domenica 4 novembre 2012

la lagna della domenica

Non saprei neppure da dove cominciare.
Da qualche tempo mi sembra di essere cristallizzato, fermo, sospeso in tempo indefinito fatto dall'incedere, continuo, delle solite mansioni, i soliti pensieri, manco questo, per inciso, sarà particolarmente originale, e che io viva, semplicemente, in attesa della fine.
Non sono depresso, cioè "ni", ho avuto decisamente momenti peggiori e ben più melodrammatici, e anche questo fa parte del problema.
Non è la routine quotidiana che mi lascia interdetto, ad esempio vorrei anche evitare di cominciare ogni capoverso con un "non", ma il modo in cui vivo quel che mi accade intorno.
Ho passato decenni, grazie all'ambiente nel quale vivo, a costruire una serie di meccanismi difensivi che mi evitassero di soccombere; l'atarassia di qualche post fa... un'altra lagna domenicale.
Dovrò trovare qualcosa da scrivere durante la settimana di appena più spensierato per alleggerire i toni del blog.
Le mie difese sono state più che utili negli anni, del resto sono ancora qui e non ho preso un autobus mattiniero per la casa madre, ma ultimamente mi sembra una gabbia.
Non è, e dai, tanto la consapevolezza che nessuna retta conoscenza è possibile a darmi dei problemi, tanto il fatto che nel controllare le emozioni mi pare di aver smesso di provarle interamente.
Oh...io i risultati di tutta questa epoché mica li ho visti e non mi sento poi particolarmente felice da risultare l'anima della festa.
O meglio; le cose le provo solo quando sono più in superficie, letteralmente, ma mentre una parte di me è impegnata a emozionarsi, fosse anche per una concrezione salina sul muro di una casa, un'altra parte di me è impegnata ad analizzare l'emozione provata e così va a finire che è come se l'avessi vissuta in parte.
Sono decenni, almeno un paio, che i miei condotti lacrimali servono solo a lubrificare i bulbi oculari.
Il meglio lo do, e la cosa non è priva di un risvolto comico, mentre sono impegnato a essere depresso, mi faccio schifo per un motivo a caso e mi sento un oggetto di porcellana in frantumi; mentre sono in questo stato meraviglioso sono anche intento a studiare il modo in cui i frantumi si sono disposti sul pavimento; non arrivo a darmi i voti con la paletta, ma sarei capacissimo di farlo.
Invece è vero; mi dò i voti con la paletta. Mi critico, per dire, se per caso incappo in un pensiero deprimente non particolarmente originale o se l'elaborazione di uno è simile a qualcosa già elaborato in precedenza, se non approfondisco qualcosa e preferisco deprimermi in modo nazional popolare.
Ho uno spleen snob e la cosa divertente è che me ne rendo conto e mi dò pure del cretino.
Solo a pochissime persone è consentito superare le prime linee difensive, qui si parla di un complesso di parecchie cinte murarie concentriche, e a nessuno è stato mai consentito di arrivare al centro delle difese; forse manco io ci sono mai stato.
Con l'età sto diventando sentimentale.
Ho sempre preferito l'Iliade all'Odissea perché nell'Iliade c'era Cassandra; evitata un po' da chiunque, ascoltata da nessuno e accoppata da Clitennestra perché rapita da Agamennone.
Mi piaceva Medea; che butta tutta la sua vita all'aria per Giasone, taglia a fette il fratello per permettere all'Argo di seminare le navi della Colchide, viene tradita da Giasone, che se la spassa con qualcun altro, e persegue la sua vendetta sino ad ammazzare i suoi figli...e per soprammercato va a finire, secondo una tradizione, sposa di Achille nei Campi Elisi.
Achille... quello che stupra il cadavere di Pentesilea sotto le mura di Troia.
Non so; paragonata all'Iliade l'Odissea manca di dramma.
Sono venuto su a cinema d'autore; dove i protagonisti hanno delle vite in varie sfumature di squallore e terminano le loro vite in tragedia e, possibilmente, in modo del tutto inutile lasciando allo spettatore domande inquietanti da metabolizzare.
Da un po' vado in cerca di storie a lieto fine; il "vissero tutti felice e contenti", magari non proprio come nelle favole, ma che almeno i protagonisti della vicenda tentano, umanamente, di raggiungere, a suon di compromessi, una vita ragionevolmente felice.
Notare "umanamente" e "ragionevolmente"; sono anche snob coi lieto fine, l'eccesso di melassa mi disturba.
Il punto è che alle soglie dei quaranta, dopo decenni di onorata carriera come pessimista convinto, passando anche la fase: "no, io non sono pessimista, sono realista"... raccontiamocela, sono giunto alla conclusione che la storia può essere a lieto fine; sono diventato possibilista.
Al momento vorrei un lieto fine, ma non so se lo voglio davvero, a che prezzo, se saprei evitare di analizzarlo come un esperimento di laboratorio o se riuscirei a viverlo nella sua interezza.
Non sono sicuro di possedere tutte le chiavi delle porte, saracinesche, grate e quant'altro che chiudono ermeticamente le mura.
Non sono sicuro di volermi esporre, vorrei, ma non so se sono o meno pronto, ma se non ora quando? Presto sarà troppo tardi e dovrò fare i conti con rimpianto ed io detesto avere dei rimpianti.
Insomma; so che non pare, ma sono depresso....con moderazione e a breve compilerò anche la critica a questa depressione; per ora ne sono favorevolmente colpito perché porta fuori cose in parte nuove.
Sono anche sull'orlo di un cambiamento e, per come sono fatto, visto che convivo con me da un po' di tempo a questa parte, se non accadrà qualcosa che mi colpirà dall'esterno, sarò io a causare, in un modo del tutto incosciente, nel significato più ampio del termine, un cambiamento.
La cosa interessante è che vorrei anche controllare il cambiamento; ho decisamente un po' troppa volontà di controllo.
Che dire? Magari espatrio...non certo per questioni lavorative, ma perché ricominciare da zero da un'altra parte potrebbe essermi d'aiuto per fare errori nuovi.
Al momento mi pare di ripetere persino gli stessi errori.

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