mercoledì 13 aprile 2011

Tate&Ludwig

Ieri sera ho visto questo filmato e mi sono venute in mente le visite al Ludwig di Colonia (ah! Colonia!): con la corsa in kayak su una strada della bassa padana, con gli sguardi, giustamente, perplessi delle vacche al pascolo... anche se sospetto che il filmato potesse essere stato girato nel sud della Francia che fa, incomprensibilmente, più arte impegnata della bassa padana; la Trimurti su un carretto che guarda la televisione; teste di putto realizzate con burro/sapone/quel-che-era buttate nella vasca... e quelle opere dada con l'accumulo di ogni cosa trovata in giro. Ricordo però che anche alla Tate erano esposte opere di una certa sostanza: matasse di lana colorata stese; tappeti pelosi rossi, anni '70, tondi e di altre forme appesi al soffitto; il filmato di una che doveva essersi fumata di ogni e che non sapeva manco dove stesse di casa; un filmato tristissimo di uno in mutande in un grande stanzone...
A me l'arte contemporanea piace, intendiamoci, ma deve almeno comunicarmi qualcosa di più dell'essere fine a sé stessa; di scoprire che un kayak si rovina su una strada col ghiaietto me ne frega punto o poco, l'usura l'abbiamo già scoperta da tempo e tutto sommato preferisco l'uso, cardassiano, di un blocco di travertino da svariati quintali per significare la transitorietà della vita, che un kayak inseguito da una vacca... per quanto quest'ultimo sia molto più divertente :asd:
Probabilmente sono io che non capisco certe operazioni, o opere, che vengono divulgate come "arte", ma spesso mi viene in mente il Manzoni... e non mi riferisco al romanziere.
Tutto sommato si fanno certe cose perché: nessuno le hai mai fatte e per far parlare di sé. Il problema è che ormai è già stato fatto tutto e per riempire di significati diversi oggetti o idee già usati non ci vuole del talento, ma solo un po' di malizia e di intelligenza e il far parlare di sé, se fa bene al portafogli, non giova all'arte in sé.
Ognuno fa un po' quel che gli pare, se trova qualcuno coi contatti giusti diventa famoso e la sua opera diventa "arte", altrimenti finisce nell'immondizia, col risultato che la cerchia di estimatori di arte contemporanea si riduce ai parenti dell'artista, a chi ci guadagna con la vendita delle opere, e a chi si dà un tono per capire che ne sa.
A me fa un po' tristezza.
L'arte figurativa, che pure, e mi riferisco a quella rinascimentale, non era di facile lettura, aveva dalla sua la possibilità di essere letta a più livelli: uno superficiale che ne risalta le forme e la capacità tecnica; uno mediano che riconosce i riferimenti e le allegorie citate; e uno approfondito che, mettendo insieme tutto quanto viene esposto, ne ricava il senso dell'opera.
L'arte contemporanea ha un unico livello di lettura; quello dell'artista che l'ha concepita. Le viene dato un titolo altisonante, criptico e poi l'osservatore deve sforzarsi di capire cosa guarda, per cui l'opera d'arte diventa uno sforzo di comprensione che, il più delle volte, non vale neppure la pena di compiere perché sono veicolati idee e concetti già espressi, e in modo migliore, nel passato.
Nello sforzo di massificare l'arte la si è resa ancora più elitaria con un effetto complessivo molto dadaista; da qui dove si va? mah... una direzione non c'è mai stata e non è detto che si vada sempre avanti, nulla ci vieta di tornare anche indietro.

3 commenti:

Artemis Hannover ha detto...

Non sono del tutto d'accordo.. o meglio... penso che si possa andare oltre a questo schema, per quanto reale esso sia! Io non sono un'esperta d'arte, lo sai, e forse in questo caso aiuta... :) Amo i quadri in cui posso riconoscere i miei "main themes", amo gli artisti di cui capisco l'opera senza bisogno di rifletterci per anni interi... Ma quando sono andata al Tate modern l'ho preso come un giro in un parco giochi, non sono stata a chiedermi cosa voleva comunicare l'autore o se quella fosse arte come la concepisco io, mi sono limitata a divertirmi a guardare le opere, esprimere (ai miei compagni di visita) quello che ne pensavo di quello che vedevo e via dicendo! Sicuramente è un atteggiamento blasfemo e da profana, ma io mi sono divertita e se dovessi tornare a Londra, tornerei al Tate per tornare un'altra volta nel parco giochi dell'arte!!! Non so se mi sono spiegata... ;)

Anonimo ha detto...

Già sai che l'arte moderna mi convince poco, la trovo troppo autoreferenziale e spesso – quando non è semplicemente orrenda – i suoi pregi non vanno al di là della graziosa oggettistica. Detto questo, salvo solo le opere iperrealiste, che alle spalle hanno se non altro uno studio accurato e una lunga pratica (anche se in questo caso sarebbe forse più corretto parlare di artigianato, piuttosto che di arte), mentre composizioni assurde di oggetti di uso comune o pannelli penduli e amenità da Art Attack dei poveri – o qualche caccapricciante installazione fatta per il gusto di scioccare – non sono altro che inutili furbate messe lì per stupire e far parlare di sé, in questo vedo certi artisti moderni come i tronisti e gli opinionisti del mondo artistico, gente inutile che non dà alcun contributo ma si limita a far parlare di sé ripetendo cose già dette e già fatte da altri molto prima di loro, e anche molto meglio.

Giuda,
a scrocco by office.

Polideuce ha detto...

@Giuda: esatto! è proprio l'autoreferenzialità che la rende elitaria e al limite la si può guardare come un pezzo di design.
Non ce l'ho né con l'astratto, o con composizioni zoomorfe; quello che mi perplime è tutta quella produzione artistica che si è avviata più o meno dagli anni '50 e ha prodotto "opere" di dubbio pregio.
Tutto sommato l'arte nell'epoca della sua riproducibilità mi pare che si sia svuotata di contenuti e si sia rifugiata in un atteggiamento furbo fatto di titoli pomposi, che millantano contenuto fantabulosi, ma il cui significato è in realtà pari alla fuffa :asd: