L'ultima volta che sono andato in pausa questa è durata un decennio, quindi tre mesi non sono poi chissà cosa; però mi inquieta che in questo periodo non mi si sia manifesta una sola idea decente... sto, ovviamente, parlando delle mie Creature.
Appena è iniziato il caldo le Creature hanno smesso di apparirmi; l'ultima idea che mi è venuta non è sopravvissuta al primo scarabocchio... porella, non era nulla di che e i tempi non erano maturi per una sua evoluzione.
Il caldo tende a mandarmi in pappa i neuroni, per cui presumo di dover attendere periodi più freschi per tornare a disegnare.
Magari devo deprimermi di più.
In genere funziona così; mi deprimo, mi impegno anche con i pensieri più inquietanti, e poi un bel giorno, sotto la doccia o mentre mi lavo i denti o in corriera, mi appare la Creatura ed io sto bene per un po' e poi mi deprimo di nuovo sino al fondo del barile e oltre.
In questo periodo ho persin troppo caldo per deprimermi a modo; considerato che il caldo serio non è ancora iniziato, sarà interessante vedere come ci arrivo a fine estate.
Se il Cosmo mi vuole bene non mi farà morire in luglio :asd:
Vorrei che la frase "morire di caldo" restasse confinata nel mondo figurato e non divenisse cosa letterale; hai sentito Cosmo? niente luglio, agosto o con un caldo infernale... vabbè; dimentica quel che ho detto, mi è appena venuta in mente Eos e non vorrei fare la fine di Titono.
Tutto questo per dire che l'Ispirazione deve essersene andata in vacanza; non so dove vada ma andare in vacanza le piace moltissimo, ci va spesso e ci resta anche a lungo.
domenica 22 giugno 2014
sabato 21 giugno 2014
Anglico
Vocabolo è il neurone addetto alle locuzioni verbali e alla scrittura; occupandosi solo dell'italiano se la cava con dignità.
E' un bravo lavoratore e anche quando sono intontito, dormo in piedi e simili altri stati di stanchezza, Vocabolo riesce sempre a trovare il modo di farmi comprendere quanto viene detto; magari appoggiandosi ai labiali.
Germanico e Dutch, sono ancora in fasce, tant'è che sia il tedesco che il neerlandese rientrano nella categoria di lingue che non leggo, non parlo e manco capisco quando le sento parlare; del resto conosco solo pochi vocaboli di questi idiomi e non si può certo pretendere chissà cosa.
Germanico e Dutch sono ragazzi entusiasti che fanno festa quando riconoscono, qui e là, poche parole sparse.
Franco, il neurone addetto al francese, è un po' più svagato; capisce poco, ma gliene importa anche poco, per cui si fa un po' i propri e va bene così... ho bisogno solo raramente di lui e si limita a fare il proprio dovere in modo del tutto sindacale.
Anglico, invece, è un neurone di una certo peso; efficiente nella lettura, ha un solo problema... ogni tanto si spegne.
Ci sono dei momenti, specie durante delle conversazioni lunghe, non necessariamente complesse, ma solo protratte nel tempo, nei quali improvvisamente Anglico si spegne, probabilmente si resetta, ed io resto qualche istante, pochi secondi, assolutamente incapace di capire quello che mi viene detto.
Quando Anglico si riavvia, inizio prima a leggere i labiali, con grande fatica e poi a capire quel che mi viene detto, ma con grandissima fatica per cui mi sfuggono delle cose...
Non ho ben capito perché questo avvenga; io e Anglico siamo insieme da qualche anno ed è sempre stato un bravo neurone affidabile, abbiamo solo questo inconveniente... forse esaurisce la batteria.
Evidentemente ho bisogno di fare più conversazione.
E' un bravo lavoratore e anche quando sono intontito, dormo in piedi e simili altri stati di stanchezza, Vocabolo riesce sempre a trovare il modo di farmi comprendere quanto viene detto; magari appoggiandosi ai labiali.
Germanico e Dutch, sono ancora in fasce, tant'è che sia il tedesco che il neerlandese rientrano nella categoria di lingue che non leggo, non parlo e manco capisco quando le sento parlare; del resto conosco solo pochi vocaboli di questi idiomi e non si può certo pretendere chissà cosa.
Germanico e Dutch sono ragazzi entusiasti che fanno festa quando riconoscono, qui e là, poche parole sparse.
Franco, il neurone addetto al francese, è un po' più svagato; capisce poco, ma gliene importa anche poco, per cui si fa un po' i propri e va bene così... ho bisogno solo raramente di lui e si limita a fare il proprio dovere in modo del tutto sindacale.
Anglico, invece, è un neurone di una certo peso; efficiente nella lettura, ha un solo problema... ogni tanto si spegne.
Ci sono dei momenti, specie durante delle conversazioni lunghe, non necessariamente complesse, ma solo protratte nel tempo, nei quali improvvisamente Anglico si spegne, probabilmente si resetta, ed io resto qualche istante, pochi secondi, assolutamente incapace di capire quello che mi viene detto.
Quando Anglico si riavvia, inizio prima a leggere i labiali, con grande fatica e poi a capire quel che mi viene detto, ma con grandissima fatica per cui mi sfuggono delle cose...
Non ho ben capito perché questo avvenga; io e Anglico siamo insieme da qualche anno ed è sempre stato un bravo neurone affidabile, abbiamo solo questo inconveniente... forse esaurisce la batteria.
Evidentemente ho bisogno di fare più conversazione.
martedì 17 giugno 2014
42
Perché si tratta della risposta definitiva alla domanda che ancora deve essere calcolata.
A volte ci sfugge la ragione delle cose e a volte accade perché una ragione, in effetti, non c'è.
Non sono sicuro che vi sia un disegno, del resto se le cose fossero già stabilite il libero arbitrio andrebbe un po' a spasso e questo sarebbe in contrasto con il dono della libertà, ma anche se ci fosse un disegno, basato sul libero arbitrio, la sua vastità sarebbe tale da risultare del tutto ininfluente.
Se sono una formica a spasso su di un elefante, per me ci sono solo delle cose enormi tra le quali avanzare e non percepisco l'elefante; non sarei neppure in grado di concepire l'elefante, perché sarebbe qualcosa di totalmente alieno.
Siamo, sicuramente, più intelligenti di una formica, prova ne è che qualcosa dell'universo l'abbiamo capita, ma il paragone rimane; di fronte a questioni esistenziali non siamo troppo lontani dalla formica.
Una delle affermazioni che sento spesso cita Bernardo di Chartres e, ai suoi tempi, le cose dovevano apparire proprio così; personalmente ritengo che siamo tutti più o meno della medesima altezza e ci accatastiamo gli uni sugli altri per vedere più lontano.
Preferisco usare il termine "accatastare" perché definisce un insieme non necessariamente ordinato; un po' come l'italico grumo fluido (il metodo nazionale di fare la coda).
Non sempre si sale; a volte ci si piazza a metà, altre volte si cade, in alcuni casi si sale e si procede in un modo erratico e imprevedibile, per cui 42 diventa una risposta buona come un'altra.
Mio nonno, tempo fa, fece molto tardi a casa di amici e quando uscì c'era una nebbia così fitta da non vedere la strada di casa; venne portato a casa dal suo cane che andò a prenderlo e lo guidò sulla via del ritorno.
I più fortunati di noi hanno un cane che li guida, ma per prudenza è bene dotarsi di un bastone in modo da intuire cosa ci aspetta appena un passo più avanti.
A volte ci sfugge la ragione delle cose e a volte accade perché una ragione, in effetti, non c'è.
Non sono sicuro che vi sia un disegno, del resto se le cose fossero già stabilite il libero arbitrio andrebbe un po' a spasso e questo sarebbe in contrasto con il dono della libertà, ma anche se ci fosse un disegno, basato sul libero arbitrio, la sua vastità sarebbe tale da risultare del tutto ininfluente.
Se sono una formica a spasso su di un elefante, per me ci sono solo delle cose enormi tra le quali avanzare e non percepisco l'elefante; non sarei neppure in grado di concepire l'elefante, perché sarebbe qualcosa di totalmente alieno.
Siamo, sicuramente, più intelligenti di una formica, prova ne è che qualcosa dell'universo l'abbiamo capita, ma il paragone rimane; di fronte a questioni esistenziali non siamo troppo lontani dalla formica.
Una delle affermazioni che sento spesso cita Bernardo di Chartres e, ai suoi tempi, le cose dovevano apparire proprio così; personalmente ritengo che siamo tutti più o meno della medesima altezza e ci accatastiamo gli uni sugli altri per vedere più lontano.
Preferisco usare il termine "accatastare" perché definisce un insieme non necessariamente ordinato; un po' come l'italico grumo fluido (il metodo nazionale di fare la coda).
Non sempre si sale; a volte ci si piazza a metà, altre volte si cade, in alcuni casi si sale e si procede in un modo erratico e imprevedibile, per cui 42 diventa una risposta buona come un'altra.
Mio nonno, tempo fa, fece molto tardi a casa di amici e quando uscì c'era una nebbia così fitta da non vedere la strada di casa; venne portato a casa dal suo cane che andò a prenderlo e lo guidò sulla via del ritorno.
I più fortunati di noi hanno un cane che li guida, ma per prudenza è bene dotarsi di un bastone in modo da intuire cosa ci aspetta appena un passo più avanti.
giovedì 12 giugno 2014
Conclusioni
Dopo profonde e difficili riflessioni, sono giunto alla conclusione che sono una brutta persona; molto brutta.
Proprio non ce la faccio ad essere diretto.
In qualunque situazioni mi trovi, invece di dire espressamente quello che penso, cerco sempre di trovare un modo carino per dire le cose, che offenda il meno possibile l'interlocutore, sia che questo mi stia o meno parcheggiato in camper sugli zebedei, e lo renda più disposto a valutare quanto sto dicendo.
Non si tratta mai di una menzogna, se una cosa non l'approvo non dirò il contrario, ma le mie parole tendono sempre ad essere più morbide dei miei pensieri.
Chi mi conosce l'ha capito da tempo.
Il guaio è che taluni scambiano le mie buone maniere per consenso.
Solo perché non vi sto parlando facendo roteare un badile, percuotendovi con esso, non vuol necessariamente dire ch'io approvi quel che dite o che ci tenga a vedervi ogni giorno della mia esistenza.
Il mio grosso problema è che presumo che gli altri si pongano i miei stessi dubbi e si comportino nel mio medesimo modo.
Dò troppo spazio all'intelligenza, o alla sensibilità in taluni casi, di chi mi ascolta evitando di considerare che:
1) chi ho davanti è un cretino col botto che capisce quel che gli pare e che, forse, avrebbe difficoltà a capire anche un roncolata come "gira al largo";
2) chi mi ascolta, pur essendo persona intelligente, interpreterà le cose a suo uso e consumo se non vengono dette in modo esplicito, diretto e tagliente; la cosa non deve, per forza, contemplare mezzi violenti...
3) la persona con la quale parlo aspetta solo un destro, di qualunque genere, per considerarsi assolta, o meritoria di un trattamento diverso in virtù di chissà quale fraintendimento passato... se suona contorto è perché lo è.
A volte se rivolgo parola a qualcuno è solo per rispondere a una domanda, perché sarebbe scortese non farlo.
Non ho ancora capito che per alcuni la cortesia è motivo sufficiente per intendere altro.
A volte vorrei essere dotato di maniere peggiori.
Proprio non ce la faccio ad essere diretto.
In qualunque situazioni mi trovi, invece di dire espressamente quello che penso, cerco sempre di trovare un modo carino per dire le cose, che offenda il meno possibile l'interlocutore, sia che questo mi stia o meno parcheggiato in camper sugli zebedei, e lo renda più disposto a valutare quanto sto dicendo.
Non si tratta mai di una menzogna, se una cosa non l'approvo non dirò il contrario, ma le mie parole tendono sempre ad essere più morbide dei miei pensieri.
Chi mi conosce l'ha capito da tempo.
Il guaio è che taluni scambiano le mie buone maniere per consenso.
Solo perché non vi sto parlando facendo roteare un badile, percuotendovi con esso, non vuol necessariamente dire ch'io approvi quel che dite o che ci tenga a vedervi ogni giorno della mia esistenza.
Il mio grosso problema è che presumo che gli altri si pongano i miei stessi dubbi e si comportino nel mio medesimo modo.
Dò troppo spazio all'intelligenza, o alla sensibilità in taluni casi, di chi mi ascolta evitando di considerare che:
1) chi ho davanti è un cretino col botto che capisce quel che gli pare e che, forse, avrebbe difficoltà a capire anche un roncolata come "gira al largo";
2) chi mi ascolta, pur essendo persona intelligente, interpreterà le cose a suo uso e consumo se non vengono dette in modo esplicito, diretto e tagliente; la cosa non deve, per forza, contemplare mezzi violenti...
3) la persona con la quale parlo aspetta solo un destro, di qualunque genere, per considerarsi assolta, o meritoria di un trattamento diverso in virtù di chissà quale fraintendimento passato... se suona contorto è perché lo è.
A volte se rivolgo parola a qualcuno è solo per rispondere a una domanda, perché sarebbe scortese non farlo.
Non ho ancora capito che per alcuni la cortesia è motivo sufficiente per intendere altro.
A volte vorrei essere dotato di maniere peggiori.
mercoledì 4 giugno 2014
"La valigia sul letto..."
Perché domani vado via, per ben quattro giorni, e perché la canzone di Iglesias sta parcheggiata, in tenda, nei neuroni e salta sempre fuori quando parto.
Ho fatto la valigia due volte; la prima volta ho infilato la mia roba, davvero poche cose, in uno zaino, indi ho pensato di buttare il tutto dentro al trolley... adesso mi pare di aver sprecato dello spazio perché il trolley è semivuoto e nello zaino ci sarebbe stato tutto.
Mi sto convincendo che il trolley è cosa buona e giusta.
M'è venuto anche il dubbio di aver noleggiato a vuoto l'auto; ovviamente devo ancora partire, devo ancora arrivare a Lipsia, che è dove andò, e mi pare più che opportuno iniziare ora a fare valutazioni di merito.
Il posto dove alloggerò è a qualche chilometro dal centro e vicino a un centro commerciale, quindi la spesa non dovrebbe essere un problema; l'anno scorso girai come un cretino per mezz'ora, alla cieca, per andare a far spesa in un supermercato a cinquanta metri dall'appartamento.
Quest'anno mi sono documentato prima.
Mi sono anche ricordato il caricabatteria del telefono, perché non sono sicuro di poter trovare un altro negozio, tenuto da filippini, aperto e nel quale capiscono l'inglese.
Ho risistemato la selezione musicale dell'iPod e caricato il kindle, dato che avrò moltissimo tempo, almeno all'andata, da far passare in aeroporto.
Per quanto possa volere della caffeina, devo ricordarmi dell'esperienza dell'anno scorso; in genere non sono schizzinoso e apprezzo la caffeina in ogni sua manifestazione terrena, ma il caffé bevuto all'aeroporto di Monaco era difficilmente bevibile... pareva sin decaffeinato.
Cinzia, che pure ha la cataratta, verrà con me; ricordo che Cinzia, il mio navigatore, svolge l'onorevole professione di indicatrice stradale da almeno un decennio... qualche acciacco le è consentito; porella.
Insomma; è tutto pronto.
La cosa ridicola è che mi venga l'ansia da viaggio per un percorso così breve; ma è sempre così... e poi devo appoggiarmi a Trenitalia.
Ricordo ancora, con un certo orrore, una frase sentita in autobus, dalla stazione all'aeroporto Marconi:"l'anno scorso rimasi ferma due ore per via della nebulosa"... vabbè.
Non mi porterò a dietro il pc, il rischio ch'io mi colleghi per guardare le mail del lavoro è troppo alto.
Scriverò, con la consueta flemma, al mio ritorno.
Ho fatto la valigia due volte; la prima volta ho infilato la mia roba, davvero poche cose, in uno zaino, indi ho pensato di buttare il tutto dentro al trolley... adesso mi pare di aver sprecato dello spazio perché il trolley è semivuoto e nello zaino ci sarebbe stato tutto.
Mi sto convincendo che il trolley è cosa buona e giusta.
M'è venuto anche il dubbio di aver noleggiato a vuoto l'auto; ovviamente devo ancora partire, devo ancora arrivare a Lipsia, che è dove andò, e mi pare più che opportuno iniziare ora a fare valutazioni di merito.
Il posto dove alloggerò è a qualche chilometro dal centro e vicino a un centro commerciale, quindi la spesa non dovrebbe essere un problema; l'anno scorso girai come un cretino per mezz'ora, alla cieca, per andare a far spesa in un supermercato a cinquanta metri dall'appartamento.
Quest'anno mi sono documentato prima.
Mi sono anche ricordato il caricabatteria del telefono, perché non sono sicuro di poter trovare un altro negozio, tenuto da filippini, aperto e nel quale capiscono l'inglese.
Ho risistemato la selezione musicale dell'iPod e caricato il kindle, dato che avrò moltissimo tempo, almeno all'andata, da far passare in aeroporto.
Per quanto possa volere della caffeina, devo ricordarmi dell'esperienza dell'anno scorso; in genere non sono schizzinoso e apprezzo la caffeina in ogni sua manifestazione terrena, ma il caffé bevuto all'aeroporto di Monaco era difficilmente bevibile... pareva sin decaffeinato.
Cinzia, che pure ha la cataratta, verrà con me; ricordo che Cinzia, il mio navigatore, svolge l'onorevole professione di indicatrice stradale da almeno un decennio... qualche acciacco le è consentito; porella.
Insomma; è tutto pronto.
La cosa ridicola è che mi venga l'ansia da viaggio per un percorso così breve; ma è sempre così... e poi devo appoggiarmi a Trenitalia.
Ricordo ancora, con un certo orrore, una frase sentita in autobus, dalla stazione all'aeroporto Marconi:"l'anno scorso rimasi ferma due ore per via della nebulosa"... vabbè.
Non mi porterò a dietro il pc, il rischio ch'io mi colleghi per guardare le mail del lavoro è troppo alto.
Scriverò, con la consueta flemma, al mio ritorno.
lunedì 2 giugno 2014
Mille e non più mille
Ah, già; ma sono solo quaranta.
Ebbene si, ho felicemente, perché non ho grandi cose delle quali lamentarmi, varcato la soglia degli "anta" che mi faranno compagnia, presumibilmente, per altri quattro, e dispari, decenni.
"Nel mezzo del cammin di nostra vita..." e infatti i neuroni ci hanno tenuto a ricordarmi che "vuolsi così colà dove si puote ciò che si vuole e più non dimandare".
Del resto il "mezzo del cammin" si è spostato un po' in avanti.
Presumo che i prossimi quaranta fileranno via, come un treno in corsa, ma non un regionale di Trenitalia, come i quaranta appena trascorsi; se Platone ha ragione, per la prossima vita, dovrò stare più attento alla scheda del personaggio, "i puntini possono tutto", diversamente opterò per una vita da gatto domestico con annessa abitazione e umani di servizio, opportunamente schiavizzati.
Se avessi una memoria migliore potrei anche mettermi qui a stilare un bilancio della mia esistenza, ma visto che Mneme è stata un po' parca con me, eviterò il bilancio... che tanto ha una funzione del tutto relativa; serve solo quando si è un po' duri di comprendonio e non si impara subito dai proprio errori e, talvolta, non c'è bilancio che tenga e si rimane duri di comprendonio a oltranza.
Dato che non ho ancora iniziato a produrre perossido di idrogeno e non mi è venuta la gastrite, è chiaro che sinora ho affrontato in scioltezza, merito anche di chi mi sta vicino e dei Numi che vegliano sul mio capo, quel che il Fato mi ha lanciato addosso; onestamente, per i prossimi quaranta, chiedo tempi un poco più monotoni...
Uno dei pregi dell'età è la considerazione che il tempo è breve per perderlo dietro a delle rogne: per cui se leggo un libro e lo trovo noioso, o non mi piace, non ci arrivo in fondo ma lo lascio al suo destino; se ho a che fare con... persone moleste, fuori dall'ambito lavorativo, nel quale si fa di necessità virtù, non mi sento più obbligato né ad essere cordiale e neppure a frequentarle.
Il tempo è poco e buttarlo via è un vero peccato.
Ebbene si, ho felicemente, perché non ho grandi cose delle quali lamentarmi, varcato la soglia degli "anta" che mi faranno compagnia, presumibilmente, per altri quattro, e dispari, decenni.
"Nel mezzo del cammin di nostra vita..." e infatti i neuroni ci hanno tenuto a ricordarmi che "vuolsi così colà dove si puote ciò che si vuole e più non dimandare".
Del resto il "mezzo del cammin" si è spostato un po' in avanti.
Presumo che i prossimi quaranta fileranno via, come un treno in corsa, ma non un regionale di Trenitalia, come i quaranta appena trascorsi; se Platone ha ragione, per la prossima vita, dovrò stare più attento alla scheda del personaggio, "i puntini possono tutto", diversamente opterò per una vita da gatto domestico con annessa abitazione e umani di servizio, opportunamente schiavizzati.
Se avessi una memoria migliore potrei anche mettermi qui a stilare un bilancio della mia esistenza, ma visto che Mneme è stata un po' parca con me, eviterò il bilancio... che tanto ha una funzione del tutto relativa; serve solo quando si è un po' duri di comprendonio e non si impara subito dai proprio errori e, talvolta, non c'è bilancio che tenga e si rimane duri di comprendonio a oltranza.
Dato che non ho ancora iniziato a produrre perossido di idrogeno e non mi è venuta la gastrite, è chiaro che sinora ho affrontato in scioltezza, merito anche di chi mi sta vicino e dei Numi che vegliano sul mio capo, quel che il Fato mi ha lanciato addosso; onestamente, per i prossimi quaranta, chiedo tempi un poco più monotoni...
Uno dei pregi dell'età è la considerazione che il tempo è breve per perderlo dietro a delle rogne: per cui se leggo un libro e lo trovo noioso, o non mi piace, non ci arrivo in fondo ma lo lascio al suo destino; se ho a che fare con... persone moleste, fuori dall'ambito lavorativo, nel quale si fa di necessità virtù, non mi sento più obbligato né ad essere cordiale e neppure a frequentarle.
Il tempo è poco e buttarlo via è un vero peccato.
Iscriviti a:
Post (Atom)