lunedì 10 novembre 2014

Riforme

Parlo di rado di politica, ma in questo momento sento il bisogno di fare alcuni commenti.
Qualche anno fa frequentavo con una certa costanza, complice anche l'aver più tempo a disposizione, un bellissimo forum di persone straniere alle prese con l'italica lingua e la politica italiana ha sempre destato confusione ed è sempre apparsa un affare complicato; non è così, vi assicuro che è di una semplicità imbarazzante.
La nostra politica si base su un elementare principio: "dare un colpo alla botte e uno al cerchio", oppure, per usare un detto ancora più semplice e palese "avere la botte piena e la moglie ubriaca".
Il motivo per cui da noi le riforme procedono con una lentezza tale da far apparire subitanei i fenomeni geologici, è perché si cerca di trovare una via di mezzo che riesca ad accontentare tutti, "scontentandoli" al contempo.
La nostra politica si basa su quelle "convergenze parallele" di andreottiana memoria, che potrebbero anche essere chiamate "divergenze convergenti"; noi cercheremo sempre una via di mezzo che faccia egualmente schifo a tutti e che faccia, al contempo, comodo a tutte le parti in causa.
E' ovvio che una riforma, con queste premesse, ci impiega eoni ad essere recepita.
Non pensiate, però, che vi sia una distanza, una scollatura, tra il paese reale e la politica; quest'ultima è l'espressione di un paese reale in fermento che cerca di trovare una via che salvaguardi capra e cavoli e che faccia gli interessi, al contempo, del diavolo e dell'Acqua Santa.
Chi l'ha detto che non si può servire Dio e Mammona? L'Italia, sicuramente, ci sta provando con impegno, ingegno e dedizione.
Non voglio neppure chiamarmi fuori da questa inclinazione; trovare un medio lo ritengo una virtù e il più delle volte è cosa buona mediare tra gli eccessi, ma un conto è mediare, conto diverso è volere una cosa e pure il suo contrario.
L'italica politica, che amplifica, degenerandolo e pervertendolo, "in medio stat virtus", è l'arte di ottenere una cosa e il suo contrario, spacciarla per cosa buona, indignarsi pubblicamente per l'obbrobrio creato e usandolo, però, per i propri fini e mantenendo la cosa il più a lungo possibile e con modifiche minimali, ché fa comodo, ma indignandosi per il pasticcio all'italiana creato; qualora non si fosse capito indignarsi pubblicamente è fondamentale.

Nessun commento: