venerdì 5 giugno 2009

Venaria Reale


Sono un po' in ritardo nel postare questo, dato che vi sono andato la mattina del due giugno, Festa della Repubblica, ma è stata una settimana breve ma intensa.
La ragione per la quale son andato così lontano è stata la voglia di andare a visitare la mostra "Egitto tesori sommersi" e dato che il due era l'ultimo giorno sono partito; ovviamente avevo prenotato i biglietti prima di partire per la Sticcon, così ho fatto poca coda.
La mosra era allestita in quella che era la citronaia della reggia di Venaria, ed era articolata in più sale.
La prima sala fungeva da prologo alla mostra e, attraverso monitor appesi in modo obliquo alle pareti grige coperte di scritte simili ai moderni urbani graffiti, veniva esposta la storia delle città di Canopo, Heracleion e Alessandria, attraverso scritte in nero sulle pareti, e il processo di scoperta dei reperti esposti.
Alla seconda sala si accedeva dopo un corridoio nero dominato dal suono delle onde e completamente buio, alla fine del quale una immensa stele, con scritte in geroglifico e greco, che occupava interamente la visuale all'uscita del tunnel, con un effetto visivo davvero suggestivo.
Dietro questa stele, in una stanza completamente bianca enorme, c'era un unico pezzo posto sopra un alto piedistallo; un vaso canopo raffigurante Osiride che, stando alle diciture, doveva contenere simbolicamente le acque del Nilo.
Il vaso aveva delle sfumature bluastre leggere che erano messe in risalto dal candore assoluto dello spazio nel quale era immerso e l'insieme aveva un che di mistico.
Al minimalismo di questa sala si è contrapposta la ricchezza della sala successiva, nella quale, il colore delle pareti e di solaio e pavimento era un blu di prussia, una ridda ordinata di statue di varie dimensioni, tra le quali anche colossi di quattro metri di altezza, naos e steli mi ha lasciato assolutamente senza fiato.
Nella sala successiva un espositore rettagolare con varie nicchie, illustrava l'operosità delle città oggi sommerse, attraverso l'esposizioni di oggetti di uso quotidiano.
La sala successiva ospitava un naos e numerose sfingi rinchiuse in una struttura, leggerissima, quadrangolare avvolta in una finissima rete bianca; l'illuminazione, riservata unicamente ai reperti lasciando al buio il resto della sala, e la scelta della rete, dava l'illusione che l'acqua si frapponnesse, come elemento, tra l'osservatore e la processione di pietra; devo dire che per me è stata un'esperienza quasi religiosa.
Nella sala successiva lame di espositori, disposti a croce, paralleli e perpendicolari alle pareti dell'ambiente, esponevano bruciatori, oggetti di carattere religioso e d'uso quotidiano; purtroppo alcuni espotori erano disposti troppo in alto e quindi rendevano difficile l'osservazione dei reperti.
Nella sala successiva i reperti, elementi di statuaria di natura religiosa, erano esposti su banchi ondulati e protetti da una rete bianca, come le sfingi, ma la luce, più forte, ha un vanificato l'effetto apparizione che invece ha contraddistinto la sala delle sfingi.
Un lungo corridoio nero, con oblò disposti in modo irregolare sulle pareti laterali, dai quali era possibile ammirare vari reperti passando da diverse altezze, proprio come se si stesse nuotando, conduceva all'ultima sala nella quale era esposto l'ultimo pezzo.
In una stanza completamente nera si ergeva su un piedistallo una statua, priva di piedi, gambe e testa, femminile che riuniva in sè elementi della statuaria egizia a soluzioni greche; la luce, unicamente sulla statua, faceva si che lo sguardo su calamitasse immediatamente sul pezzo esposto.
In conclusione devo dire si è trattata di una mostra molto bella, con pregevoli pezzi esposti, un ottimo allestimento e una colonna sonora che aiutava il visitatore a cogliere lo spirito col quale le sale sono state allestite; una mostra che ha coinvolto anche i sensi oltre ad essere un piacere intellettuale.

Su picasa ho messo qualche foto in più di Venaria.

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