Che nulla ha a che vedere con la mia parmenidea forma, ma con la mia capacità di sopportazione; ebbene si, siamo vicini alle ferie e sono a livello.
Vi sono giorni che tenermi dal trattare le persone per quel che, in un quel momento, meritano mi costa una fatica erculea; per altro, l'unica fatica che apprezzo è la pulitura delle stalle di Augia... deviare il fiume denota anche un certo acume che, per altri versi, il buon Eracle tende a non ispirarmi.
Capisco che vi siano giorni nei quali si è più o meno furbi, spesso mi sento anche io un cretino col botto, quel che non capisco, invece, è come sia possibile, pervicacemente, continuare imperterriti a ritenere una cosa fatta in un modo, non ostante l'evidenza del contrario sia rimasta, palese, in bella mostra per qualche mese...
Altro:"ah... ma perché l'avete cambiata!"
No, non è cambiata; è sempre stata così... ho disegni vecchi di anni, ancora incisi sull'argilla, con quote che dimostrano che è stata così sin dai tempi di Tiamat! C'è persino l'approvazione di Gilgamesh... ed io a perdere quaranta minuti della mia esistenza a spiegare, con inusitata pazienza, perché e per come quelle strutture non possono stare lì.
Queste cose poi, unite al solito andazzo, mi rendono anche irascibile, iracondo, intrattabile e tutta una serie di aggettivi invero piacevoli.
Coraggio; posso riuscire ad arrivare a domani sera senza passare da via Burla.
giovedì 31 luglio 2014
mercoledì 23 luglio 2014
Vita da ufficio
Se c'è una cosa che apprezzo moltissimo del NON vivere in Giappone, è quella di non essere obbligati a frequentare i colleghi e "capi" fuori dall'ambito lavorativo.
Innanzi tutto vi sono persone, in generale, che preferiamo frequentare, anche spesso, e altre che vorremmo evitare o vedere il minimo sindacale e, sovente, colleghi e "capi" ricadono in quest'ultima categoria.
Negli anni ci sono stati colleghi coi quali mi sono trovato bene, almeno un emerito cretino conclamato e altri che non ho ritenuto indispensabile vedere dopo l'orario di lavoro o nel tempo libero; vuoi perché mi stavano parcheggiati in camper sugli zebedei o perché non mi hanno colpito a sufficienza da instaurare un dialogo con loro... del resto, sul fronte relazionale, funziono come un gatto; vado blandito, conquistato, l'esito di queste azioni è per altro sempre incerto, e le persone con le quali mi relaziono sono state vagliate, soppesate, misurate e osservate a lungo prima di decidere una apertura nei loro confronti.
Ho partecipato, di mia spontanea iniziativa, ad eventi con colleghi perché con questi ultimi si era instaurato, col tempo e con gli anni, un rapporto diverso da quello puramente lavorativo; inoltre posso sicuramente avere un rapporto amichevole con un collega, ma non con il datore di lavoro... ci tengo a mantenere delle distanze ben precise.
Ho già detto che per me la posizione sociale, o la posizione occupata in una gerarchia a caso, è assolutamente ininfluente nel giudicare una persona; un cretino rimane tale anche se ricoperto d'oro e a capo di uno stato e come tale, ovvero come cretino, verrà da me riconosciuto... e dovrebbe subire anche la mia condiscendenza e i miei commenti mordaci.
Questo per dire che la mia socialità è felina e preferisco impiegare il mio tempo libero a fare altro, piuttosto che attendere ad eventi mondani con chiunque.
Innanzi tutto vi sono persone, in generale, che preferiamo frequentare, anche spesso, e altre che vorremmo evitare o vedere il minimo sindacale e, sovente, colleghi e "capi" ricadono in quest'ultima categoria.
Negli anni ci sono stati colleghi coi quali mi sono trovato bene, almeno un emerito cretino conclamato e altri che non ho ritenuto indispensabile vedere dopo l'orario di lavoro o nel tempo libero; vuoi perché mi stavano parcheggiati in camper sugli zebedei o perché non mi hanno colpito a sufficienza da instaurare un dialogo con loro... del resto, sul fronte relazionale, funziono come un gatto; vado blandito, conquistato, l'esito di queste azioni è per altro sempre incerto, e le persone con le quali mi relaziono sono state vagliate, soppesate, misurate e osservate a lungo prima di decidere una apertura nei loro confronti.
Ho partecipato, di mia spontanea iniziativa, ad eventi con colleghi perché con questi ultimi si era instaurato, col tempo e con gli anni, un rapporto diverso da quello puramente lavorativo; inoltre posso sicuramente avere un rapporto amichevole con un collega, ma non con il datore di lavoro... ci tengo a mantenere delle distanze ben precise.
Ho già detto che per me la posizione sociale, o la posizione occupata in una gerarchia a caso, è assolutamente ininfluente nel giudicare una persona; un cretino rimane tale anche se ricoperto d'oro e a capo di uno stato e come tale, ovvero come cretino, verrà da me riconosciuto... e dovrebbe subire anche la mia condiscendenza e i miei commenti mordaci.
Questo per dire che la mia socialità è felina e preferisco impiegare il mio tempo libero a fare altro, piuttosto che attendere ad eventi mondani con chiunque.
giovedì 17 luglio 2014
I mezzi moderni
Rimango sempre molto colpito dalle attuali corriere; davvero.
L'azienda di trasporto della mia provincia è abbastanza efficiente, i ritardi sono minimi e, in genere, causati dalla congestione cittadina o dal traffico in generale e quello di cui mi stupisco maggiormente è che: d'inverno sono riscaldate e d'estate sono dotate di aria condizionata... ci si sta anche bene.
Ai miei tempi, ovvero quando si cuocevano le tavolette di argilla prima di consegnarle agli insegnanti, le corriere avevano talune peculiarità che hanno prodotto alcuni accorgimenti.
Oggi non è più così, ma una volta le cose erano diverse.
La vetustà del mezzo era, indicativamente, data, da lungi, dal colore delle stesso; le corriere blu erano, sovente, quelle più vecchie, forse reduci da una qualche guerra punica, per cui era sicuro che avevano qualche acciacco.
D'estate i mezzi, sia blu che arancio, ovvero quelli più "moderni", erano invariabilmente afflitti da una paralisi dei finestrini; si riusciva ad aprirne giusto taluni, sparuti, e quando era possibile aprirli tutti c'era sempre qualcuno che si lamentava dell'eccesso di aria.
D'inverno erano previste due opzioni: riscaldamento rotto, ma si faceva affidamento sull'effetto stalla, con pregi e difetti del caso; in alternativa la porta del retro, all'epoca avevano solo due porte, era bloccata in modalità aperta... e allora era uno spasso fare quaranta chilometri, a meno otto sotto zero, col vento che scompiglia le chiome.
Nel caso sopra esposto si adottava la strategia dei pinguini; c'era sempre un gruppo di persone che faceva da barriera al freddo, tanto le corriere, le corse scolastiche almeno, erano sempre imballate di gente.
Inutile dire che d'estate io stavo male in corriera; non era colpa mia... soffro il caldo e ho bisogno di aria.
Ah! le meraviglie della tecnica!
L'azienda di trasporto della mia provincia è abbastanza efficiente, i ritardi sono minimi e, in genere, causati dalla congestione cittadina o dal traffico in generale e quello di cui mi stupisco maggiormente è che: d'inverno sono riscaldate e d'estate sono dotate di aria condizionata... ci si sta anche bene.
Ai miei tempi, ovvero quando si cuocevano le tavolette di argilla prima di consegnarle agli insegnanti, le corriere avevano talune peculiarità che hanno prodotto alcuni accorgimenti.
Oggi non è più così, ma una volta le cose erano diverse.
La vetustà del mezzo era, indicativamente, data, da lungi, dal colore delle stesso; le corriere blu erano, sovente, quelle più vecchie, forse reduci da una qualche guerra punica, per cui era sicuro che avevano qualche acciacco.
D'estate i mezzi, sia blu che arancio, ovvero quelli più "moderni", erano invariabilmente afflitti da una paralisi dei finestrini; si riusciva ad aprirne giusto taluni, sparuti, e quando era possibile aprirli tutti c'era sempre qualcuno che si lamentava dell'eccesso di aria.
D'inverno erano previste due opzioni: riscaldamento rotto, ma si faceva affidamento sull'effetto stalla, con pregi e difetti del caso; in alternativa la porta del retro, all'epoca avevano solo due porte, era bloccata in modalità aperta... e allora era uno spasso fare quaranta chilometri, a meno otto sotto zero, col vento che scompiglia le chiome.
Nel caso sopra esposto si adottava la strategia dei pinguini; c'era sempre un gruppo di persone che faceva da barriera al freddo, tanto le corriere, le corse scolastiche almeno, erano sempre imballate di gente.
Inutile dire che d'estate io stavo male in corriera; non era colpa mia... soffro il caldo e ho bisogno di aria.
Ah! le meraviglie della tecnica!
mercoledì 16 luglio 2014
Luglio
Posso solo che rendere grazie ai Numi, tutti e in rigoroso ordine alfabetico, oppure potrei rivolgermi a una parmenidea sfera e sbrigare così la pratica, per questo luglio benevolmente fresco... certo, ora ho caldo e sto facendo fatica ad adattarmi, ma "Parigi val bene una messa", anche se non sei ugonotto, e quindi mi sono goduto la prima, fresca, metà di luglio.
Dall'incipit si dovrebbe capire che non intendo aggrapparmi a una tenda; sarebbe comunque inutile... questo vuol dire che al momento, pur avendo lagnanze varie in coda, non ho voglia di fare la piattola.
Oggi, per altro, la corriera si è fermata senza che io mi facessi vedere e segnalassi la mia presenza.
Me ne stavo alla fermata, con l'ombrello aperto per preservarmi dal sole, a leggere una recente disposizione regionale in materia di edilizia, e la corriera si è fermata comunque; non ho potuto ringraziare l'autista, perché il mezzo era pieno di vocianti turisti di ritorno dalla visita culturale in città.
Domani è un altro giorno nel quale poter dire "ho voglia di ferie" e altre consuete affermazioni, ma dato che da gennaio si profilano grandi cambiamenti, ho voluto mettere le mani avanti dichiarando, senza mezzi termini, che per meno di così vado a fare altro.
Vedremo come andrà a gennaio e valuterò quando i cambiamenti avverranno; per ora voglio solo andare in vacanza.
Dall'incipit si dovrebbe capire che non intendo aggrapparmi a una tenda; sarebbe comunque inutile... questo vuol dire che al momento, pur avendo lagnanze varie in coda, non ho voglia di fare la piattola.
Oggi, per altro, la corriera si è fermata senza che io mi facessi vedere e segnalassi la mia presenza.
Me ne stavo alla fermata, con l'ombrello aperto per preservarmi dal sole, a leggere una recente disposizione regionale in materia di edilizia, e la corriera si è fermata comunque; non ho potuto ringraziare l'autista, perché il mezzo era pieno di vocianti turisti di ritorno dalla visita culturale in città.
Domani è un altro giorno nel quale poter dire "ho voglia di ferie" e altre consuete affermazioni, ma dato che da gennaio si profilano grandi cambiamenti, ho voluto mettere le mani avanti dichiarando, senza mezzi termini, che per meno di così vado a fare altro.
Vedremo come andrà a gennaio e valuterò quando i cambiamenti avverranno; per ora voglio solo andare in vacanza.
mercoledì 2 luglio 2014
Sic transit gloria mundi
Non sono un allegrone; frase che spesso metto come incipit e, per sgombrare il campo da ogni possibile fraintendimento, lasciatemi dire, come ho già detto, che la vita è fatica e che, La Palisse concorderebbe con me, di vita si muore.
Non importa quante volte ci diranno il contrario o affermeranno fedeltà indefinita; tutto muta, cambia e perderemo, uno alla volta o a gruppi, coloro che amiamo e che ci sono cari, siano essi persone, animali o situazioni... è nell'ordine delle cose.
Alcuni se ne andranno perché moriranno, altri perché saranno avvenuti cambiamenti inconciliabili, taluni resteranno più a lungo di altri, ma il finale è inevitabile.
Non facciamoci illusioni; del resto ne avremo a sufficienza delle delusioni, perché le aspettative recano, inevitabilmente, il germe della delusione.
Questo è quello che penso dell'esistenza anche quando sono di ottimo umore; tralascio di scrivere quel che penso quando sono di pessimo umore, del resto sono di un umore mediocremente basso da circa trentaquattro anni...dando ai primi sei anni di vita il dubbio dell'incoscienza infantile.
Eppure sono ancora qua e vado avanti perché tutto cambia ed essendo tutto indefinito non si può sapere cosa recherà domani; tutto è transeunte e muta.
E' l'incognito che, paradossalmente, diviene una costante dell'esistenza e, talvolta, le cose persistono, mutando, all'evolvere e al trascorrere del tempo; perché in questo mondo sublunare non esiste definizione.
L'inizio e la fine sono note, anche se la cronologia ci è sconosciuta, ma quello che è nel mezzo, come la morte, è dominio dell'incognito ed è questo che rende la fatica di vivere meritoria di essere portata avanti sino al suo compimento naturale.
Trovo consolante sapere che nulla nella mia vita è fisso e definito, perché vuol dire che anche se sono di umore nero da tanti anni, domani le cose potrebbero cambiare che io lo voglia o meno; le cose accadono, sono sempre inaspettate e sta a noi dare loro una connotazione.
"Non ci si può bagnare due volte nello stesso fiume" e questo è quanto di più ottimista io possa pensare.
Non tirerò in ballo la fede perché questa non la si può spiegare a chi non l'ha, e che vive benissimo senza, e chi l'ha non ha bisogno di ulteriori spiegazioni; è una tautologia e come tale ha valore solo per chi ne accetta le premesse.
Si vive per l'incognito e non ha senso averne paura, perché ogni istante è a noi sconosciuto.
Non importa quante volte ci diranno il contrario o affermeranno fedeltà indefinita; tutto muta, cambia e perderemo, uno alla volta o a gruppi, coloro che amiamo e che ci sono cari, siano essi persone, animali o situazioni... è nell'ordine delle cose.
Alcuni se ne andranno perché moriranno, altri perché saranno avvenuti cambiamenti inconciliabili, taluni resteranno più a lungo di altri, ma il finale è inevitabile.
Non facciamoci illusioni; del resto ne avremo a sufficienza delle delusioni, perché le aspettative recano, inevitabilmente, il germe della delusione.
Questo è quello che penso dell'esistenza anche quando sono di ottimo umore; tralascio di scrivere quel che penso quando sono di pessimo umore, del resto sono di un umore mediocremente basso da circa trentaquattro anni...dando ai primi sei anni di vita il dubbio dell'incoscienza infantile.
Eppure sono ancora qua e vado avanti perché tutto cambia ed essendo tutto indefinito non si può sapere cosa recherà domani; tutto è transeunte e muta.
E' l'incognito che, paradossalmente, diviene una costante dell'esistenza e, talvolta, le cose persistono, mutando, all'evolvere e al trascorrere del tempo; perché in questo mondo sublunare non esiste definizione.
L'inizio e la fine sono note, anche se la cronologia ci è sconosciuta, ma quello che è nel mezzo, come la morte, è dominio dell'incognito ed è questo che rende la fatica di vivere meritoria di essere portata avanti sino al suo compimento naturale.
Trovo consolante sapere che nulla nella mia vita è fisso e definito, perché vuol dire che anche se sono di umore nero da tanti anni, domani le cose potrebbero cambiare che io lo voglia o meno; le cose accadono, sono sempre inaspettate e sta a noi dare loro una connotazione.
"Non ci si può bagnare due volte nello stesso fiume" e questo è quanto di più ottimista io possa pensare.
Non tirerò in ballo la fede perché questa non la si può spiegare a chi non l'ha, e che vive benissimo senza, e chi l'ha non ha bisogno di ulteriori spiegazioni; è una tautologia e come tale ha valore solo per chi ne accetta le premesse.
Si vive per l'incognito e non ha senso averne paura, perché ogni istante è a noi sconosciuto.
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