mercoledì 5 dicembre 2012

Finestre

Il pregio del posto dove lavoro è costituito da ampie finestre.
Certo, il panorama non è un granché; zona periferica di Parma, da un lato vista su una serie di brutti palazzoni anni '80, con una chiesa inguardabile, un insieme discutibile di cemento armato, affiancato da scatole in cemento armato sormontate da piramidi, che non definirò architettura sovietica, ma di certo è ben lungi dall'essere della buona architettura, il tutto immerso, per fortuna, in un po' di verde con qualche albero che, ahimé, non sono sufficienti a stemperare la bruttezza del quartiere; dall'altro lato vista sullo stadio di rugby, con dei capannoni di contorno, gru sullo sfondo.
Il lato dello stadio è quello migliore; si vede un'ampia porzione di cielo e si vedono anche gli Appennini; vedo anche il profilo del monte Kanate; il tramonto da questo lato è meraviglioso.
Paragonata alla visuale del vecchio ufficio, dalla mia scrivania potevo ammirare, attraverso un velux, una sottile striscia di cielo, la vista dalla mia scrivania è decisamente migliorata.
Il lavoro è rimasto il solito e la reiterazione delle solite cose non aiuta a farmi pensare che quel che faccio sia utile.
A tratti mi sento proprio un ingranaggio che gira a vuoto, per nessuna ragione apparente o intrinseca; ruota e il suo movimento non produce effetto alcuno; un giorno smetterà di girare e sarà come se non fosse mai esistito. Verrà sostituito da un'altra rotella che girerà a vuoto compiendo le sue inutili e superflue mansioni.
Un altro giorno all'insegna dell'ottimismo.

Diciamocelo: se non fosse per le mie colleghe, l'ambiente sarebbe più arido e sterile di un deserto di sale...

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