domenica 5 febbraio 2012

La domenica

Si dice che l'ozio sia il padre di tutti i vizi, e i latini avevano capito molte cose dalla vita, ma per me l'ozio genera depressione e la domenica vince il primato come il giorno più deprimente della settimana.
Questo avviene perché alla domenica non ho mai voglia di fare qualcosa: dipingere non se ne parla, e manco disegnare se è per questo, perché tanto l'ispirazione è assente e mi sveglio al mattino in uno stato di apatia tale che mi rende refrattario ad ogni impulso creativo; leggo, quello si, ma essendo la disposizione d'animo quella ciofeca che è, basta un niente per originare una concatenazione di pensieri che vanno fermati prima che diventino lemmings* in corsa verso il paradiso dei roditori... e trattandosi di pensieri vanno velocissimi; qualunque attività diversa dal crogiolarmi nella depressione non è contemplata.
Si può addurre una certa familiarità? Non so, so soltanto che un mio nonno soffriva di depressione, ma poveretto aveva patito la fame durante le guerre mondiali, per fortuna lo riformarono, la depressione del '29 e aveva una famiglia alle spalle al cui confronto Crimilde può vincere il premio "Madrina amorevole del secolo", quindi era assolutamente giustificato e una sua sorella si suicidò, quindi magari, biologicamente produco poco di qualcosa.
In genere la depressione domenicale, che fondamentalmente si basa sull'ineluttabilità del tempo, "time never dies", per citare un film macedone, ma visto che è eterno si potrebbe anche fermare a prendere fiato ogni tanto, che avrà mai da correre tanto..., muta rapidamente in sblinda mistica di tonnellaggio elevato e mi ritrovo, musicalmente, ad ascoltare nel pomeriggio cose ad alto contenuto depressevole, robe noriche-goth-new wave, insomma il meglio di quanto prodotto per deprimersi come si deve, e finisco, in serata, ad ascoltare cori di monasteri greco-ortodossi, o russi o comunque di filiazione ortodossa, o sonorità di gruppi neo-pagani; perché il dramma è che io credo, ma non so bene in cosa, per me è qualcosa di indefinito e indefinibile a noi superiore, immanente e al contempo trascendente.
E' vero che immaginarmi questa divinità come sfera aiuta, ma è un po' troppo astratto e impersonale per creare un rapporto diretto e quindi va a finire che mi rivolgo al Dio che mi è stato insegnato ad venerare da piccolo o ad Atena perché, tra gli Olimpi, è quella che mi è sempre stata più simpatica; e poi mi sono sempre piaciuti i ragni e gli strigiformi.
La Provvidenza, che ricordo è, manzonianamente, lo sponsor ufficiale della mia esistenza, mi ha dotato di alcune innegabili qualità; se è difficile trovarle tutte, so, comunque, di essere dotato un sufficiente senso del ridicolo per trovarmi involontariamente comico quando indulgo nella depressione.
Gente allegra il ciel l'aiuta.
Perciò, generalmente, mi addormento tra l'umore normale e una discreta propensione verso l'Abisso.
L'incombere del cambiamento non giova poi al mio stato d'animo, perché per quanto cambiare sia positivo, vuol anche dire affrontare situazioni nuove, ritmi nuovi, sfide incognite; è come lasciare la strada vecchia per la nuova e la routine è confortante.
Gli unici cambiamenti che ricerco sono quelli di tipo caratteriali, perché so che dipendono interamente da me e quindi ne posso avere il controllo, o almeno in una certa misura, gli altri, quelli che cadono dall'esterno, mi impensieriscono e tendenzialmente mi demoralizzano perché, da tipico allegrone quale sono rimasto, temo di non avere le risorse per affrontarli.
La mia disposizione d'animo nei riguardi dei cambiamenti è quello della rassegnazione; affronto quel che devo perché non ho scelta e confido nella Provvidenza. Sinora ha sempre funzionato, ma visto che ogni caso è diverso non ritengo l'aiuto dei Numi scontato.
A Parma mi porterò un Nume tutelare; come faccio lontano dal mio genius loci in crisi di identità?
Sto sicuramente creando una tempesta in una lacrima, ma la domenica mi dispone a vedere le cose nel modo peggiore possibile.
Andrò a distrarmi con qualcosa di bizantino, ché Bisanzio fa bene alla salute e se non proprio alla salute, almeno al mio animo si.

* che poi sta cosa dei lemmings dediti al suicidio di massa è un mito metropolitano, è che da bravi roditori hanno esplosioni demografiche che li spingono a emigrare in cerca di cibo ed essendo tanti, alcuni di loro vengono travolti dalla massa migratoria; anche loro credono nel "grumo fluido".

2 commenti:

Moky in AZ ha detto...

Ho sentito dire anni fa che la migliore cure per l'inattivita' e'lazione (suona meglio in inglese) e confermo che vivo spesso questa realta' spezzata dove non ho voglia di far niente e soffro perche' confinata... a questo dilemma l'unica soluzione e' quella di togliermi il pigiama ed uscire di casa e "fare" qualcosa (spesso si tratta di spendere qualche dollaro per farmi sentir meglio, cose da donne credo..). Altrimenti il rischio per me e' quello di non fare niente e piangere per i sensi di colpa e continuare a scendere nel precipizio della commiserazione. Tu che sei un artista dovresti usare il tuo talento per fermare 'sti lemming, veri o presunti.

Polideuce ha detto...

Fortunatamente il mio senso del ridicolo mi salva prima di toccare il fondo del barile, ma vedrò di "fare" qualcosa di utile; è che sono anche umorale e la mia forza di volontà a volte, o forse spesso, soccombe all'umore del momento.