Basta aggiungere una "h" e suona come una onomatopea, ma la cosa interessante è che, tutto sommato, il suono, anche senza l"h". rende bene di cosa si tratta.
Un PUA è un "piano urbanistico attuativo", anche se a volte in alcune regioni utilizzano acronimi diversi perché ai PUA piace cambiare, e sono l'insieme di regole che normano un intervento edilizio composto da più di un fabbricato.
In genere un'area classificata ha una scheda norma, come quella de la Schede del Male per intenderci, che stabilisce quanta SLU (superficie lorda utile) posso realizzare in quell'area, e quanta superficie devo cedere tra verde pubblico e parcheggio pubblico.
Una volta soddisfatte le norme della scheda, bisogna soddisfare le norme presenti nel regolamento e si redige un PUA, che sarà poi modificato, o subirà delle prescrizioni, dall'Ufficio Tecnico Comunale, che normerà l'intervento in modo dettagliato.
La redazione del PUA può variare da alcuni mesi a svariati anni, la Scheda del Male è in ballo dal 2006... tra un po' la mandiamo a scuola, a seconda della complessità della scheda, dei vincoli e delle servitù che possono insistere sull'area e di quante modifiche, e quanto tempo ci impiegano per trovarle onde soddisfare tutte le norme varie, imposte dall'UTC.
Fine della premessa; adesso passo al post propriamente detto.
Tra gli aspetti normati dal PUA figurano anche le tipologie di recinzione delle proprietà. Generalmente a noi italiani piace chiuderci in casa; sarà un retaggio da cinta muraria turrita, sarà un certo attaccamento al mattone, ma ci piace poter chiudere il cancello di casa, specie se abitiamo in una casa per conto nostro, anche se all'interno di un quartiere, ci fa sentire a "casa" avere una recinzione che delimita la nostra proprietà ed evita di farci trovare nel nostro giardino i vicini che fanno picnic.
Ultimamente la tendenza tra gli uffici tecnici è quella di abolire le divisioni murarie tra le varie proprietà; basta coi muretti di confini e con le divisioni metalliche acuminati in cima. La tendenza è quella di non mettere alcuna recinzione verso le aree pubbliche, se non uno steccato ligneo basso, un metro massimo, e delle siepi, altezza massima un metro, verso i vicini.
Dati i proverbiali ottimi rapporti che si stabiliscono tra i vicini, mi domando se questa non sia una strategia per sfoltire il genere umano.
Le siepi, in genere, non le vendono già alte un metro e pur essendo auto-aggroviglianti, prima che diventino impenetrabili ci vuole un po' di tempo, cinque anni almeno, e nel frattempo che si fa? Ci si organizza un campeggio per chi passa in giardino? Ci si tiene il cane del vicino che scorrazza allegramente sulle begonie?... consentiamo anche il passaggio di una romana pattuglia all'inseguimento di un gruppo di galli che portano una botte a un bretone villaggio.
In genere, infatti, succede quanto segue: la prescrizione viene seguita per pochi mesi, poi, al primo accampamento o transito di persone poco raccomandabili, spuntano altissime recinzioni con siepi di rovo all'interno e punte acuminate in alto; sinora non ho ancora visto difese antiaereo, torri di osservazioni e fossati con ponti levatoi, ma sono sicuro che qualcuno ha pensato anche all'uso del filo spinato elettrificato.
Mi domando cosa si sono fumati coloro che hanno pensato di abbattere la separazione fisica dei confini di proprietà...
giovedì 31 marzo 2011
mercoledì 30 marzo 2011
Ricostituente e altro
Da ieri ho iniziato a prendere un po' di ricostituente. Come ho scritto ieri, in primavera mi dimenticherei volentieri a letto, ma non potendomelo permettere devo optare per una soluzione che mi permetta di funzionare. Avendo appena iniziato ieri non sto sentendo alcun benefico effetto, ci vorrà qualche giorno, ma dato che tendo anche a dimenticarmi di prenderlo, devo iniziare a fare divenire l'assunzione del ricostituente una abitudine.
Ieri alle 22:30 crollavo già dal sonno ma, come per magia, appena mi sono messo a letto e ho preso a leggere il sonno è passato e ho potuto leggere per un'ora circa...
Questa domenica vorrei fare una breve "gita fuori porta" ma devo ancora decidere dove andare; il problema è che devo rifare la distribuzione della macchina e non vorrei ritrovarmi appiedato nel bel mezzo di una carraia dimenticata e sperduta, ma nota solo a Cinzia.
Il quattro porterò la scatoletta dal meccanico che la metterà di nuovo in forma, ma sino ad allora non voglio fare troppi chilometri.
Vedrò...
Da uno a dieci, in una scala di inutilità, questo post si piazza a un buon nove :asd:
Ieri alle 22:30 crollavo già dal sonno ma, come per magia, appena mi sono messo a letto e ho preso a leggere il sonno è passato e ho potuto leggere per un'ora circa...
Questa domenica vorrei fare una breve "gita fuori porta" ma devo ancora decidere dove andare; il problema è che devo rifare la distribuzione della macchina e non vorrei ritrovarmi appiedato nel bel mezzo di una carraia dimenticata e sperduta, ma nota solo a Cinzia.
Il quattro porterò la scatoletta dal meccanico che la metterà di nuovo in forma, ma sino ad allora non voglio fare troppi chilometri.
Vedrò...
Da uno a dieci, in una scala di inutilità, questo post si piazza a un buon nove :asd:
martedì 29 marzo 2011
Piomba
Non so dalle vostre parti, ma dalle mie "avere la piomba" significa avere sonno e, spesso, è possibile anche udire "vado a legare l'asino" per dire "vado a dormire".
Di cosa parlerò in questo post?
E' primavera, si avvicina Aprile e mi sono messo avanti coi lavori, perciò ho un gran sonno; d'altronde lo dice anche il proverbio "Aprile dolce dormire" che insieme a "Aprile ogni giorno un barile", descrive perfettamente il quarto mese dell'anno.
So che tecnicamente siamo ancora in Marzo, ma in primavera, come tutti gli anni, mi dimenticherei spesso e volentieri a letto.
Il problema è che tutte le sere mi propongo di andare a letto presto e, di norma, disattendo questo proposito spegnendo la luce verso l'una o la mezzanotte e mezza.
Sette ore di sonno non mi bastano, anche se poi me le faccio bastare.
La cosa buffa è che alla domenica riesco a dormire solo quattro ore, infatti pur andando a dormire alle tre o quattro del mattino, in genere sono in piedi, sovente, alle sette o alle otto... mah.
Comunque sia stamane è stata una vera impresa riuscire a rotolare fuori dalle coperte. Sino a quando sono andato a scuola potevo accampare come scusa l'orario al quale dovevo alzarmi, le cinque e mezza, e quello al quale facevo ritorno, in genere le tre o le sette circa quando facevo il pomeriggio, adesso questa scusa non regge più.
Dovrò fare un salto in erboristeria a prendere un ricostituente per riuscire ad affrontare la primavera prima che, dalla stanchezza, mi crolli la testa sulla tastiera.
Mi piace la primavera; l'unico suo difetto è che in genere viene travolta dall'estate in corsa e, in un amen, ci si ritrova a boccheggiare per il caldo e l'umido...mi sono già preparato il ventaglio in borsa; una buona abitudine acquisita in Giappone e che non intendo perdere.
Di cosa parlerò in questo post?
E' primavera, si avvicina Aprile e mi sono messo avanti coi lavori, perciò ho un gran sonno; d'altronde lo dice anche il proverbio "Aprile dolce dormire" che insieme a "Aprile ogni giorno un barile", descrive perfettamente il quarto mese dell'anno.
So che tecnicamente siamo ancora in Marzo, ma in primavera, come tutti gli anni, mi dimenticherei spesso e volentieri a letto.
Il problema è che tutte le sere mi propongo di andare a letto presto e, di norma, disattendo questo proposito spegnendo la luce verso l'una o la mezzanotte e mezza.
Sette ore di sonno non mi bastano, anche se poi me le faccio bastare.
La cosa buffa è che alla domenica riesco a dormire solo quattro ore, infatti pur andando a dormire alle tre o quattro del mattino, in genere sono in piedi, sovente, alle sette o alle otto... mah.
Comunque sia stamane è stata una vera impresa riuscire a rotolare fuori dalle coperte. Sino a quando sono andato a scuola potevo accampare come scusa l'orario al quale dovevo alzarmi, le cinque e mezza, e quello al quale facevo ritorno, in genere le tre o le sette circa quando facevo il pomeriggio, adesso questa scusa non regge più.
Dovrò fare un salto in erboristeria a prendere un ricostituente per riuscire ad affrontare la primavera prima che, dalla stanchezza, mi crolli la testa sulla tastiera.
Mi piace la primavera; l'unico suo difetto è che in genere viene travolta dall'estate in corsa e, in un amen, ci si ritrova a boccheggiare per il caldo e l'umido...mi sono già preparato il ventaglio in borsa; una buona abitudine acquisita in Giappone e che non intendo perdere.
lunedì 28 marzo 2011
"Aristotele contro Averroè"
E' il titolo del libro che ho ultimato di leggere ieri. Ha fatto molto discutere perché l'autore sostiene che il contributo dell'islam alla riscoperta in occidente della filosofia greca sia stato nullo.
La critica che rivolgo a questo libro tocca diversi fronti, uno dei quali non compete l'autore ma la casa editrice italiana.
Casa editrice:
Questo è il sottotitolo dato all'opera "Come cristianesimo e Islam salvarono il pensiero greco". Innanzi tutto non capisco come mai "islam" ha l'iniziale maiuscola mentre "cristianesimo" no; non voglio fare il sofista, ma essendo due religioni, non stiamo parlando di nazioni o di città, devono essere trattati in egual misura né più né meno... si scelga; maiuscolo o minuscolo per tutti.
In secondo luogo il sottotitolo è assolutamente fuorviante perché non è quello che l'autore sosterrà durante il corso del libro.
Libro:
Personalmente non condivido quanto scritto dall'autore, dalle mie conoscenze risulta che l'apporto dell'islam sia stato significativo ma modesto, ovvero un punto di partenza per andare poi alla ricerca degli originali. Inoltre il medioevo non presenta una circolazione particolarmente libera del sapere, tutto era sottoposto al vaglio della censura della Chiesa, perciò tutte le opere venivano copiate e preservate ma, appunto, preservate e con una circolazione limitata, sostenere, come fa l'autore, che non vi siano state cesure tra Medioevo e antichità classica mi pare azzardato e molto fantasioso. Ho trovato interessante invece il risalto posto sulla natura del "Corano", che in quanto libro dettato pone dei limiti più significativi rispetto alla "Bibbia".
L'autore si pone come limite temporale il XII° secolo, se non ricordo male, ma attribuisce una importanza enorme all'abbazia di Mont Saint-Michel alla circolazione e traduzione dei testi dal greco, inoltre pone un'attenzione eccessiva alla rinascita carolingia ponendola come fondamento della riscoperta della filosofia greca; sarà stato vero per la Francia, ma il libro vuole parlare di "presunto" debito della cultura europea nei confronti dell'islam e, sino a prova contraria, la Francia non è l'Europa e il Rinascimento, avvenuto proprio grazie al recupero del legame con la cultura classica, non ha avuto luogo in Francia.
Al di là della tesi esposta il gallicanesimo del libro è fastidioso, prima di divenire inaffrontabile il libro termina e quindi si riesce a leggere.
E' molto interessante l'appendice "uno".
La bontà della lettura sta nell'esposizione chiara della tesi di partenza e nel fornire direzioni di approfondimento riguardo all'argomento.
La critica che rivolgo a questo libro tocca diversi fronti, uno dei quali non compete l'autore ma la casa editrice italiana.
Casa editrice:
Questo è il sottotitolo dato all'opera "Come cristianesimo e Islam salvarono il pensiero greco". Innanzi tutto non capisco come mai "islam" ha l'iniziale maiuscola mentre "cristianesimo" no; non voglio fare il sofista, ma essendo due religioni, non stiamo parlando di nazioni o di città, devono essere trattati in egual misura né più né meno... si scelga; maiuscolo o minuscolo per tutti.
In secondo luogo il sottotitolo è assolutamente fuorviante perché non è quello che l'autore sosterrà durante il corso del libro.
Libro:
Personalmente non condivido quanto scritto dall'autore, dalle mie conoscenze risulta che l'apporto dell'islam sia stato significativo ma modesto, ovvero un punto di partenza per andare poi alla ricerca degli originali. Inoltre il medioevo non presenta una circolazione particolarmente libera del sapere, tutto era sottoposto al vaglio della censura della Chiesa, perciò tutte le opere venivano copiate e preservate ma, appunto, preservate e con una circolazione limitata, sostenere, come fa l'autore, che non vi siano state cesure tra Medioevo e antichità classica mi pare azzardato e molto fantasioso. Ho trovato interessante invece il risalto posto sulla natura del "Corano", che in quanto libro dettato pone dei limiti più significativi rispetto alla "Bibbia".
L'autore si pone come limite temporale il XII° secolo, se non ricordo male, ma attribuisce una importanza enorme all'abbazia di Mont Saint-Michel alla circolazione e traduzione dei testi dal greco, inoltre pone un'attenzione eccessiva alla rinascita carolingia ponendola come fondamento della riscoperta della filosofia greca; sarà stato vero per la Francia, ma il libro vuole parlare di "presunto" debito della cultura europea nei confronti dell'islam e, sino a prova contraria, la Francia non è l'Europa e il Rinascimento, avvenuto proprio grazie al recupero del legame con la cultura classica, non ha avuto luogo in Francia.
Al di là della tesi esposta il gallicanesimo del libro è fastidioso, prima di divenire inaffrontabile il libro termina e quindi si riesce a leggere.
E' molto interessante l'appendice "uno".
La bontà della lettura sta nell'esposizione chiara della tesi di partenza e nel fornire direzioni di approfondimento riguardo all'argomento.
domenica 27 marzo 2011
Viva Verdi!!!... e altro
Roncole Verdi
La casa natale di Giuseppe Verdi; si tratta, oggi, di un museo aperto al pubblico
Affreschi della cupola di una delle campate di una navata laterale della chiesa di San Michele Arcangelo
Affresco nella parte conclusiva di una navata laterale della chiesa di San Michele Arcangelo
Interno della chiesa di San Michele Arcangelo
Roncole Verdi è un paesino, di circa 600 anime, che si trova nel territorio comunale di Busseto. E' celebre per aver dato i natali a Giuseppe Verdi e visto che siamo in tema di festeggiamenti per il 150° anniversario della nascita dell'Italia come nazione, ho pensato di recarmi in visita a un paio di paesi, nel bussetano, che devono principalmente a Verdi la loro fama.
Roncole ha da offrire il museo allestito nella casa del Maestro, una mostra, permanente, antologica sulle opere di Giovanni Guareschi e una bellissima chiesa secentesca.
L'esterno della Chiesa di San Michele Arcangelo è molto semplice, quasi austero nella sua completa mancanza di elementi decorativi, ma l'interno cela bellissimi affreschi del cinque/seicento, una bella tela raffigurante una Madonna e un dipinto su tela, chiamato "Calvario" posto dietro l'altare. Solo la chiesa merita la visita. Da Roncole si dipanano diversi sentieri ciclabili, o percorribili a piedi, che la collegano, attraverso le strade strette della Bassa con le loro improvvise svolte a gomito, ai centri di Soragna e Busseto.
Santuario della Madonna dei Prati
il santuario visto dalla strada che collega il piccolo centro a Roncole Verdi
l'immagine della Madonna dei Prati
Lo strumento dove Verdi apprese i rudimenti della musica
Il santuario dista pochissimi chilometri da Roncole Verdi. Sin dal 1600 si venerava in questi luoghi l'effigie della Madonna dei Prati di Busseto e, intorno al 1690, venne costruito un bel santuario. L'interno, malgrado le imponenti cornici barocche dei quadri, risulta molto semplice. Per visitarlo bisogna suonare al custode, un signore molto gentile, che apre il santuario per renderlo accessibile alla visita. In santuario sono custodite, oltre all'effigie della Madonna dei Prati, due belle tele incorniciati da importanti cornici barocche realizzate in legno dorato. All'esterno il santuario risulta spoglio, realizzato in mattone faccia a vista, e in alcuni punti pare mancante di volute barocche che un tempo, forse, esistevano.
Il santuario è stato colpito nel XIX° da un fulmine che causò sei morti e la distruzione di vari oggetti; il santuario ha un suo sito che vi invito ad andare a vedere.
Il posto merita una sosta.
Erba cipollina
Ieri sera sono andato a casa di amici; inauguravano, bhè... se non altro per noi, la casa ove sono andati da poco a vivere. La cena era molto buona e come antipasto ci è stato servito del salmone adagiato su alcune fette di pane, con interposto uno strato di burro ed erba cipollina; molto buoni devo dire, ma l'erba cipollina ha continuato a farmi compagnia sino a mattinata inoltrata.
Ecco quindi, per la gioia di grandi e piccini, il resoconto delle mie oniriche avventure inspirate da una digestione lunga... molto lunga.
Il sogno si apre in una versione onirica di Sissa; nel sogno c'erano molti archi che si insinuavano sotto gli argini, casipole strette le une alle altre. Non ricordo esattamente la compagnia, ma ricordo che sono entrato in una locanda che era, un tempo, una chiesa rupestre; poi è iniziato un dialogo, una diatriba che non ricordo cosa avesse per soggetto e con questo termina una parte del sogno.
Ovviamente a Sissa non esistono chiese rupestri e non ci si sogna neppure di forare gli argini con inutili archi di passaggio; è un piccolo paese della bassa parmense con spazi ampi.
A questo punto la digestione è entrata nella fase più complessa perché il sogno è diventato... interessante.
Ho segnato il cadavere di una donna molto anziana che veniva animato da alcuni personaggi che soffiavano in tubi che terminavano nel cervelletto della morta. Questi personaggi parevano usciti da un dipinto di Bosch; il volto era interamente coperto da una sorta di turbante, il ventre aperto, con la pelle rivoltata verso l'esterno, lasciava vedere gli organi interni. Erano in numero di tre e si erano aperti il ventre per recepire meglio la "polvere" (...e qua abbisogna cogliere la citazione dai romanzi de "la bussola d'oro").
A un certo punto il cadavere si è animato e ha parlato e vi riporto le esatte parole: "vengo dall'aldilà per dirvi questo: al giovedì potete venire perché c'è posto e abbiamo mandato Totti per spedire a casa la signora".
La scena poi è cambiata, si è allargata e si scopre che questo faceva parte di una sorta di fiera; finito questo numero il manager degli uomini dal ventre aperto ha interrogato il pubblico se qualcun altro volesse partecipare, ricevuto dei dinieghi, ha messo in mano alla signora, tornata arzilla e vivissima, un bambino di gesso che poi è stato posto, mutato in una sorta di cilindro bianco, vicino ad altri, moti altri, suoi simili.
Questo è quanto.
Vedo di prenotare una visita all'aldilà per giovedì questo, visto che c'è posto e non dovrei temere di non trovare parcheggio o un posto dove alloggiare, evidentemente hanno problemi di spazio ed è per questo che l'ufficio del turismo dirama certe circolari; come torno vi racconto se è un posto troppo affollato da visitare :asd:
Chi sia la "signora" e perché abbiano per forza mandato "Totti" non lo so; del resto con le metafore calcistiche sono un disastro...
Sentitevi liberi, se riuscite a cavarne qualcosa, di giocarci i numeri al lotto; è un peccato che l'ufficio turistico aldilà non mi abbia dato, oltre al giorno di visita consentito, anche gli orari di apertura.
Se vincete qualcosa fatemi sapere.
Devo dire che ho apprezzato di più questo sogno di quello con protagoniste le patate assassine venute dallo spazio combattute da vampiri pirla e con la colonna sonora dei Cugini di Campagna vestiti in pitonato arenati su una spiaggia :asd:
Ecco quindi, per la gioia di grandi e piccini, il resoconto delle mie oniriche avventure inspirate da una digestione lunga... molto lunga.
Il sogno si apre in una versione onirica di Sissa; nel sogno c'erano molti archi che si insinuavano sotto gli argini, casipole strette le une alle altre. Non ricordo esattamente la compagnia, ma ricordo che sono entrato in una locanda che era, un tempo, una chiesa rupestre; poi è iniziato un dialogo, una diatriba che non ricordo cosa avesse per soggetto e con questo termina una parte del sogno.
Ovviamente a Sissa non esistono chiese rupestri e non ci si sogna neppure di forare gli argini con inutili archi di passaggio; è un piccolo paese della bassa parmense con spazi ampi.
A questo punto la digestione è entrata nella fase più complessa perché il sogno è diventato... interessante.
Ho segnato il cadavere di una donna molto anziana che veniva animato da alcuni personaggi che soffiavano in tubi che terminavano nel cervelletto della morta. Questi personaggi parevano usciti da un dipinto di Bosch; il volto era interamente coperto da una sorta di turbante, il ventre aperto, con la pelle rivoltata verso l'esterno, lasciava vedere gli organi interni. Erano in numero di tre e si erano aperti il ventre per recepire meglio la "polvere" (...e qua abbisogna cogliere la citazione dai romanzi de "la bussola d'oro").
A un certo punto il cadavere si è animato e ha parlato e vi riporto le esatte parole: "vengo dall'aldilà per dirvi questo: al giovedì potete venire perché c'è posto e abbiamo mandato Totti per spedire a casa la signora".
La scena poi è cambiata, si è allargata e si scopre che questo faceva parte di una sorta di fiera; finito questo numero il manager degli uomini dal ventre aperto ha interrogato il pubblico se qualcun altro volesse partecipare, ricevuto dei dinieghi, ha messo in mano alla signora, tornata arzilla e vivissima, un bambino di gesso che poi è stato posto, mutato in una sorta di cilindro bianco, vicino ad altri, moti altri, suoi simili.
Questo è quanto.
Vedo di prenotare una visita all'aldilà per giovedì questo, visto che c'è posto e non dovrei temere di non trovare parcheggio o un posto dove alloggiare, evidentemente hanno problemi di spazio ed è per questo che l'ufficio del turismo dirama certe circolari; come torno vi racconto se è un posto troppo affollato da visitare :asd:
Chi sia la "signora" e perché abbiano per forza mandato "Totti" non lo so; del resto con le metafore calcistiche sono un disastro...
Sentitevi liberi, se riuscite a cavarne qualcosa, di giocarci i numeri al lotto; è un peccato che l'ufficio turistico aldilà non mi abbia dato, oltre al giorno di visita consentito, anche gli orari di apertura.
Se vincete qualcosa fatemi sapere.
Devo dire che ho apprezzato di più questo sogno di quello con protagoniste le patate assassine venute dallo spazio combattute da vampiri pirla e con la colonna sonora dei Cugini di Campagna vestiti in pitonato arenati su una spiaggia :asd:
venerdì 25 marzo 2011
Venerdì di festa
La missione Banca mi ha impiegato solo mezz'ora e così ho inforcato la bicicletta, complice anche la bellissima giornata da primavera incipiente, e me ne sono andato a Fidenza. Nell'aria c'era odore di erba tagliata, i fossi era pieni di fiori vari e i campi verdissimi; per lo meno quelli seminati.
Ho fatto un giro per Fidenza, salutato un'amica e poi, un po' alla volta, sono tornato a casa.
Come ho detto ho lasciato la macchina dal meccanico per un controllo e mi hanno appena telefonato con il responso:
- i freni sono da cambiare
- gli ammortizzatori anteriori hanno dato anche l'anima ed ora perdono olio e perciò vanno cambiati
- le cinghie di distribuzioni sono ormai giunte alla frutta e vanno sostituite
morale: circa 600euro che mi abbandonano.
D'altronde l'auto ha un po' di chilometri e quindi era tempo di sostituire qualcosa; considerato che da quando ce l'ho ha avuto un solo problema allo sterzo, direi che non posso lamentarmene.
Faremo i lavori in due tempi, un paio subito e le cinghie appena arriva San Paghino Martire.
Vorrà dire che opterò per un paio di mesi di romitaggio e per consolarmi oggi farò il dolce col mascarpone.
Ho fatto un giro per Fidenza, salutato un'amica e poi, un po' alla volta, sono tornato a casa.
Come ho detto ho lasciato la macchina dal meccanico per un controllo e mi hanno appena telefonato con il responso:
- i freni sono da cambiare
- gli ammortizzatori anteriori hanno dato anche l'anima ed ora perdono olio e perciò vanno cambiati
- le cinghie di distribuzioni sono ormai giunte alla frutta e vanno sostituite
morale: circa 600euro che mi abbandonano.
D'altronde l'auto ha un po' di chilometri e quindi era tempo di sostituire qualcosa; considerato che da quando ce l'ho ha avuto un solo problema allo sterzo, direi che non posso lamentarmene.
Faremo i lavori in due tempi, un paio subito e le cinghie appena arriva San Paghino Martire.
Vorrà dire che opterò per un paio di mesi di romitaggio e per consolarmi oggi farò il dolce col mascarpone.
giovedì 24 marzo 2011
Domani
Dato che ho dovuto saltare, e festeggiare nei ritagli di tempo, la Festa Nazionale per i nostri 150 anni, ho deciso che domani me ne sto a casa dal lavoro.
Al mattino me ne andrò, allegro e fiorone ma, soprattutto, speranzoso, in banca per sistemare un paio di minuzie; sarò, fantozzianamente, davanti alla porta all'orario di apertura e spero, così facendo, di evitare di perderci una mattina.
Probabilmente al pomeriggio me ne andrò in giro da qualche parte in bicicletta, dato che la polideuce-mobile è dal meccanico per un controllo di routine; è arrivata, gloriosamente, a ben 100,000 km e quindi è giunto il tempo di farle un ulteriore controllo generale.
E' anche da un po' di tempo che sogno persone che non vedo più da molto tempo. Con tutte queste persone i contatti si sono interrotti, con alcune non intendo riprenderli e con altre sarà quel che vorrà la Provvidenza, e devo dire che questi sogni sono sempre stati molto distesi persino quando i rapporti si erano rotti con una certa freddezza.
Dubito che si tratti di "rigurgiti di coscienza": innanzi tutto perché la mia coscienza è già ingombrante di suo e quindi se arrivo alla rottura è perché proprio ho già chiesto il conto, inoltre di altre non avevo assolutamente necessità.
Tanto per chiarire.
Non mi ritengo né onnisciente, né in possesso della verità e detesto le persone che figurano come "so-tutto-io" e "faccio-bene-solo-io" o si pongono come insegnante universale; ho ammucchiato quarant'anni, quasi, riuscendo a cavarmela bene e non ho certo bisogno di qualcuno che per elemosinare approvazione pretenda di organizzarmi l'esistenza.
Non ho neppure bisogno di chi si ritiene esente da errori o che, per comodità, segue l'opinione dominante o che si pone come "vate" sublime.
Sono pronto ad accettare lezioni e reprimende ma solo da chi, come me, ha imparato che c'è sempre qualcuno di più furbo, scaltro o intelligente di quel che ci si ritiene.
Un po' di umiltà aiuta a mantenere l'equilibrio.
Al mattino me ne andrò, allegro e fiorone ma, soprattutto, speranzoso, in banca per sistemare un paio di minuzie; sarò, fantozzianamente, davanti alla porta all'orario di apertura e spero, così facendo, di evitare di perderci una mattina.
Probabilmente al pomeriggio me ne andrò in giro da qualche parte in bicicletta, dato che la polideuce-mobile è dal meccanico per un controllo di routine; è arrivata, gloriosamente, a ben 100,000 km e quindi è giunto il tempo di farle un ulteriore controllo generale.
E' anche da un po' di tempo che sogno persone che non vedo più da molto tempo. Con tutte queste persone i contatti si sono interrotti, con alcune non intendo riprenderli e con altre sarà quel che vorrà la Provvidenza, e devo dire che questi sogni sono sempre stati molto distesi persino quando i rapporti si erano rotti con una certa freddezza.
Dubito che si tratti di "rigurgiti di coscienza": innanzi tutto perché la mia coscienza è già ingombrante di suo e quindi se arrivo alla rottura è perché proprio ho già chiesto il conto, inoltre di altre non avevo assolutamente necessità.
Tanto per chiarire.
Non mi ritengo né onnisciente, né in possesso della verità e detesto le persone che figurano come "so-tutto-io" e "faccio-bene-solo-io" o si pongono come insegnante universale; ho ammucchiato quarant'anni, quasi, riuscendo a cavarmela bene e non ho certo bisogno di qualcuno che per elemosinare approvazione pretenda di organizzarmi l'esistenza.
Non ho neppure bisogno di chi si ritiene esente da errori o che, per comodità, segue l'opinione dominante o che si pone come "vate" sublime.
Sono pronto ad accettare lezioni e reprimende ma solo da chi, come me, ha imparato che c'è sempre qualcuno di più furbo, scaltro o intelligente di quel che ci si ritiene.
Un po' di umiltà aiuta a mantenere l'equilibrio.
martedì 22 marzo 2011
Canegrate ritorno...
Domani torno in quel di Canegrate per terminare il rilievo; o almeno, spero di terminarlo domani.
Il fabbricato è grande, ma si ripete uguale ai vari piani e quindi rilevato un piano tipo devo solo controllare gli altri.
Ho disegnato oggi i piani differenti e mi sono segnato le dimensioni che devo rilevare, o riprendere, per poter ultimare i piani interrati; la cosa bella è che sinora il rilievo torna e quindi, non ostante alcune inevitabili approssimazioni, vuol dire che quanto disegnato è corretto.
Non so dire quanto mi ci vorrà, ma spero di potermi lasciare Milano alle spalle almeno verso le cinque... o appena un po' prima.
Dovrò comunque tornare a Canegrate più avanti per rilevare un altro pezzo dell'intervento, ma sino a quando non ricevo istruzioni in tal senso non me ne faccio un problema.
Essendo che il viaggio la scorsa volta non è stato traumatico, ho anche considerato la possibilità di andare a Milano da turista. Ovviamente la città ha moltissimo da offrire e la mia collega mi ha parlato di un parcheggio, qualora volessi andare in auto, che non costa un rene ed è collegato, tramite metro, al centro.
Ci farò un pensiero...
Il fabbricato è grande, ma si ripete uguale ai vari piani e quindi rilevato un piano tipo devo solo controllare gli altri.
Ho disegnato oggi i piani differenti e mi sono segnato le dimensioni che devo rilevare, o riprendere, per poter ultimare i piani interrati; la cosa bella è che sinora il rilievo torna e quindi, non ostante alcune inevitabili approssimazioni, vuol dire che quanto disegnato è corretto.
Non so dire quanto mi ci vorrà, ma spero di potermi lasciare Milano alle spalle almeno verso le cinque... o appena un po' prima.
Dovrò comunque tornare a Canegrate più avanti per rilevare un altro pezzo dell'intervento, ma sino a quando non ricevo istruzioni in tal senso non me ne faccio un problema.
Essendo che il viaggio la scorsa volta non è stato traumatico, ho anche considerato la possibilità di andare a Milano da turista. Ovviamente la città ha moltissimo da offrire e la mia collega mi ha parlato di un parcheggio, qualora volessi andare in auto, che non costa un rene ed è collegato, tramite metro, al centro.
Ci farò un pensiero...
lunedì 21 marzo 2011
Rilievo e facezie
Stamane sono andato in quel di Canegrate, un paese nell'hinterland milanese, per fare un rilievo. Sono partito alle 7:40, non volevo partire troppo presto onde evitare di essere là all'alba, ma non volevo neppure rischiare di prendere gli orari di massimo traffico nella tangenziale di Milano; non mi ero portato nessuna tela da tessere per riuscire a far passare il tempo dall'ingresso in tangenziale all'uscita :asd:
Sono arrivato in cantiere alle 9:40, come avevo preventivato insomma, e sono riuscito a rimanere sino alle 17:40; dopo otto ore di rilievo continuato e senza sosta i piedi hanno proclamato l'indipendenza e mi hanno obbligato, in combutta con la spalla, a riprendere la via verso l'Emilia.
Mi sento un po' carretta...
Al ritorno Milano è stata gentile e non mi ha fatto trovare code o rallentamenti eterni.
Ci torno mercoledì e finirò il rilievo così da non dover tornare giovedì.
Nel frattempo, per parlare delle "facezie" del titolo, sto leggendo "Aistotele contro Averroè"; si tratta di un libro di uno storico francese il cui obiettivo è ridimensionare l'apporto dell'Islam alla cultura europea. Onestamente non sapevo neppure che un tale dibattito si fosse aperto, ero rimasto a un contributo marginale, ma evidentemente in Francia le cose sono diverse. Fatto sta l'autore fornisce dati sul legame che l'occidente ha mantenuto con la cultura greca classica e per fare ciò deve ricorrere alle comunità greche d'Italia e ai legami tra l'occidente e Bisanzio.
Non starò a scrivere qualcosa di lungo su Bisanzio, ma sappiate che ho fatto un sogno a tema.
Ho sognato che ero sotto processo durante il quale ho difeso la mia iconodulia, ho rigettato il monotelismo e difeso le tesi del concilio di Nicea e per questo ho potuto partecipare al trionfo dell'Ortodossia; non credo che mi convertirò all'Ortodossia solo perché la mia bizantinite è cronica, ma questo sogno mi fa pensare che ultimamente la malattia sia terribilmente peggiorata... se va avanti così dovrò farmi vedere da qualcuno di bravo :asd:
La cosa interessante del libro che sto leggendo, tanto per saltare di palo in frasca, è che è impossibile non accorgersi che l'autore è francese. Il suo gallicanesimo devo dire è moderato, molto sfumato tutto sommato, ma è presente ed è impossibile ignorarlo.
Mah... sti cugini gallocentrici.
Sono arrivato in cantiere alle 9:40, come avevo preventivato insomma, e sono riuscito a rimanere sino alle 17:40; dopo otto ore di rilievo continuato e senza sosta i piedi hanno proclamato l'indipendenza e mi hanno obbligato, in combutta con la spalla, a riprendere la via verso l'Emilia.
Mi sento un po' carretta...
Al ritorno Milano è stata gentile e non mi ha fatto trovare code o rallentamenti eterni.
Ci torno mercoledì e finirò il rilievo così da non dover tornare giovedì.
Nel frattempo, per parlare delle "facezie" del titolo, sto leggendo "Aistotele contro Averroè"; si tratta di un libro di uno storico francese il cui obiettivo è ridimensionare l'apporto dell'Islam alla cultura europea. Onestamente non sapevo neppure che un tale dibattito si fosse aperto, ero rimasto a un contributo marginale, ma evidentemente in Francia le cose sono diverse. Fatto sta l'autore fornisce dati sul legame che l'occidente ha mantenuto con la cultura greca classica e per fare ciò deve ricorrere alle comunità greche d'Italia e ai legami tra l'occidente e Bisanzio.
Non starò a scrivere qualcosa di lungo su Bisanzio, ma sappiate che ho fatto un sogno a tema.
Ho sognato che ero sotto processo durante il quale ho difeso la mia iconodulia, ho rigettato il monotelismo e difeso le tesi del concilio di Nicea e per questo ho potuto partecipare al trionfo dell'Ortodossia; non credo che mi convertirò all'Ortodossia solo perché la mia bizantinite è cronica, ma questo sogno mi fa pensare che ultimamente la malattia sia terribilmente peggiorata... se va avanti così dovrò farmi vedere da qualcuno di bravo :asd:
La cosa interessante del libro che sto leggendo, tanto per saltare di palo in frasca, è che è impossibile non accorgersi che l'autore è francese. Il suo gallicanesimo devo dire è moderato, molto sfumato tutto sommato, ma è presente ed è impossibile ignorarlo.
Mah... sti cugini gallocentrici.
venerdì 18 marzo 2011
Rhapsody in August
L'ho rivisto stasera dopo anni.
Si tratta di un film del 1991 del regista Akira Kurosawa. Quando uscii fu molto criticato perché pareva, a detta dei critici, che i giapponesi venissero dipinti come vittime di guerra e che venisse passato sotto silenzio i crimini da loro commessi durante la stessa guerra; a queste critiche il regista rispose che la guerra è tra i governanti e non tra le persone.
Dalla pellicola non traspare nessun sentimento anti-americano o che, trasmette l'orrore di un episodio terrificante della nostra storia... per me si tratta di un film bellissimo.
Si tratta di un film del 1991 del regista Akira Kurosawa. Quando uscii fu molto criticato perché pareva, a detta dei critici, che i giapponesi venissero dipinti come vittime di guerra e che venisse passato sotto silenzio i crimini da loro commessi durante la stessa guerra; a queste critiche il regista rispose che la guerra è tra i governanti e non tra le persone.
Dalla pellicola non traspare nessun sentimento anti-americano o che, trasmette l'orrore di un episodio terrificante della nostra storia... per me si tratta di un film bellissimo.
Inno
"Fratelli d'Italia
L'Italia s'è desta
dell'elmo di Scipio
s'è cinta la testa.
Dov'è la Vittoria?
Le porga la chioma;
ché schiava di Roma
Iddio la creò.
Stringiamoci a coorte!
Siam pronti alla morte;
Italia chiamò"
Questo il testo del nostro inno nazionale scritto da Goffredo Mameli nel 1847. Non è che Mameli si è messo lì a comporre un inno nazionale per una Italia di là da venire, considerando anche che la prima guerra di indipendenza, non ostante la buona volontà e la preparazione dell'esercito del Regno di Sardegna, l'abbiamo persa buscandole dall'Impero Austro-ungarico, l'idea di Italia unita era ancora un'idea in via di concretizzazione ma l'esito era tutt'altro che scontato.
L'inno fa parte di una poesia, composte da molte stanze, a tema patriottico; la poesia ha momenti felici e stanze più farraginose, ma quella scelta per l'inno è una delle più riuscite.
Non sono un fine letterato, non ho alle spalle studi classici, o lauree in materie umanistiche, ma leggo molto e malgrado la mia formazione scolastica più professionale credo di avere, grazie a ottimi insegnanti e a una scuola pubblica che allora, non ostante qualche acciacco, funzionava a dovere... prima insomma che la prendessero a mazzate nelle ginocchia insomma, una buona preparazione umanista; quindi farò una approssimata analisi del nostro inno, perché ho sentito cose che avrei preferito non sentire e le ho ignorate perché dovevo...
"Fratelli d'Italia
L'Italia s'è desta
dell'elmo di Scipio
s'è cinta la testa."
Il riferimento che ci fa capire che l'Italia si è svegliata e ha deciso di combattere per la sua indipendenza e liberarsi dal giogo austro-ungarico è quel "Scipio". Quando la poesia è stata scritta l'Italia era composta da svariati stati mantenuti in piedi dalle truppe asburgiche che avevano fatto della nostra patria uno stato satellite. "Scipio" è, ovviamente, Scipione l'Africano che dopo averle prese da Annibale a Canne ricambia, anni dopo, con la battaglia di Zama, pone fine alla seconda guerra punica e alla potenza cartaginese. In questo passo è visto come l'artefice della riscossa latina, la liberazione del suolo d'Italia dalle truppe cartaginesi e il fondatore della gloria di Roma.
"Dov'è la Vittoria?"
La Signora Vittoria non si è persa e la domanda non è seminata a caso. Vittoria è la personificazione della vittoria (la nike greca). Dato che da tempo l'Italia era dominio asburgico ci si chiede che fine abbia fatto la Vittoria che accompagnava le legioni romane.
"Le porga la chioma;
ché schiava di Roma
Iddio la creò."
chi porge la chioma a chi? cioè chi china il capo a chi? E' la Vittoria che deve chinare il capo all'Italia, perché ella, la Vittoria, è stata creata da Dio quale schiava di Roma; è la Vittoria ad essere schiava di Roma. Roma è intesa come "Impero Romano"; all'epoca a nessuno passava per la testa di ricordare che la penisola fosse stata, prima delle conquiste latine, un coacervo disunito di genti variamente assortite e in lotta tra loro; il richiamo all'azione e alla battaglia per la libertà doveva essere alla grandezza dell'Impero Romano del quale l'Italia ne era l'erede (se suona familiare basta pensare agli argomenti utilizzati da altri più o meno dal 1925...), per rinverdire i fasti della passata grandezza.
Nessun riferimento al Vaticano.
Cavour fece propria l'espressione "libera Chiesa in libero Stato" e, ricordiamoci, che se l'unità d'Italia è stata possibile solo nel XIX° secolo è stato perché il Papa per preservare il potere temporale, oltre a inventarsi la bugia della "donazione di Costantino", ha sempre brigato per mantenere divisa l'Italia e frustrare ogni tentativo compiuto in questa direzione ricorrendo a questa o a quella potenza straniera("divide et impera", non potendo mettere sempre in atto ciò che aveva proclamato Innocenzo III, la Curia si arrangiava come poteva per mantenere il suo dominio territoriali a scapito nostro).
L'altro periodo di grandezza l'Italia l'ha vissuto durante il Rinascimento, ma richiamarsi a tale periodo sarebbe stato inutile perché allora eravamo impegnati ad azzannarci alla gola gli uni con gli altri; avrebbe alimentato la divisione e le incomprensioni interne facendo fallire la lotta per l'indipendenza.
"Stringiamoci a coorte!"
Mi si è fatto notare che ho dimenticato un passo.
La "coorte" è stata introdotta da Gaio Mario come riforma dell'esercito romano (è detta "riforma mariana" per il nome Mario...). Non sto ad addentrarmi in dettagli tecnici che dovrei ripassare o studiare ex novo; ci basti sapere che si trattava di una formazione militare numerosa, coesa e devota al proprio comandante. L'invito è quello a unirci e dimenticare i motivi di divisione per conquistare, e preservare, la libertà.
Il richiamo all'unità è fatto perché solo uniti è possibile contrastare efficacemente il nemico.
La storia insegna che la tattica "divide et impera" è efficacissima e l'unico modo per contrastarla è quella di avere un forte sentimento unitario.
Le nostre differenze e diffidenze sono state alimentate, nei secoli, ad arte per preservare interessi particolari; purtroppo siamo nati tardi come nazione e quindi siamo soggetti a rigurgiti di forze separatiste.
Non sono nazionalista e devo dire che non sono neppure un gran ché come patriota, la mia patria l'amo e la detesto al contempo e a fasi alterne, ma detesto la manipolazione dei dati a proprio uso e consumo. Per quanto possa sembrare strano e contrariamente all'andazzo attuale, credo fermamente che non importi quante volte una bugia viene ripetuta; non diventerà mai qualcosa di diverso da quello che è.
L'Italia s'è desta
dell'elmo di Scipio
s'è cinta la testa.
Dov'è la Vittoria?
Le porga la chioma;
ché schiava di Roma
Iddio la creò.
Stringiamoci a coorte!
Siam pronti alla morte;
Italia chiamò"
Questo il testo del nostro inno nazionale scritto da Goffredo Mameli nel 1847. Non è che Mameli si è messo lì a comporre un inno nazionale per una Italia di là da venire, considerando anche che la prima guerra di indipendenza, non ostante la buona volontà e la preparazione dell'esercito del Regno di Sardegna, l'abbiamo persa buscandole dall'Impero Austro-ungarico, l'idea di Italia unita era ancora un'idea in via di concretizzazione ma l'esito era tutt'altro che scontato.
L'inno fa parte di una poesia, composte da molte stanze, a tema patriottico; la poesia ha momenti felici e stanze più farraginose, ma quella scelta per l'inno è una delle più riuscite.
Non sono un fine letterato, non ho alle spalle studi classici, o lauree in materie umanistiche, ma leggo molto e malgrado la mia formazione scolastica più professionale credo di avere, grazie a ottimi insegnanti e a una scuola pubblica che allora, non ostante qualche acciacco, funzionava a dovere... prima insomma che la prendessero a mazzate nelle ginocchia insomma, una buona preparazione umanista; quindi farò una approssimata analisi del nostro inno, perché ho sentito cose che avrei preferito non sentire e le ho ignorate perché dovevo...
"Fratelli d'Italia
L'Italia s'è desta
dell'elmo di Scipio
s'è cinta la testa."
Il riferimento che ci fa capire che l'Italia si è svegliata e ha deciso di combattere per la sua indipendenza e liberarsi dal giogo austro-ungarico è quel "Scipio". Quando la poesia è stata scritta l'Italia era composta da svariati stati mantenuti in piedi dalle truppe asburgiche che avevano fatto della nostra patria uno stato satellite. "Scipio" è, ovviamente, Scipione l'Africano che dopo averle prese da Annibale a Canne ricambia, anni dopo, con la battaglia di Zama, pone fine alla seconda guerra punica e alla potenza cartaginese. In questo passo è visto come l'artefice della riscossa latina, la liberazione del suolo d'Italia dalle truppe cartaginesi e il fondatore della gloria di Roma.
"Dov'è la Vittoria?"
La Signora Vittoria non si è persa e la domanda non è seminata a caso. Vittoria è la personificazione della vittoria (la nike greca). Dato che da tempo l'Italia era dominio asburgico ci si chiede che fine abbia fatto la Vittoria che accompagnava le legioni romane.
"Le porga la chioma;
ché schiava di Roma
Iddio la creò."
chi porge la chioma a chi? cioè chi china il capo a chi? E' la Vittoria che deve chinare il capo all'Italia, perché ella, la Vittoria, è stata creata da Dio quale schiava di Roma; è la Vittoria ad essere schiava di Roma. Roma è intesa come "Impero Romano"; all'epoca a nessuno passava per la testa di ricordare che la penisola fosse stata, prima delle conquiste latine, un coacervo disunito di genti variamente assortite e in lotta tra loro; il richiamo all'azione e alla battaglia per la libertà doveva essere alla grandezza dell'Impero Romano del quale l'Italia ne era l'erede (se suona familiare basta pensare agli argomenti utilizzati da altri più o meno dal 1925...), per rinverdire i fasti della passata grandezza.
Nessun riferimento al Vaticano.
Cavour fece propria l'espressione "libera Chiesa in libero Stato" e, ricordiamoci, che se l'unità d'Italia è stata possibile solo nel XIX° secolo è stato perché il Papa per preservare il potere temporale, oltre a inventarsi la bugia della "donazione di Costantino", ha sempre brigato per mantenere divisa l'Italia e frustrare ogni tentativo compiuto in questa direzione ricorrendo a questa o a quella potenza straniera("divide et impera", non potendo mettere sempre in atto ciò che aveva proclamato Innocenzo III, la Curia si arrangiava come poteva per mantenere il suo dominio territoriali a scapito nostro).
L'altro periodo di grandezza l'Italia l'ha vissuto durante il Rinascimento, ma richiamarsi a tale periodo sarebbe stato inutile perché allora eravamo impegnati ad azzannarci alla gola gli uni con gli altri; avrebbe alimentato la divisione e le incomprensioni interne facendo fallire la lotta per l'indipendenza.
"Stringiamoci a coorte!"
Mi si è fatto notare che ho dimenticato un passo.
La "coorte" è stata introdotta da Gaio Mario come riforma dell'esercito romano (è detta "riforma mariana" per il nome Mario...). Non sto ad addentrarmi in dettagli tecnici che dovrei ripassare o studiare ex novo; ci basti sapere che si trattava di una formazione militare numerosa, coesa e devota al proprio comandante. L'invito è quello a unirci e dimenticare i motivi di divisione per conquistare, e preservare, la libertà.
Il richiamo all'unità è fatto perché solo uniti è possibile contrastare efficacemente il nemico.
La storia insegna che la tattica "divide et impera" è efficacissima e l'unico modo per contrastarla è quella di avere un forte sentimento unitario.
Le nostre differenze e diffidenze sono state alimentate, nei secoli, ad arte per preservare interessi particolari; purtroppo siamo nati tardi come nazione e quindi siamo soggetti a rigurgiti di forze separatiste.
Non sono nazionalista e devo dire che non sono neppure un gran ché come patriota, la mia patria l'amo e la detesto al contempo e a fasi alterne, ma detesto la manipolazione dei dati a proprio uso e consumo. Per quanto possa sembrare strano e contrariamente all'andazzo attuale, credo fermamente che non importi quante volte una bugia viene ripetuta; non diventerà mai qualcosa di diverso da quello che è.
giovedì 17 marzo 2011
Ripassino?
Oggi compiamo 150 anni perché il 17 marzo 1861 Vittorio Emanuele II venne nominato Re D'Italia... ma senza Roma, poiché la breccia di Porta Pia verrà aperta nel 1870 e nel 1871 Roma sarà dichiarata capitale d'Italia.
Le cinque giornate di Milano, che daranno il via al Risorgimento, avvengono nel 1848, i famosi moti del '48, e il tricolore italiano nasce a Reggio Emilia, Garibaldi è chiamato "eroe dei due mondi" perché ha combattuto sia da una parte che dall'altra dell'Atlantico; una cosa è certa, le date non sono un'opinione e leggere qualche libro di storia non ha mai ucciso nessuno.
Non ricordavo il giorno esatto di proclamazione del Regno d'Italia, ricordavo la data, le vicende garibaldine e la breccia per la conquista di Roma e la data di "Roma capitale"; così quando ho letto che veniva proclamata festività nazionale il 17 marzo, mi sono documentato per capire perché proprio questa data e non un'altra.
E' straordinario constatare come coloro che sono stati eletti in parlamento manifestino di continuo una evidente ignoranza in ambito storico... e poi ci stupiamo se siamo condannati a ripetere gli errori del passato.
Comunque sia, nel bene e nel male, con le pezze provvisorie inamovibili ed eterne, col nostro vaudeville parlamentare e governativo e tutto quanto di buono e disfunzionale riusciamo a produrre siamo qua.
Tanti Auguri a noi e speriamo che la crisi del 150° anno sia provvisoria, ma quel provvisorio "provvisorio" e non "eterno" all'italiana insomma.
Giuseppe Verdi - "Nabucco"; "Va pensiero"
Le cinque giornate di Milano, che daranno il via al Risorgimento, avvengono nel 1848, i famosi moti del '48, e il tricolore italiano nasce a Reggio Emilia, Garibaldi è chiamato "eroe dei due mondi" perché ha combattuto sia da una parte che dall'altra dell'Atlantico; una cosa è certa, le date non sono un'opinione e leggere qualche libro di storia non ha mai ucciso nessuno.
Non ricordavo il giorno esatto di proclamazione del Regno d'Italia, ricordavo la data, le vicende garibaldine e la breccia per la conquista di Roma e la data di "Roma capitale"; così quando ho letto che veniva proclamata festività nazionale il 17 marzo, mi sono documentato per capire perché proprio questa data e non un'altra.
E' straordinario constatare come coloro che sono stati eletti in parlamento manifestino di continuo una evidente ignoranza in ambito storico... e poi ci stupiamo se siamo condannati a ripetere gli errori del passato.
Comunque sia, nel bene e nel male, con le pezze provvisorie inamovibili ed eterne, col nostro vaudeville parlamentare e governativo e tutto quanto di buono e disfunzionale riusciamo a produrre siamo qua.
Tanti Auguri a noi e speriamo che la crisi del 150° anno sia provvisoria, ma quel provvisorio "provvisorio" e non "eterno" all'italiana insomma.
Giuseppe Verdi - "Nabucco"; "Va pensiero"
mercoledì 16 marzo 2011
...quindi
Lunedì me ne vado in quel di Canegrate; 288km, andata e ritorno dal mio paesello, con Milano in mezzo.
Dovrò andare almeno tre giorni, e mi farò bastare tre giorni di rilievo, poi mi prenderò venerdì di ferie per riprendermi dalla tangenziale milanese. Teoricamente dovrei tirarmi a dietro anche "miss dormo in piedi", colei che ha poca dimestichezza col fazzoletto, ma cercherò di evitare anche questo dato che dovrei anche passarla a prendere.
Racconterò una storia:
C'era una volta un pittore, non proprio giovanissimo, anzi un poco stagionato, che per buona parte della sua vita professionali si è limitato a dare mani di vernice qui e là e a sistemare poche altre cose ma, pur essendo andato regolarmente a bottega, non ha mai avuto occasione, se non un'unica volta, di produrre qualcosa di significativo e di suo.
Un giorno lo chiamano per dipingere un trittico e gli chiedono di produrre esempi del lavoro svolto sino ad ora e questi, per poter avere il lavoro, fa ad elemosinare a un pittore suo amico esempi di lavori prodotti in modo da avere qualcosa, anche se non suo, da mostrare; non pago della figura barbina fatta con l'amico pittore, che comunque non brilla di suo, si mette pure a criticare quanto gli viene dato...
La morale della storia è: la fregatura si apposta dietro gli angoli pronta a fare lo sgambetto.
Dovrò andare almeno tre giorni, e mi farò bastare tre giorni di rilievo, poi mi prenderò venerdì di ferie per riprendermi dalla tangenziale milanese. Teoricamente dovrei tirarmi a dietro anche "miss dormo in piedi", colei che ha poca dimestichezza col fazzoletto, ma cercherò di evitare anche questo dato che dovrei anche passarla a prendere.
Racconterò una storia:
C'era una volta un pittore, non proprio giovanissimo, anzi un poco stagionato, che per buona parte della sua vita professionali si è limitato a dare mani di vernice qui e là e a sistemare poche altre cose ma, pur essendo andato regolarmente a bottega, non ha mai avuto occasione, se non un'unica volta, di produrre qualcosa di significativo e di suo.
Un giorno lo chiamano per dipingere un trittico e gli chiedono di produrre esempi del lavoro svolto sino ad ora e questi, per poter avere il lavoro, fa ad elemosinare a un pittore suo amico esempi di lavori prodotti in modo da avere qualcosa, anche se non suo, da mostrare; non pago della figura barbina fatta con l'amico pittore, che comunque non brilla di suo, si mette pure a criticare quanto gli viene dato...
La morale della storia è: la fregatura si apposta dietro gli angoli pronta a fare lo sgambetto.
martedì 15 marzo 2011
Non ho dimenticato il blog
...anche se, tutto sommato, un giorno di assenza difficilmente può essere definito "dimenticanza".
In questi giorni sono particolarmente preso dalle vicende giapponesi e quindi ho pochissima voglia di mettermi a scrivere facezie e inutilità, che compongono in massima parte questo blog, e quindi sono a corto di argomenti.
Potrei anche averne di argomenti, d'altronde non è difficile trovare spunti, ma proprio non mi va di scrivere.
Oggi ho avuto conferma che giovedì lavorerò; non per scarso spirito patriottico, ma per incombenza lavorativa rimanderò i festeggiamenti alla settimana ventura, so che l'Italia mi perdonerà se la festeggio con qualche giorno di ritardo.
Ho stampato tutte le 120 tavole e le svariate centinaia di pagine dei documenti relativi alla Scheda del Male e quindi presto la consegneremo; dubito fortemente che sia la volta buona, ma ci posso sperare.
In ultimo tra quindici giorni dovrò andare a fare un rilievo a Canegrate, paese nell'hinterland milanese, ed io detesto andare a Milano. La città in sé mi era anche piaciuta, ma dato che inizio ad avere mal di testa come entro in tangenziale cerco di evitare di andarvi... mah... si vedrà
In questi giorni sono particolarmente preso dalle vicende giapponesi e quindi ho pochissima voglia di mettermi a scrivere facezie e inutilità, che compongono in massima parte questo blog, e quindi sono a corto di argomenti.
Potrei anche averne di argomenti, d'altronde non è difficile trovare spunti, ma proprio non mi va di scrivere.
Oggi ho avuto conferma che giovedì lavorerò; non per scarso spirito patriottico, ma per incombenza lavorativa rimanderò i festeggiamenti alla settimana ventura, so che l'Italia mi perdonerà se la festeggio con qualche giorno di ritardo.
Ho stampato tutte le 120 tavole e le svariate centinaia di pagine dei documenti relativi alla Scheda del Male e quindi presto la consegneremo; dubito fortemente che sia la volta buona, ma ci posso sperare.
In ultimo tra quindici giorni dovrò andare a fare un rilievo a Canegrate, paese nell'hinterland milanese, ed io detesto andare a Milano. La città in sé mi era anche piaciuta, ma dato che inizio ad avere mal di testa come entro in tangenziale cerco di evitare di andarvi... mah... si vedrà
domenica 13 marzo 2011
"Gunahon ka devta" 1967
Che fare in una giornata bigia di pioggia per non stare a pensare troppo, e quindi deprimersi, agli eventi del Sol Levante?
O rivolgersi a una forza più grande di noi, da scegliere tra Dio e Star Trek, tanto per citare "The big bang theory" oppure affidarsi anche alla fornita dvd teca alla ricerca di qualcosa che risollevi il morale.
Dopo un inizio all'insegna del minimalismo e dell'avant-garde, ho fermamente preso la via dell'India ascoltando questo e questo e, una volta entrato nella giusta disposizione di spirito ho deciso di vedere "Gunahon ka devta"; film indiano del 1967.
Come ha fatto ad arrivare nella mia dvdteca un film in hindi vagamente sottotitolato? Dovete sapere che in India il cinema è molto importante e in tutti i film ch'io conosco, prodotti nel subcontinente, si canta; tant'è che molte pellicole sono individuate tramite alcune canzoni in essi contenute. Agli attori è richiesta prestanza fisica, capacità recitative e bellezza poiché per il cantato vengono doppiati da cantanti professionisti. Tra le voci femminili, per lungo tempo, fu rilevante Lata Mangeskhar (spero di aver scritto correttamente il suo nome... non ricordo mai dove cade la "h" nella traslitterazione dal sistema devangari a quello latino).
La Sig.ra Mangeskhar ha dato voce a moltissime eroine dei film e "gunahon ka devta" non fa differenza. Non so esattamente per quale misterioso motivo, ma ho ricordi ben precisi, forse coevi al primo film di Kurosawa ("Ran") ch'io abbia mai visto, di alcune scene tratte da questo film.
Evidentemente devo aver ammorbato una mia amica con queste notizie, e altre molto probabilmente non volute, riguardo questa pellicola per cui mi ha regalato un dvd, in hindi con sottotitoli in inglese, con due grandi classici indiani e "guhanon ka devta" è uno di questi.
La prima cosa che colpisce di queste pellicole è la gestualità e le movenze assolutamente eccessive per noi, così come colpisce il fatto che gli attori inizino, nel bezzo i una scena, a cantare immersi in una scenografia che coinvolge almeno altre tre o quattro persone; a volte l'intera popolazione della cittadina nella quale la pellicola è ambientata.
Quel che poi colpisce è l'eccesso; di colori, nella scenografia... in tutto; del resto la cultura indiana non può certo andare a braccetto con il concetto di "minimalismo".
Come molti altri mi sono sempre limitato all'aspetto di superficie, che è, ai nostri occhi quello più comico, ma dopo aver visto un'ora e venti circa di pellicola, ne ho ancora un'ora e dieci di residuo da guardare, ho capito alcune cose che avrei potuto cogliere solo con un bagaglio culturale un po' più vario. Devo dire grazie alla filmografia di Alla Nazimova e a una recente incursione nel film muto degli anni'20. Gli sguardi, le movenze, le coreografie sontuose, l'eccesso è il medesimo dei film di quegli anni; negli anni '20 erano necessari perché l'assenza di voce impediva agli spettatori di immedesimarsi con quello che accadeva sulla scena e l'opulenza offriva allo spettatore l'immagine di un mondo idealizzato dove l'azione aveva luogo.
L'operazione del film indiano è una commistione di elementi derivanti dal cinema muto, insieme a una dose di realismo, sovrapposto all'uso di caratteri ben definiti come era nel teatro greco ove si usavano le maschere; mi riferisco al teatro greco perché ignoro la tradizione, che senz'altro esiste ed è viva e robusta, e la storia del teatro in India... per fortuna non sono onniscente.
Si tratta, per lo meno per quelle pellicole delle quali ricordo di aver letto, o di averne visto spezzoni in rete, della ricerca della felicità in terra, o in questa reincarnazione che mi pare più appropriato al contesto, non ostante mille avversità e del fatto che essere felici è possibile.
Potrebbe anche sembrare un concetto di facile veicolazione e che punti a tenere la popolazione soggiogata a un determinato sistema sociale;può darsi, ma d'altronde, ricordo, che chi crede che questa sia "una valle di lacrime" non è la loro cultura.
Sono curioso di vedere come andrà a finire il film, anche se ovviamente so già come finirà, ma tre ore di film filate sono decisamente troppe, per fortuna che la pellicola ha un'età e non l'hanno girata in 3D...
Ho scoperto che ne esiste, forse, anche un rifacimento moderno, o che per lo meno ha il medesimo titolo, e uno degli anni '80 che viene classificato come "action movie", e da quanto ho capito la serie televisiva iniziata l'hanno scorso, perché di questo si tratta e si intitola sempre "gunahon ka devta", potrebbe essere una commistione delle due pellicole...oppure il film del '67, al momento mi pare più probabile, nulla ha a che fare con questa serie. Ho anche cercato la serie televisiva on line in streaming e l'ho anche trovata e guardate due puntate ma, ahimé, la serie televisiva è, giustamente, recitata in hindi e non c'è manco un sottotitolo minuto in inglese.
L'hindi non lo parlo e manco lo capisco.
O rivolgersi a una forza più grande di noi, da scegliere tra Dio e Star Trek, tanto per citare "The big bang theory" oppure affidarsi anche alla fornita dvd teca alla ricerca di qualcosa che risollevi il morale.
Dopo un inizio all'insegna del minimalismo e dell'avant-garde, ho fermamente preso la via dell'India ascoltando questo e questo e, una volta entrato nella giusta disposizione di spirito ho deciso di vedere "Gunahon ka devta"; film indiano del 1967.
Come ha fatto ad arrivare nella mia dvdteca un film in hindi vagamente sottotitolato? Dovete sapere che in India il cinema è molto importante e in tutti i film ch'io conosco, prodotti nel subcontinente, si canta; tant'è che molte pellicole sono individuate tramite alcune canzoni in essi contenute. Agli attori è richiesta prestanza fisica, capacità recitative e bellezza poiché per il cantato vengono doppiati da cantanti professionisti. Tra le voci femminili, per lungo tempo, fu rilevante Lata Mangeskhar (spero di aver scritto correttamente il suo nome... non ricordo mai dove cade la "h" nella traslitterazione dal sistema devangari a quello latino).
La Sig.ra Mangeskhar ha dato voce a moltissime eroine dei film e "gunahon ka devta" non fa differenza. Non so esattamente per quale misterioso motivo, ma ho ricordi ben precisi, forse coevi al primo film di Kurosawa ("Ran") ch'io abbia mai visto, di alcune scene tratte da questo film.
Evidentemente devo aver ammorbato una mia amica con queste notizie, e altre molto probabilmente non volute, riguardo questa pellicola per cui mi ha regalato un dvd, in hindi con sottotitoli in inglese, con due grandi classici indiani e "guhanon ka devta" è uno di questi.
La prima cosa che colpisce di queste pellicole è la gestualità e le movenze assolutamente eccessive per noi, così come colpisce il fatto che gli attori inizino, nel bezzo i una scena, a cantare immersi in una scenografia che coinvolge almeno altre tre o quattro persone; a volte l'intera popolazione della cittadina nella quale la pellicola è ambientata.
Quel che poi colpisce è l'eccesso; di colori, nella scenografia... in tutto; del resto la cultura indiana non può certo andare a braccetto con il concetto di "minimalismo".
Come molti altri mi sono sempre limitato all'aspetto di superficie, che è, ai nostri occhi quello più comico, ma dopo aver visto un'ora e venti circa di pellicola, ne ho ancora un'ora e dieci di residuo da guardare, ho capito alcune cose che avrei potuto cogliere solo con un bagaglio culturale un po' più vario. Devo dire grazie alla filmografia di Alla Nazimova e a una recente incursione nel film muto degli anni'20. Gli sguardi, le movenze, le coreografie sontuose, l'eccesso è il medesimo dei film di quegli anni; negli anni '20 erano necessari perché l'assenza di voce impediva agli spettatori di immedesimarsi con quello che accadeva sulla scena e l'opulenza offriva allo spettatore l'immagine di un mondo idealizzato dove l'azione aveva luogo.
L'operazione del film indiano è una commistione di elementi derivanti dal cinema muto, insieme a una dose di realismo, sovrapposto all'uso di caratteri ben definiti come era nel teatro greco ove si usavano le maschere; mi riferisco al teatro greco perché ignoro la tradizione, che senz'altro esiste ed è viva e robusta, e la storia del teatro in India... per fortuna non sono onniscente.
Si tratta, per lo meno per quelle pellicole delle quali ricordo di aver letto, o di averne visto spezzoni in rete, della ricerca della felicità in terra, o in questa reincarnazione che mi pare più appropriato al contesto, non ostante mille avversità e del fatto che essere felici è possibile.
Potrebbe anche sembrare un concetto di facile veicolazione e che punti a tenere la popolazione soggiogata a un determinato sistema sociale;può darsi, ma d'altronde, ricordo, che chi crede che questa sia "una valle di lacrime" non è la loro cultura.
Sono curioso di vedere come andrà a finire il film, anche se ovviamente so già come finirà, ma tre ore di film filate sono decisamente troppe, per fortuna che la pellicola ha un'età e non l'hanno girata in 3D...
Ho scoperto che ne esiste, forse, anche un rifacimento moderno, o che per lo meno ha il medesimo titolo, e uno degli anni '80 che viene classificato come "action movie", e da quanto ho capito la serie televisiva iniziata l'hanno scorso, perché di questo si tratta e si intitola sempre "gunahon ka devta", potrebbe essere una commistione delle due pellicole...oppure il film del '67, al momento mi pare più probabile, nulla ha a che fare con questa serie. Ho anche cercato la serie televisiva on line in streaming e l'ho anche trovata e guardate due puntate ma, ahimé, la serie televisiva è, giustamente, recitata in hindi e non c'è manco un sottotitolo minuto in inglese.
L'hindi non lo parlo e manco lo capisco.
venerdì 11 marzo 2011
Devastato
Avrei voluto parlare di alcune cose, molte delle quali assolutamente inutili, ma al momento sono devastato dalle notizie che arrivano da GIappone.
Ne ho letto oggi pomeriggio, non ricordo a che ora, e non posso fare altro che pensare a quanto avvenuto e a quanto potrà avvenire... sono ammutolito.
Neppure la notizia degli abusi edilizi del Comune di Roma mi ha dato motivo di parlare; in fondo facciamo pena e non vi sono miglioramenti in vista, nè a medio nè a lungo termine.
Ciò che avvenuto nel Sol Levante è qualcosa di inimmaginabile...
Ne ho letto oggi pomeriggio, non ricordo a che ora, e non posso fare altro che pensare a quanto avvenuto e a quanto potrà avvenire... sono ammutolito.
Neppure la notizia degli abusi edilizi del Comune di Roma mi ha dato motivo di parlare; in fondo facciamo pena e non vi sono miglioramenti in vista, nè a medio nè a lungo termine.
Ciò che avvenuto nel Sol Levante è qualcosa di inimmaginabile...
giovedì 10 marzo 2011
Padawan, facezie...
Oggi sono andato a lavorare, in realtà sarei dovuto stare a casa perché ho ancora la febbre, ma le scadenza incombono, il Capo parte presto e quindi mi sono dopato di aspirina; ho in corpo tanto di quell'acido acetilsalicilico che potrei iniziare, a giorni, la sintesi clorofilliana.
Non ostante le dosi, entro i limiti della posologia, di aspirina ho però deciso di far saltare l'appuntamento di venerdì sera e me ne dispiace assai; anche qualora non avessi febbre domani, dovrei comunque evitare di prendere freddo.
Sabato è ancora, ahimè, in forse... d'altronde vorrei evitare di trascinarmi questa febbre sino alle calende greche.
Dato che sono andato in produzione ho potuto incontrare il giovane Padawan: pare incredibile ma è proprio bravo. Veloce, preciso, non ostante alcune sviste più che normali, insomma sono favorevolmente colpito.
Pensare che ho sempre avuto una pessima opinione dei soggetti che escono dalle scuole per "geometri". Abbiamo anche provato ad indagare se magari ha qualche insegnante più valido, ma ha gli li stessi che hanno avuto la maggior parte dei nostri inutili stagisti; è proprio lui che è bravo.
Ultimamente guardo più televisione, mio malgrado, del solito e sono inciampato nella pubblicità di una nota rete telefonica. La pubblicità in questione è quella con Bova, la Mannino e un'altra, seduta al tavolo con loro due, che dovrebbe essere la bella di turno. Non è una brutta donna, intendiamoci,ma ha un paio di Zodiac imbarazzanti appiccicati al posto delle labbra. Posso capire la voglia, o la necessità, di farsi qualche piccolo ritocco qui e là per stare meglio con sé stessi, ma deve esserci la consapevolezza che non si può andare in giro con due gommoni sulla faccia e pretendere che nessuno lo trovi, per lo meno, innaturale.
Sono comunque convinto che debba essere rintracciabile, senza l'esame del DNA, l'appartenenza alla specie umana.
Poi ci sono casi come Vento e la Cosa per i quali si spera, e almeno in un caso è certo, di parlare di vicoli ciechi evolutivi, o involutivi; ma ridursi volontariamente in modo tale da perdere completamente le proporzioni è, a mio avviso, qualcosa di malato.
Non ostante le dosi, entro i limiti della posologia, di aspirina ho però deciso di far saltare l'appuntamento di venerdì sera e me ne dispiace assai; anche qualora non avessi febbre domani, dovrei comunque evitare di prendere freddo.
Sabato è ancora, ahimè, in forse... d'altronde vorrei evitare di trascinarmi questa febbre sino alle calende greche.
Dato che sono andato in produzione ho potuto incontrare il giovane Padawan: pare incredibile ma è proprio bravo. Veloce, preciso, non ostante alcune sviste più che normali, insomma sono favorevolmente colpito.
Pensare che ho sempre avuto una pessima opinione dei soggetti che escono dalle scuole per "geometri". Abbiamo anche provato ad indagare se magari ha qualche insegnante più valido, ma ha gli li stessi che hanno avuto la maggior parte dei nostri inutili stagisti; è proprio lui che è bravo.
Ultimamente guardo più televisione, mio malgrado, del solito e sono inciampato nella pubblicità di una nota rete telefonica. La pubblicità in questione è quella con Bova, la Mannino e un'altra, seduta al tavolo con loro due, che dovrebbe essere la bella di turno. Non è una brutta donna, intendiamoci,ma ha un paio di Zodiac imbarazzanti appiccicati al posto delle labbra. Posso capire la voglia, o la necessità, di farsi qualche piccolo ritocco qui e là per stare meglio con sé stessi, ma deve esserci la consapevolezza che non si può andare in giro con due gommoni sulla faccia e pretendere che nessuno lo trovi, per lo meno, innaturale.
Sono comunque convinto che debba essere rintracciabile, senza l'esame del DNA, l'appartenenza alla specie umana.
Poi ci sono casi come Vento e la Cosa per i quali si spera, e almeno in un caso è certo, di parlare di vicoli ciechi evolutivi, o involutivi; ma ridursi volontariamente in modo tale da perdere completamente le proporzioni è, a mio avviso, qualcosa di malato.
mercoledì 9 marzo 2011
Malato 2
Orbene domani torno in produzione.
Teoricamente avrei ancora qualche linea di febbre, ma grazie all'aspirina sono tornato alla mia temperatura corporea normale e il raffreddore, grazie ai "fumetti" con un olio svizzero alle erbe, è quasi del tutto debellato.
Avevo comunque in programma di tornare giovedì, anche perché devo portare al Capo la fattura e farmi pagare il mese scorso, perché alcuni giorni di assenza sono sufficienti e perché a casa, pur leggendo a tutto spiano, ma non potendo uscire va a finire che mi deprimo.
E' vero che anche in studio sarei comunque obbligato a restare alla scrivania...
Il fatto però di non aver debellato la febbre mi impone di restare a casa alla sera e di non prendere freddo, così mi salta l'appuntamento di venerdì sera.
In questi giorni ho ripreso a leggere i libri di Guareschi; il volume che ho io è la versione che raccoglie tutte e cinque i romanzi e sinora ho letto i primi due e al momento sono a metà de terzo. E' da un po' che ci sono a dietro, ma preferisco non leggerli tutti di seguito e inframmezzarli con molti altri volumi.
Teoricamente avrei ancora qualche linea di febbre, ma grazie all'aspirina sono tornato alla mia temperatura corporea normale e il raffreddore, grazie ai "fumetti" con un olio svizzero alle erbe, è quasi del tutto debellato.
Avevo comunque in programma di tornare giovedì, anche perché devo portare al Capo la fattura e farmi pagare il mese scorso, perché alcuni giorni di assenza sono sufficienti e perché a casa, pur leggendo a tutto spiano, ma non potendo uscire va a finire che mi deprimo.
E' vero che anche in studio sarei comunque obbligato a restare alla scrivania...
Il fatto però di non aver debellato la febbre mi impone di restare a casa alla sera e di non prendere freddo, così mi salta l'appuntamento di venerdì sera.
In questi giorni ho ripreso a leggere i libri di Guareschi; il volume che ho io è la versione che raccoglie tutte e cinque i romanzi e sinora ho letto i primi due e al momento sono a metà de terzo. E' da un po' che ci sono a dietro, ma preferisco non leggerli tutti di seguito e inframmezzarli con molti altri volumi.
martedì 8 marzo 2011
"C'era una volta la DDR"
Dato che sono a casa malato, anche se spero domani di andare a lavorare anche perché devo fare la fattura :asd:, ho potuto finire questo libro: "C'era una volta la DDR" di Anna Funder.
In due giorni ho macinato 244 pagine circa.
Il libro raccoglie le testimonianze di gente comune e agenti della Stasi che hanno vissuto nella parabola storica della DDR. Non credo che sia possibile capire, per chi non l'ha vissuto, cosa questo significhi. Secondo alcune stime ufficiose, tra spie e collaborazionisti, la Stasi vantava un agente ogni 6,5 abitanti e si preoccupavano di catalogare e scrivere ogni singola minuzia della vita delle persone, anche se queste non erano neppure contrarie al regime...
C'era un meccanismo perverso per cui chi veniva sorvegliato era da considerarsi "nemico" anche se era indifferente al regime; la sorveglianza generava la dicitura "nemico".
Una macchina mostruosa che funzionava in base alla collaborazione, spesso forzata, di cittadini che per preservare i propri cari collaboravano con la Stasi; anche se non sono mancati volenterosi delatori.
Il libro raccoglie le testimonianze, nella forma di un diario più che di un saggio, di alcune persone comuni, o agenti Stasi per nulla pentiti, che si sono ritrovati presi dall'ingranaggio; un viaggio surreale e terrificante.
Devo dire che mi ha profondamente colpito.
La Stasi archiviava e catalogava tutto, per cui i suoi archivi erano divenuti qualcosa di enorme e vennero fatti a pezzi, in modo molto meticoloso, quando ormai era chiaro che la DDR era finita. Distrussero gli archivi ma ne conservarono l'ordine, così è possibile ricostruire quei documenti. Dal libro della Funder sappiamo che a Zindorf c'è un gruppo di persone addette alla ricostruzione degli archivi, si potrebbe usare un software ma pare che il costo sia molto alto, che impiegheranno qualcosa come 375 anni per completare il lavoro. Migliaia di persone non sapranno mai perché non hanno trovato un lavoro, che fine hanno fatto i loro cari, o perché la loro vita è stata indagata in modo così scrupoloso da non lasciare nulla di privato.
Un'ottima lettura.
Ho bisogno di leggere qualcosa di diverso ora...
In due giorni ho macinato 244 pagine circa.
Il libro raccoglie le testimonianze di gente comune e agenti della Stasi che hanno vissuto nella parabola storica della DDR. Non credo che sia possibile capire, per chi non l'ha vissuto, cosa questo significhi. Secondo alcune stime ufficiose, tra spie e collaborazionisti, la Stasi vantava un agente ogni 6,5 abitanti e si preoccupavano di catalogare e scrivere ogni singola minuzia della vita delle persone, anche se queste non erano neppure contrarie al regime...
C'era un meccanismo perverso per cui chi veniva sorvegliato era da considerarsi "nemico" anche se era indifferente al regime; la sorveglianza generava la dicitura "nemico".
Una macchina mostruosa che funzionava in base alla collaborazione, spesso forzata, di cittadini che per preservare i propri cari collaboravano con la Stasi; anche se non sono mancati volenterosi delatori.
Il libro raccoglie le testimonianze, nella forma di un diario più che di un saggio, di alcune persone comuni, o agenti Stasi per nulla pentiti, che si sono ritrovati presi dall'ingranaggio; un viaggio surreale e terrificante.
Devo dire che mi ha profondamente colpito.
La Stasi archiviava e catalogava tutto, per cui i suoi archivi erano divenuti qualcosa di enorme e vennero fatti a pezzi, in modo molto meticoloso, quando ormai era chiaro che la DDR era finita. Distrussero gli archivi ma ne conservarono l'ordine, così è possibile ricostruire quei documenti. Dal libro della Funder sappiamo che a Zindorf c'è un gruppo di persone addette alla ricostruzione degli archivi, si potrebbe usare un software ma pare che il costo sia molto alto, che impiegheranno qualcosa come 375 anni per completare il lavoro. Migliaia di persone non sapranno mai perché non hanno trovato un lavoro, che fine hanno fatto i loro cari, o perché la loro vita è stata indagata in modo così scrupoloso da non lasciare nulla di privato.
Un'ottima lettura.
Ho bisogno di leggere qualcosa di diverso ora...
lunedì 7 marzo 2011
Malato
Ebbene; capita, una volta l'anno circa, ch'io m'ammali. E' un evento raro perché in genere, mal di testa a parte, godo di buona salute, ma il raffreddore e la febbre sono ancora con me a farmi compagnia.
Sto andando avanti con spremute, aspirina e dormite; mangio poco perché ho poca, o nessuna, fame e la nausea mi impedisce di nutrirmi.
Al momento respiro, ho mal di testa e sono assediato dalla nausea; l'aspetto positivo è che una volta che mi sarò ristabilito potrei, addirittura, aver perso ben mezzo chilo :asd:
Sto leggendo, da ieri ma sono già a metà e domani, dato che resto a casa, lo finirò, "C'era una volta la DDR"; è un libro decisamente disturbante, narra, attraverso persone comuni, la vita normale nella Germania dell'Est e del ruolo della Stasi in essa. Devo dire che non è una lettura facile, non ostante sia scritto bene e assolutamente in modo scorrevole, la partecipazione emotiva alle umane vicende rende la lettura sofferente; una sofferenza, minima rispetto a quella patita dai protagonisti, a mio avviso necessaria.
Sto andando avanti con spremute, aspirina e dormite; mangio poco perché ho poca, o nessuna, fame e la nausea mi impedisce di nutrirmi.
Al momento respiro, ho mal di testa e sono assediato dalla nausea; l'aspetto positivo è che una volta che mi sarò ristabilito potrei, addirittura, aver perso ben mezzo chilo :asd:
Sto leggendo, da ieri ma sono già a metà e domani, dato che resto a casa, lo finirò, "C'era una volta la DDR"; è un libro decisamente disturbante, narra, attraverso persone comuni, la vita normale nella Germania dell'Est e del ruolo della Stasi in essa. Devo dire che non è una lettura facile, non ostante sia scritto bene e assolutamente in modo scorrevole, la partecipazione emotiva alle umane vicende rende la lettura sofferente; una sofferenza, minima rispetto a quella patita dai protagonisti, a mio avviso necessaria.
domenica 6 marzo 2011
Visite inattese e... appendice alla vacanza dell'anno scorso
Ieri sera ho avuto una piacevole visita che ho voluto condividere con tutti i presenti e che, per questo mi ringrazieranno assai; mi è venuto a trovare il Raffreddore e si è portato un esercito di muco.
Il tutto è iniziato venerdì sera; sono stato poco bene, sono divenuto irritabilissimo e giunto a casa, dopo una cena frugale, mi sono buttato a letto e, dopo undici ore circa di sonno, mi sono svegliato alle sette di sabato mattina. Pensavo di stare bene, ma ho passato la mattina ad avere i brividi e così, con una aspirina in corpo, sono uscito ugualmente. Stanotte il Raffreddore è esploso in tutto il suo mucoso splendore saturandomi entrambe le nari e impedendomi di respirare. Stamane ho già fatto i suffimigi, che a casa mia vengono chiamati, dalla notte dei tempi quando la Berta filava, "fumetti". Attualmente riesco anche a respirare, ma avendo dormito poco mi sento i neuroni affogati in una sostanza vischiosa che impedisce loro di funzionare; secerno muco insomma.
Che detesto il raffreddore sono sicuro di averlo già detto; non è un ospite particolarmente gradito e se si levasse dal c... dai piedi, sarebbe molto carino e perciò mi doperò per scacciarlo dalle mie vie aree e tornare a respirare.
Narici libere!!!
Ieri, dopo aver riletto, nei giorni scorsi, i miei post sulle vacanze in Scozia dell'anno scoro, si... mi rileggo ogni tanto così mi ricordo di cosa ho parlato, mi è venuto in mente che non ho parlato di un interessante aneddoto capitatomi con il valido Brit Rail Pass.
L'ho comprato on line, validità quindici giorni, con valenza dal 07/08/2010 al 02/02/2011; cioè in questo arco di tempo avrei potuto utilizzarlo per quindici giorni consecutivamente. Il primo giorno a Prestwick mi sono recato in stazione e ho mostrato il mio pass alla donzella addetta che ha segnato a mano la validità effettiva, cioè dal 07/08/2010 al 22/08/2010 e vi ha posto il timbro con la data odierna e il nome della stazione. In partenza da Aberdeen, credo, una donzella al gates dei binari mi ha poi fermato perché si era accorta di qualcosa di irregolare: la data apposta con timbro a Prestwick era quella del 05/08/2010 e non il 07/08/2010.
Ho cercato di farle capire che era chiaramente un errore perché non potevo essere in possesso di un biglietto valido dal 07/08/2011, come riportato dalla dicitura stampata e dalla scritta a mano compilata dalla donzella a Prestwick, ma con una data apposta alla stazione di Prestwick che recitava 05/08/2010; io ero arrivato la notte del 6 e avrei potuto farle vedere anche il biglietto aereo... era palesemente un errore; a Prestwick si erano dimenticati di aggiornare il timbro con la data. La donzella ad Aberdeen era molto perplessa e dato che io insistevo nel cercare di spiegarle l'acqua calda, essendo lei molto giovane e probabilmente ritenendo di non avere abbastanza autorità per dirimere la questione, ha chiamato una sua collega con più esperienza.
La collega ha guardato il biglietto e mi ha detto che esso non era valido e così io ho ripetuto di nuovo la manfrina dell'errore e la questione delle date, sino a quando questa si è messa a ridere e mi ha chiesto scusa; avendo capito la logica delle mie rimostranze e avendo capito che era un errore mi ha indicato una soluzione rapida e indolore e tutto è finito a tarallucci e vino... si fa per dire :asd:
Tutto questo episodio ha impiegato circa dieci minuti di conversazione in inglese; sono stato molto fiero di me di essere riuscito a farmi capire e di aver spiegato con successo, in completa autonomia, le mie ragioni.
Mi ha comunque colpito il fatto che queste addette abbiano sinceramente cercato di capire la situazione e di venirmi incontro; non è così scontato che accada.
Il tutto è iniziato venerdì sera; sono stato poco bene, sono divenuto irritabilissimo e giunto a casa, dopo una cena frugale, mi sono buttato a letto e, dopo undici ore circa di sonno, mi sono svegliato alle sette di sabato mattina. Pensavo di stare bene, ma ho passato la mattina ad avere i brividi e così, con una aspirina in corpo, sono uscito ugualmente. Stanotte il Raffreddore è esploso in tutto il suo mucoso splendore saturandomi entrambe le nari e impedendomi di respirare. Stamane ho già fatto i suffimigi, che a casa mia vengono chiamati, dalla notte dei tempi quando la Berta filava, "fumetti". Attualmente riesco anche a respirare, ma avendo dormito poco mi sento i neuroni affogati in una sostanza vischiosa che impedisce loro di funzionare; secerno muco insomma.
Che detesto il raffreddore sono sicuro di averlo già detto; non è un ospite particolarmente gradito e se si levasse dal c... dai piedi, sarebbe molto carino e perciò mi doperò per scacciarlo dalle mie vie aree e tornare a respirare.
Narici libere!!!
Ieri, dopo aver riletto, nei giorni scorsi, i miei post sulle vacanze in Scozia dell'anno scoro, si... mi rileggo ogni tanto così mi ricordo di cosa ho parlato, mi è venuto in mente che non ho parlato di un interessante aneddoto capitatomi con il valido Brit Rail Pass.
L'ho comprato on line, validità quindici giorni, con valenza dal 07/08/2010 al 02/02/2011; cioè in questo arco di tempo avrei potuto utilizzarlo per quindici giorni consecutivamente. Il primo giorno a Prestwick mi sono recato in stazione e ho mostrato il mio pass alla donzella addetta che ha segnato a mano la validità effettiva, cioè dal 07/08/2010 al 22/08/2010 e vi ha posto il timbro con la data odierna e il nome della stazione. In partenza da Aberdeen, credo, una donzella al gates dei binari mi ha poi fermato perché si era accorta di qualcosa di irregolare: la data apposta con timbro a Prestwick era quella del 05/08/2010 e non il 07/08/2010.
Ho cercato di farle capire che era chiaramente un errore perché non potevo essere in possesso di un biglietto valido dal 07/08/2011, come riportato dalla dicitura stampata e dalla scritta a mano compilata dalla donzella a Prestwick, ma con una data apposta alla stazione di Prestwick che recitava 05/08/2010; io ero arrivato la notte del 6 e avrei potuto farle vedere anche il biglietto aereo... era palesemente un errore; a Prestwick si erano dimenticati di aggiornare il timbro con la data. La donzella ad Aberdeen era molto perplessa e dato che io insistevo nel cercare di spiegarle l'acqua calda, essendo lei molto giovane e probabilmente ritenendo di non avere abbastanza autorità per dirimere la questione, ha chiamato una sua collega con più esperienza.
La collega ha guardato il biglietto e mi ha detto che esso non era valido e così io ho ripetuto di nuovo la manfrina dell'errore e la questione delle date, sino a quando questa si è messa a ridere e mi ha chiesto scusa; avendo capito la logica delle mie rimostranze e avendo capito che era un errore mi ha indicato una soluzione rapida e indolore e tutto è finito a tarallucci e vino... si fa per dire :asd:
Tutto questo episodio ha impiegato circa dieci minuti di conversazione in inglese; sono stato molto fiero di me di essere riuscito a farmi capire e di aver spiegato con successo, in completa autonomia, le mie ragioni.
Mi ha comunque colpito il fatto che queste addette abbiano sinceramente cercato di capire la situazione e di venirmi incontro; non è così scontato che accada.
giovedì 3 marzo 2011
...ma va per asprelle!!!
Adesso mi lamento:
1) se ti dico, ripetutamente e più volte al giorno, che la stampante ha delle necessità, perché non mi stai a sentire? Abbiamo una stampante umorale; deve sempre essere rifornita di fogli, ma non deve averne troppi. Se è senza fogli si blocca e bisogna annullare la stampa e resettare la stampante e se ha troppi fogli è capace di prenderseli tutti in una volta; è un caso "meccanico", ma l'abbiamo, stampa e bastano pochi accorgimenti per farla lavorare a modo.
Io non sono ancora dotato di vista a raggi X e non vedo attraverso monitor, torrette pc e altro, perciò non posso sapere se la stampante ha o meno la carta; lo devi fare tu e te l'ho ripetuto... perché quindi la stampante è sempre senza carta???
2)... e soffiatelo sto naso! Miseria ladra! Non siamo in Giappone dove è tabù soffiarsi il naso in pubblico...
3) ma è possibile che bisogna sempre fornirti la pappa pronta? Dio solo sa quante caspita di volte ti ho mandato quei file del ca... cavolo! Guardaci prima di frantumarmi le p... gli zebedei! Ho troppe cose da fare per fare da badante a te!
4) che te frega se nella tua relazione c'è o meno qualcosa che interessa a quell'ente? T'ho detto che la vogliono vedere; punto. Non tenermi al telefono mezz'ora... non lo so perché la vogliono vedere e manco me ne importa. Se vogliono della documentazione io la fornisco, fosse anche il pedigree del carasside domestico.
5)... e metticene tre di punti di sospensione! che t'ha fatto il terzo punto? sterminato la famiglia? oppure pensi che in cinquanta stiano meglio?
... per oggi direi basta, ma domani potrei averne altre; è incredibile come riesca a mantenermi moderatamente urbano non ostante abbia a che fare quotidianamente con frantuma-zebedei-indormenti certificati.
Pazienza... pazienza... pazienza...
1) se ti dico, ripetutamente e più volte al giorno, che la stampante ha delle necessità, perché non mi stai a sentire? Abbiamo una stampante umorale; deve sempre essere rifornita di fogli, ma non deve averne troppi. Se è senza fogli si blocca e bisogna annullare la stampa e resettare la stampante e se ha troppi fogli è capace di prenderseli tutti in una volta; è un caso "meccanico", ma l'abbiamo, stampa e bastano pochi accorgimenti per farla lavorare a modo.
Io non sono ancora dotato di vista a raggi X e non vedo attraverso monitor, torrette pc e altro, perciò non posso sapere se la stampante ha o meno la carta; lo devi fare tu e te l'ho ripetuto... perché quindi la stampante è sempre senza carta???
2)... e soffiatelo sto naso! Miseria ladra! Non siamo in Giappone dove è tabù soffiarsi il naso in pubblico...
3) ma è possibile che bisogna sempre fornirti la pappa pronta? Dio solo sa quante caspita di volte ti ho mandato quei file del ca... cavolo! Guardaci prima di frantumarmi le p... gli zebedei! Ho troppe cose da fare per fare da badante a te!
4) che te frega se nella tua relazione c'è o meno qualcosa che interessa a quell'ente? T'ho detto che la vogliono vedere; punto. Non tenermi al telefono mezz'ora... non lo so perché la vogliono vedere e manco me ne importa. Se vogliono della documentazione io la fornisco, fosse anche il pedigree del carasside domestico.
5)... e metticene tre di punti di sospensione! che t'ha fatto il terzo punto? sterminato la famiglia? oppure pensi che in cinquanta stiano meglio?
... per oggi direi basta, ma domani potrei averne altre; è incredibile come riesca a mantenermi moderatamente urbano non ostante abbia a che fare quotidianamente con frantuma-zebedei-indormenti certificati.
Pazienza... pazienza... pazienza...
mercoledì 2 marzo 2011
Progresso e altro
Orbene; sono quasi in fondo ai documenti della Scheda del Male.
Mentre i disegni sono stati ultimati a inizio settimana, i documenti richiedono un poco più tempo e, sovente, devo anche tornare sui disegni a mettere a posto alcune cose; attualmente pare, devo sentire il Comune, domani ch'io debba solo rinumerare un documento prima di cimentarmi nella messa in ordine di documentazione catastale e atti di proprietà.
So che a voi, miei manzoniani lettori, vi interessano queste notizie almeno quanto le novità sulle acconciature per carassidi, ma portate pazienza.
Di sicuro come termino la Scheda del Male e sono sicuro che non si ripresenteranno altre, immaginifiche, teste mi regalerò qualcosa; fosse anche una dormita epica.
Mi è stato comunicato che da domani avremo in studio un altro Giovane Padawan; già abbiamo una donzella che funge da segretaria del capo, adesso anche il Padawan... iniziamo ad essere un po' affollati qui dentro.
Al momento non so ancora cosa fargli fare, anche se, per fortuna, mi avanza un pc in coabitazione da fargli usare, sebbene il monitor, porello, faccia quello che può. Purtroppo per lui presto la Scheda del Male sarà mandata in stampa e questo vuol dire: taglio e piega di una ventina di tavole, in sestuplice copia, grosse come tovaglie e fotocopie, sei per ogni documento, di altrettanti e corposi documenti; sarà un inizio traumatico all'insegna della bassa manovalanza, anche se spero di potergli poi far disegnare qualcosa, in modo che apprenda qualcosa di diverso e di utile.
Lo stage, sebbene fatto tramite la scuola superiore, dovrebbe essere una esperienza formativa; mi dispiace relegarli nell'archivio 'sti poveretti. Nel corso del tempo ricordo almeno due giovani padawan: uno tutto sommato sveglio ma con pochissima voglia di lavorare e un'altra affetta da una forma di morfeite acuta... dormiva in piedi che era una bellezza; poi ci fu Vento, ma preferisco dimenticarmene :asd:
Vado; devo ordinare la documentazione catastale chè poi domani mi aspettano gli atti...
Mentre i disegni sono stati ultimati a inizio settimana, i documenti richiedono un poco più tempo e, sovente, devo anche tornare sui disegni a mettere a posto alcune cose; attualmente pare, devo sentire il Comune, domani ch'io debba solo rinumerare un documento prima di cimentarmi nella messa in ordine di documentazione catastale e atti di proprietà.
So che a voi, miei manzoniani lettori, vi interessano queste notizie almeno quanto le novità sulle acconciature per carassidi, ma portate pazienza.
Di sicuro come termino la Scheda del Male e sono sicuro che non si ripresenteranno altre, immaginifiche, teste mi regalerò qualcosa; fosse anche una dormita epica.
Mi è stato comunicato che da domani avremo in studio un altro Giovane Padawan; già abbiamo una donzella che funge da segretaria del capo, adesso anche il Padawan... iniziamo ad essere un po' affollati qui dentro.
Al momento non so ancora cosa fargli fare, anche se, per fortuna, mi avanza un pc in coabitazione da fargli usare, sebbene il monitor, porello, faccia quello che può. Purtroppo per lui presto la Scheda del Male sarà mandata in stampa e questo vuol dire: taglio e piega di una ventina di tavole, in sestuplice copia, grosse come tovaglie e fotocopie, sei per ogni documento, di altrettanti e corposi documenti; sarà un inizio traumatico all'insegna della bassa manovalanza, anche se spero di potergli poi far disegnare qualcosa, in modo che apprenda qualcosa di diverso e di utile.
Lo stage, sebbene fatto tramite la scuola superiore, dovrebbe essere una esperienza formativa; mi dispiace relegarli nell'archivio 'sti poveretti. Nel corso del tempo ricordo almeno due giovani padawan: uno tutto sommato sveglio ma con pochissima voglia di lavorare e un'altra affetta da una forma di morfeite acuta... dormiva in piedi che era una bellezza; poi ci fu Vento, ma preferisco dimenticarmene :asd:
Vado; devo ordinare la documentazione catastale chè poi domani mi aspettano gli atti...
martedì 1 marzo 2011
Pistacchi
Come si può indovinare dal titolo anche questo post può concorrere al prestigiosissimo premio "Post inutile dell'anno".
Tra le varie mie dipendenze, nelle quali annovero, ormai, anche Bisanzio data la forma acuta e cronica nella quale ho contratto la bizantinite, figura anche la dipendenza da pistacchio.
Nel corso degli anni ne ho assaggiati diversi provenienti da zone diverse del pianeta ed ora posso stilare una classifica:
3) Quelli provenienti dall'Iran: sanno di poco, in genere arrivano affogati nel sale e hanno colorini sbiaditi; verdini decisamente gialli e il sapore, come già detto, una volta che si è riusciti a eliminare l'eccesso di sale, è vago e appena accennato. Come ulteriore malus il paese dal quale provengono è guidato da chi è guidato ed essendo che, come consumatore di pistacchi, l'unica forma di protesta che posso attuare consiste nel non comprare pistacchi iraniani a questo mi attengo.
2) Quelli della California. Nella variante senza sale sanno di pistacchio, anche se il sapore non è troppo accentuato, e il colore è un verde chiaro tendente allo scuro. Contrariamente ai pompelmi gialli californiani, che sono incredibilmente dolci e acquosi se paragonati a quelli di Israele o ciprioti, anche se non ho mai mangiato pompelmi siculi ché da noi non arrivano... non so come mai, i pistacchi della California sono buoni.
1) Quelli di Bronte. Non è per campanilismo, ma i pistacchi di Bronte sono buonissimi. Il verde è bello carico e acceso e il sapore è marcato, tant'è che se dei pistacchi della California posso mangiarne anche un paio d'etti di seguito, i pistacchi di Bronte, per il loro sapore, vanno assaporati. Ideali anche per i dolci, sono buonissimi senza sale, non ne hanno bisogno perché sono ben saporiti da soli. Non è facile trovarli qui in pianura padana e quindi li mando a prendere, quando posso e ne sento la necessità, dalla Sicilia. La pasta di mandorle al pistacchio di Bronte è poi qualcosa di divino; la prendo sempre quando, durante le fiere alimentari, ce ne portano dalla Sicilia.
A margine aggiungo che stasera mi è bastato un bicchiere di Ortrugo per sentire la testa lieve e che, onestamente, preferirei avere il Parlamento invaso dai topi piuttosto che mal frequentato...
Tra le varie mie dipendenze, nelle quali annovero, ormai, anche Bisanzio data la forma acuta e cronica nella quale ho contratto la bizantinite, figura anche la dipendenza da pistacchio.
Nel corso degli anni ne ho assaggiati diversi provenienti da zone diverse del pianeta ed ora posso stilare una classifica:
3) Quelli provenienti dall'Iran: sanno di poco, in genere arrivano affogati nel sale e hanno colorini sbiaditi; verdini decisamente gialli e il sapore, come già detto, una volta che si è riusciti a eliminare l'eccesso di sale, è vago e appena accennato. Come ulteriore malus il paese dal quale provengono è guidato da chi è guidato ed essendo che, come consumatore di pistacchi, l'unica forma di protesta che posso attuare consiste nel non comprare pistacchi iraniani a questo mi attengo.
2) Quelli della California. Nella variante senza sale sanno di pistacchio, anche se il sapore non è troppo accentuato, e il colore è un verde chiaro tendente allo scuro. Contrariamente ai pompelmi gialli californiani, che sono incredibilmente dolci e acquosi se paragonati a quelli di Israele o ciprioti, anche se non ho mai mangiato pompelmi siculi ché da noi non arrivano... non so come mai, i pistacchi della California sono buoni.
1) Quelli di Bronte. Non è per campanilismo, ma i pistacchi di Bronte sono buonissimi. Il verde è bello carico e acceso e il sapore è marcato, tant'è che se dei pistacchi della California posso mangiarne anche un paio d'etti di seguito, i pistacchi di Bronte, per il loro sapore, vanno assaporati. Ideali anche per i dolci, sono buonissimi senza sale, non ne hanno bisogno perché sono ben saporiti da soli. Non è facile trovarli qui in pianura padana e quindi li mando a prendere, quando posso e ne sento la necessità, dalla Sicilia. La pasta di mandorle al pistacchio di Bronte è poi qualcosa di divino; la prendo sempre quando, durante le fiere alimentari, ce ne portano dalla Sicilia.
A margine aggiungo che stasera mi è bastato un bicchiere di Ortrugo per sentire la testa lieve e che, onestamente, preferirei avere il Parlamento invaso dai topi piuttosto che mal frequentato...
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