Attenzione; questo post è ad alto contenuto di spleen domenicale.
Io vi ho avvisato...
Ciclicamente sono preda dalla fascinazione che emana dalla poesia di Tennyson, dalla quale ho preso il titolo, dedicata a "The Lady of Shalott".
Non ho mai letto l'originale materiale medievale dal quale ha preso ispirazione, un giorno lo farò, e di recente vi ho meditato sopra.
La cosa che mi colpisce è che, tutto sommato, mi ci ritrovo perché del resto, per citare "Labyrinth": "molte volte si ha l'impressione di non approdare a niente, quando in effetti... è così".
Mi sembra proprio di aver accumulato anni senza approdare a nulla di utile o senza concretizzare nulla, non dico di rilevante o di clamoroso, ma proprio nulla...e la natura aborre, da leggere con la "r" moscia, il vuoto.
Mi sento come un criceto in gabbia, per non scomodare troppo elevate similitudini letterarie; mangio, faccio un giro sulla ruota, leggi "lavoro", e null'altro... se mi dovessero o mi dovessi liberare, ché certe cose s'hanno da fare con i propri mezzi, tra l'altro, finirei anche preda della prima gazza che passa.
Anelo ad una libertà che non saprei come ottenere, perché ho passato troppi anni ad esercitare un ferreo controllo su me stesso, assolutamente necessario per sopravvivere; dovrei scardinare meccanismi in essere da anni e che continuano ad avere la loro utilità, per un qualcosa di indefinito che, tutto sommato, potrei pure non volere... e poi in fondo, diciamocelo, perderei anche un sacco di materiale capace di generare tonnellate di lamentazioni variamente assortite.
E' vero; i passi di bimbo funzionano e un lungo viaggio inizia con il primo passo ma... "i passi di bimbo" funzionano quando non hai mezzo secolo e hai più tempo davanti a te che dietro; non basta il primo passo, bisogna fare anche il terzo e tutti quelli successivi; perché qui è una questione di tempo, che erode tutto, e i cambiamenti più si invecchia più diventano difficili e lunghi... rischio di iniziare una cosa e non portarla termine.
Magari, invece, non è così; mi ci potrebbe volere meno tempo perché ho riserve di adattabilità inesplorate e ho già capito cosa cambiare e i miei neuroni sanno cosa fare... per cui la questione resta: ma io, ne ho voglia?
Comunque alla mia futura, spero lontana, morte causata dalla caduta libri (un giorno di caldo rovente, lo so, ci sarà un terremoto, io sarò scarsamente mobile, mi cadranno le librerie addosso e morirò schiacciato dai libri accumulati in una vita), potrebbe aggiungersi anche una fine volontaria, anche questa, spero, molto lontana nel tempo, causata da un eccesso di bile nera.
Non ostante fuori ci sia una temperatura da girone infernale andrò, più tardi, a fare un giro in bici; mi serve per sistemare i pensieri...magari viene loro caldo e si zittiscono.
Ah; lo spleen domenicale!
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