mercoledì 2 luglio 2014

Sic transit gloria mundi

Non sono un allegrone; frase che spesso metto come incipit e, per sgombrare il campo da ogni possibile fraintendimento, lasciatemi dire, come ho già detto, che la vita è fatica e che, La Palisse concorderebbe con me, di vita si muore.
Non importa quante volte ci diranno il contrario o affermeranno fedeltà indefinita; tutto muta, cambia e perderemo, uno alla volta o a gruppi, coloro che amiamo e che ci sono cari, siano essi persone, animali o situazioni... è nell'ordine delle cose.
Alcuni se ne andranno perché moriranno, altri perché saranno avvenuti cambiamenti inconciliabili, taluni resteranno più a lungo di altri, ma il finale è inevitabile.
Non facciamoci illusioni; del resto ne avremo a sufficienza delle delusioni, perché le aspettative recano, inevitabilmente, il germe della delusione.
Questo è quello che penso dell'esistenza anche quando sono di ottimo umore; tralascio di scrivere quel che penso quando sono di pessimo umore, del resto sono di un umore mediocremente basso da circa trentaquattro anni...dando ai primi sei anni di vita il dubbio dell'incoscienza infantile.
Eppure sono ancora qua e vado avanti perché tutto cambia ed essendo tutto indefinito non si può sapere cosa recherà domani; tutto è transeunte e muta.
E' l'incognito che, paradossalmente, diviene una costante dell'esistenza e, talvolta, le cose persistono, mutando, all'evolvere e al trascorrere del tempo; perché in questo mondo sublunare non esiste definizione.
L'inizio e la fine sono note, anche se la cronologia ci è sconosciuta, ma quello che è nel mezzo, come la morte, è dominio dell'incognito ed è questo che rende la fatica di vivere meritoria di essere portata avanti sino al suo compimento naturale.
Trovo consolante sapere che nulla nella mia vita è fisso e definito, perché vuol dire che anche se sono di umore nero da tanti anni, domani le cose potrebbero cambiare che io lo voglia o meno; le cose accadono, sono sempre inaspettate e sta a noi dare loro una connotazione.
"Non ci si può bagnare due volte nello stesso fiume" e questo è quanto di più ottimista io possa pensare.
Non tirerò in ballo la fede perché questa non la si può spiegare a chi non l'ha, e che vive benissimo senza, e chi l'ha non ha bisogno di ulteriori spiegazioni; è una tautologia e come tale ha valore solo per chi ne accetta le premesse.
Si vive per l'incognito e non ha senso averne paura, perché ogni istante è a noi sconosciuto.

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