domenica 23 febbraio 2014

Terza settimana

Con oggi si inaugura la terza settimana di raffreddore.
La bronchite è stata debellata e di ciò sono molto grato perché posso, finalmente, dormire sdraiato e non seduto; al mattino continuo a cercare di sputare un polmone, ma solo per pochi istanti e solo per due o tre tentativi.
Di contro la produzione di muco è, ancora, abbondante; sono in quella fase del raffreddore nella quale quest'ultimo si burla di me.
A volte riesco a respirare con entrambe le nari, poi me ne rimangono una e tre quarti, una e mezza, due e nessuna... tra l'altro la produzione di muco è l'adattamento evolutivo più cretino al quale io possa pensare.
Teoricamente serve per catturare batteri e altre cose in modo da proteggere le vie aree, ma visto che abbiamo la tendenza ad avere bisogno di respirare, se le nari sono ostruite dal muco abbisogna respirare con la bocca... e l'utilità di tutto il muco prodotto col raffreddore, con dispendio di liquidi, diventa pressoché inutile; probabilmente a parlare è la mia ignoranza in materia e la mia poca pazienza con il raffreddore.
Di solito la fase "apertura random" delle nari dovrebbe essere l'inizio della fine del raffreddore; vi saprò dire se anche questo è il caso, per ora sono preoccupato di non avere abbastanza fazzoletti.

lunedì 17 febbraio 2014

"Imperfect pairings"

E' la mia lettura da corriera; si tratta di un libro scritto da Jackie Townsend.
Essendo la mia lettura da corriera, viene letto solo quando prendo il mezzo pubblico e dato che ultimamente, per motivi inesplicabili, mi sono affezionato alle infezione alle via respiratorie, non ho avuto modo di leggere molto; sono però giunto ben oltre la metà.
Non ostante sia di facili entusiasmi con le letture, per cui sovente ho tre libri in corso di lettura, sono abbastanza vorace da frequentare con religiosa assiduità le libreria, ma pigro a sufficienza per non informarmi sui volumi pubblicati in USA, per cui sono venuto a conoscenza di questo libro perché una amica ne parlò bene.
Giunto ove sono ora, posso dire anche la mia.
Il libro è scritto bene e fila via senza intoppi e la protagonista americana mi è subito stata simpatica; il protagonista, italiano, mi è andato di traverso sin dall'inizio... ora è in blando recupero, per motivi che vado ad illustrare.
All'inizio sono rimasto un po' interdetto per l'uso di "colorite metafore" (parolacce), da parte degli italiani nel libro; sarà che quando leggo mi aspetto un lessico familiare riscontrabile, anche, nella mia famiglia... ebbene, l'esperienza mi ha fatto capire che la mia famiglia è atipica.
In casa mia si fa un uso veramente parco di parolacce; posso affermare che quasi non vengono usate se non in occasioni particolari, per cui l'uso liberale che viene fatto di queste espressioni nel libro mi ha lasciato un po' stupefatto.
Il protagonista mi è subito sembrato supponente e tronfio, ma nel prosieguo della lettura l'autrice accompagna il lettore nell'ambiente parentale del protagonista, si entra nel loro lessico familiare e, per quanto continui a starmi sugli zebedei in camper, se ne capiscono meglio i tratti caratteriali e da dove essi provengano.
Il lavoro della protagonista lo prendo come il Dogma dell'Assunzione perché mi è astruso quanto la teoria delle superstringhe ma, pur essendo una parte importante della narrazione, non eccede mai i giusti confini.
Son contento di averlo mandato a prendere e di averlo iniziato a leggere.

martedì 11 febbraio 2014

Coff... Coff...

Ché qui si usano onomatopee internazionali e palesemente anglofone a causa di massicce letture di fumetti con dei paperi come protagonisti.
Riassunto delle puntate precedenti:
Dopo una breve pausa dovuta a malattia, che, per inciso, si è portata via un fine settimana, ho telefonato al medico per informarlo della mia permanenza sulla globo terracqueo, dato che non ci siamo sentiti per una decina di anni un dubbio poteva essere d'uopo, e gli ho chiesto una cura per la mia presuntissima, poiché la voce da Caina poteva, in effetti, dare adito a pensieri contrari, bronchite.
Il medico, ma il tapino non poteva saperlo, mi ha dato un farmaco contenente un principio al quale sono particolarmente sensibile (una molecola bellissima; mozzafiato), per cui mi sono ritrovato con febbre alta e peggioramento, graduale e progressivo, della mia bronchite.
Dopo un'altra settimana passata alla magione, tentando di espettorare almeno un polmone con cadenza orario, ho deciso comunque di godermi, con moderazione, il fine settimana e da ieri sono tornato in produzione.
Oh... chiariamo; non è che durante la malattia sia stato lasciato in pace. Pareva si dovesse consegnare la qualunque con urgenza folle e, infatti, al mio rientro scopro che non s'è consegnato nulla; s'aspettava il mio ritorno... ed io sono apparso con entrambi, ma non so per quanto, i polmoni.
Cosa è cambiato in questa settimana?
Intanto mi hanno tappezzato il desktop di cartelle, files e ammenicoli vari, così, novella Cariddi, ho dovuto inscenare un urlo belluino; il colpevole è stato l'Assistito.
Sa che detesto quando si va accanto al mio pc e ha pensato di stornare su di sé le mie furibonde ire; gli è anche riuscita la manovra, perché son troppo buono... ma "if looks could kill, they probably will" pur non essendo a "Jeux sans frontières".
Inoltre non è cambiato nulla; assolutamente nulla... il che potrebbe anche dire che è cambiato tutto e pare tutto uguale perché abbisogna che tutto muti perché le cose rimangano immutate (la citazione è molto libera).
Il segreto, al momento, sta nel dare alle cose il loro peso e nel trovare i risvolti comici delle cose; potrei anche enunciarne qualcuno qui di seguito, ma sarebbero, forse, un po' troppo tecnici e quindi tediosi, vi basti sapere che quel posto "is an unending source of astonishment".

martedì 4 febbraio 2014

Sogni

Facebook è una landa popolata, oltre che da altre cose, anche da test che possono appiopparti la qualunque; animali, insetti, sanpietrini, zuppe e via dicendo.
L'aspetto simpatico è nella motivazione per la quale sei stato abbinato al porfido, piuttosto che all'azul macaubas, o la zuppa di ceci invece di quella di lenticchie.
Ieri ne ho fatto uno, che probabilmente è andato a smuovere qualcosa tra le mie sinapsi, per il quale io sarei dotato di crudeltà latente, doppia personalità, difficoltà ad integrarmi e predisposizione alla violenza; un amore.
Probabilmente vi andrebbe aggiunta anche megalomania q.b.
Stanotte ho sognato che, novello Merlino ("Excalibur") e come lui abbigliato, calotta compresa, mi sono recato al solito posto e, alzando le mani, ho frantumato i vetri sulla strada; indi, fluttuando e accompagnato da fulmini vari, come in "Grosso guaio a Chinatown", ho percorso i corridoi, devastandoli, limitandomi alle sole parti comuni perché non mi piace coinvolgere degli innocenti nei miei deliri distruttivi, sino ad arrivare al loculo.
Demolizione di tutti i vetri, plafoniere, neons ed esplosioni, usando sempre tanti fulmini che mi piacciano assai, di pcs; di fronte all'oggetto delle mi ire si è svolta una scena simile al finale di "Indiana Jones e l'ultima crociata", ma coi fulmini al posto del Sacro Graal... ho persin sentito odore di strinato.
Una scena del genere, normalmente, se vista al cinema mi regalerebbe incubi per un bel po' di tempo, ma in sogno non mi ha per nulla disturbato.
Un sogno similare lo feci un botto di anni fa; davo sempre fuoco alla gente coi fulmini, ma avevo qualcuno che li lanciava con la telecinesi.
E' chiaro che sono un po' megalomane; forse anche più di un po'... mah...
Il sogno, comunque, mi è piaciuto tanto che stamane ho fatto il bis; questa volta io non ero sul pasto e faceva tutto un bellissimo fulmine globulare.
Dio, nella sua infinita saggezza, mi ha privato del dono di usare i fulmini; sono anche una persona molto simpatica, non nel senso che sono l'anima della festa, ma che simpatizzo facilmente con le persone che mi stanno intorno, sia che io li sopporti o li detesti, in più ho anche una coscienza più che ingombrante, e questo mi porta a provare persino le loro sofferenze... avrei avuto una mostruosa collezione di sensi di colpa; probabilmente ne sarebbe bastato uno solo per indurmi a farmi fuori.