A parte avere l'impressione di non approdare a nulla e di non stare combinando nulla di particolarmente costruttivo, di recente sono anche riuscito a dimenticarmi di una settimana.
L'ho proprio eliminata dal calendario.
Non sto parlando di ricordi, quelli ormai sono dati per dispersi da tempo e forse, o forse no, un giorno riaffioreranno con comodo.
Mi è sempre capitato di perdermi nella settimana, per cui, spesso, sono convintissimo che sia un giorno ben preciso e invece è un altro; mi capita anche di non ricordarmi in quale mese siamo, anche se di recente, visto che devo prendere sempre l'abbonamento, questo aspetto si è smorzato; anche con gli anni le cose non mi vanno benissimo... per dire: sono rimasto nel 2000 per molti anni a venire dopo il secondo millennio.
Non mi era mai capitato, però, facendo i conti di quanti giorni mancano a un dato evento, nella fattispecie le sospirate vacanze natalizie, di perdere una settimana per strada.
Ero convintissimo che dopo il fine settimana dell'otto dicembre, ci sarebbe stato Natale; dimenticandomi completamente della settimana che separa questi due giorni.
Che si stia avvicinando il momento nel quale mi muterò in carasside e la mia memoria si estenderà per ben tre secondi?
Onestamente speravo di avere ancora qualche decennio di autonomia.
Se vado avanti così, però, ci sono buone probabilità ch'io non divenga come Nestore, il cavaliere gerenio, che, nell'Iliade, continua a narrare aneddoti della sua giovinezza in ogni circostanza possibile, per cui i suoi dialoghi sono sempre lunghissimi.
Sto leggendo, giustamente mi pare opportuno saltare di palo in frasca, le lettere di Jane Austen pubblicate da un suo erede; non ne ricordo il nome, ma si tratta del secondo volume pubblicato in argomento.
L'autore della prefazione, o meglio dei capitolo precedenti le lettere vere e proprie, scrive con uno stile che mi piace, anche se un po' pedante; a volte, però, è un po' parco di virgole.
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