giovedì 21 luglio 2011

Formanti

Ci sono esperienze, avvenimenti che ci segnano e ci formano, la cui lezione continua a essere una fonte di insegnamento per affrontare i rovesci dell'esistere.
Tra questi annovero Star Trek.
L'infanzia non è stata una passeggiata, credo sia stato il periodo, per molti versi, peggiore della mia vita. L'adolescenza è stato tutto sommato un miglioramento, ma solo perché è finita presto e non ha portato, almeno credo, conseguenze preoccupanti.
Molte delle cose che mi sono accadute durante l'infanzia, non sapevo come affrontarle; non avevo i mezzi per risolvere determinati problemi semplicemente perché non riuscivo a capirli.
Spock, per quanto possa sembrare risibile, è stata una sorta di guida; inconsciamente ho iniziato a cercare di costruirmi quel controllo delle emozioni che questo personaggio aveva e ho imparato a dimenticare, evidentemente potevo fare solo quello, tutto quello che poteva farmi male... mettere tutto da parte e lasciarlo lì, in attesa di avere i mezzi per metabolizzare e capire.
Ho fatto karate per un numero consistente di anni; non ho mai amato la forma di combattimento con un avversario, quello che mi piaceva era il kata, una serie preordinata di movenze, perché esigeva autocontrollo e mi aiutava a sviluppare questa capacità; a trovare il controllo dei miei pensieri e delle mie paure.
Queste due "esperienze" mi hanno fatto capire, o meglio, mi hanno messo sulla buona strada per capire, che l'unica cosa della quale abbiamo il pieno controllo siamo noi stessi; con le nostre paure, ansie, psicosi e quant'altro... sono tutte nostre.
Più avanti, più o meno alle superiori, ho imparato anche a controllare i miei sogni, a divenire, durante la narrazione, un deus ex machina che interviene qualora il sogno prenda una piega pericolosa; ultimamente mi lascio più libertà nei sogni, ma sono anche diminuiti i pericoli.
Dopotutto ero un bambino pauroso e ho sviluppato strategie sufficienti per sopravvivere non ostante me stesso.
Ho pochi ricordi del passato, stanno tornando ultimamente un po' perché l'età avanza e un po' perché probabilmente adesso posso gestirli, ma ricordo un libro che mi ha particolarmente segnato: "antiche come le montagne" scritto dal Mahatma.
Ricordo poco di questo libro, devo averlo letto in prima media, ma ricordo che fu da questo libro che appresi il concetto di ahimsa. E' vero che anche a catechismo ti insegnano quanto detto da Cristo, ma l'ambiente del catechismo, almeno quello che ho fatto io, era tutto tranne che edificante e dato che quel conta è l'esempio più che le parole, ho trovato nel libro scritto da una persona, per certo reale, e nei suoi insegnamenti quello di cui avevo bisogno. Col tempo poi ho avuto un approccio più sereno a Cristo, durante l'adolescenza e di nuovo grazie all'esempio, ma il suo fan club continua a darmi grossi problemi.
Tra le persone più importanti della mia vita annovero assolutamente tra i primi posti mia nonna paterna; un dono Dio letteralmente.
Ho alcuni bellissimi ricordi: mia nonna che si fa il vino con lo zucchero, che cucina qualcosa e il suo portapane di latta, ricordo un pomeriggio d'estate a casa sua seduti insieme sul divano a mangiare delle more che avevamo colto a Siccomonte, lei che cammina per casa sua mentre gioco coi lego, mentre mi racconta di Firenze e dell'alluvione...
Quando è morta ero tutto sommato piccolo, forse andavo in prima o seconda media, non ricordo la data, ma il ricordo del suo funerale, la processione in visita alla salma, la ricordo in un teca di vetro con delle candele intorno, mi ha infuso un terrore panico della morte; questo terrore mi accompagnerà molto a lungo, inizio adesso, con fatica, a superarlo.
Bastava un niente per farmi pensare alla morte, innescare il panico e causarmi ogni sorta di malesseri, compresi caldo improvviso con brividi di freddo e svenimenti assortiti.
Negli anni, almeno da quando ho la patente, ricordo parecchie occasioni nelle quali sono giunto a casa intero per evento misterioso; così come ho incontrato le persone giuste al momento giusto, nel bene e nel male, che mi hanno aiutato a capire, o a fare, determinate cose che di mia iniziativa non avrei mai fatto a causa della mia naturale indolenza.
Non so esattamente in cosa credo, ma di recente credo agli antenati, così come inizio a credere all'esistenza del genius loci; non so dire il perché, come avviene, per fortuna non posso sapere tutto, ma sono convinto che i morti ci sono vicini e che in qualche modo ci aiutano.
Guardo al passato, o almeno a quello che mi ricordo, per cercare di imparare dai miei errori e per cercare di capire; non giudico le scelte già compiute, non ho rimpianti, ma andare a trovare nel tempo quello che mi ha reso quello che sono, mi aiuta a trovare i punti d'appoggio sui quali costruire altro.
Ci son state altre esperienze, persone, avvenimenti, nel tempo egualmente importanti; ma quelli menzionati sono stati i più importanti perché mi hanno consentito di stare a galla.
La barca è un guscio di noce costruito in molti anni e del quale ho un buon controllo, ma mi sento sempre nelle mani della manzoniana Provvidenza, anche se la mia idea di Provvidenza è un po' meno cattolica di quella del Manzoni, perché la navigazione è, per quanto bella e interessante, sempre pericolosa e insidiosa.

2 commenti:

Regina dei Tucani ha detto...

Mi piace questo post. A volte cercare il controllo a tutti i costi, ti porta a perderlo...ma e' una considerazione nata dalla mia esperienza e dal mio modo di tenere sotto controllo le cose. Io ho trovato un elemento di contrappeso da quando sono con mio marito, che piu' mellow non si puo'! ;))

Polideuce ha detto...

Ho imparato a distinguere cosa posso controllare e cosa invece sfugge al mio controllo. Ci sono cose che non è possibile controllare o modificare perché sono più grandi di noi e vanno presi per quello che sono... si attende che passino, si china il capo e si resta a galla.
Del resto tutto il mio controllo si esercita sull'unica cosa della quale posso avere completa padronanza: me stesso :)