Domani, se il tempo e la voglia me lo permettono pensavo di fare un sentiero che, dalle premesse, pare molto impegnativo.
Ieri sono andato all'agenzia del turismo del mio Comune e mi sono fatto dare la mappa dei sentieri che sono percorribili nel territorio comunale.
In particolare ce n'è uno che vorrei fare domani; parte da Pietranera e si inoltra sino a Vigoleno e torna indietro passando sopra Grotta, ricongiungendosi con il punto di origine. Al momento, dato che a piedi farlo tutto impiegherebbe almeno sei ore, pensavo di fare il tratto che congiunge Pietranera con Torre degli Aioni. Sulla carta le rovine di questa torre sono indicate come "Gallinella", ma si tratta di un errore in quanto la Gallinella, castello dirimpettaio del castello di Contignaco, sorgeva sulla collina dietro la località Predosa. Fatto sta che le rovine di Torre degli Aioni sono molto suggestive, in verità una porzione di una torre rettangolare, e visto che c'è un sentiero che ci passa sotto mi pare brutto non andare.
Il sentiero è indicato come "EE", ovvero "escursionisti esperti", e la cosa mi mette un po' di apprensione, ma del resto mi sono inerpicato per andare al castello di Varano Marchesi, la prima volta, senza sapere assolutamente nulla di cosa mi sarei trovato innanzi.
Andrò armato di bastone e acqua e nel male torno indietro.
Metterò delle foto.
sabato 31 marzo 2012
giovedì 29 marzo 2012
In cammino
Anche quest'anno ho in programma di andare a camminare in alcuni posti.
Innanzi tutto devo esplorare ancora un paio di sentieri che si inerpicano su per la Pietranera a Pellegrino Parmense. C'è un sentiero, segnalato come "impegnativo", che si inerpica dal lato esposto a Nord e che non ho mai percorso; ho visto che è segnato un altro punto di accesso, ma mi è parso che il percorso avvenga, interamente, nei sassi della Pietra.
Questa domenica, se non diluvia e se sono troppo assonnato per andare più lontano, potrei tornare a Pietranera e finire di esplorarla; avevo anche pensato di andare là in bicicletta e poi esplorare la pietra, ma già a Pontegrosso, a circa tre chilometri, in salita, dalla Pietra, ho il fiato corto. Non sono un fuscello, ma mi avvicino di più all'otre, e non sono neppure più un ragazzino e dato che la vita non mi puzza, sfrutterò il metano dell'auto per arrivare alle pendici della Pietra.
Non posso mancare con l'annuale pellegrinaggio a Bismantova, sempre che non sia franato qualcosa, o qualcuno non decida, nel frattempo, di lanciarsi di sotto dalla vetta e il sentiero venga chiuso. Ricordo che c'è un altro sentiero per salire in vetta che si snoda lungo il bosco, ma non l'ho mai fatto perché non avevo un bastone con me.
Sicuramente tornerò a inerpicarmi su per le rupi di San Biagio per raggiungere il castello di Varano Marchesi; come Pietranera e Bismantova, sta diventando una meta fissa di annuale pellegrinaggio.
Il posto merita, sia la salita, che la comodissima discesa su strada provinciale; o dopo una salita così impegnativa scendere da una provinciale è corroborante.
Andrò a fare un percorso, molto presto dato che è prevalentemente al sole, che circonda il castello di Bianello e che, costeggiando i monti, tocca tutte e quattro le cime che compongono il patrimonio castrense di Quattrocastella. Credo che i monti con delle rovine siano Monte Zane e Monte Lucio, mentre su Monte Vetro, non deve essere rimasto nulla; me ne sincererò, comunque, sul posto armato della cartina comprata in occasione della visita al Bianello di qualche tempo fa.
Ultima tappa saranno i salti del Diavolo a Ravarano. Cito direttamente dal sito: "I "Salti del Diavolo" si possono vedere poco dopo l'abitato di Ravarano, comune di Calestano, sulla fascia appenninica della provincia di Parma, lungo la strada provinciale n.15 per Berceto, località Chiastre di Ravarano." (http://www.ravarano.it/Salti%20del%20diavolo.htm). Non essendo proprio vicino e un posto ove sono stato una volta sola, devo pianificare l'escursione.
Vorrei poi provare a percorrere il sentiero che da Pietranera si inerpica su per il Monte Kanate, anche se ricordo che la scritta, messa un albero, che indicava il sentiero recitava qualcosa del genere: "via principale; a sinistra frana; a destra frana"... nel male torno indietro.
Un altro sentiero interessante, ma che devo sempre capire da dove inizia, si inerpica da Varano Marchesi verso Monte Inverno; ho scaricato la mappa con i vari sentieri e sono pronto a inerpicarmici, devo solo capire di quante ore ci possano volere per arrivare a Monte Inverno e tornare indietro.
Di sicuro in queste gite appiedate mi porterò a dietro acqua, magari dello zucchero, il fido bastone e dovrò dotarmi di un paio decente di scarpe.
Ovviamente metterò foto sia dei posti dove sono già stato, ma che raggiungerò attraverso percorsi alternativi, sia dei posti ove non sono mai stato.
Innanzi tutto devo esplorare ancora un paio di sentieri che si inerpicano su per la Pietranera a Pellegrino Parmense. C'è un sentiero, segnalato come "impegnativo", che si inerpica dal lato esposto a Nord e che non ho mai percorso; ho visto che è segnato un altro punto di accesso, ma mi è parso che il percorso avvenga, interamente, nei sassi della Pietra.
Questa domenica, se non diluvia e se sono troppo assonnato per andare più lontano, potrei tornare a Pietranera e finire di esplorarla; avevo anche pensato di andare là in bicicletta e poi esplorare la pietra, ma già a Pontegrosso, a circa tre chilometri, in salita, dalla Pietra, ho il fiato corto. Non sono un fuscello, ma mi avvicino di più all'otre, e non sono neppure più un ragazzino e dato che la vita non mi puzza, sfrutterò il metano dell'auto per arrivare alle pendici della Pietra.
Non posso mancare con l'annuale pellegrinaggio a Bismantova, sempre che non sia franato qualcosa, o qualcuno non decida, nel frattempo, di lanciarsi di sotto dalla vetta e il sentiero venga chiuso. Ricordo che c'è un altro sentiero per salire in vetta che si snoda lungo il bosco, ma non l'ho mai fatto perché non avevo un bastone con me.
Sicuramente tornerò a inerpicarmi su per le rupi di San Biagio per raggiungere il castello di Varano Marchesi; come Pietranera e Bismantova, sta diventando una meta fissa di annuale pellegrinaggio.
Il posto merita, sia la salita, che la comodissima discesa su strada provinciale; o dopo una salita così impegnativa scendere da una provinciale è corroborante.
Andrò a fare un percorso, molto presto dato che è prevalentemente al sole, che circonda il castello di Bianello e che, costeggiando i monti, tocca tutte e quattro le cime che compongono il patrimonio castrense di Quattrocastella. Credo che i monti con delle rovine siano Monte Zane e Monte Lucio, mentre su Monte Vetro, non deve essere rimasto nulla; me ne sincererò, comunque, sul posto armato della cartina comprata in occasione della visita al Bianello di qualche tempo fa.
Ultima tappa saranno i salti del Diavolo a Ravarano. Cito direttamente dal sito: "I "Salti del Diavolo" si possono vedere poco dopo l'abitato di Ravarano, comune di Calestano, sulla fascia appenninica della provincia di Parma, lungo la strada provinciale n.15 per Berceto, località Chiastre di Ravarano." (http://www.ravarano.it/Salti%20del%20diavolo.htm). Non essendo proprio vicino e un posto ove sono stato una volta sola, devo pianificare l'escursione.
Vorrei poi provare a percorrere il sentiero che da Pietranera si inerpica su per il Monte Kanate, anche se ricordo che la scritta, messa un albero, che indicava il sentiero recitava qualcosa del genere: "via principale; a sinistra frana; a destra frana"... nel male torno indietro.
Un altro sentiero interessante, ma che devo sempre capire da dove inizia, si inerpica da Varano Marchesi verso Monte Inverno; ho scaricato la mappa con i vari sentieri e sono pronto a inerpicarmici, devo solo capire di quante ore ci possano volere per arrivare a Monte Inverno e tornare indietro.
Di sicuro in queste gite appiedate mi porterò a dietro acqua, magari dello zucchero, il fido bastone e dovrò dotarmi di un paio decente di scarpe.
Ovviamente metterò foto sia dei posti dove sono già stato, ma che raggiungerò attraverso percorsi alternativi, sia dei posti ove non sono mai stato.
mercoledì 28 marzo 2012
Personaggi
Nel leggere libri mi sono imbattuto nel tempo in vari personaggi storici, o santi, ma i santi sono pochini, che mi hanno incuriosito e mi hanno spinto a raccogliere più informazioni sul loro conto; alcuni di questi personaggi hanno la mia devozione imperitura e altri mi hanno incuriosito a cagione del nome che portano.
A seguire un elenco, non ragionato e forzatamente incompleto, a causa della mia memoria risibile, dei personaggi che più mi hanno colpito.
Non metterò personaggi della mitologia o delle saghe omeriche, per quello dedicherò, magari... forse... chissà, un post a parte.
Amenofi IV
Hatshepsut
Zenobia
Boadicea
Pitagora
Eraclito l'oscuro (in assoluto il mio filosofo preferito)
Ageltrude
Sant'Irene di Bisanzio
Teofano
Kassia
Matilde di Canossa contessa di Tuscia per grazia di Dio se ella è qualche cosa
Eleonora di Acquitania
Eleonora di Arborea
Elisabetta I
Maria di Scozia
Isabella d'Este
Sofonisba Anguissola
Veronica Gambara
Donella Rossi
Caterina de Medici
Maria de Medici
Artemisia Gentileschi
Cristina di Belgioioso
Santa Sunniva
San Francesco
Virginia Oldoini
Angelica Balabanoff
Marie Curie
Rosa Luxemburg
...e l'elenco si ferma per ora qui perché la mia memoria si è esaurita, magari col tempo ne aggiungerò altri, ma dubito fortemente di potermene ricordare :)
A seguire un elenco, non ragionato e forzatamente incompleto, a causa della mia memoria risibile, dei personaggi che più mi hanno colpito.
Non metterò personaggi della mitologia o delle saghe omeriche, per quello dedicherò, magari... forse... chissà, un post a parte.
Amenofi IV
Hatshepsut
Zenobia
Boadicea
Pitagora
Eraclito l'oscuro (in assoluto il mio filosofo preferito)
Ageltrude
Sant'Irene di Bisanzio
Teofano
Kassia
Matilde di Canossa contessa di Tuscia per grazia di Dio se ella è qualche cosa
Eleonora di Acquitania
Eleonora di Arborea
Elisabetta I
Maria di Scozia
Isabella d'Este
Sofonisba Anguissola
Veronica Gambara
Donella Rossi
Caterina de Medici
Maria de Medici
Artemisia Gentileschi
Cristina di Belgioioso
Santa Sunniva
San Francesco
Virginia Oldoini
Angelica Balabanoff
Marie Curie
Rosa Luxemburg
...e l'elenco si ferma per ora qui perché la mia memoria si è esaurita, magari col tempo ne aggiungerò altri, ma dubito fortemente di potermene ricordare :)
martedì 27 marzo 2012
Diciamocelo...
...di recente mi lamento più spesso del gioviname, me ne rendo conto, ma a mia discolpa posso dire che:
1) ho un'età, insomma non sono più giovanissimo e l'apparizione del "primo pelo" si perde nella notte dei tempi, per cui faccio in po' fatica, come è naturale durante la vita, a capire le nuove generazioni. Non temete, cari giovani, tra qualche anno anche voi sgranerete tanto di occhi di fronte alle nuove generazioni; fatevene una ragione.
Tra qualche anno anche voi direte che "noi eravamo diversi" perché in minima parte sarà vero (tempi diversi, sensibilità diverse...), ma per la maggior parte avrete semplicemente nostalgia dei tempi più semplici della gioventù, di quando tutto sembrava possibile e raggiungibile e il problema più grosso era costituito dalle relazioni interpersonali.
Il trucco sta nel ricordarsi di com'era essere giovani e adolescenti.
2) mi lamento di abitudini, o mode, che trovo assolutamente disgutose. Non mi sentirete mai esprimere giudizi sulle acconciature, anche perché a talune creste manca solo l'imbiancatura a calce per rimandare a fogge ben più antiche, e a parte alcune considerazioni cromatiche e di abbinamento (i colori fluorescenti sono da sempre una pessima scelta per qualunque capo o accessorio; a meno che non si decida di percorrere una qualche strada provinciale della bassa padana in novembre), non mi metto a criticare l'abbigliamento; anche se, me lo si lasci dire, i pantaloni con il cavallo alle ginocchia, i cappelli da baseball lanciati in testa a caso, e gli occhiali grandi quanto padelle, sono oggettivamente ridicoli, risibili e pure brutti.
Del resto mi ricordo benissimo alcune mise anni '80 che circolavano nella mia scuola e che erano inguardabili; posso assicurare che però nessuno di noi sputava come un cammello per strada ritenendola una cosa acconcia da farsi.
3) l'uso di un italiano almeno comprensibile sarebbe di aiuto, ma del resto ricordo interrogazioni di alcuni miei compagni di scuola infiorettate da una sequela infinita di "cioè" e "no", non come negazione ovviamente, da rendere la comprensione ardua. L'aggiunta del "tipo" non ha migliorato l'esposizione. A volte non ce la faccio e sento l'irrefrenabile impulso alla correzione; lo faccio anche con i miei coetanei e pure con chi è più grande di me; è evidente che sono pignolo, ma mi fa soffrire sentire l'italiano maltrattato in quel modo.
4) viaggiare in corriera con gli studenti mi espone a un campionario che, per molti anni, non ho potuto osservare da vicino.
Le mie lamentazioni sono figlie di un concorso di colpa; non è interamente colpa vostra, me ne rendo conto, ma la giovinezza, l'inesperienza e gli ormoni fuori controllo, per altro i dialoghi in primavera tendono a essere un po' monotematici, vi fanno fare cose assurde... cose che, comunque, ai nostri tempi abbiamo fatto anche noi.
Non sputare per terra in pubblico; quella era cosa guardata malissimo perché lo facevano i vecchi.
Tra le abitudini osservate ne ho trovata una che mi ha colpito.
C'è un giovane che sale a Fidenza il quale, in più di una occasione, ha ceduto il suo posto a signore un po' attempate o a sue coetanee salite a una qualche fermata successiva.
La cavalleria, da qualche anno a questa parte, già quando ero giovane io eravamo in pochi, agonizza ma vedo che continua a perdurare e la cosa mi fa piacere.
Alla fine della fola, salvo gli sputazzi per terra, le cose non sono molto cambiate dai miei tempi.
Devo dire che il gioviname possiede risorse economiche, o ingegni, di rilievo, che ai miei tempi erano appannaggio di pochi. La mia paghetta settimanale, ai tempi della scuola perché prima di iniziare le scuole a Parma non avevo paghetta, ammontava a ventimila lire, che avrei dovuto utilizzare per mangiare nei due giorni nei quali restavo a scuola sino a tardo pomeriggio; mangiando con quattromila lire a settimana e bevendo dalle fontane pubbliche, riuscivo anche a prendermi dei libri.
Ventimila lire di trent'anni fa equivalgono, più o meno, a venti euro oggi.
A giudicare dal consumo di sigarette, il resto (cellulari costosi, abbigliamento e via discorrendo) immagino sia finanziato, almeno in parte, dai genitori, venti euro a settimana non bastano di certo; a dire il vero ventimila lire non bastavano manco ai miei tempi, ma facevo qualche sacrificio per risparmiare e poter comprare dei libri.
Abbiate pazienza; a volte sono una lagna... se non altro tendo ad accorgermene per tempo.
Con questa considerazione chiudo questo post sconclusionato che non vuole andare a parare da nessuna parte, ma avevo un po' di pensieri in testa e buttarli qui aiuta a liberare spazio tra i neuroni.
1) ho un'età, insomma non sono più giovanissimo e l'apparizione del "primo pelo" si perde nella notte dei tempi, per cui faccio in po' fatica, come è naturale durante la vita, a capire le nuove generazioni. Non temete, cari giovani, tra qualche anno anche voi sgranerete tanto di occhi di fronte alle nuove generazioni; fatevene una ragione.
Tra qualche anno anche voi direte che "noi eravamo diversi" perché in minima parte sarà vero (tempi diversi, sensibilità diverse...), ma per la maggior parte avrete semplicemente nostalgia dei tempi più semplici della gioventù, di quando tutto sembrava possibile e raggiungibile e il problema più grosso era costituito dalle relazioni interpersonali.
Il trucco sta nel ricordarsi di com'era essere giovani e adolescenti.
2) mi lamento di abitudini, o mode, che trovo assolutamente disgutose. Non mi sentirete mai esprimere giudizi sulle acconciature, anche perché a talune creste manca solo l'imbiancatura a calce per rimandare a fogge ben più antiche, e a parte alcune considerazioni cromatiche e di abbinamento (i colori fluorescenti sono da sempre una pessima scelta per qualunque capo o accessorio; a meno che non si decida di percorrere una qualche strada provinciale della bassa padana in novembre), non mi metto a criticare l'abbigliamento; anche se, me lo si lasci dire, i pantaloni con il cavallo alle ginocchia, i cappelli da baseball lanciati in testa a caso, e gli occhiali grandi quanto padelle, sono oggettivamente ridicoli, risibili e pure brutti.
Del resto mi ricordo benissimo alcune mise anni '80 che circolavano nella mia scuola e che erano inguardabili; posso assicurare che però nessuno di noi sputava come un cammello per strada ritenendola una cosa acconcia da farsi.
3) l'uso di un italiano almeno comprensibile sarebbe di aiuto, ma del resto ricordo interrogazioni di alcuni miei compagni di scuola infiorettate da una sequela infinita di "cioè" e "no", non come negazione ovviamente, da rendere la comprensione ardua. L'aggiunta del "tipo" non ha migliorato l'esposizione. A volte non ce la faccio e sento l'irrefrenabile impulso alla correzione; lo faccio anche con i miei coetanei e pure con chi è più grande di me; è evidente che sono pignolo, ma mi fa soffrire sentire l'italiano maltrattato in quel modo.
4) viaggiare in corriera con gli studenti mi espone a un campionario che, per molti anni, non ho potuto osservare da vicino.
Le mie lamentazioni sono figlie di un concorso di colpa; non è interamente colpa vostra, me ne rendo conto, ma la giovinezza, l'inesperienza e gli ormoni fuori controllo, per altro i dialoghi in primavera tendono a essere un po' monotematici, vi fanno fare cose assurde... cose che, comunque, ai nostri tempi abbiamo fatto anche noi.
Non sputare per terra in pubblico; quella era cosa guardata malissimo perché lo facevano i vecchi.
Tra le abitudini osservate ne ho trovata una che mi ha colpito.
C'è un giovane che sale a Fidenza il quale, in più di una occasione, ha ceduto il suo posto a signore un po' attempate o a sue coetanee salite a una qualche fermata successiva.
La cavalleria, da qualche anno a questa parte, già quando ero giovane io eravamo in pochi, agonizza ma vedo che continua a perdurare e la cosa mi fa piacere.
Alla fine della fola, salvo gli sputazzi per terra, le cose non sono molto cambiate dai miei tempi.
Devo dire che il gioviname possiede risorse economiche, o ingegni, di rilievo, che ai miei tempi erano appannaggio di pochi. La mia paghetta settimanale, ai tempi della scuola perché prima di iniziare le scuole a Parma non avevo paghetta, ammontava a ventimila lire, che avrei dovuto utilizzare per mangiare nei due giorni nei quali restavo a scuola sino a tardo pomeriggio; mangiando con quattromila lire a settimana e bevendo dalle fontane pubbliche, riuscivo anche a prendermi dei libri.
Ventimila lire di trent'anni fa equivalgono, più o meno, a venti euro oggi.
A giudicare dal consumo di sigarette, il resto (cellulari costosi, abbigliamento e via discorrendo) immagino sia finanziato, almeno in parte, dai genitori, venti euro a settimana non bastano di certo; a dire il vero ventimila lire non bastavano manco ai miei tempi, ma facevo qualche sacrificio per risparmiare e poter comprare dei libri.
Abbiate pazienza; a volte sono una lagna... se non altro tendo ad accorgermene per tempo.
Con questa considerazione chiudo questo post sconclusionato che non vuole andare a parare da nessuna parte, ma avevo un po' di pensieri in testa e buttarli qui aiuta a liberare spazio tra i neuroni.
lunedì 26 marzo 2012
Pietranera
Sinora conoscevo un'unica via per salire in vetta a Pietranera (Pellegrino parmense), ma oggi ho percorso, al ritorno, una strada diversa. Si tratta di una carraia che cinge, per un bel pezzo, la base della pietra e che corre quasi in pianura, sino alle pendici dell'altura e solo a questo punto inizia a salire in modo deciso verso la vetta.
Il sentiero è decisamente semplice, lo si trova a sinistra, venendo da Grotta, dopo una casa diroccata e dopo un paio di edicole con delle statue della Madonna. Il sentiero è talmente semplice da risultare anche noioso, per fortuna che compensa il panorama, sempre bellissimo, e la fioritura primaverile.
Da questa carraia ho visto che c'è anche un sentiero che si inerpica su verso la vetta del Monte Kanate; sarà la mia prossima escursione e mi munirò anche di bastone perché non so cosa potrei trovarci.
domenica 25 marzo 2012
Abbazia di Valserena
Altrimenti conosciuta come Abbazia di Paradigna o Certosa di Parma, in modo del tutto improprio e solo per suggestione letteraria, perché monaci cistercensi qui non ce ne sono mai stati e che Stendhal si sia ispirato a questo luogo per il suo libro, ch'io sappia, non è certo. L'abbazia è del mille e trecento, nata da una colonia di monaci, spediti qui per risanare questo pezzo di terra una volta paludoso, dato che i monaci avevano le conoscenze per fare una cosa del genere, dall'abbazia madre di Chiaravalle della Colomba, ad Alseno nel piacentino, bellissima abbazia visitabile sempre; la comunità cresce e diventa un centro importante che ospita sino a cinquecento monaci. Come tutti i luoghi abitati con continuità dagli uomini è stata sottoposta ad ampliamenti, rifacimenti, la facciata è del 1700 così come i fabbricati contigui l'abbazia, e nel tempo il chiostro del trecento è stato distrutto e sostituito da locali nuovi; tutto questo sino a quando Napoleone decide di abolire gli ordini religiosi e l'abbazia viene abbandonata a sé stessa e diviene, tra l'altro, deposito di materiale agricolo.
Viene comprata dall'Università di Parma che la restaura. Solitamente non è visitabile, ma oggi, grazie alle giornate di primavera del FAI, si poteva vedere questo bel monumento che si trova lungo la strada che collega Parma con Colorno.
Con questa visita amplio la sezione "gite fuori porta" che spero di arricchire, prossimamente, con sempre nuovi post sulle mie peregrinazioni domenicali.
sabato 24 marzo 2012
Conversione
Non sono divenuto ateo e non mi sono fatto scientista e neppure mi sono convertito al culto della grande mietitrebbia, ma da oggi ha inizio il mio viaggio nell'era Mac.
Oggi ho dato il mio portatile, con un glorioso Xp, che mi ha accompagnato per tanti anni e al quale auguro mille mila anni di lunga vita e prospera, Banzai!!!, ad una cara amica che aveva bisogno di un portatile.
Mi sono dotato di un Mac book, programmi per lavorare compatibili con Mac e del tutto gratuiti, alcuni open source, altri no; da oggi, quindi, inizio a usare il Mac non solo per divertimento e per ritoccare le creature, ma anche a usarlo per produrre.
Dovrò abituarmi a molte cose nuove, anche perché il CAD gratuito che userò ha alcune cose lievemente diverse, ma cambiare è sano e fa bene.
Adesso però fuggo ché ho una creatura da disegnare e da studiare nel pomeriggio.
Oggi ho dato il mio portatile, con un glorioso Xp, che mi ha accompagnato per tanti anni e al quale auguro mille mila anni di lunga vita e prospera, Banzai!!!, ad una cara amica che aveva bisogno di un portatile.
Mi sono dotato di un Mac book, programmi per lavorare compatibili con Mac e del tutto gratuiti, alcuni open source, altri no; da oggi, quindi, inizio a usare il Mac non solo per divertimento e per ritoccare le creature, ma anche a usarlo per produrre.
Dovrò abituarmi a molte cose nuove, anche perché il CAD gratuito che userò ha alcune cose lievemente diverse, ma cambiare è sano e fa bene.
Adesso però fuggo ché ho una creatura da disegnare e da studiare nel pomeriggio.
domenica 18 marzo 2012
incipienza, preminenza e FAI
Ebbbene, l'inverno non è ancora terminato, ma la primavera si è già accomodata in soggiorno per un té. Gli alberi di amarene sono già in fiore, certo non possiamo parlare di "sakura zensen", ma questo non rende meno belli i fiori.
Ecco quindi evidenti segni di incipienza di primavera. Oggi pomeriggio, controllate due cose in rete, con l'accompagnamento musicale de "L'Orlando finto pazzo", opera in tre atti di Antonio Vivaldi scritta ispirandosi al componimento, incompiuto, del reggiano Matteo Boiardo, andrò a fare un giro in bicicletta; percorrerò la pista ciclabile che collega il mio paesello a Ponte Ghiara... nulla di particolarmente impegnativo insomma, ma sarà la prima sortita dopo l'inverno.
Se c'è una cosa della quale sente fortemente il richiamo e alla quale non so resistere, è la pasta di mandorle. In questi giorni al mio paese c'è una edizione di una piccola fiera del cioccolato e ovviamente sono andato a prendere un po' di cioccolatini, bisogna sostenere le iniziative paesane, ed è presente anche un banco di pasticceria siciliana e alla pasta di mandorle, specie se abbinata ai magnifici pistacchi di Bronte, non so proprio dire di no.
Ultimamente sto anche pensando che potrei andare anche in vacanza, magari l'anno prossimo e a marzo o febbraio, qualche giorno per visitare la Sicilia, fosse solo per la cappella Palatina a Palermo, potrei prendermelo.
Nel frattempo vi informo che, puntuale come l'aumento delle tasse, l'ispirazione è evaporata; sono privo di idee, ma, contrariamente ad altre simili periodi del passato, non mi sento svuotato.
Chiudo ricordando che la settimana prossima, sabato e domenica, ci sono le giornate di primavera del FAI, durante le quali alcuni monumenti, chiusi da sempre o inaccessibili al pubblico, verranno aperti dai volontari del FAI per mostrarli ai visitatori.
Per quanto mi riguarda domenica andrò in visita, approfittando di questa bella iniziativa, la Certosa di via Paradigna, aperta dalle 11 alle 18, in quel di Parma.
"XX giornata FAI di primavera" qui trovate un elenco dei monumenti aperti; basta scegliere una regione e andare in visita.
venerdì 16 marzo 2012
"Disgustorama"
Il genere umano si accompagna a tutta una serie di abitudini davvero repellenti, ma al momento voglio scrivere di quella notata in questo primo periodo di pendolarismo.
Sorvolerò sull'aspetto "uomo laido", l'epitome del viscido insomma, perché, ahimé, è un tipo conosciuto un po' da chiunque e nel quale speri sempre di non mutare, ma del resto sono convinto che basti attivare qualche neurone, neppure tanti... anche cinque e tre sinapsi, per fugare il pericolo.
Questa abitudine l'avevo notata già da qualche tempo, ma mai come ora, fermo alla fermata della corriera a osservare il gioviname, il nostro futuro, ne ho potuto apprezzare... si vabbè; diciamo così, l'estensione.
Mi ricordo che quando ero bambino, più o meno quando i ciano batteri fecero la loro comparsa insomma, e non temete poiché prima o poi arriverò al punto, basta sopravvivere alle subordinate, gli anziani del paese solevano*, dopo una vita a fumare di ogni e a respirare le peggio cose, perché una volta l'attenzione all'ambienta era un concetto ignoto, sputare a terra ogni tipo di eccesso di catarro, salivazione o che e camminare diventava un interessante zigzagare tra gli sputazzi verdi-marroni, a seconda della salute dei proprietari o del tempo passato sull'asfalto dall'agglomerato viscoso, che costellavano il marciapiede.
Più avanti, negli anni, questa abitudine andò perduta; gli sputazzi vennero sostituiti dai tendini* usurati scagliati a terra e pronti ad appiccicarsi alle suole delle scarpe.
Al compimento, più o meno, dei miei vent'anni anche il tendine masticato e sputato a terra, iniziò a scemare.
In questi giorni mi sono accorto che i giovani, solo i maschi pare, ma mi attendo di vedere anche qualche donzella cimentarvisi, sputano come lama; è un continuo.
E' una cosa davvero disgustosa.
Dobbiamo rispolverare le sputacchiere?
*"solevano": voce del verbo "solere", poco usato ma decisamente utile
*"tendini". a volte chiamo così il chewingum
Sorvolerò sull'aspetto "uomo laido", l'epitome del viscido insomma, perché, ahimé, è un tipo conosciuto un po' da chiunque e nel quale speri sempre di non mutare, ma del resto sono convinto che basti attivare qualche neurone, neppure tanti... anche cinque e tre sinapsi, per fugare il pericolo.
Questa abitudine l'avevo notata già da qualche tempo, ma mai come ora, fermo alla fermata della corriera a osservare il gioviname, il nostro futuro, ne ho potuto apprezzare... si vabbè; diciamo così, l'estensione.
Mi ricordo che quando ero bambino, più o meno quando i ciano batteri fecero la loro comparsa insomma, e non temete poiché prima o poi arriverò al punto, basta sopravvivere alle subordinate, gli anziani del paese solevano*, dopo una vita a fumare di ogni e a respirare le peggio cose, perché una volta l'attenzione all'ambienta era un concetto ignoto, sputare a terra ogni tipo di eccesso di catarro, salivazione o che e camminare diventava un interessante zigzagare tra gli sputazzi verdi-marroni, a seconda della salute dei proprietari o del tempo passato sull'asfalto dall'agglomerato viscoso, che costellavano il marciapiede.
Più avanti, negli anni, questa abitudine andò perduta; gli sputazzi vennero sostituiti dai tendini* usurati scagliati a terra e pronti ad appiccicarsi alle suole delle scarpe.
Al compimento, più o meno, dei miei vent'anni anche il tendine masticato e sputato a terra, iniziò a scemare.
In questi giorni mi sono accorto che i giovani, solo i maschi pare, ma mi attendo di vedere anche qualche donzella cimentarvisi, sputano come lama; è un continuo.
E' una cosa davvero disgustosa.
Dobbiamo rispolverare le sputacchiere?
*"solevano": voce del verbo "solere", poco usato ma decisamente utile
*"tendini". a volte chiamo così il chewingum
giovedì 15 marzo 2012
"Molto spesso si ha l'impressione..."
"...di non approdare a nulla, quando in realtà... è così"
Sarà il giovedì, sarà il calo di umore, il fatto che sono un allegrone di certo non aiuta, fatto sta che ogni tanto riaffiora la certezza che tutto questo correre, accumulare, investire del tempo per fare soldi, sia di una inutilità quasi sublime.
Già la vita in sé ha bisogno di uno scopo, fosse anche inventato, per giustificare sé stessa; d'altronde ha più senso la vita di un topo che vive e si riproduce affinché altri possano cibarsi di lui, ma noi non siamo preda di nessuno e la nostra utilità pratica è, nella migliore delle ipotesi, dubbia.
Abbiamo speso moltissime energie per renderci la vita più comoda, per avere più tempo libero da dedicare a noi stessi e a rinsaldare i rapporti umani, ma mentre ci emancipavamo dal lavoro, riducendo le ore lavorative a otto o nove, in molti casi, siamo divenuti dipendenti dalle "cose"; avere più cose ci fa sentire più appetibili e quindi con più possibilità di riprodurci.
E' inutile raccontarci che ci siamo evoluti tantissimo nel corso del tempo; siamo andati avanti in alcuni campi, in altri siamo andati indietro e in moltissimi siamo ancora fermi a dove eravamo il giorno in cui è partita la corsa alla civiltà.
Giriamo a vuoto, esaurendo il posto dove ci troviamo e illudendoci di poter spostarci, poi, da un'altra parte in cerca di cibo e tutto questo per avere più cose e poter fare la ruota; l'aspetto comico della vicenda è che a parole ce ne rendiamo conto, ma in pratica non si concretizza nulla e nessuno dice nulla perché spera, in un tempo non lontano, di poter salire gli scalini della piramide sociale e ritrovarsi in cima.
Non so quanto andremo avanti, ma spero che gli scarafaggi possano, in un futuro, spero, molto lontano, creare una società migliore; del resto avranno Cher che dirà loro come stavano le cose quando noi dominavamo la Terra.
Sarà il giovedì, sarà il calo di umore, il fatto che sono un allegrone di certo non aiuta, fatto sta che ogni tanto riaffiora la certezza che tutto questo correre, accumulare, investire del tempo per fare soldi, sia di una inutilità quasi sublime.
Già la vita in sé ha bisogno di uno scopo, fosse anche inventato, per giustificare sé stessa; d'altronde ha più senso la vita di un topo che vive e si riproduce affinché altri possano cibarsi di lui, ma noi non siamo preda di nessuno e la nostra utilità pratica è, nella migliore delle ipotesi, dubbia.
Abbiamo speso moltissime energie per renderci la vita più comoda, per avere più tempo libero da dedicare a noi stessi e a rinsaldare i rapporti umani, ma mentre ci emancipavamo dal lavoro, riducendo le ore lavorative a otto o nove, in molti casi, siamo divenuti dipendenti dalle "cose"; avere più cose ci fa sentire più appetibili e quindi con più possibilità di riprodurci.
E' inutile raccontarci che ci siamo evoluti tantissimo nel corso del tempo; siamo andati avanti in alcuni campi, in altri siamo andati indietro e in moltissimi siamo ancora fermi a dove eravamo il giorno in cui è partita la corsa alla civiltà.
Giriamo a vuoto, esaurendo il posto dove ci troviamo e illudendoci di poter spostarci, poi, da un'altra parte in cerca di cibo e tutto questo per avere più cose e poter fare la ruota; l'aspetto comico della vicenda è che a parole ce ne rendiamo conto, ma in pratica non si concretizza nulla e nessuno dice nulla perché spera, in un tempo non lontano, di poter salire gli scalini della piramide sociale e ritrovarsi in cima.
Non so quanto andremo avanti, ma spero che gli scarafaggi possano, in un futuro, spero, molto lontano, creare una società migliore; del resto avranno Cher che dirà loro come stavano le cose quando noi dominavamo la Terra.
sabato 10 marzo 2012
L'ultima nata
Ed ecco l'ultima creatura finita.
Al momento sto pensando di realizzare qualcosa di altro che abbia come protagoniste Irene di Bisanzio, Tamara di Georgia e Matilde di Canossa, ma Polideuce propone e monna Ispirazione dispone, quindi vediamo un po' come va in itinere.
Per ora sono contento di come è venuta questa creatura, che ricordo vuole essere un omaggio a "Sayat Nova" di Paradjanov, con intruso annesso, e tengo la finestra aperta per far uscire l'odore della lacca per capelli, rigorosamente priva di gas che possono danneggiare l'ozono, che uso come fissativo.
Sono contento del risultato finale.
giovedì 8 marzo 2012
Corriera
Immagino che ormai sia una nozione acquisita il fatto che prendo la corriera.
Mi alzo alle 5:30, anche quando posso dormire di più, e torno a casa alle 19:00.
All'andata scendo dalla corriera, attraverso e prendo l'autobus, mentre al ritorno prendo l'autobus che va in centro, mi faccio lasciare dal Teatro Regio e, una volta attraversato il parco della Pilotta, vado a prendere la corriera davanti al Toschi.
Il "Toschi", abbreviazione per "Istituto Statale d'Arte Paolo Toschi", è la scuola superiore che, ai miei tempi, ho frequentato con altalenanti fortune; molto meglio gli ultimi quattro anni dei primi due.
Si; ne ho fatti sei... che mi bocciarono, dopo una carriera composta da esami di riparazione a settembre, credo di averlo già detto.
Vado alla stessa fermata di quando andavo a scuola per alcuni motivi:
1) è al coperto ed è riparata;
2) così non devo attraversare strade molto trafficate, rischiando di essere messo sotto a un incrocio, ma devo solo attraversare un parco.
Alcune cose, devo dire, non cambiano mai, l'adolescenza mantiene alcune costanti comportamentali nel tempo, non ostante le mode, l'abbigliamento a scacchi e le acconciature; quello che mi sembra cambiato è il quantitativo di sigarette che i ragazzi fumano.
Le superiori sono un po' il punto di inizio dell'abitudine di fumare, per una serie di vicende, e ricordo che anche ai miei tempi c'erano parecchi che fumavano, io, fra questi, mi ci posso anche mettere (sebbene debba dire che, probabilmente, la mia carriera di fumatore può vantare forse 20 sigarette fumate in vent'anni), ma mi sembra di ricordare che il quantitativo di sigarette fumate, da quelli che all'epoca erano i miei coetanei, fosse minore.
Di certo il link che metterò non contribuirà a far calare la percentuale di fumatori, o farà calare il numero di sigarette fumate, ma io lo metto lo stesso:
Danni del fumo
Ognuno faccia quel che vuole ricordandosi che in "medio stat virtus".
Mi alzo alle 5:30, anche quando posso dormire di più, e torno a casa alle 19:00.
All'andata scendo dalla corriera, attraverso e prendo l'autobus, mentre al ritorno prendo l'autobus che va in centro, mi faccio lasciare dal Teatro Regio e, una volta attraversato il parco della Pilotta, vado a prendere la corriera davanti al Toschi.
Il "Toschi", abbreviazione per "Istituto Statale d'Arte Paolo Toschi", è la scuola superiore che, ai miei tempi, ho frequentato con altalenanti fortune; molto meglio gli ultimi quattro anni dei primi due.
Si; ne ho fatti sei... che mi bocciarono, dopo una carriera composta da esami di riparazione a settembre, credo di averlo già detto.
Vado alla stessa fermata di quando andavo a scuola per alcuni motivi:
1) è al coperto ed è riparata;
2) così non devo attraversare strade molto trafficate, rischiando di essere messo sotto a un incrocio, ma devo solo attraversare un parco.
Alcune cose, devo dire, non cambiano mai, l'adolescenza mantiene alcune costanti comportamentali nel tempo, non ostante le mode, l'abbigliamento a scacchi e le acconciature; quello che mi sembra cambiato è il quantitativo di sigarette che i ragazzi fumano.
Le superiori sono un po' il punto di inizio dell'abitudine di fumare, per una serie di vicende, e ricordo che anche ai miei tempi c'erano parecchi che fumavano, io, fra questi, mi ci posso anche mettere (sebbene debba dire che, probabilmente, la mia carriera di fumatore può vantare forse 20 sigarette fumate in vent'anni), ma mi sembra di ricordare che il quantitativo di sigarette fumate, da quelli che all'epoca erano i miei coetanei, fosse minore.
Di certo il link che metterò non contribuirà a far calare la percentuale di fumatori, o farà calare il numero di sigarette fumate, ma io lo metto lo stesso:
Danni del fumo
Ognuno faccia quel che vuole ricordandosi che in "medio stat virtus".
martedì 6 marzo 2012
Ansia creativa e altro
Stamane mi sono alzato con l'ansia di finire la mia ultima creatura; sta anche venendo bene ed io lo so che, se non faccio altro che andare avanti con i colori, potrei fare una scemenza terrificante e rovinarla in modo irreparabile.
Sto cercando, quindi, di convincermi a fare le cose con calma, perché tanto non mi corre a dietro nessuno e perché così sono sicuro che possa continuare a svilupparsi bene.
Il problema è che nella mia zucca, lì tra un gruppo di neuroni al bar e un cioppo* di sinapsi che confabulano, la creatura la vedo già bella che finita e non vedo l'ora di portare questa vista nel mondo reale.
Devo avere pazienza, dote della quale, di norma, sono provvisto, ma che quando si parla di "creatura" evapora come una pozzanghera in luglio.
Insieme alla constatazione del buona riuscita, finora, della creatura, è iniziata anche la paturnia, che ricorre ciclicamente ogni tre per due, del "ah! finita questa non produrrò più niente; lo so. Avrò una crisi decennale di idee...".
Quanto sopra per darvi l'idea di come sia partita la giornata; bisogna anche aggiungere che nel momento nel quale inizio a piangermi addosso, inizio anche a sdrammatizzare andando a prendere il lato ridicolo della vicenda, o immaginandomi aggrappato a una tenda mentre declamo i miei lai, con una mise che non sarebbe sfigurata addosso all'immaginifico.
Oggi scendo dall'autobus, faccio pochi passi e, non so assolutamente come ho fatto, sono caduto a terra. Mi deve essere ceduta una caviglia; fatto sta che invece di veder da vicinissimo gli autobloccanti del marciapiedi, nel cadere mi sono girato e invece di rifarmi la faccia, che già non è certo quella di un Adone e non ha bisogno di simili interventi, mi ritrovo col naso per aria a guardare il cielo.
Non so neppure se mi ha ceduto una caviglia, se ho avuto un attacco fulmineo e temporaneo di labirintite; non c'era manco una buca.
Sospetto che la caduta sia stato l'esito delle trame confabulate dalle sinapsi, stufe della mia lagna.
*cioppo: sta per "gruppo"
Sto cercando, quindi, di convincermi a fare le cose con calma, perché tanto non mi corre a dietro nessuno e perché così sono sicuro che possa continuare a svilupparsi bene.
Il problema è che nella mia zucca, lì tra un gruppo di neuroni al bar e un cioppo* di sinapsi che confabulano, la creatura la vedo già bella che finita e non vedo l'ora di portare questa vista nel mondo reale.
Devo avere pazienza, dote della quale, di norma, sono provvisto, ma che quando si parla di "creatura" evapora come una pozzanghera in luglio.
Insieme alla constatazione del buona riuscita, finora, della creatura, è iniziata anche la paturnia, che ricorre ciclicamente ogni tre per due, del "ah! finita questa non produrrò più niente; lo so. Avrò una crisi decennale di idee...".
Quanto sopra per darvi l'idea di come sia partita la giornata; bisogna anche aggiungere che nel momento nel quale inizio a piangermi addosso, inizio anche a sdrammatizzare andando a prendere il lato ridicolo della vicenda, o immaginandomi aggrappato a una tenda mentre declamo i miei lai, con una mise che non sarebbe sfigurata addosso all'immaginifico.
Oggi scendo dall'autobus, faccio pochi passi e, non so assolutamente come ho fatto, sono caduto a terra. Mi deve essere ceduta una caviglia; fatto sta che invece di veder da vicinissimo gli autobloccanti del marciapiedi, nel cadere mi sono girato e invece di rifarmi la faccia, che già non è certo quella di un Adone e non ha bisogno di simili interventi, mi ritrovo col naso per aria a guardare il cielo.
Non so neppure se mi ha ceduto una caviglia, se ho avuto un attacco fulmineo e temporaneo di labirintite; non c'era manco una buca.
Sospetto che la caduta sia stato l'esito delle trame confabulate dalle sinapsi, stufe della mia lagna.
*cioppo: sta per "gruppo"
domenica 4 marzo 2012
Omaggi
Questa non esiste in formato cartaceo, è troppo semplice per necessitare di una prima elaborazione cartacea; m'è venuta in mente venerdì mattina in corriera, alle sette e qualcosa, mentre me ne andavo in quel di Parma a lavorare. Vuole essere un omaggio all'esplorazione spaziale e quindi abbiamo a destra lo Sputnik, a sinistra l'orma di un cane che sta a simboleggiare la cagnolina Laika e poi in alto ho posto un simbolo per Valentina Tereshkova, che è tornata più volte nello spazio, ma può essere visto anche come simbolo di Svetlana Savickaja, la prima donna a eseguire attività extraveicolare, a seconda di quale astronauta vi sta più simpatica, il simbolo in basso sta per Gagarin perché è stato il primo ad andare nello spazio.
Questa, che un giorno finirò, l'ho iniziata domenica scorsa e oggi ho fatto le parti in nero, dipingendo sul balcone, appoggiandomi con un asse lignea su di uno stendino, e continuerò a dipingerla, un po' alla volta, alla domenica stando sul balcone.
Vuole essere un omaggio al bellissimo film di Paradjanov del quale ho parlato in un post precedente; ovviamente c'è un intruso, che nel film non compare, ma ho pensato che ci stesse bene.
Quando sarà finita la posterò.
venerdì 2 marzo 2012
"Tasse" e "porto di mare"
Due in uno, oggi mi sento generoso e in più la voglia di lavorare è altalenante.
"Tasse"
E' di questi giorni la notizia di controlli finanziari sulle prostitute e pare che la cosa abbia fatto anche discutere. In Italia c'è un numero, ignoro quanto vasto, di lavoratrici, e immagino anche lavoratori, che sono al di fuori, completamente, di ogni diritto: non contribuiscono al mantenimento dell'assistenza sanitaria, non hanno diritto ad una pensione e sono in balia di vari sfruttatori, seppure il loro mercato di competenza non subisca mai periodi di crisi.
Questo mercato non è tassato; esiste, è sempre esistito, ma si preferisce voltarsi dall'altra parte perché vederlo urta la nostra morale...
Se abbiamo capito qualcosa del mercato, in tutti questi anni di crisi e recessione, è che se c'è la domanda allora l'offerta crescerà di conseguenza e non è colpendo l'offerta che si abbatte la domanda di un dato prodotto.
Sinora si è tentato, con un certo insuccesso, di colpire un po' la domanda e un po' l'offerta, con il risultato che la gente si è fatta furba; le prostitute continuano a stare in strada, costituendo anche un pericolo per chi viaggia di notte, dato che in alcune zone sono letteralmente in mezzo alla strada, e non mancano certo di clienti.
Se in via Emilia vi imbattete in macchine che fanno i due, sappiate che gli autisti non si sono persi e non sono in cerca di punti di riferimento o dove svoltare; il più delle volte cercano dell'altro.
Perché quindi non regolarizzare la professione più antica del mondo affidandone il monopolio allo Stato? Sarebbero tutelate da un punto di vista sanitario e umano, potrebbero andare in vacanza, senza essere battute come dei tappeti, e maturerebbero contributi per la pensione; in aggiunta emetterebbero regolare fattura pagando le tasse come tutti gli altri lavoratori.
Riapriamo le case chiuse in modo che questa gente non debba esercitare sotto sfruttatori vari e non debbano rischiare polmoniti, o pleuriti, in inverno quando sono fuori, la notte, vestite di nastro isolante per attirare la clientela.
Potrebbero inoltre avere assistenza sanitaria in caso dovessero contrarre una delle numerose malattie veneree.
L'obiezione al monopolio di Stato delle case chiuse è morale? Lo stato ha già il monopolio del tabacco, che causa il tumore e il cancro, impone una tassa gravosa sull'alcool, che oltre a dare dipendenza fa emigrare il fegato, condizione solitamente mortale, e il monopolio del gioco d'azzardo, attività di certo non irreprensibile da un punto di vista morale; sotto questa luce la riapertura delle case chiuse è quasi un gesto umanitario.
La cosa può dare fastidio alla Chiesa? Nulla vieta ai preti di continuare a cercare di distogliere le donzelle dall'esercitare il mestiere più antico, adducendo tutte le sacrosante obiezioni morali di questo mondo; per quanto concerne la Chiesa sarebbe carino che sistemasse prima le cose in casa sua; predicare bene e razzolare male non è una politica saggia.
Specifico che ritengo la prostituzione moralmente inaccettabile, ma non vedo molta differenza tra il vendere il proprio corpo e il vedersi al migliore offerente; si sa, però, che sono un po' rigido nelle mie posizioni.
"Porto di mare"
In uno dei film della serie "Don Camillo e Peppone", ispirati ai racconti di Guareschi, Gino Cervi ha una battuta che ho sempre apprezzato: "L'Italia è un porto di mare, c'è arriva e c'è chi parte, ma come si fa a sapere chi arriva e chi parte se parlano tutti forestiero?".
Dove abito io c'è un monolocale che è appunto, un porto di mare; ciclicamente, almeno una volta ogni due anni, viene affittato a gente sempre diversa e noi residenti dobbiamo fare i conti con persone differenti, con le loro abitudini, i loro accenti e usi.
Abbiamo avuto anche un cane che abitava praticamente da solo; non sto scherzando.
Sono curioso di vedere i nuovi inquilini.
"Tasse"
E' di questi giorni la notizia di controlli finanziari sulle prostitute e pare che la cosa abbia fatto anche discutere. In Italia c'è un numero, ignoro quanto vasto, di lavoratrici, e immagino anche lavoratori, che sono al di fuori, completamente, di ogni diritto: non contribuiscono al mantenimento dell'assistenza sanitaria, non hanno diritto ad una pensione e sono in balia di vari sfruttatori, seppure il loro mercato di competenza non subisca mai periodi di crisi.
Questo mercato non è tassato; esiste, è sempre esistito, ma si preferisce voltarsi dall'altra parte perché vederlo urta la nostra morale...
Se abbiamo capito qualcosa del mercato, in tutti questi anni di crisi e recessione, è che se c'è la domanda allora l'offerta crescerà di conseguenza e non è colpendo l'offerta che si abbatte la domanda di un dato prodotto.
Sinora si è tentato, con un certo insuccesso, di colpire un po' la domanda e un po' l'offerta, con il risultato che la gente si è fatta furba; le prostitute continuano a stare in strada, costituendo anche un pericolo per chi viaggia di notte, dato che in alcune zone sono letteralmente in mezzo alla strada, e non mancano certo di clienti.
Se in via Emilia vi imbattete in macchine che fanno i due, sappiate che gli autisti non si sono persi e non sono in cerca di punti di riferimento o dove svoltare; il più delle volte cercano dell'altro.
Perché quindi non regolarizzare la professione più antica del mondo affidandone il monopolio allo Stato? Sarebbero tutelate da un punto di vista sanitario e umano, potrebbero andare in vacanza, senza essere battute come dei tappeti, e maturerebbero contributi per la pensione; in aggiunta emetterebbero regolare fattura pagando le tasse come tutti gli altri lavoratori.
Riapriamo le case chiuse in modo che questa gente non debba esercitare sotto sfruttatori vari e non debbano rischiare polmoniti, o pleuriti, in inverno quando sono fuori, la notte, vestite di nastro isolante per attirare la clientela.
Potrebbero inoltre avere assistenza sanitaria in caso dovessero contrarre una delle numerose malattie veneree.
L'obiezione al monopolio di Stato delle case chiuse è morale? Lo stato ha già il monopolio del tabacco, che causa il tumore e il cancro, impone una tassa gravosa sull'alcool, che oltre a dare dipendenza fa emigrare il fegato, condizione solitamente mortale, e il monopolio del gioco d'azzardo, attività di certo non irreprensibile da un punto di vista morale; sotto questa luce la riapertura delle case chiuse è quasi un gesto umanitario.
La cosa può dare fastidio alla Chiesa? Nulla vieta ai preti di continuare a cercare di distogliere le donzelle dall'esercitare il mestiere più antico, adducendo tutte le sacrosante obiezioni morali di questo mondo; per quanto concerne la Chiesa sarebbe carino che sistemasse prima le cose in casa sua; predicare bene e razzolare male non è una politica saggia.
Specifico che ritengo la prostituzione moralmente inaccettabile, ma non vedo molta differenza tra il vendere il proprio corpo e il vedersi al migliore offerente; si sa, però, che sono un po' rigido nelle mie posizioni.
"Porto di mare"
In uno dei film della serie "Don Camillo e Peppone", ispirati ai racconti di Guareschi, Gino Cervi ha una battuta che ho sempre apprezzato: "L'Italia è un porto di mare, c'è arriva e c'è chi parte, ma come si fa a sapere chi arriva e chi parte se parlano tutti forestiero?".
Dove abito io c'è un monolocale che è appunto, un porto di mare; ciclicamente, almeno una volta ogni due anni, viene affittato a gente sempre diversa e noi residenti dobbiamo fare i conti con persone differenti, con le loro abitudini, i loro accenti e usi.
Abbiamo avuto anche un cane che abitava praticamente da solo; non sto scherzando.
Sono curioso di vedere i nuovi inquilini.
giovedì 1 marzo 2012
Allo zoo
Se c'è una cosa che non riesco a capire è l'ansia per vedere un personaggio famoso.
Ieri è venuto in studio un noto imprenditore che ha avuto, qualche anno fa, un tracollo e la sua azienda è stata acquisita da altri; onestamente il nome non mi diceva nulla, poi mi hanno detto di cosa si occupava la sua ditta e mi sono ricordato che, "vox populi, vox Dei", lo conoscevo poiché aveva fama di passare l'aspirapolvere con le nari.
Il dialogo è stato il seguente, a un certo punto dell'apparizione, e per fortuna non era rivolto a me: "Vieni che ti faccio vedere Tizio".
A questo punto mi sono immaginato "Tizio", comodamente seduto su una poltrona pregiatissima, in una gabbia dorata con un letto di arachidi lanciategli dagli occasionali visitatori.
Non ho mai capito per qual motivo i soldi, o il successo, debbano essere motivo di ammirazione, adulazione o altro.
Se una persona è una pessima persona lo rimane anche se ricoperta d'oro e non esiste ragione al mondo perché io debba ritenerla migliore solo per il rivestimento che sbarlusega, o trattarla in modo diverso solo perché si soffia il naso in biglietti da 500€; io bado alla sostanza e non so mascherare il mio disprezzo o la mia ammirazione e quindi certi comportamenti proprio non li capisco.
Ieri è venuto in studio un noto imprenditore che ha avuto, qualche anno fa, un tracollo e la sua azienda è stata acquisita da altri; onestamente il nome non mi diceva nulla, poi mi hanno detto di cosa si occupava la sua ditta e mi sono ricordato che, "vox populi, vox Dei", lo conoscevo poiché aveva fama di passare l'aspirapolvere con le nari.
Il dialogo è stato il seguente, a un certo punto dell'apparizione, e per fortuna non era rivolto a me: "Vieni che ti faccio vedere Tizio".
A questo punto mi sono immaginato "Tizio", comodamente seduto su una poltrona pregiatissima, in una gabbia dorata con un letto di arachidi lanciategli dagli occasionali visitatori.
Non ho mai capito per qual motivo i soldi, o il successo, debbano essere motivo di ammirazione, adulazione o altro.
Se una persona è una pessima persona lo rimane anche se ricoperta d'oro e non esiste ragione al mondo perché io debba ritenerla migliore solo per il rivestimento che sbarlusega, o trattarla in modo diverso solo perché si soffia il naso in biglietti da 500€; io bado alla sostanza e non so mascherare il mio disprezzo o la mia ammirazione e quindi certi comportamenti proprio non li capisco.
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