

- è stata migliorata l'interfaccia utente; parlano entrambi assassinando l'italiano, causando la spontanea autocombustione dei dizionari in area, ma il nuovo modello ha fatto un corso di bon-ton; continua a non lavarsi le mani quando va in bagno, ma l'arroganza, di serie e preponderante nel modello Vento, nel modello Ciminiera è stata posta in secondo piano.

Ciminiera2 è riuscito da solo a trovare la luce del bagno, che è il locale che frequenta con maggiore assiduità, ma dorme in piedi come Vento: dalle mie parti lo si definisce un "bamboccione", uno che non sa pulirsi il cu... ehm... non è in grado di compiere in autonomia le più semplici operazioni.
Per introdurre a modo Ciminiera2 riporterò alcuni aneddoti:

- ha impiegato dieci minuti per creare una cartella e spostarvi all'interno due file creati da lui;

- non trovava un file, creato da lui, sino a quando non si è reso conto di averlo lasciato sul desktop (il suo desktop, merito della mia assidua presenza di Mago Malvagerrimo, è praticamente privo di icone);

- ieri abbiamo avuto il seguente dialogo:
io:"fai una cartella pippo disegni nella cartella EMME e spostaci il file che hai fatto"
dopo qualche minuto... lui:"dove lo metto il file?"
io:"uhmpf...fai una cartella pippo disegni nella cartella EMME e spostaci il file che hai fatto"
dopo qualche minuto lo sento che borbotta, lui:"M... M..."
io:"no, cerca in E perché la ditta si chiama EMME e stammi a sentire quando ti parlo"

-ieri ha spento il computer e mi dice che doveva fare gli aggiornamenti, dato che lavora su un pc figlio della MIR, quindi a carbonella, gli ho detto di non farglieli fare questi aggiornamenti perché volevo tornare a casa prima del 21/12/2012... che poi mi finisce il mondo.
lui:"...e come si fa?"
mi alzo e lo spengo io; ma leggere ti sa fatica?

La cosa irritante è che gli dico di fare delle cose, non ho tempo né di ripetergliele né di farle io o di spiegargliele a prova di deficiente e questo mi guarda; mi irrita in un modo terrificante questa cosa... non stare lì a guardarmi come un'aringa carbonizzata; produci!

Questo elemento me lo dovrò sorbire per due anni; se sono sopravvissuto a Vento dovrei riuscire a sopravvivere anche a questo.


*: Ciminiera2 perché avevo, tempo fa, un altro collega che chiamavo, durante le mie lamentazioni, Ciminiera; era un geometra, non particolarmente acuto ma neppure un disastro, che fumava talmente tanto da odorare di posacenere non lavato e con incrostazioni di cenere più che decennali; questo è uguale, solo più stupido.

domenica 11 dicembre 2011

"Francia o Spagna...

...basta che si magna"
Certo, da quando l'Impero di Filippo II è andato a pumitrozzole, o se preferite a rotoli, la Spagna non è più così importante, letteralmente, nel detto, ma basta far salvo il principio per comprendere un po' come si fanno le cose in Italia; a noi non importa chi è al potere, basta riempire la panza.
C'è anche da considerare il fatto che, almeno da quando la Chiesa è divenuta una voce così importante, e ingombrante, nella nostra storia, l'Italia è una nazione sponsorizzata dalla Provvidenza; un po' come "i promessi sposi" insomma.
Da circa 500 anni navighiamo a vista e sempre sull'orlo del disastro e confidiamo nelle potenze celesti che, certamente, non mancheranno di mettere una pezza.
Dobbiamo anche considerare che l'andazzo generale è quello di tirare a fregare il prossimo riuscendo, nel contempo, a non farsi fregare dal prossimo; con questa premessa è un miracolo che si sia sopravvissuti così a lungo e si sia riusciti a produrre così tanto.
Quello che la situazione attuale, e in particolare la posizione di preminenza di Francia e Germania, rafforza in me è la convinzione dell'esistenza del Genius Loci.
In origine Carlo Magno fondò il Sacro Romano Impero che, in competizione con il ruolo di Bisanzio, voleva porsi come continuatore ed erede del defunto Impero Romano; certo la prognosi non era esatta, l'Impero Romano esisteva ancora nella sua incarnazione greca, ma era più conveniente darlo per morto, anche perché al momento troppo lontano e debole per essere efficace fuori dai confini.
I Franchi però avranno parecchi problemi a tenere in funzione il Sacro Romano Impero e l'onere passò sulle spalle tedesche.
I tedeschi ci proveranno in tutte le maniere possibili, dimostrando anche una certa miopia riguardo agli equilibri di forza e ai mutamenti storici, a mantenere unito l'Impero, ma per molto tempo l'egemonia tedesca sull'Europa resterà solo un'idea contrastata un po' da chiunque; l'Austria-Ungheria, la Francia, la Spagna per un breve periodo, e grazie all'oro dell'America del sud, e, per quel che riguarda l'est, la Russia... è che loro ci hanno sempre creduto tantissimo a questa fola della supremazia.
L'Inghilterra continuerà a considerare il continente isolato e ad avere pochi interessi oltre manica.
Non ostante la prima guerra mondiale persa, contro, tra gli altri, la Francia, la Germania si imbarcherà in una seconda guerra mondiale che, per fortuna, perderà nuovamente nel tentativo di concretizzare l'egemonia sbandierata da Carlo alla fondazione del Sacro Romano Impero.
Dopo il 1947, però, dopo almeno 70 anni, ecco che la Germania è nuovamente vicina al controllo dell'Europa e, stavolta, si avvale dell'appoggio della Francia; non vi sembra un riedizione moderna del Sacro Romano Impero? Va bene... dovrebbe esserci anche l'Italia in mezzo, ma noi abbiamo sempre avuto un ruolo marginale nel Sacro Romano Impero e adesso non è poi così diverso.
Gli stati, non so come altro chiamarli se non Genius Loci, sgomitano tra loro per conquistare la bella Europa che, a mio modesto parere, è meglio se continua a scorrazzare sulla schiena di Zeus e non dar peso a questi demoni "minori".
I romani avevano visto giusto.
Il Genius Loci italico deve essere quello smemorato, artistoide, perennemente tra le nuvole, che annuisce con aria saputa alle conventions dei Genius Loci, pur non capendo assolutamente un tubo di quello che gli altri dicono, e continua a fare il gaudente... non è che sia stupido, è che proprio non gli interessa.

sabato 10 dicembre 2011

Franche letture

Per un non so bene qual motivo, la mia libreria si compone, in massima parte, di libri scritti da autrici italiane; sospetto ch'io sia in cerca della "Bellonci", ovvero di qualcuna che possa sostituirla e che mi dia, leggendola, le stesse sensazioni che mi fornisce il lessico prezioso della Bellonci.
A seguire sono numerosi, anche perché il mercato ne è invaso, gli autori anglofoni; seguono poi torme di autori di etnie e culture più disparate.
Un esiguo, anche se se non minuto, numero dei mie libri proviene da Oltr'Alpe e, per la precisione, dalla Francia.
Ho notato, nella maggior parte di libri francesi che ho letto, una presenza, costante e più o meno accentuata, di gallicanesimo.
Presumo che vengano tirati su a suon di detti quali: "Di Francia ce n'è una sola", "E' sempre bella la Francia nel mondo" e "Ogni francese è bello a Francia sua".
Mentre leggi un libercolo francofono di Francia, non so come siano le cose in Québec, fa sempre capolino, più o meno annunciata da fanfare pompose, sventolii di palme e tappeti rossi, la Grandeur Française; essendo poi una presenza discreta, si piazza tra le pagine e non se ne va più via... resta lì e ogni tanto fa squillare le trombe, perché non si sa mai che ci si dimentichi della sua esistenza.
A me la Francia sta anche simpatica, anche la lingua francese mi sta simpatica, per i francesi mi riservo di valutare caso per caso, gente discutibile ce n'è un po' ovunque, ma pare che sia proprio più forte di loro e debbano rimarcare quanto la Francia sia bella, buona, simpatica, intelligente...
Dopo alcune esperienze passate, per quanto attirato da volumi francofoni, va a finire che li guardo con diffidenza perché, onestamente, non mi interessa: sapere che la radio è stata inventata da una signora di Reims perché voleva parlare con la cugina di Lione; che a Narbonne è stato costruito il primo telefono da un parigino colà residente che voleva avere notizie fresche dalla capitale; che la prima missione sulla luna partì dal cosmodrome di Bordeaux; che a Lascaux si tenne la primissima esposizione nazionale di pittura parietale e che Mont Saint Michel è la culla civiltà occidentale... basta!
Il patriottismo, quando diviene nazionalismo coincide con il provincialismo.
Probabilmente noi italiani siamo troppo esterofili per cui qualunque scemenza è sicuramente bellissima se fabbricata all'estero, perché, diciamocelo, basta un nome straniero perché le cose acquistino un'aura particolare; pensate a quanti bambini sono stati battezzati con parole imbarazzanti da usare come nome, ad esempio canale, o con nomi scritti in modo atroce, Maicòl... per dirne una, accompagnati da un cognome italianissimo solo perché il nome foresto fa tendenza.
Mi piacerebbe leggere un libro francofono senza dovermi sentire dire ogni tre per due quanto la Francia sia incommensurabile; in medio stat virtus... e i romani sono stati in Francia per un bel po', quindi dovrebbero conoscerlo anche loro questo detto.
Ricordo che tempo fa su Antenne Deux vidi una trasmissione di cinema e rimasi sconvolto perché la presentatrice prendeva in giro un film americano perché nazionalista in modo disarmante; il film aveva, a causa di questo nazionalismo, persino involontari esiti comici, ma i francesi non sono diversi... due pesi e due misure.
MI ricordo anche che in un film francese pareva che il servitore indiano seguisse il capo francese solo perché quest'ultimo, dopo avergli sterminato il villaggio donando ai "selvaggi" coperte infette con vaiolo, gli aveva insegnato il francese... éh già.
So che se vi impegnaste, cari francesi, potreste riuscire ad essere po' meno provinciali.

venerdì 9 dicembre 2011

Piatti

Ieri sera ero un po' provato e, a un certo punto, mi sono trovato a prendere un piatto avendo dimenticato altrove la testa e ho rotto, perché non stavo prestando attenzione a quel che facevo, un piattino di ceramica.
Questo evento ha aperto un nuovo capitolo di ricordi familiari, iniziato con: "non preoccuparti, era un servizio da caffè da sei, preso coi punti, ma io ho rotto una tazza tempo fa e quindi adesso è di nuovo pari".
Mia madre, con l'aiuto di mio padre, ha iniziato a ricordare, esibendo i superstiti, i servizi caduti nella battaglia per il lavaggio nei loro quarantuno anni di matrimonio.
Quando si sposarono le zie di mio padre regalarono loro un servizio che, a detta delle zie, avrebbero usato per moltissimi anni a venire e che per almeno mezzo secolo li avrebbe accompagnati; i primi a cadere furono i piatti piani, indi anche i fondi perirono sul campo.
Sopravvisse solo una zuppiera, che ora non viene mai usata ed è tenuta in una sorta di riserva.
Il servizio durò cinque anni; un decimo del preventivato.
Mia madre, nei primi dieci anni di matrimonio, riuscì a sterminare: tre servizi di piatti, due servizi di bicchieri (i calici, più fragili, perirono nel giro di pochi mesi) e due servizi da caffè.
Conserviamo ancora due servizi da caffè, dono di nozze, solo perché vennero rinchiusi, al sicuro, in una vetrinetta.
I miei decisero di abolire i servizi di piatti raffinati, porre un veto alla porcellana e si dotarono di robusti piatti in vetro, colore verde, dello spessore di tre millimetri che ancora resistono agli urti del tempo. Per precauzione ne presero una ventina sia di piatti piani, che di piatti fondi. Abbiamo anche un'altra serie di piatti in vetro, più sottili, ma hanno subito i colpi dell'avversa fortuna e sono stati un po' decimati.
Ci siamo anche dotati di lavastoviglie, ma mia madre la usa come un costoso scolapiatti.
Devo dire che nella mia carriera di lavapiatti annovero solo pochi caduti, ma in casa mia abbiamo solo roba robusta.

martedì 6 dicembre 2011

Onomatopee

Ci sono giorni nei quali è l'unica forma di comunicazione che vorrei usare col prossimo e il numero delle espressioni usate sarebbe ridotto a vari gradi di "grrrr".
Oggi è uno di questi giorni, dove le cose potendo andare storte lo faranno, dove sfoltirei volentieri il genere umano solo perché mi rivolge la parola e dove riuscire ad essere, almeno, urbano costa una fatica erculea.
Il mantenermi urbano non mi impedisce di avere un tono gelido e parlare a monosillabi, del resto se mi girano gli zebedei mica posso tirare dritto e fingere che non stia accadendo nulla.
Farei anche molto volentieri a meno di essere urbano, ma non posso mandare a fanculo chiunque, dire due ragionasse al Capo, sbranare lo stagista per la sua fastidiosissima inerzia, prendermela con la gente stupida solo per la sua stupidità, prendere la capoccia di chi proprio non vuole capire e sbattergliela contro al muro e dire a chiunque la mia opinione, senza filtro, su di loro.
Perché la verità, oltre a fare male, a volte è assolutamente inutile dirla; chi dovrebbe ascoltare e capire, non fa né l'una né l'altra cosa... a che pro, quindi, sprecare del fiato?
Se sto zitto non vuol dire che la cosa mi piaccia o che non mi interessi, ma che non c'è una soluzione diversa e in giorni come questi se aprissi bocca ne verrebbero fuori cose terribili; non ostante il sole, sopra di me si agitano nubi temporalesche.
Insomma; girate al largo che oggi mordo... se va bene.

giovedì 1 dicembre 2011

Incommentabile

Giugno 2011
"salve, devo venire a rilevare casa sua, quando posso venire?"
"quando vuole, può al pomeriggio verso le 18:30?"
No che non posso, io finisco di lavorare alle 19:00 e non intendo fare un rilievo di mezza giornata alla sera per te
"Mi spiace, ma mi ci vorrà MINIMO mezza giornata, mi fa sapere una data?"

Dicembre 2011
"domani alle 10:30 potrebbe, forse, può darsi, esserci qualcuno e può venire a fare il rilievo"
Ti sei proprio affrettato a darmi una data, complimentoni; peccato ch'io domani non ci sia. Il campo mi dice di aspettare e richiamarlo per mandare qualcuno, ma la stagista ha finito lo stage, io non ci sono e attendo istruzioni dal capo.
"mi fate sapere se venite o meno??"
Telefono al capo che mi dice "arrangiati"; obbedisco... basta saperlo.
"domani non è possibile, mi dia un'altra data ma si ricordi che mi ci vorrà ALMENO mezza giornata"
"come mai così tanto?"
"perché se ci sono dei cambiamenti io devo misurarli e ci vuole tempo" Idiota... non è complicato.
"umpf... vabbè"
Hai poco da fare lo scocciato, il mondo è pieno di tecnici, se non ti sta bene vai altrove, ma, soprattutto, vai a Quel Paese.


Vie brevi
Ovviamente la via più breve per chiedere a uno studio tecnico se hanno trovato da loro qualcosa che hai perso, è fare un fax.
Vediamo nel dettaglio:
1) dici alla segretaria di mandare un fax allo studio tale nel quale dici di aver dimenticato da loro la tal cosa;
2) la segretaria scrive il fax al computer e lo invia;
3) il fax lo riceve e stampa un foglio;
4) io prendo il foglio, rido, e lo deposito sulla scrivania del capo il quale guarderà dove mette le varie cose.
Non era più semplice ed economico fare una telefonata?
L'UCAS, ufficio complicazione affari semplici, non dorme MAI.

bzzz...ghzz...frrr

Avete presente quando cercate di fare qualcosa, ma il cervello decide che nel mentre deve pensare ad altre dieci cose? Il risultato è un rumore di fondo, una interferenza sinaptica che vi impedisce di comunicare coi neuroni e questi fanno quello che gli pare.
Il risultato è l'apparire della scritta "attendere prego", che lampeggia come una grossa insegna al neon, sulla vostra capoccia.
Bisogna operare però una distinzione: a volte i neuroni sonno occupati in mille altre attività e pensieri e non hanno certo tempo di occuparsi di una cosa triviale come la vostra vita, mentre a volte sono rimasti a letto e hanno lasciato solo il portiere a svolgere tutto il lavoro.
E' abbastanza frequente, quando dormo poco, il secondo caso; certo vale più il mio portinaio dell'occupante della scatola cranica di Vento, ma le arachidi tostate, si sa, non brillano per intelligenza e lui ha giusto una mezza arachide.
Il primo caso capita per eccesso di stimoli, per cui non c'è un neurone libero, manco Vocabolo, che possa occuparsi della vita reale; sono troppo occupati a scriversi bellissime sceneggiature e a valutare i più disparati fatti.
In questa condizione, è il caso odierno, al lavoro concludo poco e i miei sogni si incrinano; perdo la rete contenitiva dell'autocontrollo.
Stanotte ho sognato una sorta di invasione zombie, che non perdevano pezzi ed erano molto lindi, a me le cose truculente non piacciono, che ho eliminato a fulmini e con l'ausilio di una serie di macchine volanti piccole ed intelligenti. Poteva andare bene, se non fosse per gli zombie bene educati, per un fumetto Marvel.
L'unico modo per tornare produttivi è dormire; la tastiera però è scomoda e la scrivania dell'ufficio potrebbe non essere il posto più salubre dove appisolarsi.
Oggi avrò poche funzioni, i neuroni sono impegnati a fare dell'altro.