martedì 19 gennaio 2010

Vita d'ufficio

Stamane il Viscido, del quale ho già parlato, è entrato in studio perchè non gli tornava un rapporto di illuminazione in una stanza dopo che questa era stata allargata a seguito di una variante; è architetto anche lui e probabilmente questo rapporto di illuminazione non tornava neppure prima...altri tempi.

Comunque i tecnici del comune gli hanno detto di provare il "metodo A dei requisiti cogenti" che calcola il "fattore medio di luce diurna" che prevede il calcolo di svariati parametri da dare in pasto a una formula; il metodo è un po' lungo, non particolarmente semplice, ma neppure impossibile da capire.

Gli ho detto di guardare sui requisiti cogenti e vista la sua perplessità gli ho mostrato il fascicolo e gli ho detto che bastava seguire le istruzioni, ma lui ha chiesto: "li calcola la tua collega di solito i rapporti di illuminazione?". Gli ho dovuto dire che il più delle volte ci pensa la mia collega, ma quel particolare metodo l'ho usato sempre io.

Morale; gli ho calcolato il fattore medio di luce, mi manca solo un parametro e ho finito.

Questo però vuol dire che il somaro in questione non ha i requisiti cogenti e non li ha neppure mai guardati di striscio, considerato che sono obbligatori da almeno tre o quattro anni mi chiedo cosa abbia usato sinora per progettare; il bugiardino dell'aspirina? la ricetta della pasta sfoglia? e se gli avessero detto di usare il "metodo C" che contempla anche riflessioni interne ed esterne, pareti, pavimenti, e la componente cielo? si sparava?...mah...per fortuna che è laureato

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