Ricordo che quando ero più giovane, e andavo ancora a scuola, quando la sveglia suonava alle 5:30 io rispondevo sempre con suoni inarticolati, onomatopee per la maggior parte, simili a "sgrunt, umpf, snort" e, spesso, più prosaicamente, con uno sbadiglio contenuto.
Dovevo comunque essere abbastanza silenzioso, perché a quell'ora della mattina i miei dormivano e non mi pareva carino buttarli giù dal letto a un orario così antelucano.
Da quando lavoro e la sveglia è più clemente, suona alle 7 ma del resto lavoro in paese e vado in studio a piedi, la maggior parte delle volte rispondo al suono della sveglia con "obbedisco"; ho Garibaldi alla risposta.
Inizierò a produrre qualcosa: devo provare a ricavare un posto per degli impianti che non richieda la chiusura di porte di ingresso...
venerdì 30 settembre 2011
giovedì 29 settembre 2011
I giorni della settimana
Non mi sono dimenticato del blog, non lascerò che questa povera creatura patisca la fame, ma ho avuto un periodo lavorativo intenso; ne sono contento, se si lavora a volte, anche se non è scontata la cosa, si prende anche lo stipendio regolarmente, ma questo mi ha lasciato poco tempo per il blog... e tantissima stizza in compenso.
Tutto questo nervoso mi ha fatto notare alcune costanti nell'andamento umorale della mia settimana e visto che al momento ne ho pieni gli zebedei di correre a dietro alle più disparate cose, dato che non posso neppure uscire per quindici minuti visto che mi hanno lasciato da per me, ve ne rendo partecipi.
Lunedì
Al lunedì il cervello è in sciopero generale o chiuso per ferie, comunque sia i neuroni non funzionano e devo fare con il neurone che è rimasto a lavorare in quanto viene comunque erogato un servizio minimo sindacale.
Il risultato è che al lunedì dormirei anche sulla tastiera e non riesco a entrare a regime; questo vuol dire che produco un po' meno del solito e i riflessi sono un po' più addormentati... se poi capita ch'io veda anche la Cosa al mattino, allora la catastrofe d'inizio settimana s'è già parzialmente avverata.
Martedì
Oltre a odiare, ed esserne per questo ricambiato cortesemente, il martedì, in questo giorno sono anche generalmente demoralizzato e depresso; è il giorno migliore per essere una lagna insomma ed io non mi tiro indietro.
L'unica cosa che spero, al mattino destandomi, è che il martedì finisca senza problemi insormontabili e senza vedere la Cosa; quando mi corico sono però, più o meno, depresso esattamente come quando mi levo.
Detesto il martedì.
Mercoledì
E' il giorno nel quale il mio umore è buono, ho anche voglia di lavorare e sono più propositivo. Credo sia il giorno migliore della settimana.
Giovedì
Mi girano talmente tanto gli zebedei che potrei prendere quota; sono stizzito, nervoso e a volte persino iracondo.
Il giovedì dovrei munirmi di un cartello che recita "girare al largo e se ti capita impiccati". Ovviamente devo contenermi sul lavoro, anche quando avrei voglia di mozzicare la scrivania, ma se si potesse ricavare energia elettrica dal nervoso al giovedì potrei alimentare il condominio.
Venerdì
L'aggettivo giusto per descrivere la mia condizione alle 19:00 del venerdì, circa... quarto d'ora in più o mezz'ora in più, è "camolito".
Mi sento indebolito dal continuo lavorio di erosione compiuto dalle camole (tarli), per cui vado a casa trascinandomi, completamente svuotato di energie.
A volte, ma non spesso, ho anche voglia di uscire alla sera per non stare a pensare alla settimana lavorativa.
Sabato
Se non mi si fanno girare vorticosamente gli ammenicoli, perché ogni occasione può essere buona per entrare a contatto con scemenze plateali o comportamenti irritanti, il sabato è il giorno nel quale mi ricarico; sono più sereno e rilassato.
Domenica
In genere la domenica mattina sono pieno di energie; vado a fare gite fuori porta anche lontano, pulisco e metto in ordine... sono attivissimo.
Nel pomeriggio, invece, ho un crollo e divento una sorta di ameba con pochissima voglia di fare alcunché... e in genere mi metto a leggere. La cosa poi mi infastidisce perché mi pare di buttare via la giornata.
Ovviamente ogni singola mattina della settimana lavorativa, così come alla sera, faccio mente locale su cosa sto facendo al lavoro, di cosa mi sto occupando, chi devo sentire e via discorrendo.
Alle volte sogno anche di lavorare e la cosa mi manda in bestia, perché lavoro già a sufficienza da sveglio e non c'è motivo di farlo anche quando dormo.
Tutto questo nervoso mi ha fatto notare alcune costanti nell'andamento umorale della mia settimana e visto che al momento ne ho pieni gli zebedei di correre a dietro alle più disparate cose, dato che non posso neppure uscire per quindici minuti visto che mi hanno lasciato da per me, ve ne rendo partecipi.
Lunedì
Al lunedì il cervello è in sciopero generale o chiuso per ferie, comunque sia i neuroni non funzionano e devo fare con il neurone che è rimasto a lavorare in quanto viene comunque erogato un servizio minimo sindacale.
Il risultato è che al lunedì dormirei anche sulla tastiera e non riesco a entrare a regime; questo vuol dire che produco un po' meno del solito e i riflessi sono un po' più addormentati... se poi capita ch'io veda anche la Cosa al mattino, allora la catastrofe d'inizio settimana s'è già parzialmente avverata.
Martedì
Oltre a odiare, ed esserne per questo ricambiato cortesemente, il martedì, in questo giorno sono anche generalmente demoralizzato e depresso; è il giorno migliore per essere una lagna insomma ed io non mi tiro indietro.
L'unica cosa che spero, al mattino destandomi, è che il martedì finisca senza problemi insormontabili e senza vedere la Cosa; quando mi corico sono però, più o meno, depresso esattamente come quando mi levo.
Detesto il martedì.
Mercoledì
E' il giorno nel quale il mio umore è buono, ho anche voglia di lavorare e sono più propositivo. Credo sia il giorno migliore della settimana.
Giovedì
Mi girano talmente tanto gli zebedei che potrei prendere quota; sono stizzito, nervoso e a volte persino iracondo.
Il giovedì dovrei munirmi di un cartello che recita "girare al largo e se ti capita impiccati". Ovviamente devo contenermi sul lavoro, anche quando avrei voglia di mozzicare la scrivania, ma se si potesse ricavare energia elettrica dal nervoso al giovedì potrei alimentare il condominio.
Venerdì
L'aggettivo giusto per descrivere la mia condizione alle 19:00 del venerdì, circa... quarto d'ora in più o mezz'ora in più, è "camolito".
Mi sento indebolito dal continuo lavorio di erosione compiuto dalle camole (tarli), per cui vado a casa trascinandomi, completamente svuotato di energie.
A volte, ma non spesso, ho anche voglia di uscire alla sera per non stare a pensare alla settimana lavorativa.
Sabato
Se non mi si fanno girare vorticosamente gli ammenicoli, perché ogni occasione può essere buona per entrare a contatto con scemenze plateali o comportamenti irritanti, il sabato è il giorno nel quale mi ricarico; sono più sereno e rilassato.
Domenica
In genere la domenica mattina sono pieno di energie; vado a fare gite fuori porta anche lontano, pulisco e metto in ordine... sono attivissimo.
Nel pomeriggio, invece, ho un crollo e divento una sorta di ameba con pochissima voglia di fare alcunché... e in genere mi metto a leggere. La cosa poi mi infastidisce perché mi pare di buttare via la giornata.
Ovviamente ogni singola mattina della settimana lavorativa, così come alla sera, faccio mente locale su cosa sto facendo al lavoro, di cosa mi sto occupando, chi devo sentire e via discorrendo.
Alle volte sogno anche di lavorare e la cosa mi manda in bestia, perché lavoro già a sufficienza da sveglio e non c'è motivo di farlo anche quando dormo.
lunedì 26 settembre 2011
Sogni, Famiglia e... Cosa
Tripartisco il post in appositi paragrafi; potrei probabilmente tenerli distinti e postarli col contagocce, riservandone la pubblicazione per una giornata priva di idee, ma temo che il ricordo possa svanire in fretta.
A volte mi sento un carasside che cammina su due gambe e vive fuori dalla boccia di vetro.
Sogni
Stanotte ho sognato di partecipare a una puntata di "Murder she wrote". La sceneggiatura era completamente nuova, faccio solo sogni originali io, ma essendo che si trattava della Fletcher per me era, nel sogno, la replica di una puntata già trasmessa.
L'omicidio avveniva in un salone di bellezza, al secondo piano, utilizzato abusivamente (mi sono anche dilungato, questa parte la ricordo benissimo, con la proprietà su come fare a sanare l'abuso), in un palazzo di New York; quindi doveva essere un episodio della decima, o della settima, stagione e seguenti.
Ricordo che c'era una scala che alternava gradini, sospesi, di vetro a gradini di legno e che l'omicidio era stato compiuto da una delle proprietarie della lavanderia vicina, che condivideva un cavedio con l'istituto di bellezza, e che era riuscita a far cadere la colpa sulla proprietà.
Il proprietario era, dato che si tratta del primo presunto colpevole, amico di Jessica ed io credo di aver fatto l'assistente della Fletcher; ricordo anche che mi sono detto:"ah... si; scopre la colpevole grazie a dell'acqua, ma non devo dire nulla altrimenti rovino la replica".
IL sogno è avvenuto in inglese; adoro sognare in inglese perché sembra sempre ch'io lo parli così bene... mentre in realtà lo maltratto a dovere anche solo per sputare un qualche pensiero complesso.
Famiglia
Stamane ho scoperto che la mia bisnonna Erminia, nata nel 1872 e morta nel 1955, aveva studiato sino alla terza elementare e amava leggere; ecco quindi da dove arriva la predisposizione alla lettura.
Il risultato, che può apparire modesto, va contestualizzato a dovere.
La mia bisnonna era contadina, così come lo erano i suoi genitori e gli avi prima di questi, e così come lo erano i suoi fratelli e i suoi figli; è andata a scuola sino al 1901, tutto quello che avevano era un pezzo di terra in golena, soggetta alle alluvioni del Po', perché costava meno comprare terra in quella posizione.
Non avevano una casa propria, ma sono sempre vissuti in affitto, probabilmente anche a mezzadria e le macchine agricole all'epoca erano le braccia dei familiari; molti bambini erano molte braccia da poter impiegare nei campi.
La mia bisnonna non ha mai lasciato il borgo natìo di Roccabianca che nei primi anni del secolo doveva essere un posto dimenticato dagli uomini e fuori dai percorsi della storia.
Per quanto mi riguarda arrivare alla terza elementare, considerato tutte le premesse, è un grande risultato.
Cosa
Stamane l'ho intersecata venendo a lavorare e come al solito mi ha augurato buon lavoro; la settimana non inizia benissimo :asd:
Sono giunto alla sosta italiana del libro "Around the world with Auntie Mame", del quale poi parlerò, una volta concluso, su anobii, e ha fatto la sua comparsa cousin Elmore Burnside.
Il libro è stato pubblicato nel 1958, ma il cugino Elmore è il ritratto letterario della Cosa: lo stesso imbarazzante umorismo che fa cadere le appendici e ti fa rimanere come una medusa sulla spiaggia alle due in agosto; lo stesso modo di stare a tavola che ti fa vergognare sin di condividere la stessa stanza... figuratevi il tavolo; lo stesso modo di trattare le persone, ovvero il riuscire a indispettire, urtare, il maggior numero possibile dei presenti nel più breve lasso temporale.
L'autore per definire il cugino Elmore dice spesso "nothing human" e la definizione si applica benissimo anche a Colei Che Noi Non Nominiamo.
Se ve lo state chiedendo ho già provveduto a toccare più volte ferro; in genere non sono superstizioso, ma con la Cosa è diverso... è meglio usare tutte le precauzioni.
A volte mi sento un carasside che cammina su due gambe e vive fuori dalla boccia di vetro.
Sogni
Stanotte ho sognato di partecipare a una puntata di "Murder she wrote". La sceneggiatura era completamente nuova, faccio solo sogni originali io, ma essendo che si trattava della Fletcher per me era, nel sogno, la replica di una puntata già trasmessa.
L'omicidio avveniva in un salone di bellezza, al secondo piano, utilizzato abusivamente (mi sono anche dilungato, questa parte la ricordo benissimo, con la proprietà su come fare a sanare l'abuso), in un palazzo di New York; quindi doveva essere un episodio della decima, o della settima, stagione e seguenti.
Ricordo che c'era una scala che alternava gradini, sospesi, di vetro a gradini di legno e che l'omicidio era stato compiuto da una delle proprietarie della lavanderia vicina, che condivideva un cavedio con l'istituto di bellezza, e che era riuscita a far cadere la colpa sulla proprietà.
Il proprietario era, dato che si tratta del primo presunto colpevole, amico di Jessica ed io credo di aver fatto l'assistente della Fletcher; ricordo anche che mi sono detto:"ah... si; scopre la colpevole grazie a dell'acqua, ma non devo dire nulla altrimenti rovino la replica".
IL sogno è avvenuto in inglese; adoro sognare in inglese perché sembra sempre ch'io lo parli così bene... mentre in realtà lo maltratto a dovere anche solo per sputare un qualche pensiero complesso.
Famiglia
Stamane ho scoperto che la mia bisnonna Erminia, nata nel 1872 e morta nel 1955, aveva studiato sino alla terza elementare e amava leggere; ecco quindi da dove arriva la predisposizione alla lettura.
Il risultato, che può apparire modesto, va contestualizzato a dovere.
La mia bisnonna era contadina, così come lo erano i suoi genitori e gli avi prima di questi, e così come lo erano i suoi fratelli e i suoi figli; è andata a scuola sino al 1901, tutto quello che avevano era un pezzo di terra in golena, soggetta alle alluvioni del Po', perché costava meno comprare terra in quella posizione.
Non avevano una casa propria, ma sono sempre vissuti in affitto, probabilmente anche a mezzadria e le macchine agricole all'epoca erano le braccia dei familiari; molti bambini erano molte braccia da poter impiegare nei campi.
La mia bisnonna non ha mai lasciato il borgo natìo di Roccabianca che nei primi anni del secolo doveva essere un posto dimenticato dagli uomini e fuori dai percorsi della storia.
Per quanto mi riguarda arrivare alla terza elementare, considerato tutte le premesse, è un grande risultato.
Cosa
Stamane l'ho intersecata venendo a lavorare e come al solito mi ha augurato buon lavoro; la settimana non inizia benissimo :asd:
Sono giunto alla sosta italiana del libro "Around the world with Auntie Mame", del quale poi parlerò, una volta concluso, su anobii, e ha fatto la sua comparsa cousin Elmore Burnside.
Il libro è stato pubblicato nel 1958, ma il cugino Elmore è il ritratto letterario della Cosa: lo stesso imbarazzante umorismo che fa cadere le appendici e ti fa rimanere come una medusa sulla spiaggia alle due in agosto; lo stesso modo di stare a tavola che ti fa vergognare sin di condividere la stessa stanza... figuratevi il tavolo; lo stesso modo di trattare le persone, ovvero il riuscire a indispettire, urtare, il maggior numero possibile dei presenti nel più breve lasso temporale.
L'autore per definire il cugino Elmore dice spesso "nothing human" e la definizione si applica benissimo anche a Colei Che Noi Non Nominiamo.
Se ve lo state chiedendo ho già provveduto a toccare più volte ferro; in genere non sono superstizioso, ma con la Cosa è diverso... è meglio usare tutte le precauzioni.
domenica 25 settembre 2011
divertissement
"Raumpatrouille"
Che abbiate o meno l'audio il video mostra alcune scene di ballo tratte dalla serie televisiva tedesca "Raumpatrouille"; facevano tantissima vita sociale e ridevano tantissimo.
Questo è un nuovo pezzo del mio tunnel, occupa anche poco posto perché la serie consta di una sola stagione e di ben sette episodi.
Prossimamente mi doterò, appena la pecunia lo permetterà, di una serie di film di fantascienza prodotti nella Germania dell'Est; ultimamente ho bisogno di un po' di buona fantascienza d'annata, quando le cose venivano realizzate con l'ingegno...
Che abbiate o meno l'audio il video mostra alcune scene di ballo tratte dalla serie televisiva tedesca "Raumpatrouille"; facevano tantissima vita sociale e ridevano tantissimo.
Questo è un nuovo pezzo del mio tunnel, occupa anche poco posto perché la serie consta di una sola stagione e di ben sette episodi.
Prossimamente mi doterò, appena la pecunia lo permetterà, di una serie di film di fantascienza prodotti nella Germania dell'Est; ultimamente ho bisogno di un po' di buona fantascienza d'annata, quando le cose venivano realizzate con l'ingegno...
sabato 24 settembre 2011
Lavori in corso
Nel tentativo, che temo sia ahimé vano, di recuperare sempre più spazio dai nove metri quadrati nei quali vivo, è pur sempre una stanzetta singola, stamane mi sono recato a Ikea a prendere un po' di cose.
Grazie a quattro bellissime scatole ho potuto infilare un po' di libri, insieme alle mie vecchie musicassette, sotto al letto; ho riordinato l'armadio, i dvd e parte dei libri, alcuni dei quali sono finiti sotto al letto; mentre ero soffocato da dvd, libri e cassette, ho scoperto di avere anche un libro di Kolosimo... quante risate che mi fece fare.
Solo quando si mette in ordine ci si rende conto di quanta roba ci portiamo a dietro, sia utile che inutile; alcune cose sono pesi che ci trasciniamo perché ci ricordano qualcosa, o perché li abbiamo vicino da così tanto tempo da essere divenuti indispensabili.
Nei miei quasi quarant'anni di vita ho accumulato mille e trecento libri, almeno duecento dvd, altri trecento cd, centocinquanta musicassette e almeno 300Gb di dati sparsi in un paio di Hd, senza contare le mie creature sparse un po' ovunque, i vari soprammobili, la cui definizione di ciapapòra è ben più appropriata; tutte queste cose sono sufficienti a definirmi come persona? possono dare un'idea di quel che sono, quel che penso e faccio? Solo parzialmente. Le cose che abbiamo, per quanto siamo ad esse affezionati, e per quanto innumerevoli esse possano essere, non possono definirci.
A volte sfuggiamo persino a noi stessi e ci troviamo capaci di sorprenderci con azioni e pensieri imprevisti.
Tu pensa quante riflessioni che si possono fare mentre si combatte con la polvere armati di straccio e aspirapolvere.
Grazie a quattro bellissime scatole ho potuto infilare un po' di libri, insieme alle mie vecchie musicassette, sotto al letto; ho riordinato l'armadio, i dvd e parte dei libri, alcuni dei quali sono finiti sotto al letto; mentre ero soffocato da dvd, libri e cassette, ho scoperto di avere anche un libro di Kolosimo... quante risate che mi fece fare.
Solo quando si mette in ordine ci si rende conto di quanta roba ci portiamo a dietro, sia utile che inutile; alcune cose sono pesi che ci trasciniamo perché ci ricordano qualcosa, o perché li abbiamo vicino da così tanto tempo da essere divenuti indispensabili.
Nei miei quasi quarant'anni di vita ho accumulato mille e trecento libri, almeno duecento dvd, altri trecento cd, centocinquanta musicassette e almeno 300Gb di dati sparsi in un paio di Hd, senza contare le mie creature sparse un po' ovunque, i vari soprammobili, la cui definizione di ciapapòra è ben più appropriata; tutte queste cose sono sufficienti a definirmi come persona? possono dare un'idea di quel che sono, quel che penso e faccio? Solo parzialmente. Le cose che abbiamo, per quanto siamo ad esse affezionati, e per quanto innumerevoli esse possano essere, non possono definirci.
A volte sfuggiamo persino a noi stessi e ci troviamo capaci di sorprenderci con azioni e pensieri imprevisti.
Tu pensa quante riflessioni che si possono fare mentre si combatte con la polvere armati di straccio e aspirapolvere.
venerdì 23 settembre 2011
Porta
Grazie al fatto che il mal di testa è mutato in un moderato compagno assiduo, ma che si occupa di martellarmi il capo lievemente, coinvolgendo anche una ghiandola salivaria che ha da poco preso a dolermi, sono pronto a rendervi partecipi delle mie osservazioni riguardo alla porta.
Dato il rapporto conflittuale che molte persone hanno con questo elemento, posso formulare alcune ipotesi:
Anfiteatro Flavio
Questo monumento romano è entrato così profondamente nella psiche italica, da farci pensare di essere suoi abitanti; un po' come se potesse contenere cinquantaseimilioni di individui in una volta sola e quindi dato che è privo di porte, possiede varchi senza elementi di chiusura, siamo talmente abituati a passare attraverso gli archi che non chiudiamo più la porta alle spalle... all'anfiteatro Flavio i battenti mica ci sono.
Rura penthe
Se non avete familiarità con Star Trek difficilmente capirete l'allusione e quindi vado a spiegarvi brevemente il riferimento.
Rura Penthe dovrebbe essere un asteroide ghiacciato che i Klingon utilizzano come carcere di massima sicurezza, e sostengono che nessuno è mai potuto scappare. Già agli esordi nel VI° film Kirk e McCoy scappano, con la complicità di Iman che era impegnata a fuggire dalla mani di Shatner, indi nella serie Enterprise anche Archer fugge da Rura Penthe; ai protagonisti in genere queste cose riescono molto bene, ma questo ci fa sospettare che i cancelli di Rura Penthe siano forniti di porte girevoli e tende di perline e che possa trattarsi di una sorta di resort che i Klingon spacciano come carcere per non doverlo dividere con nessuno.
Evidentemente l'italiano medio è molto più trekkies di quel che sembra e brama così tanto un soggiorno su Rura Penthe da immaginare di viverci già tutti i giorni; a che pro chiudere le porte? tanto c'è la tenda di perline.
La tratta degli schiavi
Noi non ce ne rendiamo conto, ma in realtà l'Italia ha mantenuto un commercio di schiavi che vengono impiegati per aprire e chiudere le porte.
Oppure stiamo schiavizzando torme di fatine costrette a chiudere le porte in nostra vece.
ante supermassive
In realtà le porte vengono prodotte con un materiale molto denso che le rende talmente pesanti da essere, una volta aperte, quasi inamovibili e solo alcuni individui, selezionati a causa dei loro geni e del loro ferreo addestramento, chiamato "buona educazione", sono in grado di far ruotare sui cardini le ante sino a provocarne la chiusura.
Dato il rapporto conflittuale che molte persone hanno con questo elemento, posso formulare alcune ipotesi:
Anfiteatro Flavio
Questo monumento romano è entrato così profondamente nella psiche italica, da farci pensare di essere suoi abitanti; un po' come se potesse contenere cinquantaseimilioni di individui in una volta sola e quindi dato che è privo di porte, possiede varchi senza elementi di chiusura, siamo talmente abituati a passare attraverso gli archi che non chiudiamo più la porta alle spalle... all'anfiteatro Flavio i battenti mica ci sono.
Rura penthe
Se non avete familiarità con Star Trek difficilmente capirete l'allusione e quindi vado a spiegarvi brevemente il riferimento.
Rura Penthe dovrebbe essere un asteroide ghiacciato che i Klingon utilizzano come carcere di massima sicurezza, e sostengono che nessuno è mai potuto scappare. Già agli esordi nel VI° film Kirk e McCoy scappano, con la complicità di Iman che era impegnata a fuggire dalla mani di Shatner, indi nella serie Enterprise anche Archer fugge da Rura Penthe; ai protagonisti in genere queste cose riescono molto bene, ma questo ci fa sospettare che i cancelli di Rura Penthe siano forniti di porte girevoli e tende di perline e che possa trattarsi di una sorta di resort che i Klingon spacciano come carcere per non doverlo dividere con nessuno.
Evidentemente l'italiano medio è molto più trekkies di quel che sembra e brama così tanto un soggiorno su Rura Penthe da immaginare di viverci già tutti i giorni; a che pro chiudere le porte? tanto c'è la tenda di perline.
La tratta degli schiavi
Noi non ce ne rendiamo conto, ma in realtà l'Italia ha mantenuto un commercio di schiavi che vengono impiegati per aprire e chiudere le porte.
Oppure stiamo schiavizzando torme di fatine costrette a chiudere le porte in nostra vece.
ante supermassive
In realtà le porte vengono prodotte con un materiale molto denso che le rende talmente pesanti da essere, una volta aperte, quasi inamovibili e solo alcuni individui, selezionati a causa dei loro geni e del loro ferreo addestramento, chiamato "buona educazione", sono in grado di far ruotare sui cardini le ante sino a provocarne la chiusura.
Interrompiamo le trasmissioni
A causa di un monumentale mal di testa, che mi fa compagnia da stamane, anche se si è un po' attenuato col tempo, oggi non scriverò altro sul blog.
Buon fine settimana e, se non mi esplode la testa, ci sentiamo lunedì.
Buon fine settimana e, se non mi esplode la testa, ci sentiamo lunedì.
mercoledì 21 settembre 2011
Un buco alla cinta?
Non so se sia o meno il caso di allarmarmi, ma di certo, dopo questo episodio, inizierò un nuovo regime di austerità.
Negli anni passati la mia povertà era imputabile ad alcune spese come il dentista, le gomme, l'assicurazione, gli occhiali, l'oculista etcc... tutte cose che, per un motivo o per l'altro, avevano l'abitudine di accumularsi in un unico periodo. Per quanto queste spese mi abbiano sempre preoccupato sono sempre riuscito a pagare quanto dovevo senza difficoltà, perché potevo contare su una corresponsione del mio lavoro sempre puntuale; da questo mese non so se sarà ancora così.
Questo mese prenderò il dovuto, nella sua interezza, con un significativo ritardo, e so anche che dovrei ringraziare il cielo di prendere lo "stipendio" con solo del ritardo, poiché alcuni non lo prendono da qualche mese; non era mai capitata una cosa simile in tanti anni che lavoro.
L'anno prossimo avrò anche le tasse da pagare di quest'anno, che rateizzerò nel maggior numero possibile di rate; tutto questo cosa comporterà? Innanzi tutto che le ferie riprenderò a farle in quel del borgo natìo e poi dovrò valutare cosa ridurre di spese. Comprerò meno libri, anche se, per fortuna, ne ho già un po' di riserva da leggere, e poi valuterò se e quanto dovrò limitare la vita sociale.
La cosa un po' mi deprime e mi preoccupa, ma attendo di vedere come andranno le cose in futuro e nel frattempo inizio a limitare il limitabile, non che abbia mai fatto la cicala, sono sempre stato una formica, ma posso ridurre alla bisogna, ulteriormente, alcune cose.
Speriamo.
"Fondare biblioteche è come costruire ancora granai pubblici, ammassare riserve contro l'inverno dello spirito che da molti indizi, mio malgrado, vedo venire.
Marguerite Yourcenar"
Negli anni passati la mia povertà era imputabile ad alcune spese come il dentista, le gomme, l'assicurazione, gli occhiali, l'oculista etcc... tutte cose che, per un motivo o per l'altro, avevano l'abitudine di accumularsi in un unico periodo. Per quanto queste spese mi abbiano sempre preoccupato sono sempre riuscito a pagare quanto dovevo senza difficoltà, perché potevo contare su una corresponsione del mio lavoro sempre puntuale; da questo mese non so se sarà ancora così.
Questo mese prenderò il dovuto, nella sua interezza, con un significativo ritardo, e so anche che dovrei ringraziare il cielo di prendere lo "stipendio" con solo del ritardo, poiché alcuni non lo prendono da qualche mese; non era mai capitata una cosa simile in tanti anni che lavoro.
L'anno prossimo avrò anche le tasse da pagare di quest'anno, che rateizzerò nel maggior numero possibile di rate; tutto questo cosa comporterà? Innanzi tutto che le ferie riprenderò a farle in quel del borgo natìo e poi dovrò valutare cosa ridurre di spese. Comprerò meno libri, anche se, per fortuna, ne ho già un po' di riserva da leggere, e poi valuterò se e quanto dovrò limitare la vita sociale.
La cosa un po' mi deprime e mi preoccupa, ma attendo di vedere come andranno le cose in futuro e nel frattempo inizio a limitare il limitabile, non che abbia mai fatto la cicala, sono sempre stato una formica, ma posso ridurre alla bisogna, ulteriormente, alcune cose.
Speriamo.
"Fondare biblioteche è come costruire ancora granai pubblici, ammassare riserve contro l'inverno dello spirito che da molti indizi, mio malgrado, vedo venire.
Marguerite Yourcenar"
martedì 20 settembre 2011
Felicità
"io ti salverò!"
No; grazie... mi salvo da solo.
Almeno una, o due volte, nella vita si incontra una Candy personale pronta, non ostante un corollario di sfighe personali da esposizione, a salvarci da noi stessi e non ostante noi stessi.
Devo dire che la situazione ha i suoi lati positivi, dato che ho fatto l'assistito per un certo periodo della mia esistenza, se la crocerossina in questione bada più a fornire stimoli e spunti di riflessione piuttosto che a proteggerti dal mondo; ma il problema è che, con il tempo, la situazione si incancrenisce sempre di più e si crea una sorta di dipendenza, per cui ti sembra sempre di camminare con le stampelle, di non riuscire a funzionare in modo autonomo.
Un bel giorno ci si sveglia, anche se ad alcuni serve più tempo di altri e taluni non si svegliano proprio, si scopre che si cammina benissimo senza stampelle e quando cerchi di aiutare la crocerossina, che oggettivamente è messa peggio di te, scopri che non ha alcuna intenzione di cambiare perché i suoi problemi sono troppo grandi per essere affrontati; ovviamente è una balla colossale, ma si vede che il dire: "ah! claudico e perdo i pezzi per strada, ma io ti salverò non ostante tutto", fa molto eroe da melodramma.
Per queste persone, affette da Sindrome della Crocerossina, la propria felicità non è un obbiettivo importante.
Si ritiene che la felicità sia la cosa più importante, ma per come ci comportiamo pare che non sia poi una cosa così indispensabile.
Per non stare soli siamo capaci di circondarci della peggior genìa di persone, moleste, infantili, egocentriche; ci lanciamo in missioni di soccorso di persone che non hanno alcuna intenzione di essere salvate, riuscendo spesso a peggiorare la situazione iniziale e soffocando quei pochi cambiamenti positivi che la persona in questione ha messo in atto autonomamente; iniziamo relazioni con persone alle quali siamo abituati perché l'abitudine è confortevole, anche se il partner in questione ha bisogno, urgente, di vedere uno bravo; per avere un po' di compassione e attenzione siamo anche capaci di incolparci delle peggio cose, dallo sterminio degli ebrei e degli armeni, sino al buco nell'ozono e all'esplosione del Sole, perché esploderà prima o poi... siamo, insomma, capaci di renderci la vita un inferno e continuare a raccontarci, credendoci, quanto siamo felici.
Siamo anche capaci però di stare male per anni e non fare nulla per cambiare perché cambiare ci fa più paura che stare male e così facendo buttiamo tempo prezioso dalla finestra attendo che le cose migliorino da sole, anche se sappiamo benissimo che le cose da sole si incancreniscono.
Siamo maestri nel complicarci inutilmente l'esistenza.
No; grazie... mi salvo da solo.
Almeno una, o due volte, nella vita si incontra una Candy personale pronta, non ostante un corollario di sfighe personali da esposizione, a salvarci da noi stessi e non ostante noi stessi.
Devo dire che la situazione ha i suoi lati positivi, dato che ho fatto l'assistito per un certo periodo della mia esistenza, se la crocerossina in questione bada più a fornire stimoli e spunti di riflessione piuttosto che a proteggerti dal mondo; ma il problema è che, con il tempo, la situazione si incancrenisce sempre di più e si crea una sorta di dipendenza, per cui ti sembra sempre di camminare con le stampelle, di non riuscire a funzionare in modo autonomo.
Un bel giorno ci si sveglia, anche se ad alcuni serve più tempo di altri e taluni non si svegliano proprio, si scopre che si cammina benissimo senza stampelle e quando cerchi di aiutare la crocerossina, che oggettivamente è messa peggio di te, scopri che non ha alcuna intenzione di cambiare perché i suoi problemi sono troppo grandi per essere affrontati; ovviamente è una balla colossale, ma si vede che il dire: "ah! claudico e perdo i pezzi per strada, ma io ti salverò non ostante tutto", fa molto eroe da melodramma.
Per queste persone, affette da Sindrome della Crocerossina, la propria felicità non è un obbiettivo importante.
Si ritiene che la felicità sia la cosa più importante, ma per come ci comportiamo pare che non sia poi una cosa così indispensabile.
Per non stare soli siamo capaci di circondarci della peggior genìa di persone, moleste, infantili, egocentriche; ci lanciamo in missioni di soccorso di persone che non hanno alcuna intenzione di essere salvate, riuscendo spesso a peggiorare la situazione iniziale e soffocando quei pochi cambiamenti positivi che la persona in questione ha messo in atto autonomamente; iniziamo relazioni con persone alle quali siamo abituati perché l'abitudine è confortevole, anche se il partner in questione ha bisogno, urgente, di vedere uno bravo; per avere un po' di compassione e attenzione siamo anche capaci di incolparci delle peggio cose, dallo sterminio degli ebrei e degli armeni, sino al buco nell'ozono e all'esplosione del Sole, perché esploderà prima o poi... siamo, insomma, capaci di renderci la vita un inferno e continuare a raccontarci, credendoci, quanto siamo felici.
Siamo anche capaci però di stare male per anni e non fare nulla per cambiare perché cambiare ci fa più paura che stare male e così facendo buttiamo tempo prezioso dalla finestra attendo che le cose migliorino da sole, anche se sappiamo benissimo che le cose da sole si incancreniscono.
Siamo maestri nel complicarci inutilmente l'esistenza.
lunedì 19 settembre 2011
Effetti contrari
Ci sono volte nelle quali si vuole fortemente una cosa ben precisa e spesso si ottiene l'esatto opposto; è capitato un po' a tutti, ma ci sono alcune persone che pervicacemente insistono sulla medesima strada e, magari, si lamentano anche dell'assoluta assenza di miglioramenti.
Se qualcosa non ha funzionato nelle venti volte precedenti difficilemente funzionerà in futuro; chiaramente si sta facendo qualcosa di sbagliato.
La questione diventa patetica quando quello che si vuole ottenere è la simpatia e il consenso generale, si ottiene solo l'isolamento e si continua a fare sempre le stesse cose nella speranza di ottenere quanto si vuole.
Capisco che probabilmente mamma e papà non vi hanno dato sufficiente attenzioni quando eravate piccoli, ma il cercare l'approvazione e l'attenzione degli adulti è qualcosa da lasciare nell'infanzia, magari anche con l'aiuto di qualcuno bravo, perché questi comportamenti in età adulta non fanno altro che allontanare la gente.
Non inseritevi in una qualunque conversazione cercando di dirottarla su di voi per fare vedere quanto siete bravi, quanto a voi capitino più cose che agli altri, quanto siate sensibili, quanto i vostri problemi siano incomprensibili agli altri perché voi soffrite veramente più di chiunque sul globo terracqueo; qualche anima pia, che probabilmente ha bisogno di punti karma o che è votata al martirio, che vi dà retta la trovate anche... una volta, forse adirittura due, ma poi, appena l'educazione lo consente, verrete abbandonati al vostro ego, perché nessuno vorrà frapporsi tra voi due.
Problemi, incidenti, gioie e dolori, la notizia può essere sconvolgente, capitano a tutti e per ognuno di noi sono unici e peculiari, perché ognuno di noi è peculiare.
Non aggiratevi sospirando per la sala, con lo sguardo di chi ha subito un torto gravissimo, nella speranza che qualcuno vi chieda cosa vi è accaduto; qualche anima buona lo farà per pura compassione, ma è più probabile che nessuno vi approcci per non perdere un'ora a sentire delle lagnanze.
Perché il problema grosso è che in genere avete una parlantina che rende impossibile il dialogo; partite a razzo con una sequela di parole ininterrotte che dura ore e diventa impossibile interloquire con voi se non con un: "ah... già; davvero... hai ragione", segno evidente che chi vi sta di fronte è mille mila anni luce lontano da voi con la mente.
Scodinzolare, portare la palla e mettersi a pancia all'aria o fare il diavolo a quattro per avere un briciolo di attenzione, non vi farà ottenere quello che bramate.
Non siete gli unici a essere insicuri e a volere delle attenzioni e non è ammorbando gli altri col vostro ego che riuscirete a inserirvi.
Non raccontiamoci frottole; la solitudine non è bella, siamo animali sociali e stiamo bene quando siamo inseriti in un gruppo, più o meno vasto, di persone, ma l'ansia di essere accettati a tutti i costi, che ci fa mettere sempre in mostra, ci fa conseguire il risultato opposto.
Fare da tapezzeria, per quanto sia meno molesto, fa conseguire un risultato simile; ovvero quello di essere dimenticati.
Generalizzare è impossibile e il mio al momento è uno sfogo su quelle torme di cadetti entusiasti in cerca di un palcoscenico per mostrare al mondo la loro tenda.
Non mi sento neppure di escludermi, in alcune circostanze e in alcune fasi della mia vita, dalla condizione di "cadetto entusiasta", anche se preferivo l'opzione "tapezzeria", ma quello che ho imparato è che a volte se non ci si riesce a inserire la colpa non è degli "altri", ma nostra, perché c'è qualcosa in noi che va corretto.
Quel "qualcosa" in genere è quello che ci fa stare male; se noi non ci accettiamo e non ci vogliamo bene perché dovrebbero farlo gli altri?
Cambiare è possibile; alcuni cambiamenti li possiamo fare da soli, per altri è possibile che sia necessario l'aiuto di un esperto, ma avere un rapporto equilibrato con sé stessi non è impossibile.
Se qualcosa non ha funzionato nelle venti volte precedenti difficilemente funzionerà in futuro; chiaramente si sta facendo qualcosa di sbagliato.
La questione diventa patetica quando quello che si vuole ottenere è la simpatia e il consenso generale, si ottiene solo l'isolamento e si continua a fare sempre le stesse cose nella speranza di ottenere quanto si vuole.
Capisco che probabilmente mamma e papà non vi hanno dato sufficiente attenzioni quando eravate piccoli, ma il cercare l'approvazione e l'attenzione degli adulti è qualcosa da lasciare nell'infanzia, magari anche con l'aiuto di qualcuno bravo, perché questi comportamenti in età adulta non fanno altro che allontanare la gente.
Non inseritevi in una qualunque conversazione cercando di dirottarla su di voi per fare vedere quanto siete bravi, quanto a voi capitino più cose che agli altri, quanto siate sensibili, quanto i vostri problemi siano incomprensibili agli altri perché voi soffrite veramente più di chiunque sul globo terracqueo; qualche anima pia, che probabilmente ha bisogno di punti karma o che è votata al martirio, che vi dà retta la trovate anche... una volta, forse adirittura due, ma poi, appena l'educazione lo consente, verrete abbandonati al vostro ego, perché nessuno vorrà frapporsi tra voi due.
Problemi, incidenti, gioie e dolori, la notizia può essere sconvolgente, capitano a tutti e per ognuno di noi sono unici e peculiari, perché ognuno di noi è peculiare.
Non aggiratevi sospirando per la sala, con lo sguardo di chi ha subito un torto gravissimo, nella speranza che qualcuno vi chieda cosa vi è accaduto; qualche anima buona lo farà per pura compassione, ma è più probabile che nessuno vi approcci per non perdere un'ora a sentire delle lagnanze.
Perché il problema grosso è che in genere avete una parlantina che rende impossibile il dialogo; partite a razzo con una sequela di parole ininterrotte che dura ore e diventa impossibile interloquire con voi se non con un: "ah... già; davvero... hai ragione", segno evidente che chi vi sta di fronte è mille mila anni luce lontano da voi con la mente.
Scodinzolare, portare la palla e mettersi a pancia all'aria o fare il diavolo a quattro per avere un briciolo di attenzione, non vi farà ottenere quello che bramate.
Non siete gli unici a essere insicuri e a volere delle attenzioni e non è ammorbando gli altri col vostro ego che riuscirete a inserirvi.
Non raccontiamoci frottole; la solitudine non è bella, siamo animali sociali e stiamo bene quando siamo inseriti in un gruppo, più o meno vasto, di persone, ma l'ansia di essere accettati a tutti i costi, che ci fa mettere sempre in mostra, ci fa conseguire il risultato opposto.
Fare da tapezzeria, per quanto sia meno molesto, fa conseguire un risultato simile; ovvero quello di essere dimenticati.
Generalizzare è impossibile e il mio al momento è uno sfogo su quelle torme di cadetti entusiasti in cerca di un palcoscenico per mostrare al mondo la loro tenda.
Non mi sento neppure di escludermi, in alcune circostanze e in alcune fasi della mia vita, dalla condizione di "cadetto entusiasta", anche se preferivo l'opzione "tapezzeria", ma quello che ho imparato è che a volte se non ci si riesce a inserire la colpa non è degli "altri", ma nostra, perché c'è qualcosa in noi che va corretto.
Quel "qualcosa" in genere è quello che ci fa stare male; se noi non ci accettiamo e non ci vogliamo bene perché dovrebbero farlo gli altri?
Cambiare è possibile; alcuni cambiamenti li possiamo fare da soli, per altri è possibile che sia necessario l'aiuto di un esperto, ma avere un rapporto equilibrato con sé stessi non è impossibile.
domenica 18 settembre 2011
Digestione
Ieri sera ho partecipato all'ultima grigliata dell'estate organizzata dall'Agenzia degli Incantesimi, ed essendo l'ultima si spera anche che l'estate sia finita ma, non ostante i miei sforzi, han messo pioggia ovunque tranne che qua: mi sono evidentemente impegnato troppo per far piovere e Murphy ha deciso di non raccogliere la sfida...
La cosa interessante di questi eventi è la montagna di cibo che viene preparata e i tentativi di farmi mangiare con l'imbuto; va da sé che una volta alzato da tavola, la cena ovviamente dura svariate ore perché tra le portate e le chiacchiere il tempo passa rapidamente, mi è parso di aver messo su almeno un mese :asd:
In genere, non ostante amari, ammazza amari e quant'altro di digestivo vi possa venire in mente, grazie alla digestione impegnativa, per dire... credo che stasera mi nutrirò di yogurt e la sola di idea di toccare del cibo per pranzo mi fa star male, si fanno sogni interessanti.
Ah! Mentre gli altri commensali tentavano, invano questa volta, di far sparire un suino intero, non so quantificarla ma c'era moltissima carne, la mia cena è stata a base di verdura e formaggi; ho tenuto lo spazio per la consueta sfida dei dolci.
Del sogno fatto ricordo poco; c'era da arrampicarsi da qualche parte e poi comparivano altri dolci da mangiare e non potevo rifiutarmi... la trama era un po' sconnessa, ricordo però distintamente l'ordine perentorio, impartitomi da non ricordo cosa nel sogno, di ricordarmi due parole:
Missolungi; non ho ben capito se devo ricordarmela in quanto luogo della morte di Byron, o a causa dell'assedio della città che fu un episodio importante nella guerra di indipendenza della Grecia:
Samosata:; anche per questa città non so se devo ricordarmene per il retore Luciano, in quanto città di Sant'Eusebio o in quanto sede dell'opposizione a Cirillo di Alessandria e al concilio di Efeso.
La ragione per la quale dovevo ricordarmi queste due città mi sfugge, ma avendone parlato qua e avendone conservato memoria anche a mattina inoltrata, ho assolto al mio dovere e quindi posso tornare alle mie consuete mansioni.
Dato che il piacentino questo pomeriggio dovrebbe essere libero da piogge, esiste la possibilità, se non disegno/dipingo, ch'io possa andare da qualche parte; devo solo decidere cosa fare del mio pomeriggio, anche se devo dire che non ho molta voglia di uscire e potrei limitarmi ad andare a zonzo per il paese.
La cosa interessante di questi eventi è la montagna di cibo che viene preparata e i tentativi di farmi mangiare con l'imbuto; va da sé che una volta alzato da tavola, la cena ovviamente dura svariate ore perché tra le portate e le chiacchiere il tempo passa rapidamente, mi è parso di aver messo su almeno un mese :asd:
In genere, non ostante amari, ammazza amari e quant'altro di digestivo vi possa venire in mente, grazie alla digestione impegnativa, per dire... credo che stasera mi nutrirò di yogurt e la sola di idea di toccare del cibo per pranzo mi fa star male, si fanno sogni interessanti.
Ah! Mentre gli altri commensali tentavano, invano questa volta, di far sparire un suino intero, non so quantificarla ma c'era moltissima carne, la mia cena è stata a base di verdura e formaggi; ho tenuto lo spazio per la consueta sfida dei dolci.
Del sogno fatto ricordo poco; c'era da arrampicarsi da qualche parte e poi comparivano altri dolci da mangiare e non potevo rifiutarmi... la trama era un po' sconnessa, ricordo però distintamente l'ordine perentorio, impartitomi da non ricordo cosa nel sogno, di ricordarmi due parole:
Missolungi; non ho ben capito se devo ricordarmela in quanto luogo della morte di Byron, o a causa dell'assedio della città che fu un episodio importante nella guerra di indipendenza della Grecia:
Samosata:; anche per questa città non so se devo ricordarmene per il retore Luciano, in quanto città di Sant'Eusebio o in quanto sede dell'opposizione a Cirillo di Alessandria e al concilio di Efeso.
La ragione per la quale dovevo ricordarmi queste due città mi sfugge, ma avendone parlato qua e avendone conservato memoria anche a mattina inoltrata, ho assolto al mio dovere e quindi posso tornare alle mie consuete mansioni.
Dato che il piacentino questo pomeriggio dovrebbe essere libero da piogge, esiste la possibilità, se non disegno/dipingo, ch'io possa andare da qualche parte; devo solo decidere cosa fare del mio pomeriggio, anche se devo dire che non ho molta voglia di uscire e potrei limitarmi ad andare a zonzo per il paese.
venerdì 16 settembre 2011
Che si sappia
Stamane mi sono alzato presto, dovevo portare alcuni fogli a Giuda prima che se ne andasse alla "Casa che Rende Folli" e così, dopo aver aspettato circa un anno, o otto mesi... boh, sono andato a farmi tagliare i capelli.
Non pago, una volta giunto alla magione mi sono armato di piccozza e pennello e ho iniziato i lavori preliminari di lavaggio dell'auto. Innanzi tutto ho proceduto, prima di togliere gli strati che sono sedimentati nel tempo, i vari reperti che hanno trovato alloggio sopra la carrozzeria: trilobiti, ali di archaeopteryx , insetti intrappolati nell'ambra e via discorrendo; indi ho potuto raggiungere la carrozzeria e procedere al lavaggio esterno dell'auto.
Ho mietuto il grano che biondeggiava nell'abitacolo, lasciando però un po' di semenza per l'anno successivo, e ho passato l'aspirapolvere all'interno e tolto la polvere dal cruscotto.
Non ho passato l'olio e non mi sono impegnato tantissimo nelle operazione di lavaggio, le ho dato il consueto drocco*, ma considerando che era da un anno circa che non la lavavo, mi è parso più che sufficiente.
La polideuce-mobile era talmente emozionata che per i primi secondi le tremava anche lo sterzo :asd:
Visto che hanno messo pioggia, che almeno piova per qualcosa; mi sono contenuto perché la bufera di neve mi pareva fuori stagione.
Ho fatto tutto quanto era in mio potere per richiamare l'autunno e la pioggia; non mi resta che stare a vedere che accade.
*drocco: voce dialettale che sta a significare una operazione sommaria
Non pago, una volta giunto alla magione mi sono armato di piccozza e pennello e ho iniziato i lavori preliminari di lavaggio dell'auto. Innanzi tutto ho proceduto, prima di togliere gli strati che sono sedimentati nel tempo, i vari reperti che hanno trovato alloggio sopra la carrozzeria: trilobiti, ali di archaeopteryx , insetti intrappolati nell'ambra e via discorrendo; indi ho potuto raggiungere la carrozzeria e procedere al lavaggio esterno dell'auto.
Ho mietuto il grano che biondeggiava nell'abitacolo, lasciando però un po' di semenza per l'anno successivo, e ho passato l'aspirapolvere all'interno e tolto la polvere dal cruscotto.
Non ho passato l'olio e non mi sono impegnato tantissimo nelle operazione di lavaggio, le ho dato il consueto drocco*, ma considerando che era da un anno circa che non la lavavo, mi è parso più che sufficiente.
La polideuce-mobile era talmente emozionata che per i primi secondi le tremava anche lo sterzo :asd:
Visto che hanno messo pioggia, che almeno piova per qualcosa; mi sono contenuto perché la bufera di neve mi pareva fuori stagione.
Ho fatto tutto quanto era in mio potere per richiamare l'autunno e la pioggia; non mi resta che stare a vedere che accade.
*drocco: voce dialettale che sta a significare una operazione sommaria
giovedì 15 settembre 2011
Neuroni a Manovella
C: "hai mandato il fax? perché non ho ricevuto nulla; che numero hai fatto?"
io: "il numero tale che è quello che mi hai dato tu e la ricevuta mi dice che il fax è stato inviato correttamente
C: "il numero è giusto, ma qui non è arrivato nulla. Qui dice inserire carta..."
io: "...ma se non ci metti la carta il fax non può essere stampato"
Quando i neuroni vanno a manovella... °__°
io: "il numero tale che è quello che mi hai dato tu e la ricevuta mi dice che il fax è stato inviato correttamente
C: "il numero è giusto, ma qui non è arrivato nulla. Qui dice inserire carta..."
io: "...ma se non ci metti la carta il fax non può essere stampato"
Quando i neuroni vanno a manovella... °__°
Svogliato
Oggi non ho voglia di scrivere sul blog.
Non ho nulla di divertente da dire.
Il clima economico e politiche generale mi mette addosso una tristezza sconfinata, generalmente il pensiero dell'arrivo dell'inverno mi risolleva il morale, ma inverno vuol dire riscaldamento e quindi pecunia da devolvere alla bisogna.
Oggi va così, domani, o forse nel pomeriggio, riprenderò i miei soliti pensieri.
D'altronde posso solo fare quello che è in mio potere fare e poi sperare per il meglio e affrontare le cose quando si presentano; preoccuparsi in via preventiva non serve.
Non ho nulla di divertente da dire.
Il clima economico e politiche generale mi mette addosso una tristezza sconfinata, generalmente il pensiero dell'arrivo dell'inverno mi risolleva il morale, ma inverno vuol dire riscaldamento e quindi pecunia da devolvere alla bisogna.
Oggi va così, domani, o forse nel pomeriggio, riprenderò i miei soliti pensieri.
D'altronde posso solo fare quello che è in mio potere fare e poi sperare per il meglio e affrontare le cose quando si presentano; preoccuparsi in via preventiva non serve.
mercoledì 14 settembre 2011
Eppur non ho mangiato pesante
Ieri sera mi sono tenuto leggero a cena e infatti stanotte non ho sognato il seguito di "Patate da Marte contro i vampiri", con colonna sonora dei Cugini di Campagna, sogno fatto qualche tempo fa e che ancora ricordo e dal quale si potrebbe quasi trarre un racconto.
Ho sognato di abitare nella vecchia casa che aveva, attaccato al corridoio di ingresso, un budello per ripostiglio; un imbarazzante locale largo un metro e lungo cinque metri, usato per stiparci di tutto.
Nel sogno avrei dovuto portare dei fogli, per conto di mio padre, a un cliente di Parma e così, in corridoio, ho sellato il cavallo e mentre stavo per chiudere la porta di casa, mi stavo anche chiedendo come avrei fatto a far scendere all'equino tre piani di scale dato che in ascensore non c'entrava, ricevo una telefonata dal cliente; mentre rientro in casa e faccio cenno al cavallo di entrare, vado a rispondere all'apparecchio, che era situato nell'angolo più lontano dello sgabuzzino, e intanto guardo il cavallo che mi attende sull'uscio di casa... d'altronde gli avevo detto di entrare e di non stare sull'uscio; che cavallo ubbidiente.
Mentre parlo con il cliente noto che sono le 20:00 e sono un po' preoccupato perché alla sera sarei dovuto andare a Reggio Emilia e non volevo far fare le ore piccole al cavallo, così mi vengono in mente due cose: ma se andassi in macchina? se i fogli li invio per fax? Però avevo già preparato il cavallo e lui si aspettava di uscire, non potevo deluderlo così.
Ho sognato di abitare nella vecchia casa che aveva, attaccato al corridoio di ingresso, un budello per ripostiglio; un imbarazzante locale largo un metro e lungo cinque metri, usato per stiparci di tutto.
Nel sogno avrei dovuto portare dei fogli, per conto di mio padre, a un cliente di Parma e così, in corridoio, ho sellato il cavallo e mentre stavo per chiudere la porta di casa, mi stavo anche chiedendo come avrei fatto a far scendere all'equino tre piani di scale dato che in ascensore non c'entrava, ricevo una telefonata dal cliente; mentre rientro in casa e faccio cenno al cavallo di entrare, vado a rispondere all'apparecchio, che era situato nell'angolo più lontano dello sgabuzzino, e intanto guardo il cavallo che mi attende sull'uscio di casa... d'altronde gli avevo detto di entrare e di non stare sull'uscio; che cavallo ubbidiente.
Mentre parlo con il cliente noto che sono le 20:00 e sono un po' preoccupato perché alla sera sarei dovuto andare a Reggio Emilia e non volevo far fare le ore piccole al cavallo, così mi vengono in mente due cose: ma se andassi in macchina? se i fogli li invio per fax? Però avevo già preparato il cavallo e lui si aspettava di uscire, non potevo deluderlo così.
martedì 13 settembre 2011
Ipno superstar
Puntuale come una cambiale, esattamente nello stesso periodo nel quale accadde l'anno scorso, sono stato investito da una fornitura extra di Dormiben (preso, se ben ricordo, da un fumetto di Ziche-Cerami) fornitomi dal prode Ipno che ci tiene ad avvisarmi con largo anticipo dell'arrivo dell'autunno, dotandomi di prestigiosissime palpebre in ghisa.
Ho iniziato stamane a sbadigliare e non ho ancora terminato; potrei addormentarmi ovunque.
Il problema fondamentale di quest'anno è che, sebbene manchi poco all'autunno, c'è un caldo raccapricciante e perciò ho solo i malus dell'autunno, un sonno tale da poter dormire in piedi, senza averne in beneficio un simpaticissimo fresco.
Torna Autunno! Qui c'è gente che ti aspetta a braccia aperte
Ho iniziato stamane a sbadigliare e non ho ancora terminato; potrei addormentarmi ovunque.
Il problema fondamentale di quest'anno è che, sebbene manchi poco all'autunno, c'è un caldo raccapricciante e perciò ho solo i malus dell'autunno, un sonno tale da poter dormire in piedi, senza averne in beneficio un simpaticissimo fresco.
Torna Autunno! Qui c'è gente che ti aspetta a braccia aperte
Chi cerca...
Chissà quante volte saranno comparse nei blog le raccolte delle chiavi di ricerca; in questo, sinora, non hanno mai fatto la loro comparsa ma, come nelle migliori tradizioni delle puntate di fine serie, o di grande crisi di idee, vi propongo un raccolta delle "chiavi di ricerca" che hanno condotto a questi lidi, magari anche solo come sito segnalato dal motore di ricerca, gli impavidi cercatori.
Se mai dovessi darmi alla riedizioni di vecchi post, con l'aggiunta di frasi eliminate, nuovi segni di punteggiatura e una nuova formattazione aggiunta in post produzione, vorrà dire che ho iniziato a scrivere sceneggiature per la televisione o per Hollywood.
"frasi con r moscia"
Questa ricorre spesso. Io non ti conosco, io non so chi sei, tanto per citare Mina, ma se riesci a scrivere con la erre moscia hai tutta la mia ammirazione; è difficilissimo stabilire da uno scritto se una persona ha o meno la erre moscia :asd:
"ca sana calestano"; questa mi lascia un po' perplesso
"heidi san genesio"; quando sono andato Heidi non c'era, ma forse era fuori con Nebbia
"ho voltato gallone"...e quel giorno non avevi proprio nulla da fare
"romanzo il borgo e piccolo la gente mormora di lo disse?"; in fondo google è un po' come la Pizia e se poni la domanda gentilmente risponde persino
"solette vaghismo"; non sono sicuro che in architettura esista un emulo dell'immortale maestro Antonio Pierfederici della Corte che con il suo capolavoro, "film vago" ha iniziato questa corrente artistica di difficile definizione
"anglicoma"; che presumo essere un parente sassone del glaucoma
"echimosi da piattole"; non ci sono parole... sul serio, non ne ho
"rottamazione ponte taro"; danno anche gli incentivi? Potremmo prenderne uno che consuma meno...
Purtroppo ho perso tutte quelle degli anni scorsi.
Ieri sera ho preso in seria considerazione, tanto per cambiare argomento e dare un senso a questa manciata di dati, l'abbandono del libro "l'abitudine al sangue"; la voglia di leggerlo è evaporata divenendo parte dell'umidità circostante. Sarà anche scritto bene, ma ne ho voglia io di leggere la storia di questo individuo che si aggrappa alle tende, lamentando complotti e del fatto che papà non gli vuol bene? Magari migliora più avanti, ma mi interessa proprio saperlo? Cercherò delle interviste, se ci sono, all'autrice ma se ho bisogno di ricorrere a questo espediente, vuol dire che, malgrado la mia fisima per Bisanzio, questo volume, che poteva benissimo essere ambientato da tutt'altra parte, non fa per me.
Se mai dovessi darmi alla riedizioni di vecchi post, con l'aggiunta di frasi eliminate, nuovi segni di punteggiatura e una nuova formattazione aggiunta in post produzione, vorrà dire che ho iniziato a scrivere sceneggiature per la televisione o per Hollywood.
"frasi con r moscia"
Questa ricorre spesso. Io non ti conosco, io non so chi sei, tanto per citare Mina, ma se riesci a scrivere con la erre moscia hai tutta la mia ammirazione; è difficilissimo stabilire da uno scritto se una persona ha o meno la erre moscia :asd:
"ca sana calestano"; questa mi lascia un po' perplesso
"heidi san genesio"; quando sono andato Heidi non c'era, ma forse era fuori con Nebbia
"ho voltato gallone"...e quel giorno non avevi proprio nulla da fare
"romanzo il borgo e piccolo la gente mormora di lo disse?"; in fondo google è un po' come la Pizia e se poni la domanda gentilmente risponde persino
"solette vaghismo"; non sono sicuro che in architettura esista un emulo dell'immortale maestro Antonio Pierfederici della Corte che con il suo capolavoro, "film vago" ha iniziato questa corrente artistica di difficile definizione
"anglicoma"; che presumo essere un parente sassone del glaucoma
"echimosi da piattole"; non ci sono parole... sul serio, non ne ho
"rottamazione ponte taro"; danno anche gli incentivi? Potremmo prenderne uno che consuma meno...
Purtroppo ho perso tutte quelle degli anni scorsi.
Ieri sera ho preso in seria considerazione, tanto per cambiare argomento e dare un senso a questa manciata di dati, l'abbandono del libro "l'abitudine al sangue"; la voglia di leggerlo è evaporata divenendo parte dell'umidità circostante. Sarà anche scritto bene, ma ne ho voglia io di leggere la storia di questo individuo che si aggrappa alle tende, lamentando complotti e del fatto che papà non gli vuol bene? Magari migliora più avanti, ma mi interessa proprio saperlo? Cercherò delle interviste, se ci sono, all'autrice ma se ho bisogno di ricorrere a questo espediente, vuol dire che, malgrado la mia fisima per Bisanzio, questo volume, che poteva benissimo essere ambientato da tutt'altra parte, non fa per me.
lunedì 12 settembre 2011
Meteorologia
Stamane un altro pezzo della mia ignoranza è stato abbattuto; certo la mole è tale per cui avrò modo di stupirmi molto a lungo.
Sapevo dell'esistenza, in quel della provincia di Reggio Emilia, di una particolare zona del cielo cittadino adibita alle previsioni meteo; mi riferisco al celeberrimo "buuz 'd'la Jacma".
Tradotto in italiano sarebbe "buco della Giacoma"; azzarderò più avanti una ipotesi, pia, sul perché questo foro, porzione del cielo, sia intitolata a Giacoma... ma sentitevi liberi di formulare ipotesi anche più prosaiche e volgari.
Ero convintissimo che tale particolare porzione di cielo fosse una peculiarità tutta reggiana, ma stamane, scendendo a piedi dalla collina per dirigermi al lavoro, sento una mia compaesana, autoctona di queste parti, parlare di "...ghera...in tal bus ad'la Jacma"; credo che abbia detto "scuròn", ma non ne sono sicuro.
(""...ghera...in tal bus ad'la Jacma" traduzione: "...c'era... nel buco della Giacoma"; "scuròn" traduzione "scurone e quindi nuvoloso").
La cosa mi ha lasciato un po' perplesso, ma alcune ricerche, davvero superficiali, mi hanno condotto alla conclusione che il "buco della Giacoma" è presente in tutte le città di alcune zone dell'Italia settentrionale; si tratta di una porzione di cielo in genere delimitata da due monti, o colline, o in mancanza di esso da confini sufficientemente ampi e immaginari, che gode di capacità profetiche in ambito meteorologico.
Cercate il "buco" nelle vostre città, osservatelo e saprete che tempo farà domani, ovviamente se il tempo non si accorda con il "buco della Giacoma" la colpa è vostra che avete osservato la zona di cielo sbagliata.
L'intitolazione a Giacoma potrebbe derivare dalle capacità profetiche che dimostrò, alla morte di San Francesco, Giacoma de Settesoli; qualora l'origine sia più profana, diciamo così, allora dubito fortemente che una monaca possa averci qualcosa a che fare.
Data anche l'evidente parentela tra "siribigule*" e "sarabighe**" e l'influenza piacentina sul mio paese, inizio a credere all'esistenza di una certa parentela, più stretta di quanto ai coinvolti possa fare piacere, tra Piacenza e Reggio Emilia.
Continuerò le ricerche quando e se me ne ricorderò.
*: "siribigula" è, nel dialetto di alcune zone piacentine, ma non ne conosco l'esatta estensione, la "zanzara". Anche nel piacentino, come nel parmense, ho sentito la denominazione di "sinsoss" ("senza ossa")
**: "sarabiga" è la parola reggiana per "zanzara"
Sapevo dell'esistenza, in quel della provincia di Reggio Emilia, di una particolare zona del cielo cittadino adibita alle previsioni meteo; mi riferisco al celeberrimo "buuz 'd'la Jacma".
Tradotto in italiano sarebbe "buco della Giacoma"; azzarderò più avanti una ipotesi, pia, sul perché questo foro, porzione del cielo, sia intitolata a Giacoma... ma sentitevi liberi di formulare ipotesi anche più prosaiche e volgari.
Ero convintissimo che tale particolare porzione di cielo fosse una peculiarità tutta reggiana, ma stamane, scendendo a piedi dalla collina per dirigermi al lavoro, sento una mia compaesana, autoctona di queste parti, parlare di "...ghera...in tal bus ad'la Jacma"; credo che abbia detto "scuròn", ma non ne sono sicuro.
(""...ghera...in tal bus ad'la Jacma" traduzione: "...c'era... nel buco della Giacoma"; "scuròn" traduzione "scurone e quindi nuvoloso").
La cosa mi ha lasciato un po' perplesso, ma alcune ricerche, davvero superficiali, mi hanno condotto alla conclusione che il "buco della Giacoma" è presente in tutte le città di alcune zone dell'Italia settentrionale; si tratta di una porzione di cielo in genere delimitata da due monti, o colline, o in mancanza di esso da confini sufficientemente ampi e immaginari, che gode di capacità profetiche in ambito meteorologico.
Cercate il "buco" nelle vostre città, osservatelo e saprete che tempo farà domani, ovviamente se il tempo non si accorda con il "buco della Giacoma" la colpa è vostra che avete osservato la zona di cielo sbagliata.
L'intitolazione a Giacoma potrebbe derivare dalle capacità profetiche che dimostrò, alla morte di San Francesco, Giacoma de Settesoli; qualora l'origine sia più profana, diciamo così, allora dubito fortemente che una monaca possa averci qualcosa a che fare.
Data anche l'evidente parentela tra "siribigule*" e "sarabighe**" e l'influenza piacentina sul mio paese, inizio a credere all'esistenza di una certa parentela, più stretta di quanto ai coinvolti possa fare piacere, tra Piacenza e Reggio Emilia.
Continuerò le ricerche quando e se me ne ricorderò.
*: "siribigula" è, nel dialetto di alcune zone piacentine, ma non ne conosco l'esatta estensione, la "zanzara". Anche nel piacentino, come nel parmense, ho sentito la denominazione di "sinsoss" ("senza ossa")
**: "sarabiga" è la parola reggiana per "zanzara"
venerdì 9 settembre 2011
LIbri in lettura
Devo dire che il titolo del post non è una bieca operazione da talk show serale; non sto cercando di sviare l'attenzione del pubblico parlando di diete mentre in Italia e nel mondo succede di ogni, un po' perché i lettori qui sono sempre quelli manzoniani di una volta, spero non siano proprio gli stessi citati nel romanzo del Manzoni, e un po' perché non mi piace parlare nel blog di politica perché questo argomento va a spasso col turpiloquio
Visto che però dal mio paese è passato il "giro di padania" due parole voglio spendercele: non puoi lamentarti delle contestazioni se lo chiami "giro di padania", ovviamente a molti non andrà giù e ne vedranno una operazione politica; l'esempio di Gandhi non ha insegnato nulla e continuiamo a preferire i cazzotti... e avrei anche altro da dire, ma mi fermo qua.
Come si può vedere dal riquadro di anobii, che fa bella mostra di sé lì in basso a destra, ho qualche libro in corso di lettura e vado ad illustrarli.
1)Gone with the wind
Sono arrivato a metà; il Sud è stato sconfitto e Scarlett è alle prese con la rinascita di Tara e sono arrivato alla scena nella quale si fa un abito con le tende di casa; sono appena oltre la metà insomma. Devo dire che mi piace proprio come è scritto. L'autrice è molto brava ma continuo ad avere dei problemi con la parlata degli schiavi... andando avanti con la lettura non è migliorata la mia comprensione del loro modo di parlare, ma il libro mi piace molto e quindi procedo, anche se pare incredibile dato il tempo che ci sto impiegando, spedito.
2)Il teatro d'opera italiano
In argomento opera ho delle conoscenze molto superficiali e quindi ho preso questo libro per apprendere qualcosa di più. E' ben scritto, non è mai pesante ed è ricco di aneddoti, figure di musicisti dei quali ignoravo l'esistenza, spezzoni di libretti; si vede che chi scrive conosce e ama la materia della quale parla.
Da ignorante quale sono, però, faccio un po' fatica a leggerlo e non sempre ho voglia di mettermici a dietro ed è un vero peccato; sono a circa un quarto del volume, quindi molto indietro, e mi spiace di non riuscire a leggerne di più
3) l'abitudine al sangue
Questo libro l'ho comprato perché riportava la parolina magica: "Bisanzio".
Sono a circa un terzo e devo dire che è ben scritto, la narrazione scorre via molto bene, merito anche dell'io narrante che è il protagonista della vicenda.
Ha due difetti: narra di eventi inesistenti e di personaggi egualmente inesistenti, il che non sarebbe un dramma se non fosse che i protagonisti sono persone di primissimo piano nella vita dell'Impero d'Oriente; è terribilmente emo, il protagonista si deprime ogni tre per due e mi pare avulso dal suo tempo; un anacronismo narrante insomma.
Per certi versi è un libro molto simile a quella apologia su Ipazia che ho tentato, invano, di leggere tempo fa ma, probabilmente a causa dell'argomento "Bisanzio", al momento non è ancora divenuto inaffrontabile. Non so dire se lo finirò o meno, già l'altra sera ho avuto la tentazione di lasciarlo a un terzo; vedrò andando avanti.
4)Around the world with Autie Mame
Non sono particolarmente avanti, ma d'altronde l'ho anche iniziato l'altro ieri, e sinora ho concluso solo il primo capitolo. Se "Autie Mame" scoppiettava sin dalle prime pagine, questo secondo capitolo, scritto contro voglia dall'autore su pressioni della casa editrice per pure ragioni commerciali, è più simile al film tratto da "Auntie Mame" che del libro è una versione sbiadita. La Mame del volume "Around the world" non è la Mame anticonformista e con idee d'avanguardia del primo volume, ma è la signora eccentrica interpretata dalla brava Rosalind Russell. Si legge.
Visto che però dal mio paese è passato il "giro di padania" due parole voglio spendercele: non puoi lamentarti delle contestazioni se lo chiami "giro di padania", ovviamente a molti non andrà giù e ne vedranno una operazione politica; l'esempio di Gandhi non ha insegnato nulla e continuiamo a preferire i cazzotti... e avrei anche altro da dire, ma mi fermo qua.
Come si può vedere dal riquadro di anobii, che fa bella mostra di sé lì in basso a destra, ho qualche libro in corso di lettura e vado ad illustrarli.
1)Gone with the wind
Sono arrivato a metà; il Sud è stato sconfitto e Scarlett è alle prese con la rinascita di Tara e sono arrivato alla scena nella quale si fa un abito con le tende di casa; sono appena oltre la metà insomma. Devo dire che mi piace proprio come è scritto. L'autrice è molto brava ma continuo ad avere dei problemi con la parlata degli schiavi... andando avanti con la lettura non è migliorata la mia comprensione del loro modo di parlare, ma il libro mi piace molto e quindi procedo, anche se pare incredibile dato il tempo che ci sto impiegando, spedito.
2)Il teatro d'opera italiano
In argomento opera ho delle conoscenze molto superficiali e quindi ho preso questo libro per apprendere qualcosa di più. E' ben scritto, non è mai pesante ed è ricco di aneddoti, figure di musicisti dei quali ignoravo l'esistenza, spezzoni di libretti; si vede che chi scrive conosce e ama la materia della quale parla.
Da ignorante quale sono, però, faccio un po' fatica a leggerlo e non sempre ho voglia di mettermici a dietro ed è un vero peccato; sono a circa un quarto del volume, quindi molto indietro, e mi spiace di non riuscire a leggerne di più
3) l'abitudine al sangue
Questo libro l'ho comprato perché riportava la parolina magica: "Bisanzio".
Sono a circa un terzo e devo dire che è ben scritto, la narrazione scorre via molto bene, merito anche dell'io narrante che è il protagonista della vicenda.
Ha due difetti: narra di eventi inesistenti e di personaggi egualmente inesistenti, il che non sarebbe un dramma se non fosse che i protagonisti sono persone di primissimo piano nella vita dell'Impero d'Oriente; è terribilmente emo, il protagonista si deprime ogni tre per due e mi pare avulso dal suo tempo; un anacronismo narrante insomma.
Per certi versi è un libro molto simile a quella apologia su Ipazia che ho tentato, invano, di leggere tempo fa ma, probabilmente a causa dell'argomento "Bisanzio", al momento non è ancora divenuto inaffrontabile. Non so dire se lo finirò o meno, già l'altra sera ho avuto la tentazione di lasciarlo a un terzo; vedrò andando avanti.
4)Around the world with Autie Mame
Non sono particolarmente avanti, ma d'altronde l'ho anche iniziato l'altro ieri, e sinora ho concluso solo il primo capitolo. Se "Autie Mame" scoppiettava sin dalle prime pagine, questo secondo capitolo, scritto contro voglia dall'autore su pressioni della casa editrice per pure ragioni commerciali, è più simile al film tratto da "Auntie Mame" che del libro è una versione sbiadita. La Mame del volume "Around the world" non è la Mame anticonformista e con idee d'avanguardia del primo volume, ma è la signora eccentrica interpretata dalla brava Rosalind Russell. Si legge.
giovedì 8 settembre 2011
Cambio
Spesso i ritmi coi quali i cambiamenti avvengono, in senso generale, hanno un che di geologico e noi siamo sempre impazienti di avere tutto e subito, ma le rivoluzioni non funzionano mai perché troppo improvvise, non lasciano il tempo per fissare durevolmente il cambiamento.
Le rivoluzioni possono gettare dei semi per eventuali futuri processi di cambiamento che, lentamente e con i loro tempi, possono divenire durevoli.
"È l'animo che devi cambiare, non il cielo sotto cui vivi" e "niente di nuovo sotto il sole", saranno anche roba vecchia, ma se il secondo mantiene la sua validità, e la manterrà chissà ancora per quanto tempo, è solo perché solo pochi animi sono cambiati.
E' estenuante attendere la realizzazione del cambiamento, ma affrettare i tempi non è possibile; persino nella nostra epoca di cambiamenti rapidi e improvvisi, ciò che dura ha bisogno di tempi lunghissimi... non si può forzare la mano di Dio, o di chi per lui.
Si fanno passi avanti e questo indubbio, ma non sembrano mai abbastanza.
Pazienza; molte cose non è destino che noi le si veda.
Le rivoluzioni possono gettare dei semi per eventuali futuri processi di cambiamento che, lentamente e con i loro tempi, possono divenire durevoli.
"È l'animo che devi cambiare, non il cielo sotto cui vivi" e "niente di nuovo sotto il sole", saranno anche roba vecchia, ma se il secondo mantiene la sua validità, e la manterrà chissà ancora per quanto tempo, è solo perché solo pochi animi sono cambiati.
E' estenuante attendere la realizzazione del cambiamento, ma affrettare i tempi non è possibile; persino nella nostra epoca di cambiamenti rapidi e improvvisi, ciò che dura ha bisogno di tempi lunghissimi... non si può forzare la mano di Dio, o di chi per lui.
Si fanno passi avanti e questo indubbio, ma non sembrano mai abbastanza.
Pazienza; molte cose non è destino che noi le si veda.
mercoledì 7 settembre 2011
Casi umani e vaudeville
Ero convinto che i casi umani come Vento, e la collega di Giuda , fossero dei casi limite; vicoli ciechi, si spera, evolutivi figli di una Sfortuna coi fiocchi che li ha ipodotati di sinapsi perché i neuroni non si sopportano tra loro, ma forse anche questi ultimi scarseggiano; invece no.
Ogni tanto inciampo in un nuovo caso similare.
Deve essere un tipo fisico; vi sono caratteristiche comuni e a volte alcuni impercettibili miglioramenti da una versione all'altra, un timido accenno di evoluzione insomma.
L'ultima Vento è stata: "volevo lasciarti chiesto di dirgli..." in alcuni modelli del prodotto si manifesta solo una rigidità mentale inquietante accompagnata, incredibilmente, da una decente proprietà di linguaggio; non è il caso di Vento, ma credo che lui sia la versione 1.0
Forse sono le prove tecniche per vedere come si comporta sul mercato un organismo più semplice; Cara Evoluzione, non funziona, il prodotto ha troppi difetti all'origine e sarebbe carino se tu non ne fornissi altri... davvero.
Avete seguito l'iter della manovra finanziaria? La domanda ovviamente introduce l'argomento del vaudeville; dico solo che l'aumento dell'IVA causerà una diminuzione degli acquisti e se la gente compra meno, perché ha meno soldi, possiamo abbracciare M.me Recessione che ci ha sempre fatto, in modo più o meno ravvicinato, compagnia in questi anni... non c'è male considerato che avevano giurato e spergiurato di non alzare le tasse.
Personalmente ritengo lorsignori comunque equiparabili a casi umani dei quali, spero, l'Evoluzione ci priverà.
Sarei anche tentato di aggiungere altro ma, come ho già detto, mi piace mantenere questo blog mondo dal turpiloquio.
Ogni tanto inciampo in un nuovo caso similare.
Deve essere un tipo fisico; vi sono caratteristiche comuni e a volte alcuni impercettibili miglioramenti da una versione all'altra, un timido accenno di evoluzione insomma.
L'ultima Vento è stata: "volevo lasciarti chiesto di dirgli..." in alcuni modelli del prodotto si manifesta solo una rigidità mentale inquietante accompagnata, incredibilmente, da una decente proprietà di linguaggio; non è il caso di Vento, ma credo che lui sia la versione 1.0
Forse sono le prove tecniche per vedere come si comporta sul mercato un organismo più semplice; Cara Evoluzione, non funziona, il prodotto ha troppi difetti all'origine e sarebbe carino se tu non ne fornissi altri... davvero.
Avete seguito l'iter della manovra finanziaria? La domanda ovviamente introduce l'argomento del vaudeville; dico solo che l'aumento dell'IVA causerà una diminuzione degli acquisti e se la gente compra meno, perché ha meno soldi, possiamo abbracciare M.me Recessione che ci ha sempre fatto, in modo più o meno ravvicinato, compagnia in questi anni... non c'è male considerato che avevano giurato e spergiurato di non alzare le tasse.
Personalmente ritengo lorsignori comunque equiparabili a casi umani dei quali, spero, l'Evoluzione ci priverà.
Sarei anche tentato di aggiungere altro ma, come ho già detto, mi piace mantenere questo blog mondo dal turpiloquio.
lunedì 5 settembre 2011
Video
"Signal to Noise" - Peter gabriele
"the dance of Cleomene"- Rajna
Stamane va così; avrei anche cose da dire, ma poca voglia di farlo. Oggi è uno di quei giorni nei quali sono decisamente stanco; nessuna voglia di dare spiegazioni, di ricorrere a giornalate o di dover spiegare che il fuoco scotta.
Ho anche poco tempo e questo è un bene.
"the dance of Cleomene"- Rajna
Stamane va così; avrei anche cose da dire, ma poca voglia di farlo. Oggi è uno di quei giorni nei quali sono decisamente stanco; nessuna voglia di dare spiegazioni, di ricorrere a giornalate o di dover spiegare che il fuoco scotta.
Ho anche poco tempo e questo è un bene.
venerdì 2 settembre 2011
Superpoteri
Inizio a pensare di essere dotato di superpoteri; il plurale è ovviamente un'iperbole, ma sono assolutamente convinto di averne almeno uno.
Non è nulla di particolarmente utile; ad esempio non posso leggere nella mente altrui, d'altronde se così fosse troverei Vento molto riposante, dato che risponde sempre la segreteria telefonica: "Siamo spiacenti; ma il cervello al quale state cercando di connettervi non è mai stato installato. Si prega di contattare il fornitore del servizio".
Torno a parlare di Vento perché continua a infestare questi luoghi, fortunatamente non in pianta stabile.
Non posso evocare tempeste o temporali, anche perché se così fosse raramente al mio paese si vedrebbe un raggio di sole e, molto probabilmente, mi farebbero emigrare, a calci nel deretano, in una qualche isoletta sperduta del nord... tutto sommato non sarebbe una brutta opzione perché così potrei iniziare il romitaggio e smetterla di aggrapparmi a una tenda quando mi lagno; poi mi lagnerei della conversazione non proprio brillante dei licheni.
Non sono dotato di un corpo estremamente elastico, sebbene abbia una certa inclinazione alla pinguedine, e non secerno materiale più o meno viscoso dai polsi; non ho le ghiandole adatte, sebbene di recente abbia iniziato a farmi male un ghiandola salivaria.
Non brillo al buio e la cosa mi intristisce perché risparmierei un botto in luce elettrica e, purtroppo, non emetto luce dagli occhi; opzione comodissima per leggere sino alle ore piccole a letto.
Il mio superpotere potrebbe essere annoverato tra le "spell" e avrebbe due cartine bellissime: "resuscita zanzara in area" e "attira zanzara".
Persino nei posti ove zanzare non ve ne sono, o nei mesi più freddi dell'anno, riesco sempre a farmi mozzicare un paio di volte dalle zanzare.
L'alternativa è che io abbia come spirito famiglio una zanzara immortale che mi segue ovunque vada; sarà anche di compagnia, ma la sua conversazione è desolante.
Non è nulla di particolarmente utile; ad esempio non posso leggere nella mente altrui, d'altronde se così fosse troverei Vento molto riposante, dato che risponde sempre la segreteria telefonica: "Siamo spiacenti; ma il cervello al quale state cercando di connettervi non è mai stato installato. Si prega di contattare il fornitore del servizio".
Torno a parlare di Vento perché continua a infestare questi luoghi, fortunatamente non in pianta stabile.
Non posso evocare tempeste o temporali, anche perché se così fosse raramente al mio paese si vedrebbe un raggio di sole e, molto probabilmente, mi farebbero emigrare, a calci nel deretano, in una qualche isoletta sperduta del nord... tutto sommato non sarebbe una brutta opzione perché così potrei iniziare il romitaggio e smetterla di aggrapparmi a una tenda quando mi lagno; poi mi lagnerei della conversazione non proprio brillante dei licheni.
Non sono dotato di un corpo estremamente elastico, sebbene abbia una certa inclinazione alla pinguedine, e non secerno materiale più o meno viscoso dai polsi; non ho le ghiandole adatte, sebbene di recente abbia iniziato a farmi male un ghiandola salivaria.
Non brillo al buio e la cosa mi intristisce perché risparmierei un botto in luce elettrica e, purtroppo, non emetto luce dagli occhi; opzione comodissima per leggere sino alle ore piccole a letto.
Il mio superpotere potrebbe essere annoverato tra le "spell" e avrebbe due cartine bellissime: "resuscita zanzara in area" e "attira zanzara".
Persino nei posti ove zanzare non ve ne sono, o nei mesi più freddi dell'anno, riesco sempre a farmi mozzicare un paio di volte dalle zanzare.
L'alternativa è che io abbia come spirito famiglio una zanzara immortale che mi segue ovunque vada; sarà anche di compagnia, ma la sua conversazione è desolante.
giovedì 1 settembre 2011
in ufficio
Capo: "Polideuce!"
io: "dimmi"
C.:"portami delle penne..."
io:"guarda che ne hai un allevamento lì"
C.:"piuttosto che darmi delle penne..."
io:"certo, perché non le riporti indietro e poi scompaiono..."
C.:"eh... hai ragione"
véh come sono stato gentile :asd:
io: "dimmi"
C.:"portami delle penne..."
io:"guarda che ne hai un allevamento lì"
C.:"piuttosto che darmi delle penne..."
io:"certo, perché non le riporti indietro e poi scompaiono..."
C.:"eh... hai ragione"
véh come sono stato gentile :asd:
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