Davvero; non è per niente facile.
In primo luogo ho troppe cose da tenere a dietro, poco tempo per farlo e quindi la pazienza che dovrei dedicare ai giovani padawan è decisamente ridotta.
Aggiungiamoci che stare a dietro, in modo continuativo, a chi raramente intende pienamente quel che dico, mi pone in una condizione di spirito mal disposta verso l'umanità in generale.
Col tempo, inoltre, ho iniziato a trattare tutti come dei deficienti; il mio primo impulso, di fronte a un qualche tipo di esitazione, sia o meno motivata, è quello di fare da me... dopo aver sommerso il malcapitato con abbondante sarcasmo.
Ovviamente faccio dei distinguo in base alla complessità della situazione, ma se piegare delle tavole risulta essere un problema, allora è una fortuna ch'io sia dotato di buone maniere; se non parlo, però, non è un buon segno...
Generalmente la mia settimana è siffatta:
Lunedì:
affronto la settimana con un minimo di entusiasmo e urbanità; entro il minimo sindacale, sono, generalmente, ben disposto verso il prossimo.
La condiscendenza la fa da padrona, ma è il giorno ideale per chiedermi qualcosa in ragionevole sicurezza.
Martedì:
il buon umore è cosa passata, l'entusiasmo non è messo benissimo e la fiducia nelle capacità di comprensione del prossimo è già ai minimi settimanali; un niente inizia ad infastidirmi.
Inizio a caricare il sarcasmo, ma sono ancora avvicinabile.
Mercoledi:
pure l'entusiasmo, quel poco rimasto, del martedì è svanito; sono generalmente stanco, depresso, demotivato. Rispondo svogliatamente alle solite domane e questioni con una malcelata apatia.
Sono egualmente irritabile e irritante.
Giovedì:
mordo.
Davvero; mordo.
Qualunque cosa, pure in modo gratuito, innesca una mia risposta sarcastica, rabbiosa o, solo per i più fortunati, entrambi.
Il sarcasmo scorre a fiumi e non ho più un briciolo di pazienza.
Solo i più "scantati" non subiscono le mie rispotacce.
"Irritante" non è più sufficiente per definirmi; di solito, però, le mie risposte taglienti inducono il prossimo a, saggiamente, arretrare.
E' un pessimo giorno e potrei prendermela con chiunque per un niente.
Meglio starmi lontano e avvicinarmi con cautela.
Venerdì:
la prospettiva del fine settimana mi rende più abbordabile, ma sono ancora volatile e quindi vado maneggiato con cura.
Durante la settimana resto, comunque, abbastanza imprevedibile; magari tratto bene il prossimo un momento per poi trattare a badilate, due minuti dopo, la medesima persona.
Non è facile lavorare con me.
giovedì 27 aprile 2017
mercoledì 26 aprile 2017
Quei giorni...
Ovvero quando non so esattamente che pesci prendere.
Le Pubbliche Amministrazioni hanno, necessariamente, dei processi... peculiari che però, bisogna tenerlo a mente, non sono, a volte, privi di fondamento.
Di converso i privati, spesso, non capiscono che a far marciare la baracca non sono i vertici dell'amministrazione, ma i vari impiegati che sono assunti con regolare contratto; ovvero:
i vertici sono alla barra del timone, gli impiegati remano e la velocità da tenere la decidono i singoli rematori sulla base di norme sovracomunali, per cui se le cose non funzionano, o funzionano a pezzi, non è sempre colpa del singolo tecnico o amministratore, ma la colpa si perde in rivoli molteplici di competenze.
Una cosa è certa; il pubblico mantiene dei tempi geologici assolutamente incompatibili con i tempi del privato.
Altra cosa che mi lascia stupefatto sono le adesioni a una fede, usando il termine non solo nell'accezione religiosa, prendendo, però, solo quello che fa comodo; diciamo che si prende quello che ci piace e si inveisce su ipotetici altri che non vogliono sobbarcarsi l'onere dei sacrifici.
Gli esempi sono, a mio avviso, innumerevoli; a volte la "tara" è fatta sul comportamento della persona, per cui è palese che afferma una cosa ma si comporta secondo il contrario di quanto dice, inconsapevole di risultare non credibile e ritenendo, anzi, di aver ragione a fare così in quanto caso peculiare; a volte ci si professa aderenti a un credo, salvo poi fare affermazioni in aperto contrasto con quanto affermato e la cosa è un po' più grave perché palesa un deficit di comprensione e via discorrendo... il caso più imbarazzante, comunque, è quello di chi aderisce a una linea di pensiero solo a parole, ma poi fa e dice in modo diverso ritenendo che le regole valgano sono per gli "altri".
Resto sempre molto perplesso non ostante la mia non più verde età e questo, tutto sommato, vuol dire che non devo essere poi così sveglio.
Le Pubbliche Amministrazioni hanno, necessariamente, dei processi... peculiari che però, bisogna tenerlo a mente, non sono, a volte, privi di fondamento.
Di converso i privati, spesso, non capiscono che a far marciare la baracca non sono i vertici dell'amministrazione, ma i vari impiegati che sono assunti con regolare contratto; ovvero:
i vertici sono alla barra del timone, gli impiegati remano e la velocità da tenere la decidono i singoli rematori sulla base di norme sovracomunali, per cui se le cose non funzionano, o funzionano a pezzi, non è sempre colpa del singolo tecnico o amministratore, ma la colpa si perde in rivoli molteplici di competenze.
Una cosa è certa; il pubblico mantiene dei tempi geologici assolutamente incompatibili con i tempi del privato.
Altra cosa che mi lascia stupefatto sono le adesioni a una fede, usando il termine non solo nell'accezione religiosa, prendendo, però, solo quello che fa comodo; diciamo che si prende quello che ci piace e si inveisce su ipotetici altri che non vogliono sobbarcarsi l'onere dei sacrifici.
Gli esempi sono, a mio avviso, innumerevoli; a volte la "tara" è fatta sul comportamento della persona, per cui è palese che afferma una cosa ma si comporta secondo il contrario di quanto dice, inconsapevole di risultare non credibile e ritenendo, anzi, di aver ragione a fare così in quanto caso peculiare; a volte ci si professa aderenti a un credo, salvo poi fare affermazioni in aperto contrasto con quanto affermato e la cosa è un po' più grave perché palesa un deficit di comprensione e via discorrendo... il caso più imbarazzante, comunque, è quello di chi aderisce a una linea di pensiero solo a parole, ma poi fa e dice in modo diverso ritenendo che le regole valgano sono per gli "altri".
Resto sempre molto perplesso non ostante la mia non più verde età e questo, tutto sommato, vuol dire che non devo essere poi così sveglio.
lunedì 24 aprile 2017
"Memorie resistenti" di Iara Meloni
Intorno al 25 Aprile, per ricordarmi a chi devo la libertà della quale al momento godo, inizio una serie di letture sulla liberazione e sulla resistenza.
Tra le varie letture, intraprese nel corso degli anni, mi ha colpito questo volume: "Memorie resistenti" di Iara Meloni edito da Le piccole pagine.
Il volume raccoglie le memorie di svariate resistenti che ricordano com'era vivere in quell'epoca e quell'esperienza particolare che è stata, fortunatamente, fondante della nostra repubblica.
L'aspetto peculiare e motivo per me di attrazione, è la particolarità provinciale, la provincia di Piacenza, della quale si occupa il libro; nei luoghi interessati dagli eventi sono stato più volte, di alcuni ero conoscenza di quanto vi era avvenuto, per altri ho scoperto solo di recente che sono stati teatro di eventi importanti.
Raramente leggo libri di storia recente, in genere preferisco focalizzarmi sul millennio dell'Impero Romano D'Oriente, ma il 25 Aprile diventa occasione per riavvicinarmi alla modernità perché se oggi posso fare quello che faccio, o avere idee difformi, lo posso fare perché delle persone, giunto il momento, hanno deciso che valeva la pena di sacrificarsi per un'idea più grande di loro.
venerdì 21 aprile 2017
"the finest organic suspension ever devised"
Sino ad almeno un decennio fa non avevo dipendenze; di alcun tipo.
Poi ho incontrato la caffeina... ma come ho fatto a vivere senza? Onestamente; com'è possibile stare senza?
In ufficio abbiamo una macchinetta, di quelle fornite con chiavetta da caricare, non posso dire che faccia del caffè buono, non è orrido, ma definirlo buono mi pare eccessivo.
Il suo pregio è che in taluni momenti ti aiuta a ricaricare quel poco di pazienza, fornito di serie, che prestamente si logora.
Il dramma principale è avere la chiavetta sempre pronta alla bisogna o moneta convertibile in caffeina; ormai guardo alla moneta e penso a quanta caffeina può darmi.
Se non è dipendenza questa...
Allo stato attuale la mia chiavetta è in miseria e quindi sto elemosinando caffeina da due giorni a colleghi e amici che capiscono e condividono il mio dramma.
Mi è stato detto che, in fondo, si tratta di vasi comunicanti, ieri ho fatto io, oggi tu, ma a me pare di fare l'accattone; domani andrò a far metano alla scatoletta e conto di raccimolare un po' di moneta convertibile.
Il Capitano Janeway ha proprio ragione.
Poi ho incontrato la caffeina... ma come ho fatto a vivere senza? Onestamente; com'è possibile stare senza?
In ufficio abbiamo una macchinetta, di quelle fornite con chiavetta da caricare, non posso dire che faccia del caffè buono, non è orrido, ma definirlo buono mi pare eccessivo.
Il suo pregio è che in taluni momenti ti aiuta a ricaricare quel poco di pazienza, fornito di serie, che prestamente si logora.
Il dramma principale è avere la chiavetta sempre pronta alla bisogna o moneta convertibile in caffeina; ormai guardo alla moneta e penso a quanta caffeina può darmi.
Se non è dipendenza questa...
Allo stato attuale la mia chiavetta è in miseria e quindi sto elemosinando caffeina da due giorni a colleghi e amici che capiscono e condividono il mio dramma.
Mi è stato detto che, in fondo, si tratta di vasi comunicanti, ieri ho fatto io, oggi tu, ma a me pare di fare l'accattone; domani andrò a far metano alla scatoletta e conto di raccimolare un po' di moneta convertibile.
Il Capitano Janeway ha proprio ragione.
martedì 18 aprile 2017
Semplificazione
Ogni volta che sento parlare di "semplificazione" percepisco un fremito nella burocrazia, come se mille scaffali urlassero stravolti dal horror vacui; fortunatamente vengono immediatamente ideate nuove procedure che vanificano, all'istante, la temuta semplificazione.
Il principio teleologico che regge la maggior parte delle ultime normative è volto alla dematerializzazione delle pratiche, ovvero la possibilità di presentare una pratica in modo elettronico evitando, così, di consumare della carta che, comunque, va poi conservata in idonei e non piccoli spazi all'uopo concepiti.
Supponiamo che abbiate una simpatica pratica edile da presentare che si compone di tre parti, necessarie le une alle altre, in un ameno comune; ecco di seguito una casistica:
A) a seconda di cosa si tratta potrebbe risultare necessario consegnare per uno la carta e non inviare la pec, per l'altro mandare la pec ma non la carta e, magari, in taluni casi dovete assolvere in modo virtuale al pagamento della marca da bollo e in altri casi dovrete apporre la marca sul documento
B) inviate tutto, ma proprio tutto, tramite pec; una sola volta e tutte le comunicazioni avvengono solo tramite pec
C) in alternativa potrebbe capitarvi di;
c.1- mandare la parte 1 della pratica in triplice copia al protocollo, completa di bolli e accessori variamente assortiti;
c.2- tornare a casa con la vostra bella copia protocollata, scansionarla ed inviarla pure tramite pec, nel caso che un solo invio non sia sufficiente;
c.3- inviare la parte n°2 della pratiche insieme al protocollo, non la ricevuta della pec che è il male, in una bella pec e poi consegnare una copia cartacea;
c.4- inviare la terza parte della pratica prima tramite pec e poi consegnare tutte le copie cartacee richieste al protocollo di competenza
D) al comune in questione fanno ribrezzo le pec e quindi vi chiedono di mandare tre copie, minimo, di tutto quello che dovrete produrre
Se ricadete nel caso C) e per caso abitate a svariati chilometri di distanza, magari in un'altra regione, sono affari vostri, al comune non può fregare di meno...così il vostro cliente impara ad andare da un tecnico "foresto"; se ricadete nel caso D) può diventare un onere non minuto ricorrere alle Poste, considerando sempre il caso che la vostra sede non sia proprio a "un tiro di schioppo" dal comune in questione.
Se vi trovate, al contrario, nel comune in questione allora esiste la possibilità che la vostra amministrazione stia tramando, per il caso C), ai vostri danni per farvi cambiare mestiere al più presto.
Ovviamente sono tutte generalizzazioni, perché a volte la carta non bisogna mandarla ma il suo invio è gradito; altre volte l'invio della carta, richiesto da chi istruisce la pratica, diventa un affare di stato da trattare, a suon di missioni diplomatiche, con il protocollo affinché quest'ultimo non tenti di protocollare documenti già protocollati a mezzo pec.
Ricordate che la duplicazione dei numeri di protocollo è una catastrofe paragonabile solo alla biblica piaga delle locuste per una economia agricola.
Pec qui e pec là, ma a quale indirizzo pec inviare? Anche qui la casistica è varia; alcuni comuni hanno due indirizzi pec a seconda della natura della pratica, chiamiamoli l'indirizzo A per le pratiche di tipo 1 e l'indirizzo B per le pratiche di tipo 2; taluni hanno solo l'indirizzo A al quale inviare le pratiche 1 e le pratiche 2; altri hanno solo l'indirizzo B per entrambi i tipi di pratiche; altri hanno solo l'indirizzo A per le pratiche 1 perché per le 2 vogliono la carta; altri hanno solo l'indirizzo A ma non vogliono le pec e taluni, ormai rari, hanno solo l'indirizzo A, l'obbligo di ricevere tramite pec, ma tanto l'indirizzo in questione non viene mai controllato.
L'aspetto divertente della vicenda è che ogni comune si aspetta che tu, misero mortale, conosca perfettamente la loro specifica procedura e il loro modo di rapportarsi alla tecnologia e se la maggior parte degli enti è compassionevole, taluni se la prendono proprio a male se per caso ti sbagli.
Ogni tanto il paese dei campanili trama per farti propendere per una vita da eremita.
Il principio teleologico che regge la maggior parte delle ultime normative è volto alla dematerializzazione delle pratiche, ovvero la possibilità di presentare una pratica in modo elettronico evitando, così, di consumare della carta che, comunque, va poi conservata in idonei e non piccoli spazi all'uopo concepiti.
Supponiamo che abbiate una simpatica pratica edile da presentare che si compone di tre parti, necessarie le une alle altre, in un ameno comune; ecco di seguito una casistica:
A) a seconda di cosa si tratta potrebbe risultare necessario consegnare per uno la carta e non inviare la pec, per l'altro mandare la pec ma non la carta e, magari, in taluni casi dovete assolvere in modo virtuale al pagamento della marca da bollo e in altri casi dovrete apporre la marca sul documento
B) inviate tutto, ma proprio tutto, tramite pec; una sola volta e tutte le comunicazioni avvengono solo tramite pec
C) in alternativa potrebbe capitarvi di;
c.1- mandare la parte 1 della pratica in triplice copia al protocollo, completa di bolli e accessori variamente assortiti;
c.2- tornare a casa con la vostra bella copia protocollata, scansionarla ed inviarla pure tramite pec, nel caso che un solo invio non sia sufficiente;
c.3- inviare la parte n°2 della pratiche insieme al protocollo, non la ricevuta della pec che è il male, in una bella pec e poi consegnare una copia cartacea;
c.4- inviare la terza parte della pratica prima tramite pec e poi consegnare tutte le copie cartacee richieste al protocollo di competenza
D) al comune in questione fanno ribrezzo le pec e quindi vi chiedono di mandare tre copie, minimo, di tutto quello che dovrete produrre
Se ricadete nel caso C) e per caso abitate a svariati chilometri di distanza, magari in un'altra regione, sono affari vostri, al comune non può fregare di meno...così il vostro cliente impara ad andare da un tecnico "foresto"; se ricadete nel caso D) può diventare un onere non minuto ricorrere alle Poste, considerando sempre il caso che la vostra sede non sia proprio a "un tiro di schioppo" dal comune in questione.
Se vi trovate, al contrario, nel comune in questione allora esiste la possibilità che la vostra amministrazione stia tramando, per il caso C), ai vostri danni per farvi cambiare mestiere al più presto.
Ovviamente sono tutte generalizzazioni, perché a volte la carta non bisogna mandarla ma il suo invio è gradito; altre volte l'invio della carta, richiesto da chi istruisce la pratica, diventa un affare di stato da trattare, a suon di missioni diplomatiche, con il protocollo affinché quest'ultimo non tenti di protocollare documenti già protocollati a mezzo pec.
Ricordate che la duplicazione dei numeri di protocollo è una catastrofe paragonabile solo alla biblica piaga delle locuste per una economia agricola.
Pec qui e pec là, ma a quale indirizzo pec inviare? Anche qui la casistica è varia; alcuni comuni hanno due indirizzi pec a seconda della natura della pratica, chiamiamoli l'indirizzo A per le pratiche di tipo 1 e l'indirizzo B per le pratiche di tipo 2; taluni hanno solo l'indirizzo A al quale inviare le pratiche 1 e le pratiche 2; altri hanno solo l'indirizzo B per entrambi i tipi di pratiche; altri hanno solo l'indirizzo A per le pratiche 1 perché per le 2 vogliono la carta; altri hanno solo l'indirizzo A ma non vogliono le pec e taluni, ormai rari, hanno solo l'indirizzo A, l'obbligo di ricevere tramite pec, ma tanto l'indirizzo in questione non viene mai controllato.
L'aspetto divertente della vicenda è che ogni comune si aspetta che tu, misero mortale, conosca perfettamente la loro specifica procedura e il loro modo di rapportarsi alla tecnologia e se la maggior parte degli enti è compassionevole, taluni se la prendono proprio a male se per caso ti sbagli.
Ogni tanto il paese dei campanili trama per farti propendere per una vita da eremita.
domenica 16 aprile 2017
Sempre più a-periodico; bis
Mi sono accorto che è passato più di un anno dall'ultima volta che ho scritto sul blog, nel frattempo non ricordo assolutamente cosa sia accaduto; quindi direi che nulla di realmente significativo sia successo nella mia vita.
Non che vi sia bisogno di eventi straordinari, già l'essere qui è straordinario, pur con si consueti alti e bassi, di per sé.
Ho notato che, ahimé, inizio a leggere un po' meno, quest'anno sarà un anno di magra pur continuando a prendere e a fare scorte, di libri; del resto devo accumulare in vista dei prossimi periodi di magra, ovvero quando con la mia pensione miserrima dovrò camparci.
E' ancora presto, per me, per la pensione ma ho iniziato a fare qualche conto ed indubbio che la pecunia non mi basterà anche per le letture; devo essere, per quanto mi è possibile, previdente.
Al momento attendo di poter collocare qualche nuova pianta in balcone; ho seminato un po' di lattuga perché i passeri la gradiscono e mi sono dotato di una abbeveratoia, perché così possono abbeverarsi con dell'acqua più pulita di quella che resta nei sottovasi.
Altra notizia di giardinaggio: ho provato, l'anno scorso, ha tenere l'elleboro ma la prima pianta è stata seccata, letteralmente, dal primo giorno di gran caldo dell'anno scorso.
A novembre ho preso un'altra pianta di elleboro, sono molto belle, e stavolta l'ho riposta sotto un vecchio ombrello; non sarà bello a vedersi, ma la pianta pare gradire.
Devo dire che mi è mancato scrivere sul blog.
Non che vi sia bisogno di eventi straordinari, già l'essere qui è straordinario, pur con si consueti alti e bassi, di per sé.
Ho notato che, ahimé, inizio a leggere un po' meno, quest'anno sarà un anno di magra pur continuando a prendere e a fare scorte, di libri; del resto devo accumulare in vista dei prossimi periodi di magra, ovvero quando con la mia pensione miserrima dovrò camparci.
E' ancora presto, per me, per la pensione ma ho iniziato a fare qualche conto ed indubbio che la pecunia non mi basterà anche per le letture; devo essere, per quanto mi è possibile, previdente.
Al momento attendo di poter collocare qualche nuova pianta in balcone; ho seminato un po' di lattuga perché i passeri la gradiscono e mi sono dotato di una abbeveratoia, perché così possono abbeverarsi con dell'acqua più pulita di quella che resta nei sottovasi.
Altra notizia di giardinaggio: ho provato, l'anno scorso, ha tenere l'elleboro ma la prima pianta è stata seccata, letteralmente, dal primo giorno di gran caldo dell'anno scorso.
A novembre ho preso un'altra pianta di elleboro, sono molto belle, e stavolta l'ho riposta sotto un vecchio ombrello; non sarà bello a vedersi, ma la pianta pare gradire.
Devo dire che mi è mancato scrivere sul blog.
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