...di non approdare a nulla, quando in realtà; è così"
Credo di averlo già scritto su questo blog da qualche parte; ne farò il mio motto.
Giustamente non si può fare attenzione a dove si va, quando non si sa dove si sta andando, e via con un'altra citazione, ma del resto bisognerebbe anche sapere qual'è la meta e, soprattutto, se ce n'è una.
Ad avere una meta il rischio è quello di mancarla e di ritrovarsi poi delusi, amareggiati e pure incattiviti, perché non si è avuto quello che si voleva e magari nei tempi previsti.
A fare le cose perché sono su una lista sulla quale mettere un segno di spunta, non ci si guadagna nulla; si tratti di divertimento o lavoro.
Tutto sommato una meta non c'è e se c'è è un'idea che se ne sta bella spaparanzata, o svaccata, là in Iperurania a prendersi la tintarella mentre noi cerchiamo di appossimarci ad essa; il canovaccio che abbiamo in mano è costituito da un paio di parole, la prima e l'ultima, talmente ovvie che non vale neppure la pena di ripeterle, e quello che sta in mezzo è lasciato alla nostra interpretazione.
La parte inquietante è che non si sa bene quanto calerà il sipario; si ha comunque da improvvisare.
Dopo un inizio guidato da chi ci ha preceduto, il resto della storia è nelle nostre mani e possiamo decidere, da soli, cosa farne: possiamo mettere dei segni di spunta a una lista perché convinti che sia assolutamente necessario fare determinate cose a una determinata età; possiamo sprecare il nostro tempo facendo nulla; fare moltissime cose diverse perché ci sono troppe cose da fare e vedere e il tempo, e i neuroni, sono pochini e via di seguito e conservare, in un modo o nell'altro, l'impressione di non essere approdati a nulla... oppure di raggiungere traguardi meravigliosi ogni giorno; un po' è l'indole caratteriale a renderci più o meno consapevoli della pienezza della nostra vita, un po' è l'aspirazione a un qualcosa di più, del quale si ignora completamente, e non c'è verso di saperlo del resto, la consistenza e un po' è la soddisfazione per essere divenuti quello che siamo col tempo.
Se c'è una cosa che la storia insegna è che non è in grado di insegnare nulla; ci prova poverina, ma noi siamo zucconi e non è facile farci capire le cose.
Già coi nostri errori ci vogliono alcune volte prima di capire dove sbagliano e cosa fare per correggerli e a volte preferiamo non vederli perché ci piace sprecare del tempo e adoriamo anche lamentarci del fatto che stiamo tanto soffrendo.
Un po' l'indeterminatezza della trama, un po' la nostra personale stupidità, ci condannano a fare degli errori; la speranza è quella di fare almeno errori diversi, così i nostri saranno tempi interessanti e non ci ritroveremo dentro a un noiosissimo loop.
giovedì 26 aprile 2012
sabato 21 aprile 2012
Sogni e facezie
Non mi metterò a cantare "i sogni son desideri" perché non mi sento dentro a un film Disney e, grazie al cielo, manco sono dentro quella noia mortale di film che fu "Alexander"; ore e ore di noia triploconcentrata con commento sonoro soporifero.
Questa notte, però, ho fatto un sogno interessante e dato che non scrivo da un po' delle mie oniriche avventure, ho deciso di scrivere di questo sogno bellissimo.
Stavo tornando a casa da Parma quando, all'altezza di Fidenza, un gruppo di terroristi decide di dirottare la nostra corriera verso una meta ignota, ma trattandosi della corriera del ritorno verso casa, noi passeggeri ci ribelliamo, prendiamo il controllo della corriera e riusciamo a tornare, con tutte le fermate del caso, a casa.
Vabbè... mi rendo conto che come sogno sia un po' così, ma guardate che su una trama così risibile ci hanno fatto anche alcuni film. Il fatto che sogni di andare in corriera vuol dire che ormai lo spostamento col mezzo pubblici si è piazzato in modo permanente nei neuroni; mentre mi sfugge il perché un gruppo di terroristi voglia dirottare una corriera, ma se manco ad Hollywood si sono posti questo problema, non vedo perché debba pormelo io, dato che i sogni manco hanno la pretesa di essere verosimili.
Nel frattempo ho ultimato di recente l'ultimo libro delle "Cronache del ghiaccio e del fuoco" di Martin; letto in inglese con il titolo di "a dance with dragons" che in Italia sarà pubblicato in comode rate annuali o semestrali, vallo a sapere. Non farò spoiler, dico solo che, come costante di tutta la saga, i personaggi hanno la data di scadenza tatuata da qualche parte; alcuni hanno una scadenza brevissima, altri sono a più lunga conservazione, ma in genere se tendono a cadere come mosche. Questo libro non fa eccezione... e io ci sono anche rimasto male; dovevo aspettarmelo, perché le azioni compiuti portavano in quella direzione, ma questo non toglie nulla al fatto che ci sono rimasto male.
Non è neppure detto che poi sia come l'ho immaginata io, perché in questi i libri i personaggi si dividono in: morti, vivi, diversamente esistenti, per cui alcuni ritornano e altri no...
La saga, comunque, merita moltissimo.
giovedì 19 aprile 2012
Alfabetizzazione
Stamane, mentre camminavo allegro e fiorone, forse più fiorone che allegro, verso l'ufficio ho notato un camion, parcheggiato in mezzo alla strada, e uno dei due occupanti del mezzo ha lanciato delle bottiglie di plastica al suo compagno di lavoro/viaggio/o che ne so io; quest'ultimo si è avvicinato ai nostri contenitori dei rifiuti, che i mezzi non avevano ancora svuotato, e inizia ad aprire i contenitori della carta per vedere quale fosse più vuoto.
Passandogli vicino l'ho così apostrofato: "quelle vanno nel contenitore giallo; plastica e vetro" e lui, borbottando qualcosa di indefinito, quindi forse anche un impropero nei miei confronti, ha buttato, forse per la prima volta nella sua vita, la plastica nel contenitore apposito.
Cosa c'è di complicato nel buttare la plastica nel contenitore giallo insieme a vetro e barattolame? Forse è il colore giallo che spaventa? o forse è la forma del bidone, abbinata al colore, che induce terrore panico?
Questi contenitori a dispetto di tutto quel che di pauroso possono avere, sono assolutamente innocui e non hanno mai morso nessuno; sono persino immuni alla rabbia e ad altre malattie contagiose.
Certo basterebbe leggere quanto scritto sui contenitori, capire di che materiale è fatto l'oggetto del quale ci si vuole liberare e metterlo nel contenitore apposito; nel dubbio meglio buttarlo nell'indifferenziato; hanno anche colori molto diversi e accesi, come i giochi dei bimbi per riconoscere le forse e le cose, in modo da essere a prova di cretino.
Mai sottovalutare un cretino.
Dalla via che ci sono, dato che imparare una nuova lingua è un po' come tornare alle elementari, vi aggiorno sul mio apprendimento del tedesco.
Intanto ho deciso, dalla via che ci sono e perché un po' di confusione è sempre salutare, di rinverdire anche il mio francese.
Oltre ad aver preso un simpatico libretto, mi sono dotato di alcune applicazioni per iPad in modo da poter avere, perlomeno, un aiuto nell'apprendimento del tedesco.
Ho scoperto, con l'inglese, che se devo imparare una lingua partendo dalla grammatica, e quindi con l'analisi logica, per me è un disastro; mi ricordo talmente poco dell'argomento che di fronte ad alcuni nomi, come ad esempio i casi (dativo, genitivo, accusativo e compagnia), mi si azzerano i neuroni e mi sento appena più evoluto di un paramecio.
L'ho detto che non sono poi questa mente acuta.
All'inizio devo, come alle elementari, costruirmi un vocabolario, avere poche regole e poi iniziare a capire le frasi, poi posso anche lanciarmi nell'approfondimento della grammatica; un ripasso della grammatica italiana, tra l'altro, non mi farebbe neppure male.
Di questo metodo cognitivo ebbi le prime avvisagli alle superiori quando pugnai, prendendole di santa ragione almeno sino alla bocciatura, con la matematica poi, grazie a una amica, imparai tre regole tre e le applicai sempre; fu una vera soddisfazione evitare i cazzottoni più impegnativi della matematica.
Non mi illudo di certo di poter riuscire in un paio d'anni a imparare il tedesco ma, ripeto, mi basta leggerlo e magari capirlo quando lo sento parlato.
Il tedesco è un po' come l'Idra di Lerna; una sorta di mostro mitologico, ma in fondo è una bestia simpatica... ho sempre avuto un debole per i mostri mitologici, tant'è che Tifeo, tanto per dire, mi è sempre stato simpatico e ho sempre provato tenerezza per gli Ecatonchiri.
Poveri Ecatonchiri: aiutano Zeus a combattere i giganti e quando il Tonante vince e precipita i giganti nel Tartaro, dà agli Ecatonchiri il compito di stare nel Tartaro a guardia dei giganti; ingrato.
Per ora i miei progressi consistono nella formazione di un vocabolario; un po' come alle elementari quando si imparano le lettere.
Passandogli vicino l'ho così apostrofato: "quelle vanno nel contenitore giallo; plastica e vetro" e lui, borbottando qualcosa di indefinito, quindi forse anche un impropero nei miei confronti, ha buttato, forse per la prima volta nella sua vita, la plastica nel contenitore apposito.
Cosa c'è di complicato nel buttare la plastica nel contenitore giallo insieme a vetro e barattolame? Forse è il colore giallo che spaventa? o forse è la forma del bidone, abbinata al colore, che induce terrore panico?
Questi contenitori a dispetto di tutto quel che di pauroso possono avere, sono assolutamente innocui e non hanno mai morso nessuno; sono persino immuni alla rabbia e ad altre malattie contagiose.
Certo basterebbe leggere quanto scritto sui contenitori, capire di che materiale è fatto l'oggetto del quale ci si vuole liberare e metterlo nel contenitore apposito; nel dubbio meglio buttarlo nell'indifferenziato; hanno anche colori molto diversi e accesi, come i giochi dei bimbi per riconoscere le forse e le cose, in modo da essere a prova di cretino.
Mai sottovalutare un cretino.
Dalla via che ci sono, dato che imparare una nuova lingua è un po' come tornare alle elementari, vi aggiorno sul mio apprendimento del tedesco.
Intanto ho deciso, dalla via che ci sono e perché un po' di confusione è sempre salutare, di rinverdire anche il mio francese.
Oltre ad aver preso un simpatico libretto, mi sono dotato di alcune applicazioni per iPad in modo da poter avere, perlomeno, un aiuto nell'apprendimento del tedesco.
Ho scoperto, con l'inglese, che se devo imparare una lingua partendo dalla grammatica, e quindi con l'analisi logica, per me è un disastro; mi ricordo talmente poco dell'argomento che di fronte ad alcuni nomi, come ad esempio i casi (dativo, genitivo, accusativo e compagnia), mi si azzerano i neuroni e mi sento appena più evoluto di un paramecio.
L'ho detto che non sono poi questa mente acuta.
All'inizio devo, come alle elementari, costruirmi un vocabolario, avere poche regole e poi iniziare a capire le frasi, poi posso anche lanciarmi nell'approfondimento della grammatica; un ripasso della grammatica italiana, tra l'altro, non mi farebbe neppure male.
Di questo metodo cognitivo ebbi le prime avvisagli alle superiori quando pugnai, prendendole di santa ragione almeno sino alla bocciatura, con la matematica poi, grazie a una amica, imparai tre regole tre e le applicai sempre; fu una vera soddisfazione evitare i cazzottoni più impegnativi della matematica.
Non mi illudo di certo di poter riuscire in un paio d'anni a imparare il tedesco ma, ripeto, mi basta leggerlo e magari capirlo quando lo sento parlato.
Il tedesco è un po' come l'Idra di Lerna; una sorta di mostro mitologico, ma in fondo è una bestia simpatica... ho sempre avuto un debole per i mostri mitologici, tant'è che Tifeo, tanto per dire, mi è sempre stato simpatico e ho sempre provato tenerezza per gli Ecatonchiri.
Poveri Ecatonchiri: aiutano Zeus a combattere i giganti e quando il Tonante vince e precipita i giganti nel Tartaro, dà agli Ecatonchiri il compito di stare nel Tartaro a guardia dei giganti; ingrato.
Per ora i miei progressi consistono nella formazione di un vocabolario; un po' come alle elementari quando si imparano le lettere.
martedì 17 aprile 2012
"vecchio...
...ti diranno che sei vecchio".
Per ora non me l'ha ancora detto nessuno, ma utilizzando la corriera negli orari nei quali ci sono gli studenti è ovvio che un po' datato, almeno, mi senta.
Stamane per esempio ho sentito un diciotenne dare del bambino a un quattordicenne e non ho potuto fare a meno di pensare che per me sono appena stati svezzati, così come sono sicuro di apparire a chi appartiene alla generazione dei miei genitori poco più che uno scolaretto.
Sono giunto in quella fase della mia vita per la quale, come se per altro vi sia una scaletta fissa e preordinata di tappe, ho quarant'anni ma non me li sento e neppure li dimostro; eppure sono lì, sulla gobba, che fanno ciao ciao con la manina e, ogni tanto, mi ricordano che presto inizierò la mia lunga, almeno si spera, affiliazione con gli "-anta".
Fa un certo effetto quando, ascoltando i discorsi degli adolescenti, ti rendi conto di guardarli con condiscendenza mista a tenerezza nei confronti di talune ingenuità, perché capisci che è esattamente così che venivi guardato, e in alcuni casi lo sei tutt'ora, da chi ha qualche anno in più di te.
Ah... l'età che galoppa.
In realtà non so neppure se all'inizio di questo post avevo intenzione di andare a parare sul tempo che passa; il tutto nasce, guarda te dove partono a volte le cose e in cosa si evolvono, dalla possibilità di poter mutare la mia vecchia "Olivetti lettera 32", in una tastiera usb.
L'ho scoperto ieri grazie a questo sito: usb typewriter e sono molto tentato di mandare a prendere il kit e, con un po' di pazienza, trasformare la mia macchina da scrivere... sempre ch'io riesca a ritrovarla ovviamente.
Tra l'altro l'unico fascino delle vecchie macchina da scrivere sta nel design, perché era scomodissime, rumorose e più di una volta mi è rimasto incastrato un dito tra i tasti, o ho pigiato due leve.
La nostalgia fa guardare con affetto anche alle cose più scomode della giovinezza.
Non esistono tempi migliori o peggiori, ma solo tempi nei quali si è giovani e dove tutto pare possibile e straordinario, e tempi nei quali si è guidati dal cinismo, o realismo.
Tutto questo per dire che se mi ricordassi la metà delle affermazioni fatte in giovane età. dovrei iniziare a divenire rosso tiziano, ma con una tonalità talmente accesa che mi si vedrebbe da Marte; per fortuna Mneme è stata molto parca con me e mi ricordo giusto dal naso alla bocca.
Per ora non me l'ha ancora detto nessuno, ma utilizzando la corriera negli orari nei quali ci sono gli studenti è ovvio che un po' datato, almeno, mi senta.
Stamane per esempio ho sentito un diciotenne dare del bambino a un quattordicenne e non ho potuto fare a meno di pensare che per me sono appena stati svezzati, così come sono sicuro di apparire a chi appartiene alla generazione dei miei genitori poco più che uno scolaretto.
Sono giunto in quella fase della mia vita per la quale, come se per altro vi sia una scaletta fissa e preordinata di tappe, ho quarant'anni ma non me li sento e neppure li dimostro; eppure sono lì, sulla gobba, che fanno ciao ciao con la manina e, ogni tanto, mi ricordano che presto inizierò la mia lunga, almeno si spera, affiliazione con gli "-anta".
Fa un certo effetto quando, ascoltando i discorsi degli adolescenti, ti rendi conto di guardarli con condiscendenza mista a tenerezza nei confronti di talune ingenuità, perché capisci che è esattamente così che venivi guardato, e in alcuni casi lo sei tutt'ora, da chi ha qualche anno in più di te.
Ah... l'età che galoppa.
In realtà non so neppure se all'inizio di questo post avevo intenzione di andare a parare sul tempo che passa; il tutto nasce, guarda te dove partono a volte le cose e in cosa si evolvono, dalla possibilità di poter mutare la mia vecchia "Olivetti lettera 32", in una tastiera usb.
L'ho scoperto ieri grazie a questo sito: usb typewriter e sono molto tentato di mandare a prendere il kit e, con un po' di pazienza, trasformare la mia macchina da scrivere... sempre ch'io riesca a ritrovarla ovviamente.
Tra l'altro l'unico fascino delle vecchie macchina da scrivere sta nel design, perché era scomodissime, rumorose e più di una volta mi è rimasto incastrato un dito tra i tasti, o ho pigiato due leve.
La nostalgia fa guardare con affetto anche alle cose più scomode della giovinezza.
Non esistono tempi migliori o peggiori, ma solo tempi nei quali si è giovani e dove tutto pare possibile e straordinario, e tempi nei quali si è guidati dal cinismo, o realismo.
Tutto questo per dire che se mi ricordassi la metà delle affermazioni fatte in giovane età. dovrei iniziare a divenire rosso tiziano, ma con una tonalità talmente accesa che mi si vedrebbe da Marte; per fortuna Mneme è stata molto parca con me e mi ricordo giusto dal naso alla bocca.
mercoledì 11 aprile 2012
ecatocefala
Oggi, grazie a un volontario dipendente, con un evidente accento veneto, siamo riusciti, dopo solo un mese di tempo, ad avere il terzo numero attivo; sia lode ai Numi, in ordine alfabetico, crescente e decrescenti di importanza e anche in ordine sparso.
Onestamente non pensavo di poterne vedere mai la fine di questa vicenda; ormai la ritenevo una sorta di lascito da far ereditare a chi sarebbe venuto dopo di me, nella speranza che loro, giovani, potessero vedere la fine della pratica.
Quando ormai la rassegnazione imperava, oggi è accaduto , l'impensabile; dopo solo tre ore di lavoro, ecco che i tre numeri sono stati finalmente attivati.
Non conoscendo il nome del nostro salvatore, estendo la benedizione dei Numi, tutti inclusi, ai veneti in generale.
Oggi ho, comunque, avuto una illuminazione su come devono essere organizzate queste mega-compagnie telefoniche.
Sono convinte che al centro di tutto vi sia una bestia mitologica di immane stazza, dotata di cento testa; una bestia ecatocefala insomma, ognuna delle quali ignora cosa combini l'altra, ognuna rivale, o alleata a seconda della convenienza, delle altre e tutte impegnate a ingarbugliare le vicende.
La bestia è il sistema sul quale si regge la mega-compagnia che assolda tra le sue file gente di varie popolazioni.
Nel cerchio più esterno sta la "carne da cannone"; coloro che, per una ciotola di riso, vengono inviate dalla bestia in cerca di nuove prede; gli utenti. Le telefoniste e i telefonisti, moderatamente ignari ma con uno, o più, stomaci da mantenere, chiamano gli abitanti dello Stato nella speranza di attirare nuovi utenti da servire alla bestia famelica. A questi poveretti viene persino cambiato il nome; si presentano con nomi italianissimi, ma con accenti palesemente foresti, ma se si presentassero con i loro nomi incasserebbero una sequenza di: "chi? come ha detto di chiamarsi?" e la bestia non vuole che l'utente si senta scoraggiato da un nome al quale non è abituato.
Questi poveretti, noti agli esterni come gli "scocciatori", subiscono il fuoco di fila delle scuse più disparate: "il responsabile della telefonia è in pausa pranzo"; "guardi non c'è; è andato a trovare il Chakravarti"; "riprovi tra mezz'ora; forse il Leviatano per quell'ora l'avrà sputato"; "abbia pazienza ma Cthulhu al momento è impegnato"... e via di seguito.
Se loro va male si prendono un fuoco di fila di bestemmie e Santi e Madonne in caduta libera.
Nel cerchio difensivo mediano stanno i Martiri coloro, principalmente donne, che deviano dalla bestia gli strali delle legioni di utenti inviperiti. Probabilmente pagate con una ciotola di riso e una mela, queste donzelle, scelte donne perché probabilmente si crede nell'esistenza di una qualche parvenza di cavalleria, nell'utenza maschile, e ci si affida alla solidarietà tra donne per l'utenza femminile, sono chiamate a cercare di trovare, pur non essendo fornite dei mezzi per farlo, una soluzione ai problemi più disparati dalla bestia; ricordiamoci che ogni testa ignora l'operato dell'altra... e sono almeno cento.
Anche per loro viene riservato, generalmente, un frasario davvero forbito; si... come no.
Le armi dei martiri sono la comprensione e la pazienza, doti delle quali abbondano, ma gli errori della bestia sono talmente tanti, le lamentele innumerevoli e a volte la pazienza finisce; chissà se ricevono anche un ramo di palma quando lasciano il posto e se il contratto prevede un posto assicurato sugli altari; meglio la palma, che dagli altari, con gli utenti della bestia, si cade facile.
Più vicino alla bestia stanno i tecnici che si dividono tra gli Accoliti e i Risolutori; i primi ben più numerosi dei secondi.
Gli Accoliti sono servitori fedeli della bestia, fingono di risolvere i problemi e scaricano il barile a fantomatici colleghi, ma in realtà non hanno alcuna voglia di risolvere il problema; la bestia li tiene a servizio perché ingarbuglino la vicenda e scoraggino l'utente affinché quest'ultimo diventi preda della rassegnazione.
Poi vi sono i Risolutori, colore che, nel groviglio di teste dell'ecatocefale, vanno, lancia in resta su bianco destriero, a cercare la soluzione del problema; devono rovistare tra le teste, rischiando di essere fagocitati dalla bestia, e trovare quella che al momento, magari per far dispetto a un'altra testa, è disposta a collaborare.
Un lavoraccio; non li invidio.
Onestamente non pensavo di poterne vedere mai la fine di questa vicenda; ormai la ritenevo una sorta di lascito da far ereditare a chi sarebbe venuto dopo di me, nella speranza che loro, giovani, potessero vedere la fine della pratica.
Quando ormai la rassegnazione imperava, oggi è accaduto , l'impensabile; dopo solo tre ore di lavoro, ecco che i tre numeri sono stati finalmente attivati.
Non conoscendo il nome del nostro salvatore, estendo la benedizione dei Numi, tutti inclusi, ai veneti in generale.
Oggi ho, comunque, avuto una illuminazione su come devono essere organizzate queste mega-compagnie telefoniche.
Sono convinte che al centro di tutto vi sia una bestia mitologica di immane stazza, dotata di cento testa; una bestia ecatocefala insomma, ognuna delle quali ignora cosa combini l'altra, ognuna rivale, o alleata a seconda della convenienza, delle altre e tutte impegnate a ingarbugliare le vicende.
La bestia è il sistema sul quale si regge la mega-compagnia che assolda tra le sue file gente di varie popolazioni.
Nel cerchio più esterno sta la "carne da cannone"; coloro che, per una ciotola di riso, vengono inviate dalla bestia in cerca di nuove prede; gli utenti. Le telefoniste e i telefonisti, moderatamente ignari ma con uno, o più, stomaci da mantenere, chiamano gli abitanti dello Stato nella speranza di attirare nuovi utenti da servire alla bestia famelica. A questi poveretti viene persino cambiato il nome; si presentano con nomi italianissimi, ma con accenti palesemente foresti, ma se si presentassero con i loro nomi incasserebbero una sequenza di: "chi? come ha detto di chiamarsi?" e la bestia non vuole che l'utente si senta scoraggiato da un nome al quale non è abituato.
Questi poveretti, noti agli esterni come gli "scocciatori", subiscono il fuoco di fila delle scuse più disparate: "il responsabile della telefonia è in pausa pranzo"; "guardi non c'è; è andato a trovare il Chakravarti"; "riprovi tra mezz'ora; forse il Leviatano per quell'ora l'avrà sputato"; "abbia pazienza ma Cthulhu al momento è impegnato"... e via di seguito.
Se loro va male si prendono un fuoco di fila di bestemmie e Santi e Madonne in caduta libera.
Nel cerchio difensivo mediano stanno i Martiri coloro, principalmente donne, che deviano dalla bestia gli strali delle legioni di utenti inviperiti. Probabilmente pagate con una ciotola di riso e una mela, queste donzelle, scelte donne perché probabilmente si crede nell'esistenza di una qualche parvenza di cavalleria, nell'utenza maschile, e ci si affida alla solidarietà tra donne per l'utenza femminile, sono chiamate a cercare di trovare, pur non essendo fornite dei mezzi per farlo, una soluzione ai problemi più disparati dalla bestia; ricordiamoci che ogni testa ignora l'operato dell'altra... e sono almeno cento.
Anche per loro viene riservato, generalmente, un frasario davvero forbito; si... come no.
Le armi dei martiri sono la comprensione e la pazienza, doti delle quali abbondano, ma gli errori della bestia sono talmente tanti, le lamentele innumerevoli e a volte la pazienza finisce; chissà se ricevono anche un ramo di palma quando lasciano il posto e se il contratto prevede un posto assicurato sugli altari; meglio la palma, che dagli altari, con gli utenti della bestia, si cade facile.
Più vicino alla bestia stanno i tecnici che si dividono tra gli Accoliti e i Risolutori; i primi ben più numerosi dei secondi.
Gli Accoliti sono servitori fedeli della bestia, fingono di risolvere i problemi e scaricano il barile a fantomatici colleghi, ma in realtà non hanno alcuna voglia di risolvere il problema; la bestia li tiene a servizio perché ingarbuglino la vicenda e scoraggino l'utente affinché quest'ultimo diventi preda della rassegnazione.
Poi vi sono i Risolutori, colore che, nel groviglio di teste dell'ecatocefale, vanno, lancia in resta su bianco destriero, a cercare la soluzione del problema; devono rovistare tra le teste, rischiando di essere fagocitati dalla bestia, e trovare quella che al momento, magari per far dispetto a un'altra testa, è disposta a collaborare.
Un lavoraccio; non li invidio.
martedì 10 aprile 2012
"pulire i collettori del plasma"
Ormai da molto tempo, almeno da quando vidi un film in lingua, bianco e nero, su fuori orario, e da quando ho avuto modo di sentire la Dietrich cantare, subisco il fascino della lingua tedesca.
Mia madre, tempo fa, iniziò ad imparare il tedesco e lei lo definì "non troppo complicato", ma mia madre può anche vantare alle spalle, anche se un non proprio vicino nel tempo, dieci anni di latino.
Da ieri ho deciso di iniziare a imparare il tedesco; d'altronde l'inglese lo capisco e lo leggo senza problemi, pur parlandolo in un modo probabilmente atroce, il francese riesco con un po' di fatica a leggerlo e mi pareva cosa carina portare a tre il numero di lingue straniere che conosco un tanto al chilo.
Probabilmente sarebbe anche il caso che ripassassi l'italiano, male di sicuro non mi fa, e può darsi che un giorno lo faccia, ma nel frattempo che si palesi la voglia di cimentarsi in un solido ripasso della mia lingua madre, preferisco tentare di conoscere una lingua straniera.
Di certo sarà già un gran risultato almeno riuscire a capirlo scritto il tedesco e non mi illudo di arrivare a conoscerlo benissimo, o anche bene, mi accontento di un "così così".
Come primo passo, dato che tempo fa vidi, con i sottotitoli in inglese, la "Raumpatrouille", della quale ho parlato tempo fa in un post, ho iniziato ieri sera a vedere "Star Trek; the next generation" in tedesco. Mi fa un certo effetto non sentirla in inglese, ma i sottotitoli mi aiutano capire i dialoghi, ad acquisire qualche vocabolo e spero entro breve di poter seguire le puntate coi sottotitoli in tedesco; Star Trek è sempre la mia base di partenza per farmi un vocabolario in una lingua che non conosco.
Ormai posso recitare ogni episodio di Star Trek a soggetto, devo solo ripescarlo dal buco nero che è la mia memoria, e questo mi dà una mano a memorizzare le parole.
Certo per i primi tempi, almeno sino a quando non sarò in grado di leggere un quotidiano tedesco, e Dio solo sa quanto tempo mi ci vorrà, un po' perché non sono particolarmente costante nelle mie cose, un po' perché sono zuccone e brillante in modo sporadico e discontinuo e la mia intelligenza è assolutamente nella media, il mio frasario consisterà, come fu per l'inglese, di: tubi di Jeffries, collettori del plasma, prima direttiva, diario del capitano, date astrali e via di seguito...
Riuscirò ad essere costante?
La voglia c'è; vediamo quanto dura.
Mia madre, tempo fa, iniziò ad imparare il tedesco e lei lo definì "non troppo complicato", ma mia madre può anche vantare alle spalle, anche se un non proprio vicino nel tempo, dieci anni di latino.
Da ieri ho deciso di iniziare a imparare il tedesco; d'altronde l'inglese lo capisco e lo leggo senza problemi, pur parlandolo in un modo probabilmente atroce, il francese riesco con un po' di fatica a leggerlo e mi pareva cosa carina portare a tre il numero di lingue straniere che conosco un tanto al chilo.
Probabilmente sarebbe anche il caso che ripassassi l'italiano, male di sicuro non mi fa, e può darsi che un giorno lo faccia, ma nel frattempo che si palesi la voglia di cimentarsi in un solido ripasso della mia lingua madre, preferisco tentare di conoscere una lingua straniera.
Di certo sarà già un gran risultato almeno riuscire a capirlo scritto il tedesco e non mi illudo di arrivare a conoscerlo benissimo, o anche bene, mi accontento di un "così così".
Come primo passo, dato che tempo fa vidi, con i sottotitoli in inglese, la "Raumpatrouille", della quale ho parlato tempo fa in un post, ho iniziato ieri sera a vedere "Star Trek; the next generation" in tedesco. Mi fa un certo effetto non sentirla in inglese, ma i sottotitoli mi aiutano capire i dialoghi, ad acquisire qualche vocabolo e spero entro breve di poter seguire le puntate coi sottotitoli in tedesco; Star Trek è sempre la mia base di partenza per farmi un vocabolario in una lingua che non conosco.
Ormai posso recitare ogni episodio di Star Trek a soggetto, devo solo ripescarlo dal buco nero che è la mia memoria, e questo mi dà una mano a memorizzare le parole.
Certo per i primi tempi, almeno sino a quando non sarò in grado di leggere un quotidiano tedesco, e Dio solo sa quanto tempo mi ci vorrà, un po' perché non sono particolarmente costante nelle mie cose, un po' perché sono zuccone e brillante in modo sporadico e discontinuo e la mia intelligenza è assolutamente nella media, il mio frasario consisterà, come fu per l'inglese, di: tubi di Jeffries, collettori del plasma, prima direttiva, diario del capitano, date astrali e via di seguito...
Riuscirò ad essere costante?
La voglia c'è; vediamo quanto dura.
venerdì 6 aprile 2012
"Lets do it a dada"
...cantavano, non tanto tempo fa, gli Einsturzende Neubaten e credo che la burocrazia in Italia abbia preso questo titolo come un motto, da seguire sempre e comunque in ogni situazione.
Oggi la Telecom ci ha fatto un regalo di Pasqua; ma andiamo con ordine.
Avevamo richiesto l'aggiunta di un terzo numero alla nostra linea telefonica, questo un mese fa, circa, e oggi la Telecom ha attivato il terzo numero, ma nel fare questo ha disattivato il secondo numero.
Chiamo il benedetto call center, popolato da una serie di persone dotate della pazienza di Giobbe per poter svolgere quel lavoro e ridurre a più miti consigli torme di utenti inviperiti, e dopo aver parlato con cinque persone diverse, sia dell'area tecnica che dell'area commerciale, scopro quanto segue: da un punto di vista commerciale il nostro contratto è stato modificato con successo e la nostra linea è fornita, e quindi pagherà, di tre numeri telefonici MA, e qui viene il bello, il contratto che hanno nell'area tecnica prevede solo due numeri e quindi attivando il terzo numero è stato soppresso il secondo.
Mentre parlavo con una delle Sante donne, perché ci vuole davvero un talento particolare per lavorare lì dentro, cosa che io non potrei mai riuscire a fare senza mandare a quel paese l'azienda e i deficienti che fanno 'sti casini da primato olimpionico, mi dice che hanno un serie di lamentazioni, fatte da noi, nella scheda della nostra linea e che se continuiamo a lamentarci non faremo altro che allungare i tempi di risoluzione del problema.
Fammi capire: la politica dell'azienda è tale per cui se io mi lamento di continuo del suoi malfunzionamenti, essa mi punisce posticipando la soluzione del problema, da lei causato, alle calende greche? Tra l'altro il calendario greco era privo di calende e quindi l'espressione vale come "il mese del poi nell'anno del mai".
Tutto quello che l'utente deve fare è chinare il capo e attendere i porci comodi di Madonna Telecom; mi ero anche informato, due settimane fa quando l'attivazione del terzo numero pareva probabile quanto l'arrivo di Nibiru, per disdire la pratica... apriti cielo! questo avrebbe peggiorato notevolmente la risoluzione della nostra pratica (oddio! roba da attendere oltre il big crunch e il successivo, ipotetico, big bang, ammessa e non concessa la natura ciclica dell'universo, prima di un qualche segnale di soluzione); roba da sconfinare nell'era geologica e conteggiata solo in miliardi di anni.
Al momento vorrei chiedere a Gea se mi presta alcuni dei suoi figlioli più simpatici: l'Idra, Echidna, Tifeo, Pitone, Briareo... per mandarli a far visita alla Telecom.
L'inferno me lo immagino così; una lunga coda per sbrigare una pratica burocratica in un qualsiasi ente statale.
Oggi la Telecom ci ha fatto un regalo di Pasqua; ma andiamo con ordine.
Avevamo richiesto l'aggiunta di un terzo numero alla nostra linea telefonica, questo un mese fa, circa, e oggi la Telecom ha attivato il terzo numero, ma nel fare questo ha disattivato il secondo numero.
Chiamo il benedetto call center, popolato da una serie di persone dotate della pazienza di Giobbe per poter svolgere quel lavoro e ridurre a più miti consigli torme di utenti inviperiti, e dopo aver parlato con cinque persone diverse, sia dell'area tecnica che dell'area commerciale, scopro quanto segue: da un punto di vista commerciale il nostro contratto è stato modificato con successo e la nostra linea è fornita, e quindi pagherà, di tre numeri telefonici MA, e qui viene il bello, il contratto che hanno nell'area tecnica prevede solo due numeri e quindi attivando il terzo numero è stato soppresso il secondo.
Mentre parlavo con una delle Sante donne, perché ci vuole davvero un talento particolare per lavorare lì dentro, cosa che io non potrei mai riuscire a fare senza mandare a quel paese l'azienda e i deficienti che fanno 'sti casini da primato olimpionico, mi dice che hanno un serie di lamentazioni, fatte da noi, nella scheda della nostra linea e che se continuiamo a lamentarci non faremo altro che allungare i tempi di risoluzione del problema.
Fammi capire: la politica dell'azienda è tale per cui se io mi lamento di continuo del suoi malfunzionamenti, essa mi punisce posticipando la soluzione del problema, da lei causato, alle calende greche? Tra l'altro il calendario greco era privo di calende e quindi l'espressione vale come "il mese del poi nell'anno del mai".
Tutto quello che l'utente deve fare è chinare il capo e attendere i porci comodi di Madonna Telecom; mi ero anche informato, due settimane fa quando l'attivazione del terzo numero pareva probabile quanto l'arrivo di Nibiru, per disdire la pratica... apriti cielo! questo avrebbe peggiorato notevolmente la risoluzione della nostra pratica (oddio! roba da attendere oltre il big crunch e il successivo, ipotetico, big bang, ammessa e non concessa la natura ciclica dell'universo, prima di un qualche segnale di soluzione); roba da sconfinare nell'era geologica e conteggiata solo in miliardi di anni.
Al momento vorrei chiedere a Gea se mi presta alcuni dei suoi figlioli più simpatici: l'Idra, Echidna, Tifeo, Pitone, Briareo... per mandarli a far visita alla Telecom.
L'inferno me lo immagino così; una lunga coda per sbrigare una pratica burocratica in un qualsiasi ente statale.
martedì 3 aprile 2012
Rassicurante?
E' bello avere delle certezze nella vita, un po' meno avere di queste certezze; in fondo i punti fermi servono a rassicurarci, a darci la fiducia che ci permette di sapere che, non ostante i venti di burrasca, esiste un porto sicuro... ma è meglio avere certezze di altro tipo.
Molti anni fa avevamo in studio una borchia ISDN e quando uscii l'abbonamento flat per l'adsl, siamo agli albori dell'adls, decidemmo di cambiare modo di andare in internet usando una linea adsl perché era più conveniente ed economica.
Per montare l'adsl era necessario, però, togliere la borchia isdn e così iniziai una serie di telefonate alla Telecom, all'epoca c'era solo lei e pochissimi altri, perché venissero a portarsi via la borchia e ci portassero il modem adsl (credo che fosse solo un modem).
Numerose telefonate dopo, valanghe di numeri telefonici diversi, almeno una dozzina, e dopo aver parlato con un numero spropositato di impiegati Telecom, finalmente, dopo soli otto mesi, riuscii ad avere la tanto sospirata adsl.
Otto mesi; in quegli otto mesi sarei riuscito, avanzando anche un paio di mesi per le vacanze, a conferire con Nefertiti in persona.
Da quel momento posi una bella "x" sulla Telecom e mi ripromisi di non avere mai più a che fare con lei.
Di recente, grazie allo spostamento a Parma, abbiamo avuto necessità di un numero aggiuntivo sulla linea telefonica dello studio; con chi sono qui a Parma? con Telecom...
Telefono in Telecom e parlo con il solito call center e mi dicono che la mia pratica è stata fatta e che in un paio di giorni il numero sarebbe stato attivo; conoscendoli ho chiesto più e più volte se fosse proprio sicura sicura che sarebbero bastati due giorni: "le ho detto di si... si fidi, vedrà che in paio di giorni è attivo", vabbè... sarà.
Dopo una settimana di silenzio da parte del nuovo numero, telefono in telecom: racocnto la vicende e chiedo lumi e mi rispondono dicendomi che avrebbero aperto una pratica di sollecito, ma che per attivare il numero ci volevano "almeno" dieci giorni lavorativi.
Quel "almeno" mi ha fatto venire la pelle d'oca; perché non è "massimo", ma un tempo "almeno" è variabilissimo e con un massimo non identificato.
Attendo dieci giorni e il numero latita come sempre e quindi telefono di nuovo in telecom, al solito call center con gli operatori classificati con un numero, poveretti, e la signora al telefono mi dice che non capisce cosa sia successo, che avrebbe fatto un sollecito, che il numero era dato come "in attivazione" e che si sarebbero fatti sentire loro in giornata, ma di avere pazienza perché per passare dallo stato "in attivazione" allo stato "attivo" ci sarebbero voluti "almeno" altri dieci giorni lavorativi: "ma non si preoccupi, in giornata la faccio chiamare da un tecnico".
Un altro "almeno" e nel frattempo i tempi di attesa sono passati da due giorni a venti giorni lavorativi; ovviamente non facevo affidamento sul fatto che mi avrebbero chiamato.
Dopo circa mezz'ora mi chiama la telecom, "brusa l'uliva"*, e l'uomo al telefono mi chiede se internet funziona perché a lui manco risulta l'adsl e così racconto anche a lui la rava e la fava e tutta la vicenda di questo numero aggiuntivo e mi dice di telefonare a un numero clienti e andare nell'area commerciale perché, secondo lui, la richiesta non era stata fatta.
Andiamo bene; qui la destra non sa che combina la sinistra e a malapena si conoscono, figuriamoci se si parlano.
Telefono di nuovo in telecom, all'area commerciale, e mi dicono che la richiesta c'è, ma il numero è in attesa di attivazione e che nel giro di poco tempo sarebbe stato attivo e poi ricevo la seguente telefonata:
altro:"Salve, abbiamo ricevuto la sua segnalazione di guasto..."
io: "guardi non è un guasto, ma deve sapere che bla.... bla... e la sua collega mi ha detto bla.... bla.... e poi il suo collega mi ha detto bla..... bla.... e io ho fatto bla.... bla...; ha capito?"
altro:"ma con chi ha parlato?"
io:"guardi è un call center, come faccio a sapere con chi ho parlato? mi sono segnato il codice dell'operatore da qualche parte, ma devo trovarlo..."
altro:"ah... si, ci lavoriamo su e le facciamo sapere"
io:"mi sa dare una tempistica in modo da sapere quando potrò avere attivo il numero?"
altro: "non lo so; non ne ho la più pallida idea, ma le faremo sapere"
io:"grazie"
la telefonata più inutile del creato.
Forse, in un periodo di tempo che va tra oggi e il secondo Avvento, avremo attivo il numero aggiuntivo, la domanda è: riusciranno a impiegarci più di otto mesi per una operazione da compiere a mezzo informatico dalla centrale? riusciranno a fare il tutto in, stima prudenziale, un paio di mesi?
Ah la telecom; dove il caos e la lentezza sono di casa.
*"brusa l'uliva": espressione che sta anche per "miracolo!", "era ora", "incredibile! non ci posso credere" e consimili...
Molti anni fa avevamo in studio una borchia ISDN e quando uscii l'abbonamento flat per l'adsl, siamo agli albori dell'adls, decidemmo di cambiare modo di andare in internet usando una linea adsl perché era più conveniente ed economica.
Per montare l'adsl era necessario, però, togliere la borchia isdn e così iniziai una serie di telefonate alla Telecom, all'epoca c'era solo lei e pochissimi altri, perché venissero a portarsi via la borchia e ci portassero il modem adsl (credo che fosse solo un modem).
Numerose telefonate dopo, valanghe di numeri telefonici diversi, almeno una dozzina, e dopo aver parlato con un numero spropositato di impiegati Telecom, finalmente, dopo soli otto mesi, riuscii ad avere la tanto sospirata adsl.
Otto mesi; in quegli otto mesi sarei riuscito, avanzando anche un paio di mesi per le vacanze, a conferire con Nefertiti in persona.
Da quel momento posi una bella "x" sulla Telecom e mi ripromisi di non avere mai più a che fare con lei.
Di recente, grazie allo spostamento a Parma, abbiamo avuto necessità di un numero aggiuntivo sulla linea telefonica dello studio; con chi sono qui a Parma? con Telecom...
Telefono in Telecom e parlo con il solito call center e mi dicono che la mia pratica è stata fatta e che in un paio di giorni il numero sarebbe stato attivo; conoscendoli ho chiesto più e più volte se fosse proprio sicura sicura che sarebbero bastati due giorni: "le ho detto di si... si fidi, vedrà che in paio di giorni è attivo", vabbè... sarà.
Dopo una settimana di silenzio da parte del nuovo numero, telefono in telecom: racocnto la vicende e chiedo lumi e mi rispondono dicendomi che avrebbero aperto una pratica di sollecito, ma che per attivare il numero ci volevano "almeno" dieci giorni lavorativi.
Quel "almeno" mi ha fatto venire la pelle d'oca; perché non è "massimo", ma un tempo "almeno" è variabilissimo e con un massimo non identificato.
Attendo dieci giorni e il numero latita come sempre e quindi telefono di nuovo in telecom, al solito call center con gli operatori classificati con un numero, poveretti, e la signora al telefono mi dice che non capisce cosa sia successo, che avrebbe fatto un sollecito, che il numero era dato come "in attivazione" e che si sarebbero fatti sentire loro in giornata, ma di avere pazienza perché per passare dallo stato "in attivazione" allo stato "attivo" ci sarebbero voluti "almeno" altri dieci giorni lavorativi: "ma non si preoccupi, in giornata la faccio chiamare da un tecnico".
Un altro "almeno" e nel frattempo i tempi di attesa sono passati da due giorni a venti giorni lavorativi; ovviamente non facevo affidamento sul fatto che mi avrebbero chiamato.
Dopo circa mezz'ora mi chiama la telecom, "brusa l'uliva"*, e l'uomo al telefono mi chiede se internet funziona perché a lui manco risulta l'adsl e così racconto anche a lui la rava e la fava e tutta la vicenda di questo numero aggiuntivo e mi dice di telefonare a un numero clienti e andare nell'area commerciale perché, secondo lui, la richiesta non era stata fatta.
Andiamo bene; qui la destra non sa che combina la sinistra e a malapena si conoscono, figuriamoci se si parlano.
Telefono di nuovo in telecom, all'area commerciale, e mi dicono che la richiesta c'è, ma il numero è in attesa di attivazione e che nel giro di poco tempo sarebbe stato attivo e poi ricevo la seguente telefonata:
altro:"Salve, abbiamo ricevuto la sua segnalazione di guasto..."
io: "guardi non è un guasto, ma deve sapere che bla.... bla... e la sua collega mi ha detto bla.... bla.... e poi il suo collega mi ha detto bla..... bla.... e io ho fatto bla.... bla...; ha capito?"
altro:"ma con chi ha parlato?"
io:"guardi è un call center, come faccio a sapere con chi ho parlato? mi sono segnato il codice dell'operatore da qualche parte, ma devo trovarlo..."
altro:"ah... si, ci lavoriamo su e le facciamo sapere"
io:"mi sa dare una tempistica in modo da sapere quando potrò avere attivo il numero?"
altro: "non lo so; non ne ho la più pallida idea, ma le faremo sapere"
io:"grazie"
la telefonata più inutile del creato.
Forse, in un periodo di tempo che va tra oggi e il secondo Avvento, avremo attivo il numero aggiuntivo, la domanda è: riusciranno a impiegarci più di otto mesi per una operazione da compiere a mezzo informatico dalla centrale? riusciranno a fare il tutto in, stima prudenziale, un paio di mesi?
Ah la telecom; dove il caos e la lentezza sono di casa.
*"brusa l'uliva": espressione che sta anche per "miracolo!", "era ora", "incredibile! non ci posso credere" e consimili...
domenica 1 aprile 2012
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