giovedì 27 settembre 2012

Come si cambia

Quando si legge di varie regole sul come scrivere un blog, viene sempre fuori che bisogna mettere un titolo appropriato al post, una sorta di sunto concettuale del contenuto dello scritto, eppure si può , come testimonia questo titolo, essere comunque sufficientemente vaghi per fungere sia da richiamo, sia da filtro... in fondo, spesso e volentieri, titoli generici promettono scritti noiosi, o all'insegna della concione.
Spero di non ricadere né nell'ultimo, né nel primo caso ma, onestamente, avrei dovuto scegliere un titolo troppo chiassoso per i miei gusti.
E' da un po' che voglio scriverne ma, per motivi vari, non ho mai trovato lo slancio per parlarne.
Partiamo da Adamo ed Eva?
In gioventù leggevo quotidiani con religiosa frequenza; iniziai con "la Repubblica", per poi passare a "liberazione" e poi al "manifesto".
Va da sé che la mia formazione comunista, innestatasi su un substrato di istruzione cristiana, ha prodotto, col tempo, una visione pascoliana dell'esistenza; tanto per chiarire qualcosa di lapalissiano insomma.
Da bravo comunista avevo un'idea tutt'altro che lusinghiera degli Stati Uniti; ne guardavo i difetti quali l'assenza di uno stato sociale degno di questo nome, un'idea del mondo visto come ente Idipendente da loro e via di seguito...
Questo stato di cose è andato avanti per un bel po' di tempo, con alterne fortune, almeno sino a quando una mia cara amica si è trasferita oltre oceano sposandosi con un cittadino statunitense.
Ho iniziato a imparare l'inglese, sebbene in un mio modo farraginoso, imparato, per altro, solo per buona educazione, mi spiace estromettere le persone dalla conversazione, e in itinere ho iniziato a leggere giornali di lingua inglese; del regno unito, irlandesi, australiani e statunitensi.
Mi sono esposto non solo alle influenze date da serie televisive, libri o cinema, ma anche a quanto gli americani possono leggere la mattina facendo colazione, o in metropolitana.
L'unica volta che sono andato negli USA è stato qualche anno fa e da turista; questo vuol dire che non posso averne un'idea precisa, perché non basta leggere qui e là per capire qualcosa di un paese e il turista gode di una condizione privilegiata.
Da questa frequentazione ho capito qualcosa che ritengo assolutamente fondamentale; gli Stati Uniti, pur con tutti i loro evidenti, difetti, sono un paese nel quale la democrazia è realmente partecipativa.
L'opinione pubblica conta, ha un peso importante, ed è in grado di cambiare le cose.
Vi ricordate il processo per l'omicidio di Meredith Kercher? vi ricordate anche le ingerenze del segretario di Stato Hillary Clinton? Lei intervenne perché un gruppo di madri, sue elettrici probabilmente, la spronò a farlo. Che sia intervenuta anche per altre ragioni poco importa; quel che conta è che un gruppo di presunti elettori chiamano e il Segretario di Stato risponde.
Ce lo vedete il presidente della Camera o del Senato d'Italia che risponde a degli ipotetici elettori, dando loro l'attenzione richiesta?
Potrei andare avanti, parlando anche della libertà di espressione e altre cose, ma non lo ritengo necessario; rimango allergico alle apologie.
Non ho mai idealizzato un paese, neppure l'URSS quando ero dotato di paraocchi importanti, ma nel tempo mi sono accorto di non aver guardato agli USA con quello sforzo di comprensione obbiettiva che riservo alle cose; li ho trattati ingiustamente per almeno una decina d'anni.
Ora cosa ne penso? Penso che siano un paese come tanti altri, meno provinciali di altri in ragione del suo multiculturalismo...sono giovani, ma si sono sforzati di applicare i principi illuministi che animano la loro costituzione; possono far sorridere alcuni comportamenti, arrabbiare altri, ma io non posso fare a meno di ricordare che il loro senso civico non è solo un'opinione, o una locuzione verbale.
I pregiudizi sono una brutta cosa, parenti stretti del provincialismo e, alla lontana, del razzismo




sabato 22 settembre 2012

Sogni torrentizi

Il mio paesello sorge sopra gli alvei, debitamente coperti, di due celeberrimi torrenti: il Ghiara, chiamata affettuosamente "la Gerra", e il Citronia che non ha, ch'io sappia, un nomignolo affettuoso.
Il Citronia entra nella Gerra da qualche parte all'altezza delle cutrettole davanti lo stabilimento Zoja, se non ricordo male, e in genere ci si ricorda sempre della Gerra.
Nel 1971, se non ricordo male, la Gerra e la Citronia, che cambiano genere a secondo del momento, esondarono e allagarono completamente il paese; considerate che la maggior parte del loro percorso è coperta, come se fossero intubati per l'estensione del paese.
Per fortuna non si può dire che il mio paese sia un dono della Gerra e del Citronia; così non equipariamo i due torrenti al Nilo e il mio paese all'Egitto.
La Gerra, sino a qualche anno fa, è sempre stata per niente pulita; non era infrequente trovare tra i suoi flutti palloni da calcio, lavatrici, biciclette e qualunque immondizia la deficienza umana sia capace di scovare.
Va da sé che nessuno, tranne i "palombari" che la ispezionano ogni tanto, la tenuta è proprio, comprensibilmente, quella da palombaro, sa cosa si estende al di sotto della copertura; personalmente ritengo che via sia istituito un regno millenario, retto da pantegane*, da noi chiamate affettuosamente "ponghe", da esposizione, in perenne lotta con le tartarughe carnivore asiatiche liberate in ogni pozza del paese.
Stanotte ho sognato che, attratto da uno strano movimento nell'acque della Gerra, scendevo nell'alveo a indagare, per poi rifugiarmi su un pilone, in alto, del ponte che supera il fiume, una volta scoperto che la Gerra era stata colonizzata da orde i siluri e da sciami di pesci romboidali coi denti da pirana... sono scese quando ho visto un gatto avvicinarsi al torrente; segno sicuro che le bestie fluviali se ne erano andate.
Di siluri nella Gerra non ce ne possono essere perché c'è poca acqua, così come pesci di alcuna sorta, date le sue acque non proprio linde; va bene, vi ho visto delle folaghe e quindi, forse, il suo stato di salute è un po' migliorato, ma rimane sempre un torrente basso.
Come commento sonoro al sogno avevo una serie di lamentele dei parmigiani per la condizione della Parma; il loro torrente era in secca e l'avo puteava...la cosa interessante è che i parmigiani si sono realmente lamentati della Parma.
Quel che è ancor più interessante è che, in genere, la Gerra secca verso marzo, maggio, e riprende a scorrere intorno a ottobre con le piogge; quest'anno il torrente ha sempre mantenuto l'acqua, mentre la Parma, si è miseramente seccata al sole.
Personalmente ritengo non eccessivo piazzare un cartello, all'imbocco della copertura della Gerra, che recita: "hic sunt dracones"... "lasciate ogni speranza voi ch'entrate" mi pare eccessivo, in fondo credo che le ponghe possano essere entità illuminate e compressive, nutro più dubbi sulle tartarughe carnivore.

*ponga: nome colloquiale, gergale, dispregiativo e per niente affettuoso, del ratto norvegese

giovedì 20 settembre 2012

Caro studente...

...di architettura, scrivo queste poche righe, che assumeranno l'aspetto di uno sproloquio, perché ogni volta che si approssima una nuova pugna contro la Scheda del Male, mi vieni in mente tu.
Goditi gli anni dell'università dove puoi progettare liberamente usando qualunque forma, soluzione tecnica e materiale che ti viene in mente, ove puoi teorizzare di soluzioni urbanistiche intorno la città ideale; attività che ti concede un'aurea da artista rinascimentale.
Una volta terminata l'università inizierà il periodo di praticantato in qualche studio a caso e potresti capitarmi tra le mani, o tra le mani di qualcuno simile a me.
Ti si parranno innanzi alcune prove; parrà una sorta di scalata verso l'acquisizione dello status di essere umano degno di attenzione.
Per i primi tempi farai fotocopie; verrai spedito al protocollo, a comprare "la qualunque", a cercare pratiche vetuste in confusionari e polverosi archivi, magari bui e frequentati dalla progenie di Shelob.
Se saprai fare le fotocopie, capacità che per alcuni è una conquista di gran vanto, ma anche se sarai riuscito a scazzare* 250 fotocopie, specie se la bisogna è grande, verrai spedito a fare da accompagnatore, su un rilievo, a chi nello studio avrà il compito di farti da mentore...e qui entro in scena io, o una figura a me assimilabile.
Per un po', alcune misure, ti verrà lasciato fare il rilievo e poi verrai bonariamente rimbrottato; ti verrà spiegato come si fanno i rilievi, quali misure vanno prese, quali, se ce ne sono, possono essere trascurate e via di seguito.
Non pensare di andare a rilevare strutture ordinate e pulite; la maggior parte saranno rustici cadenti, in precario stato di conservazione, in discutibile stabilità statica, popolati da insetti e animali di ogni genere e, spesso, incrostati di cadaverini di varia natura e "cose" organiche di natura non ben specificata.
In genere, a causa della mole di lavoro, ti verrà affidato il compito di disegnare quanto rilevato e poi verrai ripreso; per la precisione, la qualità grafica degli elaborati, le scelte compositive, l'uso di uno stile di testo piuttosto che un altro; qualcosa si trova sempre... nei casi più gravi è l'assoluta mancanza di comprensione di quanto rilevato.
Superato indenne il praticantato inizierai la libera professione e dovrai fare i conti con figure che, all'università, non hai mai incontrato prima: gli Enti pubblici e la Committenza.
La committenza in genere è una capra; vuole una casa che sia assimilabile a una capanna, due falde di tetto, con un numero elevato di locali amplissimi all'interno, anche se può fare un quantitativo risibile di superficie; che costi poco a costruirla e a mantenerla, quindi niente materiali particolari, curve strane, aggetti peculiari disassati che richiedono impermeabilizzazioni costose da realizzare; in più, come bonus, ritiene il tuo progetto, spesso e volentieri, un canovaccio sul quale può improvvisare di ogni, facendo il fabbricato più grande, con qualche abuso qui e là, che tanto sarai poi tu a cercare di giustificare in qualche modo, seminando a caso le aperture in facciata, e se ne infischieranno di tutti quei calcoli che hai fatto per rispettare le norme; la committenza è una sorta di Cariddi semianalfabeta. Del resto i mostri non sono tenuti all'istruzione elementare.
Sorella di Caridda è Scilla: l'Ente pubblico.
L'Ente pubblico ha il compito di far rispettare le norme e lo fa con burocratica pignoleria, ma soprattutto all'Ente piace cambiare; ad ogni semplificazione la norma si intricherà in un groviglio tale da renderla incomprensibile persino a chi l'ha redatta e verrà interpretata, sempre e comunque, nel modo più restrittivo possibile.
I moduli da compilare per le richieste cambieranno sempre nella forma e nel numero, di preferenza aumentando nel tempo, e richiedendo sempre più documenti e dati.
Cambieranno di continuo i metodi di calcolo degli standards da cedere, il calcolo dei rapporti di illuminazione, volume, sigle, distanze; tutto muterà e si complicherà ogni volta, sino a quando non ti chiederanno di allegare, alla richiesta, anche il tuo emocromo.
Trascuro, perché infierire mi pare brutto, l'aspetto economico...
In un mare di lavori mediocri, resi tali da fattori a te del tutto estranei, capiteranno rari interventi che daranno soddisfazione; pensa a questi pochi interventi e goditi gli anni di università.

*scazzare: ha il medesimo significato di sbagliare, ma con una accezione, importante, denigratoria, Ovviamente è un termine colloquiale

giovedì 13 settembre 2012

Letture

Un bel post sui libri, così metto un po' di vita sul blog, lo faccio riprendere dal delirio mitologico del post precedente e vi rendo partecipi della mia scoperta.
Innanzi tutto devo tediarvi un'altra volta con la mitologia, perdonatemi e siate buoni, ma proprio non me lo ricordo più.
Ho il ricordo distinto di un mito, forse di fondazione di una città, nel quale l'estensione dell'abitato era dato dalla buccia di una mela, o da una pelle di bovino, tagliata molto sottile e usata per indicare il periplo cittadino; me lo ricordo solo io? questa cosa è figlia di una peperonata o qualcuno di voi, sparuti lettori, se lo ricorda e mi può dare un nome?
L'invocazione a Mneme non è servita e non riesco a ricordarmi un fico secco.
Ho finito di leggere "Byzantine churches in Constantinople"; un saggio esaustivo, almeno nella trattazione dei singoli edifici, sulle chiese bizantine, anche se oggi mutate in moschee o ricoveri per bovini, della Regina delle città. Il saggio è scritto in modo molto professorale, per cui deve proprio piacere l'argomento per leggerlo trovandolo persino piacevole, cosa, per altro, che a me è accaduta.
Potendo attingere alla produzione anglofona su Bisanzio, mi si spalancano nuovi orizzonti di lettura.
Ho anche quasi ultimato, mancano giusto un paio di pagine, "Loro due in quella foto", o un titolo simile, di una autrice francese. Il libro è bello, mi piacciono sempre tanto i romanzi epistolari; triste ma non troppo, con una scrittura, almeno dalla traduzione, un po' scanzonata. Una lettura estiva, non è certo grande letteratura, ma che vale il tempo speso sulle pagine.
V'ho detto che sto leggendo la "Vita Nova"? bhè... dovrebbe comparire nel banner di anobii.
Si tratta di uno di quei libri affrontati a scuola e poi dimenticati da qualche parte perché Dante sa di complicato. Oltre a farmi sentire un po' Janeway, vi rimando per questo a "Star Trek Voyager", posso dire che il volume potrebbe anche intitolarsi, paradossalmente e richiamando letteratura decisamente successiva, "I dolori del giovane Dante". Dante si strugge per Beatrice, ma, essendo chi è, lo fa con sonetti, ballate, riferimenti mitologici e quant'altro un uomo colto del suo tempo poteva utilizzare in campo letterario.
Onestamente pensavo che terminare la frase con un punto e iniziare la frase successiva con la "E" fosse un errore, ma se Dante lo fa potrebbe anche avere senso; certo... Dante non usa tutte le "h" nel verbo avere che ci vogliono, ma quest'uso della "e" mi lascia cogitabondo.

domenica 2 settembre 2012

Miti, storia e affini; forse.

La mia fascinazione per la mitologia nasce in un modo abbastanza imbarazzante; è figlia di una stagione di pepla, prodotta, con ampie libertà interpretative, in Italia negli anni '60, e trasmessa al mattino, o nel primo pomeriggio, quando ero un tenero virgulto.
Mi piaceva vedere questi film colorati, caciaroni e un po', a volte ben oltre il po', kitsch.
Se le storie erano molto liberamente tratte dalla mitologia, a volte c'era giusto l'ambientazione pseudo-antica, neppure riconducibile a uno straccio di periodo storico o a una cultura reale, lo spirito baraccone e variopinto era molto vicino a quello dell'antichità genericamente intesa in quei film.
Del resto se la statuaria classica e neoclassica ci fosse giunta con la pigmentazione originaria, il Rinascimento, invece che proporre algide composizioni plastiche marmoree, avrebbe avuto esiti molto vicini alla pop-art e Warhol avrebbe avuto ben poco da aggiungere.
La storia dell'arte, specie nei primi anni dell'Istituto d'Arte, mi ha fatto rintracciare nei pepla motivi decorativi reali; ricordo un pavimento lucidissimo, in uno di questi pepla, che riproduceva fedelmente la brocchetta di Gurnià nei toni del rosso su uno sfondo azzurrognolo.
Una parte generosa, in questo processo, l'ha sicuramente giocata Pollon che era uno dei miei cartoni animati preferiti.
Tra gli olimpi la mia preferita è sempre stata Atena.
Innanzi tutto poiché suo simbolo è la civetta, ed io ho sempre amato gli strigiformi, e poi perché si tratta della divinità che ha cara l'astuzia. Non che io sia particolarmente astuto, ciò non ostante è una dote che apprezzo.
Il povero Poseidone non aveva alcuna possibilità nella contesa per il patronato sulla città di Atene; cosa potevano farsene di una fonte di acqua salata sull'Acropoli?
Ho sempre amato anche la genesi di Atena: figlia di Zeus e Meti, il Tonante, dietro consiglio di Gaia e Urano, che di queste cose se ne intendevano per esserci passati prima, ingoiò la figlia prima del parto poiché gli predissero che se Meti avesse partorito una figlia, quest'ultima avrebbe dato alla luce, in futuro, un figlio che lo avrebbe privato del dominio del cielo.
La visione dell'Odissea di Bava, sceneggiato di qualche decennio fa, visto alle elementari, ricordo che rimasi folgorato dall'uso di korai e kouros, come avrei scoperto in seguito chiamarsi, per rappresentare le divinità, me l'ha fatta apprezzare ancora di più e, negli anni, mi ha spinto a leggere, e rileggere, i poemi omerici.
Questo si è poi collegato con il mio segno zodiacale.
Non che creda allo zodiaco, tutt'altro, ma i Gemelli sono Castore e Polideuce, gemelli di Elena e Clitennestra e figli di Leda, Tindareo e Zeus.
Polideuce non volle accettare l'immortalità, propria degli déi, che gli veniva offerta da Zeus poiché Castore, ucciso prima per una questione di rapimenti, era divenuto suddito di Ade; Zeus risolse con una presenza alternata dei Dioscuri tra le divinità.
Salvarono Elena dal rapimento di Teseo e Piritto mentre questi due arzilli vecchietti, all'epoca dei fatti avrebbero dovuto avere tra gli 80 e 90 anni, se ne andavano nel regno ctonio a rapire Persefone; pessima idea che comporterà per Piritoo la presenza permanente tra i domini di Ade e a Teseo un pezzo di chiappa in cambio di qualche anno di vita sulla Terra.
La senescenza può giocare dei brutti tiri.
Tutta questa grecità si è innestata con le influenze cristiane profonde avute sin da piccolo e, naturalmente, tutto questo non poteva che portare verso l'unico reame greco e cristiano sulla Terra; l'Impero Romano D'Oriente, ecumene universale e immagine in terra dell'ordine celeste.
L'arte bizantina è un connubio felice tra astrazione e figurativismo pervaso della luce dell'irrealtà, rimando a un mondo sublimato, altro e alto; un'iperurania pervasa di luce dorata che comunica per tipi e divini esempi.
Col tempo la cristianità è divenuta più un vincolo civico e la mia filiazione religiosa ha continuato ad oscillare tra monoteismo e politeismo; ciò che è rimasto è il legame con la grecità dalla sua nascita, alla caduta di Bisanzio in mani ottomane, evento con il quale devo ancora fare i conti e metabolizzare... potenza della suggestione.
In tutto questo si inserisce una ammirazione sconfinata per l'Egitto antico, le sue genti, i suoi déi e i suoi miti; l'Egitto sarà, sin dagli albori delle civiltà più giovani vicine, non ultima quella greca, sinonimo di antichità e quindi di autorità.
Diciamocelo; un catofilo non può non subire il fascino di Bastet-Sekmet, simbolo, felino e solare con attributi benefici e malevoli, che proteggeva Ra nel suo viaggio nell'adilà dalle insidie di Apopi e Seth.
Dall'incontro con l'Egitto e con Hatshespsut è nata la curiosità, che spesso sconfina con l'ammirazione abbracciandola, per molte figure femminili del mondo antico e, poi, moderno.
Prima donne in vista che, in un mondo retto dagli uomini, si erano messe in mostra ricoprendo ruoli di potere: Hatshepsut, Cleopatra, Zenobia, Cartimandua, Boadicea, Irene, Atenaide, Zoe e Teodora, Teofano imperatrice del Sacro Romano Impero, Tamara di Georgia, Rosamunda e Ageltrude... e poi figure meno note, non solo potenti ma donne di cultura, come Aspasia, Saffo, Ipazia, Kassia,  e via dicendo.
La grecità, in ogni sua forma, debito e incarnazione, è alla base, fondante, che noi ce ne si renda conto o meno, della cultura occidentale.
La mitologia, i poemi omerici, non sono lettera morta, sorpassata e roba vecchia, ma sono vive e vegete e si agitano dentro le storie che leggiamo e viviamo; se li riconoscessimo inizieremmo a navigare in un mare di rimandi mitologici, culturali, religiosi, legati tra essi che connettono tutta la cultura occidentale con le sue origini e i suoi sviluppi futuri.
Gli artisti del rinascimento producevano, con le loro opere costruite a tavolino, ricche di riferimenti culturali, un viaggio in una parte dello scibile che poteva dilatarsi all'infinito, in una serie complessa e mai ultimata di rimandi e lo stesso vale per l'arte, negletta, di Bisanzio.