mercoledì 30 novembre 2011

Nuove divinità

Siamo in crisi economica, che un po' come dire "l'acqua calda scotta", e i tempi sono incerti e via discorrendo; qualcuno vedeva il baratro già dalla fine degli anni '80, ma se queste cose le vedono i comici, o la gente comune, non si tratta di acume, ma solo di satira; ci vuole un titolato per parlare di spirito profetico.
Di questi tempi i giornali non fanno altro che parlare dei Mercati; di come stanno, delle loro reazioni, se sono ottimisti, fiduciosi, o depressi, se hanno o meno fatto colazione e visto la zia.
I Mercati sono umorali; hanno frequenti sbalzi di umore, passando da un'allegria immotivata a una depressione altrettanto immotivata, cambiano umore per delle scemenze e giocando con le loro ditina provocano danni a destra e a manca e se i soldi non ci sono fanno finta che ci siano... come all'asilo insomma.
Che il denaro fosse un dio l'avevamo capito, ma pare essere non così importante come i Mercati.
L'unico problema è che, secondo me, i Mercati sono degli adolescenti insicuri con qualche psicosi aggiunta che non guasta; noi ci stiamo facendo governare da un grosso adolescente psicotico che si chiama Mercato.
Ne vogliamo parlare? Ci piace farci del male? E' un peccato che non esistano analisti su scala socio-culturale, perché, di sicuro, la nostra società ha urgente bisogno di andare in analisi.
Siamo diventati come quei genitori che si fanno manovrare dai figli lattanti.
Che belli i tempi nei quali potevamo contare su una qualche divinità imperscrutabile, magari forcaiola, donnaiola, trascendente o immanente, moralmente claudicante, o granitica nella sua morale, ma comunque adulta e che si poteva persino punire quando si comportava male.
A me sto dio mercato e il suo compare denaro, fanno un po' schifo; che brutta gente.

martedì 29 novembre 2011

Spirito natalizio

Quest'anno, causa una congiuntura non proprio felice, accompagnata da una buona dosa di incertezza economica, miscelata con un po' di ansia quanta basta e il tutto non va neppure lasciato in forno perché si amalgama da sé, ho deciso di non fare regali per Natale, ma di donare tanto Spirito Natalizio... o almeno quel che avrò a disposizione.
Per questa ragione esorto i miei amici a non farmi regali di Natale; onestamente preferisco uscire una volta in più coi miei amici per un po' di chiacchiere, piuttosto che ricevere doni; quindi anche voi che passate di qua sappiatelo.
La storia del mio Spirito Natalizio è una storia strappalacrime, preparate i fazzoletti. Il tutto ha inizio quando da bambino attrezzavo il presepe; il massimo del mio spirito natalizio è stato allora. Mi piaceva disporre le statuine e disegnare quelle che non avevamo perché non potevamo permettercele. Al pomeriggio facevamo i cappelletti e alla sera si mangiava in modo parco, mentre il pranzo di Natale si caratterizzava per la presenza di pandoro o panettone; a mio padre, la cui cena di Natale quando era piccolo era a base di tonno e cipolla, pareva un pasto luculliano e a noi non importava più di tanto. Quando si è piccoli basta davvero poco. Da piccolo non ho mai ricevuto regali di Natale, sapevo che la pecunia era poca, sapevo che i regali erano in carico ai miei, e non mi importava di riceverne; mi bastavano le caramelle di Santa Lucia.
D'altronde dalle mie parti è la Santa cieca con l'asinello a portare i doni.
Crescendo il mio Spirito Natalizio non è aumentato; i regali rimangono la parte più fastidiosa, a volte pare persino un dovere. Mi fa piacere fare i regali, ma preferisco altre occasioni come i compleanni. Qualche anno fa conoscevo una persona che invece traboccava di Spirito Natalizio e qualcosa mi ha passato, ma da quando non la frequento ho recuperato quello che è sempre stato, tradizionalmente, il senso del Natale in casa mia.
Tempo dedicato alla famiglia e, per estensione, agli amici; persone con le quali dividi l'esistenza, che, nel bene e nel male, ti hanno reso quello che sei e che, con i loro racconti, ti mettono in comunicazione con coloro che non hai potuto conoscere.
Chi se ne frega dei regali, dei pasti pantagruelici, delle cene infinite e delle valanghe di regali; al confronto di qualche chiacchiera non valgono nulla.
Quest'anno il mio regalo sarà un po' di tempo e un paio di orecchie pronte ad ascoltare e, se sarà il caso, qualche battuta di spirito.

venerdì 25 novembre 2011

AAA Apocalisse cercasi

Ho appena terminato di leggere un libro sulla presunta fine del mondo nel 2012.
La storia è più o meno questa: secondo il calendario maya il 21/12/2012 si chiude un ciclo e se ne apre uno nuovo. Il come si possa chiudere questo ciclo non è dato sapere, ma essendo una chiusura trattasi di un cambiamento.
Da questo conto è iniziata una caccia alla profezia apocalittica e quindi si è trovato il 2012 un po' ovunque e in qualunque cultura; tranne, misteriosamente, tra gli egizi... i greci e i romani pare non contino, si vede che in loro difetta lo spirito profetico.
Non temete però; gli egizi sono come il prezzemolo e spunteranno più avanti in modo imprevisto e per vie traverse.
Abbiamo un'ampia scelta di catastrofi tra le quali scegliere e che, per una indicibile botta di fortuna, si verificheranno un po' tutte insieme; ovviamente possiamo ambire anche al premio bonus.
Innanzi tutto stiamo attraversando una zona accidentata, più densa, della galassia che metterà a dura prova le nostre sospensioni. Questa zona, il cui attraversamento impiegherà qualche secolo, immetterà più energia nel sistema solare facendo aumentare l'attività del sole, riscaldando il pianeta terra che, nel contempo, ha iniziato uno scambio dei poli che indebolisce la magnetosfera e causa dei cedimenti nelle fasce di Van Hallen: un po' come dire che il periodo vede per la terra un aumento della sfiga in concomitanza con delle botte di fondoschiena per gli altri.
Ricapitolando: le fasce di Van Hallen ci fanno "ciao" con la manina, mentre aumenterà il quantitativo di radiazioni dal sole... le creme solari protezione 100 andranno a ruba.
La zona accidentata metterà allegria alla Fascia principale di asteroidi, alla fascia di Kuiper e alla nube di Oort; si sentiranno molto più amichevoli e in vena di giocare alle bocce con la Terra; sarà una proposta che proprio non potremo rifiutare.
Pare sia in scadenza anche il supervulcano dello Yellowstone; le caldere sarebbero pronte a fare kaboom, una cosa modello Thera/Santorini, che pare abbia provocato la fine della civiltà minoica, ma su scala americana; devono sempre strafare 'sti americani.
Gli ottimisti constatano anche che è un bel po' che non si verifica più una estinzione di massa e quindi se ne aspettano una a momenti.
Tutto questo perché perdiamo il contatto col centro della galassia.
Ovviamente dovrebbe passare anche Niburu a trovarci e a farci divenire pura coscienza...
Secondo un sensitivo che ha passato la vita assumendo cose portentose e facendo calcoli sui "I Ching", la fine del mondo per il 2012 era noto anche ai cinesi dell'antichità che, forse per fare una sorpresa, hanno criptato la notizia dietro complessi calcoli matematici sottostanti l'insieme di linee tratteggiate e intere che costituiscono i Ching.
Secondo una coppia di sensitivi, invece, la fine per il 2012 sarebbe stato nota agli atlantidei che, in fuga dalla loro isola, sprofondata più di novemila anni fa, avrebbero fondato la civiltà egizia, avrebbero poi raggiunto, a piedi, le americhe e comunicato agli Olmechi la data della fine del mondo e, questi ultimi, l'avrebbero poi passata ai Maya; gira e gira Atlantide fa sempre pop-up.
Che fare?
Io farò una lista dove segnare tutto quello che non accadrà e se una delle cosa sopraesposte dovesse accadere, avrò l'eternità nell'altro mondo per valutare gli errori fatti; d'altronde mica posso aprire l'ombrello per deviare gli asteroidi.
Nel frattempo mi piace pensare al cambiamento e illudermi che possa davvero avvenire.

mercoledì 23 novembre 2011

Gente

AVVERTENZA: si consiglia la lettura a chi è dotato di elasticità mentale, qualora durante la lettura vi accorgeste di prendere alla lettere le parole si consiglia, vivamente, la visita ad un analista.

Nel mondo le persone si dividono in due grandi categorie: i Catofili e i Cinofili. Mi riferisco ai Cinofili, non ai cinefili perché questa categoria unisce le persone più disparate.
Più che immaginarvi questi due gruppi come degli insiemi, e quindi iniziare a farci delle operazioni di insiemistica, pensate a un segmento.
Sia un segmento A-B di lunghezza a piacere e su di esso sia posizionato un punto M in corrispondenza del punto medio; si ponga nell'estremo A la dicitura "catofili" e nell'estremo B la dicitura "cinofili". E' possibile interpretare il segmento come una scala graduata in modo da verificare il grado di appartenenza di ogni singolo individuo.
Ovviamente ho messo i catofili in A, perché io propendo per questa categoria; come potrebbe essere diversamente, d'altronde, dato che sono cresciuto con diciassette meravigliosi felini?
Tra questi due gruppi di persone esiste la stessa capacità comunicativa che può esserci tra un gatto nato libero e con mamma gatta che gli ha insegnato a cacciare e a mangiare e un cane nato, più o meno, nelle stesse condizioni.
La comunicazione tra loro è impossibile. Quando il gatto è la coda dritta, a punto interrogativo, è contento, mentre per il cane è chiaro segnale di allarme; quando il gatto scodinzola c'è qualcosa che lo innervosisce, mentre il cane scodinzola perché felice.
Anche il rapporto che hanno con noi umani è diverso: per un cane c'è sempre un capobranco, fosse anche sé stesso, e una gerarchia al di sotto; per un gatto siamo tutti egualmente infinitamente inferiori... al massimo può considerare qualcuno di noi suo pari, ma è una concessione davvero rara.
Un cane, tendenzialmente, è un aspirapolvere che per sicurezza mangia, sia quello che è commestibile che quello che non lo è, e al limite poi lo vomita... anche se questo non esclude il fatto che potrebbe ripensarci e dare una bella leccata a quanto vomitato.
Il gatto mangia di tutto solo se proprio è alla fame e prima annusa e spesso lo lascia lì; mangia poco alla volta e spesso e se mangia qualcosa che lo fa vomitare è assolutamente intenzionale; deve pur liberarsi del pelo che ingurgita lavandosi e non ha alcuna intenzione di tornare a vedere quello che ha vomitato.
Sono diversissimi tra loro e quindi non si parlano e se lo fanno non si capiscono; un po' come un siciliano e un trentino che tentino di capirsi a vicenda esprimendosi ognuno nel proprio dialetto... ci vuole un interprete.
Per le persone è lo stesso.
I catofili puri non capiranno neppure, e la cosa è reciproca, quanto verrà detto dai cinefili puri e si considereranno a vicenda dei poveretti. Man mano che ci si avvicina al punto medio, M, le capacità di comprensione aumentano e diventa almeno possibile un dialogo.
Gatti e cani non vanno d'accordo e a forzarli a farlo si ottiene l'accordo voluto: si coalizzeranno contro di noi. Con te non ci parlo e manco ti calcolo, ma possiamo divenire temporaneamente alleati contro un nemico comune.
L'errore sta nel considerare le cose assoluti. In questo mondo sublunare tutto è sfumato e le sfumature sono ovunque; l'importante è saperlo e farci i conti.

lunedì 21 novembre 2011

di Nebbia

Nebbia in pianura padana; che novità.
Dato che i miei genitori vengono tutti dalla bassa, parmense o piacentina poco importa perché sempre di bassa trattasi, l'arrivo delle nebbia è occasione per rinverdire alcuni ricordi familiari.
La prima affermazione introduttiva è che oggi c'è meno nebbia di un tempo, o, per lo meno, è meno schissa. L'affermazione fa parte di quel frasario al quale appartengono tutte le frasi che ricadono nella categoria "qui una volta era tutta campagna"; luoghi comuni ma con un fondamento reale.
La nebbia è da sempre caratterizzata per il fatto di essere più o meno "schissa".
"Schissa" è un termine dialettale simile al "schiacciata" italiano e rende la densità, e quindi la scarsa visibilità, della nebbia.
Perché la nebbia esca dalla categoria "foschia", almeno dalle parti da dove arrivano i miei genitori, deve garantire una visibilità inferiore ai cento metri, altrimenti è solo "foschia" più o meno pesante.

Mio nonno abitava in un paese chiamato Costapelata, più o meno da San Giorgio Piacentino, mentre i genitori di mia nonna stavano a Cadeo; circa 15km di distanza.
Una volta mio nonno andò a trovare i genitori di mia nonna e vi andò con un suo fratello a piedi, all'epoca di auto ce n'erano pochine ed era un lusso per pochi danarosi privilegiati. Per raggiungere Cadeo bisogna fare una svolta. Rientrando alla sera calò la nebbia e mio nonno mancò la svolta perché stando sul ciglio della strada, su lato dove avrebbero dovuto trovare la svolta, non si riusciva a vedere oltre al fosso. I miei parenti continuarono ad andare avanti e indietro per un po', sino a quando non si sedettero e disperarono di riuscire a tornare a casa. Furono recuperati dal cane; erano arrivati abbastanza vicino a casa da essere sentiti dal cane che andò a recuperarli nella nebbia e li riportò a casa.

Mia madre e la sua famiglia erano più sedentari, un po' perché tutti i parenti, cugini, abitavano lontano a Genova o a Milano e un po' perché con quei due cugini che abitavano vicino al paese non andavano d'accordo; una storia lunga e triste che coinvolge il possesso di un fazzoletto di terra. I suoi racconti si limitano al niente che si vedeva dalla finestra di casa; un grigio uniforme e denso da cancellare qualunque cosa non si trovasse a 50cm di distanza.

Mio padre quando "andava a morosa"* da mia madre abitava a Fidenza; andare a Roccabianca ci vogliono circa 40 minuti. Una sera andarono al cinema e mentre tornava a casa da Roccabianca si trovò immerso nella nebbia. All'epoca aveva lo scatolino, e la nebbia era così schissa che non si vedeva un tratto dall'altro nella riga di mezzeria stradale; andando piano l'auto non si scaldava, si formava del ghiaccio all'interno del parabrezza e l'unica era guidare con la testa fuori dal finestrino.
Morale della favola: causa nebbia ha impiegato tre ore e mezza per tornare a Fidenza da Roccabianca. Decise di attendere la fine della stagione delle nebbie per tornare al paese da mia madre.

* "andare a morosa": questa espressione indica il vedersi dei fidanzati

giovedì 17 novembre 2011

Vecchio

Visto che qua si ha un'età, tanto vale parlarne.
La prima volta che ti danno del "lei" fa un po' senso, un po' perché ti pare di aver lasciato i vent'anni dietro l'angolo, anche se non ti ricordi esattamente quale, e un po' perché chi ti ha dato del "lei" aveva al'incirca dodici anni e quindi non ci dài troppo peso; è pur sempre un putén e quindi è giusto che dia del lei a chi è più grande.
Il fatto di venire consideranto un infante, non ostante i quarant'anni che ti tiri a dietro, dagli anziani del paese non conta; sei sempre stato considerato tale da loro e quindi non fanno testo.
Tornare a casa alle quattro, o alle sei, del mattino e avere bisogno di almeno una giornata, comprensiva di nottata, passata a dormire per assumere una conformazione vagamente umana, non è un segnale significativo; ci si può sempre arrampicare su un qualche specchio e dire che in fondo si lavora e quindi si è più stanchi e bla... bla... bla... un po' di sano mirror climbing insomma.
Anche il fatto di doversi avvoltolare nella lana per non prendere freddo alla spalla, al collo e a una qualunque altra articolazione, per non rischiare il blocco della medesima, non è un segnale sufficiente a farti capire che hai una età. Se si vive in pianura padana, con l'umido lussureggiante che la contraddistingue, si possono avere i reumatismi sin dalle elementari.
Quello che ti fa capire, al di là di ogni ragionevole dubbio, di essere diventato, se non vecchio, almeno stagionato è quando inizi a non capire i putén.
Loro parlono e le tue sopracciglia iniziano a confondersi con l'attaccatura dei capelli; non capisci la metà delle parole e non ti pare neppure italiano l'idioma che essi usano.
Cammini per la strada e squoti il capo incredulo per come questi putén vanno in giro vestiti, criticando anche i genitori, che probabilmente hanno la tua età, perché li mandano in giro così conciati e a stento reprimi la voglia di rifilare loro una pedata nel lato B, giusto per indurli a chinarsi e a tirarsi su le braghe.
Inevitabilmente inizi a pensare a quando tu avevi sedici anni, o giù di lì e nell'attimo in cui arrivi al "quando ero giovane io saltavo i fossi per il lungo", ti rendi conto di essere approdato alla zona luogo comune.
Non ci sono più le mezze stagioni.
Si stava meglio quando si stava peggio... anche se adesso non è che proprio si facciano grasse risate.
Il nuoto è uno sport completo.
Sono sempre i migliori che se ne vanno.
Di mamme ce n'è una sola.
Son tutte belle le mamme del mondo... sà; sulle mamme ce ne sono tre ditemi anche l'ultima così la chiudiamo.
Non bisogna vivere questo momento in modo traumatico, anzi, bisogna assaporarne i frutti; si può espettorare un po' di sarcasmo e veleno, che a tenerlo dentro fa male, con cognizione causa. In fondo ci siamo passati tutti nell'adolescenza e guardare ai putén adesso, ci serve anche a capire quanto cretini eravamo noi alla loro età e questo può aiutarci a guardare al gioviname con un po' più di comprensione; questo non vuol di certo dire trattenere il sarcasmo o i commenti acidi, certe cose è meglio buttarle fuori perché a tenerle dentro fanno male.
D'altronde intelligenza e adolescenza, per quanto facciano rima, non sono proprio parenti stretti; il dramma è quando l'adolescenza si protrae sino alla senescenza...

lunedì 14 novembre 2011

Un impegno concreto

Siamo giunti a metà Novembre e mi ritrovo con ben due libri in lettura. Entrambi sono stati letti ben oltre la metà. Quello che mi impegno a fare, e vi assicuro che per me non è facile, è di finire entrambi prima della fine dell'anno, senza prendere in mano altri libri da leggere nel frattempo... quest'ultima è la parte più complessa, perché avere in lettura solo due libri, e per giunta così prossimi alla fine, mi mette tristezza; ma se ne inizio un altro va a finire che quelli non riuscirò a terminarli entro l'anno.

"I dimenticati" di Tim Tzouliadis
L'autore si occupa di portare alla luce una storia della quale non si parla mai. Durante la depressione del '29 molte persone credettero alla propaganda sovietica ed emigrarono nella neonata URSS, nella convinzione di potervi trovare da lavorare, la depressione causo molti disoccupati e un impoverimento generale, e condizioni di vita migliori. Molti di questi erano persone che volevano lavorare, altri erano sindacalisti o comunisti, osteggiati nel loro paese, ma tutti erano mossi dalla necessità di trovare un lavoro che permettesse loro di vivere.
Il libro, nel raccontare la loro storia e di come finirono, in quanto stranieri, preda delle purghe staliniani, che li ha confinati, a fianco di milioni di cittadini russi, nel gulag, descrive la politica di non intervento adottata dagli USA che deciso di dimenticarsi di cittadini "scomodi". Tutto il mondo è paese e ovunque, e in qualunque epoca e nazione, esistono persone più uguali di altre.
Il libro è ben fatto e si legge bene, ma per i contenuti e le descrizioni della vita nei gulag, risulta un po' impegnativo.

"Il teatro d'opera italiano" di Lorenzo Arruga
Il libro si occupa di fare un excursus nella storia dell'Opera italiana. L'ho comprato per colmare la mia ignoranza in materia, ma il volume non è scritto pensando a dei neofiti; un po' il linguaggio, un po' gli accenni ai vari libretti e librettisti, ne fanno un libro adatto per chi in materia già qualcosa sa.
Ha l'innegabile pregio di far conoscere aspetti che vanno al di là della semplice messa in scena e comunicano un amore sentito per l'Opera come forma d'arte e questo mi spinge a prendere, quando le finanze lo permetteranno, un volume serie e ben fatto che si occupi di storia della musica.
Sono giunto al capitolo su Rossini e poi ho Verdi. Dalle mie parti, specie quando i tuoi parenti vengono dalla Bassa, si viene su con Verdi che partecipa alla colonna sonora della tua infanzia, perché, per citare Guareschi, "Verdi è un galantuomo".

Questo è il mio fioretto per la fine di questo anno; ultimare i libri in corso e iniziare il 2012 con una nuova lettura.
Ho giusto un libro sulle varie profezie che dovrebbero avverarsi nel 2012 che attende di essere letto; non credo a nessuna di esse, ovviamente, ma mi piacerebbe arrivare al 31/12/2012 con una bella lista nella quale segnare tutto quello che non si è avverato.

giovedì 10 novembre 2011

Nomi

Dato che domani lavorerò a casa, non so se potrò postare qualcosa sul blog e ho, da qualche tempo, un aneddoto del quale parlare.
Mi hanno sempre detto che bisogna dare ai cani dei nomi brevi, perché così li riconoscono e prestano attenzione; poi magari è solo il tono di voce o che, ma quando ne hai un certo numero presumo che un nome breve possa aiutare a gestire il branco.
L'unica nozione certa che ho è quella dell'assegnazione di un nome breve; ho sempre avuto gatti.
Un giorno torno a casa a piedi, come al solito, e passo davanti a una casa nella quale vi sono tre cani che scorazzavano sul marciapiede e, dopo che sono passato, probabilmente a causa dell'avvicinamento alla strada di uno dei cani, sento il proprietario che grida: "Insomma! non ho chiamato te! Ho chiamato Asdrubale!"
Certo che se chiami i tuoi cani Asdrubale, Melchisedec, e Ildebrando, tempo che hai finito di chiamarli questi hanno già, a scelta; combinato un guaio, attraversato la strada o fatto un soggiorno di quindici giorni da qualche parte a spese tue.

Creatura


Avevo detto che l'avrei messa anche qui e stavo per dimenticarmene.
Questa è l'ultima nata; l'ho prodotta domenica scorsa e ieri, verso l'una di notte, me ne è venuta in mente un'altra.
Dovrò tenermi un blocco per fermare le idee, perché ho dovuto ricorrere a un foglio già utilizzato.
Gli inizi sembrano promettenti, potrebbero essere segnali positivi di una mia nuova stagione di produzione artistica, ma non voglio illudermi e preferisco attendere di vedere come si sviluppano le cose. Dovrò fare alcuni studi, prendere dello smalto nero per fare una tinta piatta; considerando che la creatura appena postata ha avuto una gestazione di circa tre mesi, mi domando quanto tempo ci vorrà per quella pensata ieri.
Al lettore che riconosce chi è rappresentata nella creatura, una amichevole pacca sulla spalla.
Vado a produrre.

lunedì 7 novembre 2011

286

Stamane sono andato a prendere, nel colorificio del paese, uno smalto, dorato, all'acqua per lo sfondo della mia ultima creatura; così, in pausa pranzo, con il mio nuovo acquisto nella borsa e ansioso di completare la creatura, mi sono diretto a passo più che sostenuto verso casa. Marcio, bel bello, si fa per dire, scheggiando verso la magione, quando vengo fermato da una coppia: Lui & Lei.
Lui: "Scusa; volevo... ehm... farti; una domanda"
Io:"mi dica?"
Lui: "Ma... c'è un posto... uhm... qui... qui, vicino; dove... uhm... mangiare?"
Io, quasi mangiandomi le parole dalle fretta: "si guardi; sempre dritto qui sulla destra ce n'è uno"
Lui:"No, ma... uhm... volevo dire..."
Io, pensando se per caso ha una manovella da qualche parte per farlo andare un po' più veloce: "si????"
Lui:"ecco... uhm..."
Lei:"ma è lontano da qui?"
Io:"No signora, saranno duecento metri"
Lei: "grazie e buona giornata"
Io:"Grazie a lei!"
Per fortuna che è intervenuta Lei, perché il processore vocale di Lui doveva essere un 286... forse a pedali.

domenica 6 novembre 2011

Creo

Dopo qualche tempo di silenzio, diciamo da agosto, ho finalmente dato alla luce una nuova creatura! Questa volta è di un formato decente, come quelli che utilizzavo un tempo; ho avuto caldo mentre la disegnavo e mentre la dipingevo, ho dovuto aprire le finestre come quando ero all'apice della mia produzione, e l'ho praticamente finita in mezza giornata... come un tempo.
Al momento devo solo mettere lo sfondo dorato, ma devo prima prendere della vernice apposita e fare una prova su un foglio di carta per vedere il risultato finale, e devo anche testare come reagisce, una volta asciutta, la vernice alla lacca per capelli; ho alcune parti da fissare e mi rifiuto di utilizzare del fissativo. La lacca per capelli fissa allo stesso modo di un fissativo e costa decisamente meno.
Sono proprio contento.
Anche se si tratta di un'altra teofania; non so che farci, ma al momento vengono fuori così le creature.
Ho ancora voglia di disegnare.
Quel che mi fa piacere è che questa creatura ha un'anima, non è un vuoto esercizio di stile e questo mi fa pensare ch'io abbia ancora qualcosa da dire.
Vedremo.
Quando avrò fatto anche lo sfondo la metterò anche qui sul blog.

mercoledì 2 novembre 2011

Che delusione!

Che fare la sera di Halloween? Personalmente avevo deciso di passare la serata con amici in un locale del quale, vi avevamo trascorso un paio di giorni in occasione di una cena don delitto la cui animazione era stata affidata agli ottimi "clerici vagantes", eravamo stati contenti... almeno in passato.
Telefoniamo al locale per avere lumi sul costo della serata e decidere, dati i tempi di magra certe spese vanno vagliate attentamente, e ci informano che la spesa sarebbe stata di 40euro, non pochi ma considerando la serata a tema con animazione, s'è deciso che si potevano anche spendere 40 euro.
Prima di partire per il locale ignoravo il nome della compagnia che si sarebbe occupata dell'animazione.
La prenotazione era obbligatoria e anche il costume e visto che detesto dovermi impegnare nel pensare a una maschera adeguata, ho optato per una divisa da Star Trek con un foro in lattice su una tempia; potevo sempre spacciarmi per il giocatore di ruolo che ha partecipato a un live, finito male, iniziato in concomitanza con l'apertura della stagione della caccia.
L'inizio della serata non è andato male; il cibo era buono e la cena era allietata da un terzetto di musici. I problemi sono sorti subito dopo il primo, che per altro conteneva della carne nel sugo e quindi ho dovuto arrangiarmi, ma del resto il macinato di cavallo l'ho sempre mangiato occasionalmente: viene servito del farro, una scodella per tavolo, affogato nel maiale, che ho saltato perché avrei potuto tirare mattina togliendo tutta la pancetta dal piatto, e tre pezzi di carne, porzione unica per un tavolo, con intingolo come secondo; peccato che i tavoli fossero da quattro persone. Ai miei commensali è andata bene che io non mangio carne e quindi hanno potuto avere un pezzo i carne a cranio, ma gli altri?.
Durante la cena appaiono i figuranti, alcuni, in costume, addetti all'animazione e uno mi pareva una faccia familiare, ma avendo io una pessima memoria ho pensato di aver sbagliato persona.
I costumi, molto belli, così come l'interpretazione di alcuni figuranti, sono stata la parte migliore.
Tra il secondo e il dolce, che per inciso io non ho neppure visto dipinto o da lungi con un cannocchiale, si è svolta l'animazione.
All'inizio, mentre noi si mangiava quel che c'era, si presentano un "principe" e una "contessa", mano nella mano, che ci danno il benvenuto e passa anche un "giullare" definito "giudice". Veniamo tutti radunati nella sala più grande del locale, con musica alta e un caldo bestia, e attendiamo... attendiamo... attendiamo che qualcuno ci dica che fare della nostra vita dato che noi, pubblico, avremmo dovuto essere parte della storia.
Finalmente, forse mossi a pietà e appena prima dell'insorgere di casi di ipossia, ci viene detto di girare per il castello, intervistare i figuri che vi avremmo incontrato e chiedere loro a quale famiglia essi appartengano.
Noi si gira, si chiede e quasi casualmente, si scopre che bisogna intervistare il giullare per sapere che fare; quasi casualmente scopriamo che il tutto ruota intorno ad un amuleto. Ci tengo a sottolineare che sin dal principio pare che l'amuleto fosse nascosto in una sala del locale...
Intervistiamo il giullare, che è il felice possessore dell'amuleto e ci viene detto che questo serve a far divenire mortali una delle due fazioni (solo casualmente s'è scoperto che si trattava di immortali, anche perché alcuni erano morti già da un po' e quindi passabili di un secondo e più definitivo decesso); il compito dei commensali è di formularsi una opinione sulle due fazioni, della contessa e del principe e di assegnare a uno dei due l'amuleto, comunicando la decisione al giullare, attraverso una battuta di spirito.
Solo in quella occasione abbiamo scoperto che vi erano due fazioni alla ricerca dello stesso amuleto; dircelo prima? pareva brutto?
Il pretesto su cui si basa il plot è talmente ridicolo, risibile e fragile, che non sosterrebbe manco una piuma, ma pazienza! Abbiamo iniziato a giocare e atteniamoci a queste premesse da operetta.
Perché dico che si tratta di premesse deboli? Perché non sapevamo assolutamente nulla del background di Tizio e Caio e non ci è stato fornito un contesto, quindi per me è ridicolo che una creatura immortale, con un carnet di nemici pari alla Treccani, voglia divenire vulnerabile per un giorno; per citare Palmiro: "l'alba; è sopravvalutata". Inoltre se vado a una cena con animazione non mi interessa proprio sapere la rava e la fava di Chiunque; mi serve una cosa breve su cui lavorare in un tempo molto limitato.
Altro giro di giostra per formarci una opinione sulle due fazioni che risultano gestite da due personaggi assolutamente paritetici; a questo punto ho smesso di interessarmi al gioco perché mi è parsa una colossale, inutile, perdita di tempo da ultimare il prima possibile per avere il tanto anelato e sospirato caffè!
Decidiamo di comunicare al giullare la nostra battuta di spirito, che per altro lo fa anche ridere e scopriamo quanto segue: lo scopo del gioco è di raccogliere consensi per il principe o per la contessa, in modo che loro abbiano l'amuleto... e noi? Noi niente; si è perso tre ore girando come degli idioti e facendoci prendere per il culo nel mentre.
Il metro di giudizio che ci era stato comunicato era irrilevante ai fini della trama.
Assegnato l'amuleto al principe qualcuno grida: "Ah! pazzi! sciagurati! ora le porte sono chiuse e nessuno potrà uscire"... e infatti, dopo un po' di attesa, poiché pensavo che ci fosse dell'altro, siamo usciti dalla sala e ho raggiunto il mio tavolo; volevo fare qualcosa di costruttivo, per dare un senso alla serata, e ho iniziato a contarmi i pori della pelle.
Sono arrivato a qualche migliaio prima che mi venisse detto di andare al tavolo e di attendere la caffeina.
Segue una pantomima ridicola; sento che hanno rubato l'amuleto al principe, come se me ne fregasse qualcosa, e di cercare in tutto il maniero (ho giusto cercato nella stanza nella speranza che sul finire la cosa potesse risolversi), e invece sento che il principe ha rubato a se stesso l'amuleto e che ora lo stanno combattendo.
Un vero peccato che su per Gusciola lo schiacciasassi fatichi a passare, altrimenti me lo sarei portato a dietro e sarebbe anche tornano utile.
Tutta questa inutile manfrina è durata tre ore; devo dire che anche questo, come la coda all'ASL, è un buon modo per percepire l'eternità.
E il caffè? e il dolce? Me lo sono chiesto anche io e ho scoperto che erano stati portati fuori, temperatura cinque gradi in attesa che i commensali si servissero da soli; vi lascio immaginare che piacevole temperatura avesse il caffè quando l'ho bevuto.
Manca la ciliegina sulla torta.
Finalmente la tortura è finita, per fortuna il giullare ci ha comunicato che il gioco era terminato con l'assegnazione dell'amuleto, per le prossime volte consiglio l'uso di in cartello "FINE", e andiamo a pagare e scopriamo che il costo di questa olimpiade della noia ammonta a 45euro; già... si sono sbagliati sui costi con tutte le persone che hanno chiamato per chiedere informazioni.
Morale della favola: ho mangiato poco, e so lo dico io era veramente poco, mi sono frantumato gli ammenicoli in una gara di noia in lungo, facendomi prendere per il culo con un gioco insulso, e in più mi si chiede anche un costo esorbitante.
"Fool me once shame on you, fool me twice shame on me" per cui al Castello di Gusciola (MO) non mi vedranno mai più neppure dipinto o in foto, manco il mio stand up ci manderò, ed eviterò come la peste ogni singola attività organizzata da Etemenanki perché sono già stato preso a sufficienza in giro e non mi è stata data neppure la vaselina.
Sorvolerò sull'inutile contessa, sul fatto che i figuranti abbiano dovuto prenotarsi la cena (...e quindi anche pagarsela?), ma non posso sorvolare sul fatto che i figuranti si sono guadagnati 10 punti esperienza da spendere in un qualche live; spero che la paga dei figuranti, che sono stati anche in parte e si sono impegnati, sia ammontata un po' più di 10 punti esperienza, perché dubito fortemente che l'associazione sia andata sino a Gusciola a fare animazione per puro spirito di abnegazione.
Ovviamente parlerò male di questa esperienza, del locale coinvolto e della animazione, in ogni dove e vedrò di parlarne male, soprattutto, con i gestori di locali che conosco.
Sinora non avevo una opinione di Etemenanki, avevo versioni discordi e quindi pochi elementi per farmi una opinione, ma da lunedì posso parlarne malissimo con cognizione di causa; certo... avrei preferito che il conto fosse meno salato; pace per i 45euro, che comunque bruciano, ma quelle tre ore della mia vita nelle quali sono stato preso per il culo, nessuno me le potrà rendere.
Incasso, faccio esperienza e prenderò provvedimenti.

Dimenticavo.
Cari ragazzi di Etemenanki, per le prossime volte pagate uno sceneggiatore! I commenti che ho sentito, girando per le sale, erano tutto fuorché lusinghieri e a furia di creare masse di scontenti in giro si finisce per bruciarsi ogni piazza; in alternativa imparate a schivare la verdura marcia.