Quante volte, mentre vi stavate godendo la pennica post prandiale da pausa pranzo, o la cena appena iniziata, è suonato il telefono per proporvi l'ultimissimo, imperdibile, affarone della compagnia telefonica Frantumazebedei?
I call center sono una sorta di supplizio infernale in terra; un po' come la programmazione televisiva della domenica pomeriggio.
L'effetto che hanno su chi deve rispondere al telefono almeno sessanta volte, magari sempre alla stessa compagnia telefonica (e aggiornali sti database del menga! t'ho detto che ho appena cambiato compagnia e non voglio cambiare!), per rifiutare la solita offertona fantabulosa che glittera e porta fuori il cane, è cosa nota.
Epocali arrabbiatura, sgarberie come se piovessero e autocisterne di sarcasmo distribuite gratuitamente, e in modo eguale, sia agli operatori scassa ammenicoli che a chi ci sta vicino.
Questa volta però, vorrei immedesimarmi nei panni di chi ci lavora in uno di questo call center.
Già la paga non deve essere una cosa meravigliosa; presumo che sia qualcosa di appena superiore alla pacca sulla spalla e probabilmente c'è anche un buffetto affettuoso se si riesce a concludere un numero spropositato di contratti; in aggiunta uno passa la sua giornata lavorativa, otto ore otto, a telefonare a perfetti sconosciuti utilizzando lo stesso tono cortesissimo d'ordinanza, anche quando hai gli zebedei talmente girati che mozzicheresti la cornetta, e dovendo ascoltare tutto il giorno tizi incazzati come iene perché hai avuto la sfortuna di essere il quarantesimo a chiamare per proporre una nuova offerta telefonica.
Per otto ore stai chiuso da qualche parte con un auricolare, che a me danno anche fastidio, piantando nelle trombe di Eustacchio ad ascoltare gli improperi di perfetti sconosciuti e tu non puoi neppure mandarli a pascolare le zebre a Picco di Fanculandia, perché la politica dell'azienda, che ti paga con una certa allegria, è la simpatia...
A fine serata mi immagino che questi poveretti, smontino la paresi d'ordinanza, rimuovano, con intervento chirurgico, il maledetto auricolare e finalmente possano avere una vita normale lontano dal telefono; io, fossi in loro, passerei due giorni da anacoreta.
Sapendo quanto deve essere dura lavorare in un call center cerco sempre di essere almeno educato; non che mi riesca sempre, ma ci provo.
Da oggi ferie!!! Il capo ha anche cercato di dare il mio numero di telefono a un cliente, "sai... in caso di bisogno", ma gli ho risposto che non gli avrei dato l'autorizzazione a distribuire in giro il mio numero di cellulare e che se lo avesse dato comunque io avrei cambiato numero quanto prima. E' una gran brava persona, ma è più forte di lui; ogni tanto ci prova.
Vento si è anche manifestato di recente e ci ha tenuto a dire che qualora avessimo bisogno di lui, in caso di consegne urgenti, di chiamarlo pure... certo; qualora avessimo bisogno di dimezzare i nostri tempo produttivi lo chiameremmo sicuramente, nel frattempo piuttosto che averlo tra i piedi preferisco farmi dare una ripassata da una schiacciasassi in corsa.
Durante le ferie il blog andrà avanti un po' a singhiozzo.
Buona ferie anche a voi!
1 commento:
Eh, sono una piaga ma fanno anche pena, poveracci. Io sono sempre cortese, cerco – con delicatezza – di interromperli subito per non fargli ripetere la lezione inutilmente, ma a volte sono così lanciati che non riesco a infilarmi nel monologo. Poi mi spiace, dopo tutto quel salmodiare, dirgli che no, non ho bisogno e non m’interessa. Comunque ho preso il tono da promozione; quando mi contattano con entusiasmo, parto fermo ma cortese e con una certa fretta dico che non ho tempo e tanto non m’interessava ma buona giornata. Asd!
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