lunedì 25 luglio 2011

Borzone







Per curiosi motivi di assonanza ho scritto un po' ovunque che domenica, ovvero ieri, sarei andato a Borzano quando, in realtà, intendevo dire Borzone.
Borzano si trova in provincia di Reggio Emilia e sicuramente vi farò una visita, ma domenica sono andato in quel di Borzone, comune di Borzonasca, provincia di Genova.
Devo discutere con Cinzia, il mio navigatore, perché deve avere le idee non moldo chiare; è già settata su "percorso veloce", ma per un motivo ignoto, dovuto forse alla sua professione di indicatrice stradale, continua ad avere un debole per le carraie.
All'andata mi ha fatto prendere l'autostrada a Castelguelfo, Parma-ovest, uscire a Borgotaro e poi, attraverso il solito dedalo di carraie, a un certo punto voleva ch'io prendessi una strada larga due metri, in ciotoli, con una evidente svolta a novanta, mi ha fatto fare il passo del Bocco.
Il passo del Bocco è una esperienza fatta di curve e controcurve, il cui unico pregio è quello di poterne discedere senza toccare l'acceleratore; basta pigiare la frizione e ogni tanto il freno e lasciare che la gravità faccia il suo corso.
Il paese di Borzone si compone di poche case incollate sul fianco di un monte, del resto la pianura il Liguria è decisamente carente, con strade strette e nessun parcheggio. Ci si arriva da Borzonasca attraverso una strada asfaltata, per fortuna, larga però quanto una carraietta; cosa che deve aver resto molto felice Cinzia.
L'abbazia è molto semplice da trovare e ben segnalata.
Anticamente era sede di un fortilizio bizantino poi, sulle sue fondamenta, venne eretta l'abbazia che è dedicata a San Andrea. Alcuni documenti, anche se controversi, citano l'abbazia già nell'altro medioevo; nel 774 viene citata da Carlo Magno che definisce i confini delle pertinenze dell'Abbazia di Bobbio di San Colombano e nel 972 viene citata da Ottone I per lo stesso motivo. I confini sono sempre stati materia labile e soggetti ai capricci dei potenti.
L'unica citazione certa però risale al 1120 con una bolla di papa Callisto II.
Nel tempo la torre campanaria ha subito alcune modifiche, la chiesa è stata alzata e nell'interno il barocco ha aggiunto alcune scenografie architettoniche tipiche di questo gusto. Quel che colpisce è la decorazione muraria, ottenuta con l'alternanza di pietra e mattone, che crea un ritmo cromatico molto piacevole.
L'interno riprende la decorazione muraria esterna e vi si sono aggiunti degli arconi seceteschi che inquadrano gli altari laterali.
Dall'abbazia vi sono due strade che conducono al volo megalitico, che si trova lungo la strada per Zolezzi; ci si può andare in macchina, oppure fare un sentiero a piedi di circa 45 minuti.
Mi sono incamminato lungo il sentiero, che è tutto sommato ben segnalato, ho sbagliato strada una volta e mi sono procurato una invidiabile collezione di graffi sulle gambe; il sentiero si snoda su campi e dentro a boschi nei quali scorrono ruscelli, vi sono piccole cascate, e si è accompagnati lungo il percorso da macaone che non vedevo da tempo immemore.
Quando ho sbagliato strada ho anche trovato un piccolo paradiso; una cascata che forma un laghetto dal quale ne usce un ruscello d'acqua gelata... bellissimo.
Il volto megalitico si può comodamente vedere dalla strada, sedendosi su una panchina messa all'uopo dall'amministrazione comunale.
La sua scoperta risale al 1965, la leggenda vuole che sia apparso a seguito della cristianizzazione di quelle terre, ovviamente è detto "volto di Cristo", mentre per gli abitanti della zona è opera dei monaci dell'abbazia di S.Andrea.
Evidentemente mancano dei documenti che ne attestino la presenza in tempi anteriori ma, sia che si tratti di reliquia acheropita, sia che si tratti opera umana in tempi storici o preistorici, alcuni la datano al paleolitico superiore (ovviamente si tratta di una delle ipotesi al momento non comprovata), o il prodotto dell'erosione, al momento non è considerato manufatto, devo dire che vale la visita. Probabilmente c'è una sentiero che arriva più vicino alla statua ma io mi sono fermato alla panchina.
Al ritorno non avevo alcuna intenzione di rifare il Bocco e quaranta minuti di curve, controcurve, in terza e seconda, perché ero stanco e così ho deciso di seguire per l'autostrada e Cinzia, miracolosamente, mi ha subito proposto un lungo percorso in autostrada da Lavagna.
Sono tornato stanco, con una cinquantina di foto, ma soddisfatto.
Prossimamente metterò alcune foto.
Per le mie prossime gite, oltre a Borzano, intendo andare anche a Ravenna e a Venezia a bearmi delle opere bizantine da provincia; in mancanza di Bisanzio ci si arrangia con quello che si ha sottomano.

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