...di non approdare a nulla, quando in realtà; è così"
Credo di averlo già scritto su questo blog da qualche parte; ne farò il mio motto.
Giustamente non si può fare attenzione a dove si va, quando non si sa dove si sta andando, e via con un'altra citazione, ma del resto bisognerebbe anche sapere qual'è la meta e, soprattutto, se ce n'è una.
Ad avere una meta il rischio è quello di mancarla e di ritrovarsi poi delusi, amareggiati e pure incattiviti, perché non si è avuto quello che si voleva e magari nei tempi previsti.
A fare le cose perché sono su una lista sulla quale mettere un segno di spunta, non ci si guadagna nulla; si tratti di divertimento o lavoro.
Tutto sommato una meta non c'è e se c'è è un'idea che se ne sta bella spaparanzata, o svaccata, là in Iperurania a prendersi la tintarella mentre noi cerchiamo di appossimarci ad essa; il canovaccio che abbiamo in mano è costituito da un paio di parole, la prima e l'ultima, talmente ovvie che non vale neppure la pena di ripeterle, e quello che sta in mezzo è lasciato alla nostra interpretazione.
La parte inquietante è che non si sa bene quanto calerà il sipario; si ha comunque da improvvisare.
Dopo un inizio guidato da chi ci ha preceduto, il resto della storia è nelle nostre mani e possiamo decidere, da soli, cosa farne: possiamo mettere dei segni di spunta a una lista perché convinti che sia assolutamente necessario fare determinate cose a una determinata età; possiamo sprecare il nostro tempo facendo nulla; fare moltissime cose diverse perché ci sono troppe cose da fare e vedere e il tempo, e i neuroni, sono pochini e via di seguito e conservare, in un modo o nell'altro, l'impressione di non essere approdati a nulla... oppure di raggiungere traguardi meravigliosi ogni giorno; un po' è l'indole caratteriale a renderci più o meno consapevoli della pienezza della nostra vita, un po' è l'aspirazione a un qualcosa di più, del quale si ignora completamente, e non c'è verso di saperlo del resto, la consistenza e un po' è la soddisfazione per essere divenuti quello che siamo col tempo.
Se c'è una cosa che la storia insegna è che non è in grado di insegnare nulla; ci prova poverina, ma noi siamo zucconi e non è facile farci capire le cose.
Già coi nostri errori ci vogliono alcune volte prima di capire dove sbagliano e cosa fare per correggerli e a volte preferiamo non vederli perché ci piace sprecare del tempo e adoriamo anche lamentarci del fatto che stiamo tanto soffrendo.
Un po' l'indeterminatezza della trama, un po' la nostra personale stupidità, ci condannano a fare degli errori; la speranza è quella di fare almeno errori diversi, così i nostri saranno tempi interessanti e non ci ritroveremo dentro a un noiosissimo loop.
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