domenica 8 novembre 2009

Mantova





C'ero già andato nel 2006 in occasione di una mostra sul Mantegna nella sua casa che si fece costruire a Mantova, ma ci sono tornato di recente, domenica scorsa, poiché alla sera sono andato a cena a Zibramonda, in occasione della fine dell'anno, no...non ho bevuto, per loro era l'ultimo dell'anno, e quindi ho pensato di andare al mattino a fare il turista in quel di Mantova.
La città fu la capitale dello Stato Gonzaghesco e i Gonzaga l'arricchirono di molte ricchezze e beni molto belli; fu anche parte dello Stato Matildico, ma Matilde di Canossa ne ebbe un controllo labile  poiché i cittadini avevano un certo astio nei confronti degli Attoni che imponevano tasse e limitavano la libertà cittadina.
I Gonzaga tolsero Mantova a i Bonacolsi che ne tennero la Signoria e mantennero la mummia di Passerino Bonacolsi nel palazzo affinché garantisse prosperità alla città e alla casata; un po' come i corvi della Monarchia Britannica, con la differenza che una mummia in genere non se ne va in giro, se non è spostata cosa che accadde, puntualmente, al Passerino e questo, secondo leggenda, fu la rovina di casa Gonzaga.
La città ha moltissimo da offrire, prima di tutto la Rotonda di S.Lorenzo relitto, in realtà spledidamente conservata, di quel passato medioevale del quale se ne scorge solo raramente traccia dietro gli interventi del '400 e del 500. L'interno è spoglio, quasi disadorno, di una severità reverenziale che induce alla contemplazione, è sapientemente illuminato, raccolto, e lo sguardo simuove agilmente lungo le pareti in mattone a vista, alla ricerca di quelle esigue, che pur ci sono, tracce dell'originario apparato pittorico.
L'Albertiana Chiesa di S.Andrea, una delle due chiese cittadine progettate dall'Alberti, racchiude in un ampio spazio una piccola cappella che ospita opere del Mantegna; lo spazio amplissimo quasi schiaccia l'osservatore e i colori gravi, non so se a causa del tempo o se in origine furono pensati così, rende consapevoli della propria piccolezza quasi sommersa dalla decorazione geometrica.
Il Duomo, che in origine sorse nel XIII° secolo e conserva solo parti originarie all'esterno lungo un fianco, è stato completamente alterato nel '500, credo; lo spazio interno è scandito da colonne classicheggianti, dorature, imponenti soffitti a cassettoni e una ripartizione orizzontale che schiaccia a terra le colonne, il bianco dominante salva il tempio dall'essere opprimente.
All'interno c'è un bellissimo battistero e un altrettanto meraviglioso sarcofago romanico.
La visita è proseguita nel vasto palazzo Ducale, amplissimo, una successione, quasi dedalica, di sale, grottesche, soffitti a cassettoni con motti incisi ("forse che si, forse che no"), quadri, sale tematiche; una profusione di stimoli difficile da ricordare con ordine.
Si giunge poi nella parte più antica del palazzo, il castello, che ospita la celeberrima Camera degli Sposi del Mantegna; un affresco che nel celebrare la famiglia Gonzaga non li adula, ritraendoli esattamente così come sono, per restituircene l'umanità...Maria Bellonci ne diede una lettura affascinante in un piccolo volume intitolato "Ritratto di Famiglia".
L'ultima visita è stato il Palazzo Té, ove il Duca di Mantova si incontrava con l'amante, la Boschetta, non ostante l'astio di Isabella D'Este, sua madre, per questa relazione e per questa donna.
Palazzo Tè è stupefacente, sia per le architetture che per le decorazioni, al di là delle grottesche, presenti un po' ovunque in quanto erano parte integrante dello stile e del gusto dell'epoca, la Sala dei Giganti è una vera sorpresa. Ricordavo, dai tempo scolari, che l'immagine mi aveva indotto a pensare a un affresco su di un'unica parete; l'intera stanza, non grande e neppure particolarmente alta, è completamente affrescata con questo dipinto che annulla lo spazio e proietta in un mondo inventato, zeppo di figure mitologiche; l'esperienza è davvero indescrivibile.
In verità la visita a Mantova era iniziata con una piccola chiesa di S.Maria in Gradaro, ove, secondo la leggenda, venne martirizzato S.Longino, proprio quello della lancia, che portò a Mantova il sangue di Cristo; all'interno della chiesa vi sono resti di affreschi duecenteschi di chiara influenza bizantina...potevo esimermi dal visitarla?

Come sempre su picasa ci sono più foto

p.s.: avevo scritto un paio di errori...

2 commenti:

Mauro ha detto...

Mi sa che Cristo zampillava a fiotti, se poi come minimo Giuseppe d'Arimatera aveva già riempito una fisca del suo sangue prima di Longino... dev'essere come i frammenti della Vera Croce, che se messi tutti assieme formano una massa lignea pari al Bois de Boulogne.

Hai visto anche la collezione egizia a Palazzo Tè?

Polideuce ha detto...

Non c'era quando siamo andati noi, oppure era in altre sale; c'era una mostra fotografica di Nuvolari...credo