Oggi è Sant'Ilario di Poitiers (315-367 Poitiers) che è venerato dal 1851 come dottore della Chiesa. E' un santo che la Chiesa Cattolica venera insieme alla Chiesa Ortodossa e alla Chiesa Anglicana. Ilario è il Patrono di Parma, lo era del comune medioevale e lo è della città moderna, è raffigurato in uno dei quattro pennacchi che sorreggono la bellissima cupola del Correggio nel Duomo di Parma; gli altri tre pennacchi sono occupati da San Bernardo degli Uberti, patrono della Diocesi di Parma, San Giovanni battista in quanto titolare del battistero e San Giuseppe.
Non sto a raccontarvi la storia di Ilario, che è facilmente reperibile in rete, ma della ricerca delle "scarpe di Sant'Ilario". Per il patrono a Parma, riprendendo il racconto inerente un miracolo del Santo, si preparano le scarpette di Sant'Ilario; dolci di pastafrolla, fantasiosamente ricoperti e decorati con glassa, cioccolato e quant'altro si possa abbinare con la pastafrolla. Mia madre ha studiato a Parma per un po' di tempo e in occasione di Sant'Ilario, dato che vado spesso in città, mi affida il compito di tornare a casa con le scarpette, quest'anno però Ilario cade di giovedì ed io lavoro, per cui ci siamo affidati al nostro amato forno di fiducia; hanno sede a Parma, e numerose filiali in provincia, e quindi da loro le scarpette si trovano.
A Parma per il patrono è tutto chiuso, un po' come per San Donnino a Fidenza, perché in città prendono seriamente la festa patronale; da noi il 28 aprile, San Vitale, chiudono giusto gli uffici pubblici... ci sarà un motivo per il quale i salsesi sentono poco il patrono, dovrò indagare.
Personalmente avrei preferito festeggiare Nicomede; un po' perché abbiamo parte delle sue spoglie a Fontanabroccola, un po' perché sino a non troppi anni fa, diciamo una sessantina, si faceva la processione dal paese, anche se il paese mi pare fosse Salsominore e non Salsomaggiore, sino a Fontanabroccola con un mattone in testa (si dice che l'acqua del pozzo di San Nicomede sia una toccasana per il mal di testa; d'altronde dopo tre chilometri di sali e scendi per le colline con un mattone in testa, un po' di mal di testa può venirti :asd:); e un po' perché la piccola Fontanabroccola è un pezzo di storia importante, del IX secolo è la chiesa più antica associata al culto di Nicomede nel nord Italia, vi soggiornò e contribuì con donazioni all'allora presente abbazia, Ageltrude imperatrice del sacro romano impero e regina d'Italia e la fonte, custodita dal pozzo nella cripta della chiesa, pare fosse oggetto di un non ben definito culto pagano.
Si narra che Ilario di passaggio a Parma, tappa di un pellegrinaggio che l'ha portato a Roma, venisse notato da un calzolaio che donò al Santo un paio di scarpe che andarono a sostituire le scarpe rovinatissime di Ilario; il mattino dopo le vecchie scarpe di Ilario, custodite dal calzolaio, erano divenute d'oro e da allora i parmigiani ricordano l'evento cuocendo le "scarpette di sant'Ilario".
Tutto sommato è una fortuna che a Fidenza non si facciano dolci peculiari per il Santo patrono; Donnino venne decollato nei pressi dello Stirone, se non ricordo male, quindi il corpo, raccolta la testa e tenutala sotto braccio, ha camminato per un paio di chilometri per poi accasciarsi a Fidenza e là dove si è accasciato i fidentini costruirono una delle più belle chiese romaniche della regione e mutarono il nome della città da Fidentia in Borgo San Donnino.
Personalmente preferisco le "scarpe di Ilario" a una ipotetica "testa di Donnino", o un'altra ipotetica "salma di Vitale" (il nostro patrone è San Vitale di Milano, marito di Santa Valeria e padre dei Santi Gervasio e Protasio e venne sepolto vivo, ma si pensa che ci sia stata un po' di confusione e che questo Vitale sia in realtà il Vitale, che venne adeguatamente torturato in ogni modo per far convertire Agricola, martire a Bologna... abbiamo un patrono con una crisi di identità, poverino); chissà se a Castelfranco Emilia o a Montecchio Emilia, il cui patrono è sempre San Donnino, fanno dei dolci particolari per il patrono...
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