"Riuscire a non lamentarmi per almeno una settimana della scheda del Male" e per fare questo racconto una facezia.
Il mese scorso stavo parlando con un anglofono amico di "Troy", quella roba infame uscita nelle sale cinematografiche qualche anno fa il cui unico pregio, se così si può dire, è quello di non farti capire sino alla fine se gli Achei effettivamente sconfiggono Ilio (nella famosissima "guerra lampo di Troia", roba che il blitzkrieg era cosa da educande), e mentre descrivevo il mediterraneo coperto di navi, il famoso Canto delle Navi, temo di aver detto "pecore" invece di "navi". Al momento "ships" e "sheeps" mi sembrano molto omofone, non mi sembra di ricordare che abbia fatto espressioni strane, quindi forse ho anche azzeccato la parola; che bella immagine però il mediteranneo coperto di pecore sin dove si perde lo sguardo :asd: (nel film d'altronde non si vedeva una pozza d'acqua tra le navi; potenza del copia incolla usato a sproposito).
Per risollevare il tono del post e dargli una parvenza culturale, cambio argomento. Ieri sera ho iniziato a leggere un estratto da "la calata degli Avari su Costantinopoli e la loro sconfitta" di Giorgio Piside, uno storico bizantino del VII° sec, e sono rimasto stregato dal lavoro svolto dalla traduttrice, o traduttore... Sapevo che Giorgio Piside è ricordato come un poeta e per il suo linguaggio ricercato Michele Psello lo paragona a Euripide, se ben ricordo, ma il registro utilizzato per la traduzione mi ha ricordato così tanto la Bellonci che non sono riuscito a leggere altro dopo e non volevo finire subito ciò che stavo leggendo; lo centellinerò, anche se dopo ho un estratto dalla "Eracliade" (che è una apologia dell'imperatore Eraclio I).
Torno alla Sch...bhè...lo sapete
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