lunedì 19 agosto 2013

"Lei"

Questo sarà un post all'insegna del "non ci sono più le mezze stagioni", o qualcosa di molto simile, quindi potreste anche annoiarvi a morte; metto le mani avanti che non si sa mai.
E' una cosa che ho notato già qualche tempo fa, ovvero la difficoltà che alcuni giovani, visto che non mi piace particolarmente generalizzare, hanno nell'improntare il discorso verbale usando il "Lei".
Mi è accaduto anche oggi; la donzella in questione, con buona probabilità laureata da qualche anno, passava di continuo dal "lei" al "tu".
Abbiamo parlato per circa dieci minuti e durante tutto questo tempo ha continuamente cambiato persona durante il discorso.
Capisco ch'io incuta, risate ON, capisco che la mia imponente figura, prego rotolatevi a terra dal ridere, possa indurre un po' di sana soggezione, ma così tanto da confondere il lessico mi pare eccessivo.
E' un peccato perché mi piace il "lei".
Innanzi tutto serve a mettere un certa distanza tra te e l'interlocutore e questa distanza può sia significare rispetto per l'età avanzata della persona con la quale parliamo, oppure chiarisce che la persona con la quale parliamo ci è estranea, e a volte evidenza anche il fatto che è un bene che resti tale.
Il "tu" è confidenziale e riservato per persone che conosco bene, diversamente tendo, anche con i coetanei se non mi viene detto diversamente, a usare il lei; lo uso anche con chi è più giovane se non lo conosco.
Probabilmente tra qualche decennio il "lei" verrà confinato nella lingua scritta insieme al "voi" e rimarrà  il solo "tu" a gestire le conversazioni.
Quello che è brutto è sentire, nello stesso discorso, l'interlocutore che passa, con un certo imbarazzo, dal "lei" al "tu" perché, a un certo punto, non è più in grado di gestire la conversazione in terza persona.
Ci farò l'abitudine.

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