venerdì 29 luglio 2011

Ferie e call center

Quante volte, mentre vi stavate godendo la pennica post prandiale da pausa pranzo, o la cena appena iniziata, è suonato il telefono per proporvi l'ultimissimo, imperdibile, affarone della compagnia telefonica Frantumazebedei?
I call center sono una sorta di supplizio infernale in terra; un po' come la programmazione televisiva della domenica pomeriggio.
L'effetto che hanno su chi deve rispondere al telefono almeno sessanta volte, magari sempre alla stessa compagnia telefonica (e aggiornali sti database del menga! t'ho detto che ho appena cambiato compagnia e non voglio cambiare!), per rifiutare la solita offertona fantabulosa che glittera e porta fuori il cane, è cosa nota.
Epocali arrabbiatura, sgarberie come se piovessero e autocisterne di sarcasmo distribuite gratuitamente, e in modo eguale, sia agli operatori scassa ammenicoli che a chi ci sta vicino.
Questa volta però, vorrei immedesimarmi nei panni di chi ci lavora in uno di questo call center.
Già la paga non deve essere una cosa meravigliosa; presumo che sia qualcosa di appena superiore alla pacca sulla spalla e probabilmente c'è anche un buffetto affettuoso se si riesce a concludere un numero spropositato di contratti; in aggiunta uno passa la sua giornata lavorativa, otto ore otto, a telefonare a perfetti sconosciuti utilizzando lo stesso tono cortesissimo d'ordinanza, anche quando hai gli zebedei talmente girati che mozzicheresti la cornetta, e dovendo ascoltare tutto il giorno tizi incazzati come iene perché hai avuto la sfortuna di essere il quarantesimo a chiamare per proporre una nuova offerta telefonica.
Per otto ore stai chiuso da qualche parte con un auricolare, che a me danno anche fastidio, piantando nelle trombe di Eustacchio ad ascoltare gli improperi di perfetti sconosciuti e tu non puoi neppure mandarli a pascolare le zebre a Picco di Fanculandia, perché la politica dell'azienda, che ti paga con una certa allegria, è la simpatia...
A fine serata mi immagino che questi poveretti, smontino la paresi d'ordinanza, rimuovano, con intervento chirurgico, il maledetto auricolare e finalmente possano avere una vita normale lontano dal telefono; io, fossi in loro, passerei due giorni da anacoreta.
Sapendo quanto deve essere dura lavorare in un call center cerco sempre di essere almeno educato; non che mi riesca sempre, ma ci provo.

Da oggi ferie!!! Il capo ha anche cercato di dare il mio numero di telefono a un cliente, "sai... in caso di bisogno", ma gli ho risposto che non gli avrei dato l'autorizzazione a distribuire in giro il mio numero di cellulare e che se lo avesse dato comunque io avrei cambiato numero quanto prima. E' una gran brava persona, ma è più forte di lui; ogni tanto ci prova.
Vento si è anche manifestato di recente e ci ha tenuto a dire che qualora avessimo bisogno di lui, in caso di consegne urgenti, di chiamarlo pure... certo; qualora avessimo bisogno di dimezzare i nostri tempo produttivi lo chiameremmo sicuramente, nel frattempo piuttosto che averlo tra i piedi preferisco farmi dare una ripassata da una schiacciasassi in corsa.
Durante le ferie il blog andrà avanti un po' a singhiozzo.
Buona ferie anche a voi!

giovedì 28 luglio 2011

Italiano

Per quei pochi lettori che non lo sanno, ovvero quei due o tre lettori che non mi conoscono personalmente, vi informo che io ho sempre amato "La Signora in Giallo".
Checché se ne possa dire, del fatto che porti un po' rogna, dello sterminato numero di amici e parenti che dovrebbero chiudersi in casa al suo arrivo per evitare l'incriminazione per omicidio e dell'elevate criminalità di Cabot Cove, la cui popolazione pare composta da omicidi e aspiranti cadaveri, a me è sempre piaciuta e, tendenzialmente, la riguardo ogni volta, e questo vuol dire molte volte perché è replicata oltre l'umana decenza, che passa in televisione... ovviamente se è un orario comodo.
A me Angela Lansbury è sempre piaciuta da quando la vidi in "bedknobs and broomsticks" (pomi d'ottone e manici di scopa); mi è simpatica.
Ho quindi preso in dvd tutte e 12 le stagioni di "Murder she wrote" per vedermi le puntate in inglese; ovviamente, più o meno a cinque, o sei, minuti dall'inizio mi ricordo l'assassino, il morto e a volte anche il movente, quindi, anche qualora la pronuncia di alcuni personaggi fosse difficile da capire, non è difficile da seguire.
Alcune delle puntate sono ambientate in Italia per cui nel cast vi sono attori italo-americani. Una puntata è addirittura ambientata a Genova, inquadrano anche il Carlo Felice... anche se poi pescano alcune immagini di repertorio da Milano, ma pazienza.
Considerando le limitazioni di budget in genere sono ben fatte: usano i carabinieri per le indagini, utilizzano per gli esterni immagini di repertorio, per la maggior parte, coerenti con la città di ambientazione e pullulano di attori italo-americani. Nei dialoghi spesso vi sono molte parole o frasi in italiano e quando vengono pronunciate, anche se non si conosce l'attore, si capisce subito se questi è italiano, l'italiano lo conosce bene, oppure se ne ha solo una conoscenza superficiale che, il più delle volte, è ascrivibile a una variante regionale dell'italiano.
Molte espressioni suonano affettate, errate grammaticalmente e, quando va bene, fortemente accentate.
Immagino che della dizione sia assolutamente troppo costosa, del resto neppure gli attori italiani che lavorano in Italia pare facciano dizione...e se la fanno allora mi preoccupo, ma un controllo della forma e della grammatica delle frasi in italiano l'avrei gradito.
L'aspetto positivo è che si capisce subito, tra gli attori, chi è italiano e lavora negli Stati Uniti, chi è figlio di emigranti, chi ha solo parenti italo-americani e chi è latino-americano ed è stato preso perché fa mediterraneo.

mercoledì 27 luglio 2011

Sogni e memoria

E' interessante il fatto che di recente i sogni occupino più spazio nel blog; avrò poco da dire e i sogni sono sempre a disposizione.
Innanzi tutto devo dire che sono a pochissimi giorni dalle ferie e questa è un'ottima notizia.
Stanotte ho sognato che ero due persone; due me stessi che dialogavano insomma... e non è la prima volta che mi capita; del resto ricordo di essere stato anche trino in sogno.
Per chiarezza li chiamerò Uno e Due.
Uno stava mostrando a Due una serie di foto che erano state prese in una scuola, dove Due insegnava disegno. Due era molto sorpreso; nelle immagini si vedeva mentre dipingeva un quadro bellissimo, mentre spiegava come fare a dipingere una data cosa, o a disegnarne un'altra.
Per prima cosa Due ha chiesto se era stato proprio lui a dipingere quelle cose bellissime, perché era conscio che il suo talento era sempre stato mediocre e Uno gli ha mostrato i quadri in questione suggerendo che questa fosse prova sufficiente.
Guardando le foto Due vedeva se stesso in una condizione che non ricordava assolutamente e così l'ha detto a Uno che l'ha guardato male e, con molto sarcasmo ha detto: "come se fosse la prima volta che non ti ricordi di essere stato da qualche parte".
Mentre vi lascio cogitare sulla mia sanità mentale torno alle mie quote :asd:

lunedì 25 luglio 2011

Borzone







Per curiosi motivi di assonanza ho scritto un po' ovunque che domenica, ovvero ieri, sarei andato a Borzano quando, in realtà, intendevo dire Borzone.
Borzano si trova in provincia di Reggio Emilia e sicuramente vi farò una visita, ma domenica sono andato in quel di Borzone, comune di Borzonasca, provincia di Genova.
Devo discutere con Cinzia, il mio navigatore, perché deve avere le idee non moldo chiare; è già settata su "percorso veloce", ma per un motivo ignoto, dovuto forse alla sua professione di indicatrice stradale, continua ad avere un debole per le carraie.
All'andata mi ha fatto prendere l'autostrada a Castelguelfo, Parma-ovest, uscire a Borgotaro e poi, attraverso il solito dedalo di carraie, a un certo punto voleva ch'io prendessi una strada larga due metri, in ciotoli, con una evidente svolta a novanta, mi ha fatto fare il passo del Bocco.
Il passo del Bocco è una esperienza fatta di curve e controcurve, il cui unico pregio è quello di poterne discedere senza toccare l'acceleratore; basta pigiare la frizione e ogni tanto il freno e lasciare che la gravità faccia il suo corso.
Il paese di Borzone si compone di poche case incollate sul fianco di un monte, del resto la pianura il Liguria è decisamente carente, con strade strette e nessun parcheggio. Ci si arriva da Borzonasca attraverso una strada asfaltata, per fortuna, larga però quanto una carraietta; cosa che deve aver resto molto felice Cinzia.
L'abbazia è molto semplice da trovare e ben segnalata.
Anticamente era sede di un fortilizio bizantino poi, sulle sue fondamenta, venne eretta l'abbazia che è dedicata a San Andrea. Alcuni documenti, anche se controversi, citano l'abbazia già nell'altro medioevo; nel 774 viene citata da Carlo Magno che definisce i confini delle pertinenze dell'Abbazia di Bobbio di San Colombano e nel 972 viene citata da Ottone I per lo stesso motivo. I confini sono sempre stati materia labile e soggetti ai capricci dei potenti.
L'unica citazione certa però risale al 1120 con una bolla di papa Callisto II.
Nel tempo la torre campanaria ha subito alcune modifiche, la chiesa è stata alzata e nell'interno il barocco ha aggiunto alcune scenografie architettoniche tipiche di questo gusto. Quel che colpisce è la decorazione muraria, ottenuta con l'alternanza di pietra e mattone, che crea un ritmo cromatico molto piacevole.
L'interno riprende la decorazione muraria esterna e vi si sono aggiunti degli arconi seceteschi che inquadrano gli altari laterali.
Dall'abbazia vi sono due strade che conducono al volo megalitico, che si trova lungo la strada per Zolezzi; ci si può andare in macchina, oppure fare un sentiero a piedi di circa 45 minuti.
Mi sono incamminato lungo il sentiero, che è tutto sommato ben segnalato, ho sbagliato strada una volta e mi sono procurato una invidiabile collezione di graffi sulle gambe; il sentiero si snoda su campi e dentro a boschi nei quali scorrono ruscelli, vi sono piccole cascate, e si è accompagnati lungo il percorso da macaone che non vedevo da tempo immemore.
Quando ho sbagliato strada ho anche trovato un piccolo paradiso; una cascata che forma un laghetto dal quale ne usce un ruscello d'acqua gelata... bellissimo.
Il volto megalitico si può comodamente vedere dalla strada, sedendosi su una panchina messa all'uopo dall'amministrazione comunale.
La sua scoperta risale al 1965, la leggenda vuole che sia apparso a seguito della cristianizzazione di quelle terre, ovviamente è detto "volto di Cristo", mentre per gli abitanti della zona è opera dei monaci dell'abbazia di S.Andrea.
Evidentemente mancano dei documenti che ne attestino la presenza in tempi anteriori ma, sia che si tratti di reliquia acheropita, sia che si tratti opera umana in tempi storici o preistorici, alcuni la datano al paleolitico superiore (ovviamente si tratta di una delle ipotesi al momento non comprovata), o il prodotto dell'erosione, al momento non è considerato manufatto, devo dire che vale la visita. Probabilmente c'è una sentiero che arriva più vicino alla statua ma io mi sono fermato alla panchina.
Al ritorno non avevo alcuna intenzione di rifare il Bocco e quaranta minuti di curve, controcurve, in terza e seconda, perché ero stanco e così ho deciso di seguire per l'autostrada e Cinzia, miracolosamente, mi ha subito proposto un lungo percorso in autostrada da Lavagna.
Sono tornato stanco, con una cinquantina di foto, ma soddisfatto.
Prossimamente metterò alcune foto.
Per le mie prossime gite, oltre a Borzano, intendo andare anche a Ravenna e a Venezia a bearmi delle opere bizantine da provincia; in mancanza di Bisanzio ci si arrangia con quello che si ha sottomano.

giovedì 21 luglio 2011

Formanti

Ci sono esperienze, avvenimenti che ci segnano e ci formano, la cui lezione continua a essere una fonte di insegnamento per affrontare i rovesci dell'esistere.
Tra questi annovero Star Trek.
L'infanzia non è stata una passeggiata, credo sia stato il periodo, per molti versi, peggiore della mia vita. L'adolescenza è stato tutto sommato un miglioramento, ma solo perché è finita presto e non ha portato, almeno credo, conseguenze preoccupanti.
Molte delle cose che mi sono accadute durante l'infanzia, non sapevo come affrontarle; non avevo i mezzi per risolvere determinati problemi semplicemente perché non riuscivo a capirli.
Spock, per quanto possa sembrare risibile, è stata una sorta di guida; inconsciamente ho iniziato a cercare di costruirmi quel controllo delle emozioni che questo personaggio aveva e ho imparato a dimenticare, evidentemente potevo fare solo quello, tutto quello che poteva farmi male... mettere tutto da parte e lasciarlo lì, in attesa di avere i mezzi per metabolizzare e capire.
Ho fatto karate per un numero consistente di anni; non ho mai amato la forma di combattimento con un avversario, quello che mi piaceva era il kata, una serie preordinata di movenze, perché esigeva autocontrollo e mi aiutava a sviluppare questa capacità; a trovare il controllo dei miei pensieri e delle mie paure.
Queste due "esperienze" mi hanno fatto capire, o meglio, mi hanno messo sulla buona strada per capire, che l'unica cosa della quale abbiamo il pieno controllo siamo noi stessi; con le nostre paure, ansie, psicosi e quant'altro... sono tutte nostre.
Più avanti, più o meno alle superiori, ho imparato anche a controllare i miei sogni, a divenire, durante la narrazione, un deus ex machina che interviene qualora il sogno prenda una piega pericolosa; ultimamente mi lascio più libertà nei sogni, ma sono anche diminuiti i pericoli.
Dopotutto ero un bambino pauroso e ho sviluppato strategie sufficienti per sopravvivere non ostante me stesso.
Ho pochi ricordi del passato, stanno tornando ultimamente un po' perché l'età avanza e un po' perché probabilmente adesso posso gestirli, ma ricordo un libro che mi ha particolarmente segnato: "antiche come le montagne" scritto dal Mahatma.
Ricordo poco di questo libro, devo averlo letto in prima media, ma ricordo che fu da questo libro che appresi il concetto di ahimsa. E' vero che anche a catechismo ti insegnano quanto detto da Cristo, ma l'ambiente del catechismo, almeno quello che ho fatto io, era tutto tranne che edificante e dato che quel conta è l'esempio più che le parole, ho trovato nel libro scritto da una persona, per certo reale, e nei suoi insegnamenti quello di cui avevo bisogno. Col tempo poi ho avuto un approccio più sereno a Cristo, durante l'adolescenza e di nuovo grazie all'esempio, ma il suo fan club continua a darmi grossi problemi.
Tra le persone più importanti della mia vita annovero assolutamente tra i primi posti mia nonna paterna; un dono Dio letteralmente.
Ho alcuni bellissimi ricordi: mia nonna che si fa il vino con lo zucchero, che cucina qualcosa e il suo portapane di latta, ricordo un pomeriggio d'estate a casa sua seduti insieme sul divano a mangiare delle more che avevamo colto a Siccomonte, lei che cammina per casa sua mentre gioco coi lego, mentre mi racconta di Firenze e dell'alluvione...
Quando è morta ero tutto sommato piccolo, forse andavo in prima o seconda media, non ricordo la data, ma il ricordo del suo funerale, la processione in visita alla salma, la ricordo in un teca di vetro con delle candele intorno, mi ha infuso un terrore panico della morte; questo terrore mi accompagnerà molto a lungo, inizio adesso, con fatica, a superarlo.
Bastava un niente per farmi pensare alla morte, innescare il panico e causarmi ogni sorta di malesseri, compresi caldo improvviso con brividi di freddo e svenimenti assortiti.
Negli anni, almeno da quando ho la patente, ricordo parecchie occasioni nelle quali sono giunto a casa intero per evento misterioso; così come ho incontrato le persone giuste al momento giusto, nel bene e nel male, che mi hanno aiutato a capire, o a fare, determinate cose che di mia iniziativa non avrei mai fatto a causa della mia naturale indolenza.
Non so esattamente in cosa credo, ma di recente credo agli antenati, così come inizio a credere all'esistenza del genius loci; non so dire il perché, come avviene, per fortuna non posso sapere tutto, ma sono convinto che i morti ci sono vicini e che in qualche modo ci aiutano.
Guardo al passato, o almeno a quello che mi ricordo, per cercare di imparare dai miei errori e per cercare di capire; non giudico le scelte già compiute, non ho rimpianti, ma andare a trovare nel tempo quello che mi ha reso quello che sono, mi aiuta a trovare i punti d'appoggio sui quali costruire altro.
Ci son state altre esperienze, persone, avvenimenti, nel tempo egualmente importanti; ma quelli menzionati sono stati i più importanti perché mi hanno consentito di stare a galla.
La barca è un guscio di noce costruito in molti anni e del quale ho un buon controllo, ma mi sento sempre nelle mani della manzoniana Provvidenza, anche se la mia idea di Provvidenza è un po' meno cattolica di quella del Manzoni, perché la navigazione è, per quanto bella e interessante, sempre pericolosa e insidiosa.

martedì 19 luglio 2011

Sogni... di nuovo

Esattamente la trama, sempre che una ve ne fosse e coi sogni nulla è certo, di questo sogno non l'ho capita.
In genere quando si sogna dell'acqua è perché abbiamo sul momento delle necessità fisiologiche; abbiamo sete oppure la vescica è arrivata al troppo pieno, così, sognando l'acqua, sappiamo che dobbiamo tornare coscienti per soddisfare queste necessità.
Stanotte o meglio stamane, dopo una serie di eventi confusi, evidentemente non ho pagato lo sceneggiatore, seguendo una moda molto in voga in ambiente cinematografico, e i neuroni hanno optato per una esplosione che ha ascolti, ho sognato di essere comodamente seduto a tavola con una persona che aveva con sé un piccolo cane nero.
Coi cani ci convivo, ma non sono il mio ideale di animale domestico, ho sempre preferito, e li preferirò sempre, i gatti, per cui è rarissimo ch'io sogni dei cani.
Questo cane ha passato buona parte del tempo a bausciarmi per bene la mano sinistra, mettendosi anche a pancia all'aria, così, una volta che la bestiola se ne è andata, ho detto al proprietario che avrei dovuto lavarmi le mani... mi sono svegliato e sono andato a lavarmi le mani.
Vero è che mi dà molto fastidio avere le mani sporche, o unte, è per questo che non mangio mai con le mani cibi unti o che possano lasciarmi le mani luride, ma è la prima volta che mi capita avere necessità di lavarmele mentre sto sognando e poi di soddisfare da sveglio questo bisogno; mi devo preoccupare?
Nel frattempo le ferie si avvicinano al galoppo... Deo gratias.

mercoledì 13 luglio 2011

Test religioso

In questo periodo buio, di corse lavorative e fiacca serale, mi ritrovo a corto di argomenti; come fare per uscire da questo tunnel?
bhè... copio :asd:
Prendo in prestito da Giudappeso questo test, che a sua volta ha pescato da un'altra parte, e ne incollo i risultati qui:

1. Neo-Pagan (100%)
2. Unitarian Universalism (100%)
3. Mahayana Buddhism (95%)
4. Liberal Quakers - Religious Society of Friends (94%)
5. New Age (82%)
6. Reform Judaism (80%)
7. Hinduism (76%)
8. Taoism (73%)
9. Mainline - Liberal Christian Protestants (72%)
10. Jainism (71%)
11. New Thought (69%)
12. Theravada Buddhism (65%)
13. Sikhism (63%)
14. Secular Humanism (59%)
15. Christian Science Church of Christ, Scientist (55%)
16. Scientology (54%)
17. Bahai (52%)
18. Orthodox Judaism (50%)
19. Orthodox Quaker - Religious Society of Friends (50%)
20. Islam (41%)
21. Church of Jesus Christ of Latter-Day Saints (Mormons) (30%)
22. Non-theist (29%)
23. Jehovahs Witness (24%)
24. Seventh Day Adventist (22%)
25. Mainline - Conservative Christian Protestant (21%)
26. Eastern Orthodox (13%)
27. Roman Catholic (13%)

Abbi pazienza, Giuda, se ti scippo i post, ma qui c'è stata "una grande moria delle vacche" e quelle rimaste son pure magre e in sciopero, per cui mi sa che il piano quinquennale va a pumitrozzole (neologismo, fabbricato da Giuda, che combina parecchie definizioni di donzelle di facili costumi).
Ciò che mi colpisce non è tanto il podio, pensavo persino di fabbricarmi un altarino per i Lari, per i Penati non so... ci devo pensare, ma il fatto che il podio veda un ex equo tra due tendenze religiose che, per fortuna, non sono in conflitto tra loro.
Mi spiace che l'Ortodossia sia all'ultimo posto, insieme al Cattolicesimo, ma d'altronde sono conscio del fatto che la mia attrazione verso l'Ortodossia dipende da motivi diversi da quelli spirituali.
Non mi stupisce minimamente il terzo posto del Mahayana che mi ha sempre affascinato, per quanto l'eredità hinduista ivi presente mi dia un po' da fare; mi stupisce invece che i "quaker" se ne stiano lì a far bella mostra di sé in quarta fila... le mie conoscenze riguardo ai quaccheri sono talmente vaghe da rasentare lo zero assoluto.
Mi informerò di più su quei movimenti che ignoro; personalmente continuo a ritenere valida non tanto la religione, ma il comportamento che una persona ha qui e ora.

mercoledì 6 luglio 2011

San PIetro in Cerro







Adagiato nella piana al di qua dal Po' nel piacentino, quasi dirimpetto a Cremona, si trova l'abitato di San Pietro in Cerro.
Una volta c'era una torre difensiva più alta e più grossa del mastio che fa bella mostra di sé nel castello, poi però il maniero venne ampliato; venne aggiunto un quadrilatero con un paio di torri rotonde. In concomitanza era anche cambiato, nel frattempo, il modo di fare la guerra e così la torre venne ridisegnata.
La visita è guidata e si snoda lungo le due ali del castello che racchiudono due differenti appartamenti, poiché per un periodo fu abitato da due famiglie parenti tra loro. La fortuna dei vecchi proprietari, che terranno il maniero ininterrottamente sino al XIX° secolo, iniziò in quel di Venezia e ha per protagonista un banco per il gioco di azzardo e una colonna razziata a Costantinopoli, durante la quarta crociata, che lungo il trasporto cadde in laguna.
L'interno è stato riempito dall'attuale proprietario con pezzi d'antiquariato provenienti dai territori di Parma e Piacenza, eccetto una pendola originaria del Castello e tornata a casa perché il proprietario attuale la scovò ad un'asta; apparteneva proprio a San Pietro in Cerro perché la pendola riporta nome e cognome di uno dei signori passati del maniero.
Pochi sono gli affreschi sopravvissuti e ancora leggibili; si vedono i resti di alcune grottesche e pochi altri elementi decorativi, ma è conservato un bel ciclo pittorico, raffigurante una caccia, dipinto nell'ottocento e che corre lungo le pareti di uno dei due saloni di rappresentanza.
San Pietro in Cerro è un piccolo maniero ordinato e ben tenuto, con degli interni piacevoli da vedere, una guida competente e un bel cortile interno.
Il Castello è privato, all'interno non si possono fare foto, e ben tenuto; visita consigliatissima.

martedì 5 luglio 2011

Parole da temere

In Italia vi sono due parole delle quali, se associate all'ambito burocratico e amministrativo, bisogna avere paura.

Provvisorio: il provvisorio in Italia, attenzione non il "precario" ma "povvisorio", ha, da sempre, la tendenza al definitivo con una forte connotazione verso il perenne. Ogni misura economica straordinaria che cade nella voce di "introito provvisorio", derivante da una qualche contingenza, non verrà mai più cancellata. Tendenzialmente la vita media di una misura, o riforma, provvisoria si aggira intorno ai 50 anni, se si tratta di una tassa, invece, la parola "provvisorio" è lì solo come presa in giro.
Attualmente nel prezzo della benzina è presente la tassa per lo sforzo bellico in Libia, ma si riferisce a quando l'abbiamo conquistata, per il terremoto in Irpinia, il Vajont e probabilmente anche per gli orfani e le vedove della prima guerra mondiale.
Ovunque si legga la parola "provvisorio" è semplicemente del sarcasmo; voglio sperare che negli altri paesi non sia così.

Semplificazione: questo concetto a noi sfugge completamente. Abbiamo il miglior "ufficio complicazioni affari semplici" che, con una lena stakanovista, lavora indefessamente per mascherare dietro ipotetiche "semplificazioni" ulteriori complicazioni da aggiungere a quelle precedentemente introdotte. Alcune cose all'UCAS sfuggono, ma sono minuzie, in generale non c'è nulla che possa scampare a una complicazione ulteriore venduta come "semplificazione". Ogni volta che viene introdotta una riforma di qualche tipo, la procedura diventa sempre più complessa anche se, ovviamente, viene venduta come una semplificazione più vicina al cittadino.
Al momento in edilizia non è ancora richiesto l'emocromo per imbiancare le pareti di casa, ma sono sicuro che dandogli un po' di tempo sarà necessaria una autorizzazione, corredata da albero genealogico, per cambiare una piastrella.

A volte mi viene voglia di cambiare paese, ma al momento non ne esiste uno che mi pare abbordabile: dovrebbe essere un posto sperduto, dimenticato dagli uomini, privo di alcun tipo di interesse economico e con un unico cittadino; me stesso.
Un altro giorno nel quale sento forte il richiamo della colonna.

lunedì 4 luglio 2011

Fine settimana... ma è già lunedì

Devo dire che il fine settimana è stato pieno di cose da fare.
Sabato mattina ho lavorato e anche al pomeriggio, se devo dire lo vero, almeno sino alle 17:30.
Alla sera sono arrivate a Salso un paio di mie amiche così, insieme a Giuda, abbiamo fatto loro da guide turistiche tentando di portarle in visita un po' a tutto, ma abbiamo dovuto lasciare indietro alcune cose, toccherà loro tornare, anche rilevanti.
Si è ottimamente cenato, come sempre del resto, alla validissima "Osteria del Castello" di Scipione Castello; se passate da Salso vi consiglio, caldamente, di cenare in questo posto accompagnando il pasto con la previa visita al maniero di Scipione Castello.
Fare un giro alla sera per Scipione riserva una sorpresa, per chi vive in città almeno, davvero unica: moltissime lucciole popolano la piccola frazione e camminare per le stradine più buie è un continuo baluginare intermittente di luci.
Erano anni che non ne vedevo così tante tutte insieme!
Abbiamo poi terminato la serata a Vigoleno, piccolo borgo medioevale qui vicino che merita sempre una sosta; la notte, tutto illuminato a modo, è ancora più suggestivo.
Domenica ho lavorato un poco ma, confesso, che ne ho avuta pochissima voglia così al mattino sono andato in visita al Castello di San Pietro in Cerro, ne parlerò prossimamente appena avrò tempo, e al pomeriggio mi sono recato, in bici, a Fidenza, indi tappa a Cabriolo, poi a piedi sino a Siccomonte, di nuovo a Fidenza per una sosta idrica e poi sono ritornato, dopo tre ore, a casa.
Attualmente mi manca un solo maniero da visitare, di quelli aperti al pubblico, e non so ancora quando andare; di sicuro domenica prossima mi attende un'altra camminata da qualche parte qui in zona; nel frattempo una nuova settimana è iniziata e bisogna ch'io termini un mucchio di cose... come al solito.
Routine portami via...
Ah! ho iniziato a leggere "Gone with the wind"; 596 pagine d'anglico impegnative perché alcuni personaggi, per ora solo gli schiavi che grazie al cielo hanno poche linee di testo, hanno una pronuncia terrificante e l'autrice la riporta... mi ci vorranno ere geologiche per finirlo.

venerdì 1 luglio 2011

Umide facezie

Così come l'Egitto è un dono del Nilo, la Pianura Padana è un dono del Po che un cioppo di anni fa, notare il termine scientifico "cioppo", era chiamato "Padus".
Oggi la Pianura Padana è una piana più o meno ordinata, punteggiata di piccoli paesi agricoli e città importanti, ma tendenzialmente, è una grossa fetta di terra agricola solcata da canali di irrigazioni e piccoli fiumi e torrenti tributari del Po; il grande fiume.
Prima delle opere di bonifiche, la pianura padana era una sorta di acquitrino a cielo aperto, con l'acqua che affiorava in superficie.
Il prodotto principale della Pianura Padana è l'umidità; tutta questa abbondanza d'acqua e le passate esondanzioni, ma anche le attuali che accadono periodicamente, rendono il piano padano fertile e grasso.
L'aspetto più bello dell'umidità padana è che essa ristagna e satura ogni cosa; d'altronde la pianura è chiusa su tre lati e l'unico punto dove giunge un po' di brezza marina è in Romagna.
Da me, per dire, di brezza marina non se ne vede manco dipinta e se l'aria sa di iodio è solo perché le acque termali ne sono ricche; non certo perché l'aria scavalla gli Apennini e ci viene a trovare dal mar Ligure.
A volte mi chiedo come mai non ci siamo ancora adattati a metabolizzare elementi nutritivi dall'umidità ambientale.
D'inverno l'umido si condensa in nebbia; adesso è raro che vi siano nebbie tali da doverle tagliare con il coltello, ma una volta era possibile persino appoggiarci le biciclette dal tanto fitte erano le nebbie.
D'estate l'umidità si trasforma agevolmente in zuppa; ci sono giorni nei quali sembra di camminare dentro a un brodo e si fa una fatica del diavolo a camminare per la strada... roba da accasciarsi sotto la prima pianta compiacente a disposizione.
Il peggio, ovviamente, è in città; poche nebbie d'inverno, ma d'estate il caldo umido tipico della pianura padana, si somma con il calore degli edifici e delle strade e per trovare del refrigerio l'unica è nascondersi in cantina.
Con tutto questo caldo, onde evitare di dormire abbracciato al condizionatore, anche se installare una branda in cantina mi pare una buona idea, tengo sempre, alla sere, le finestre aperte.
Il mio paesello è in una valle, la mia casa è su una collina, e per una ragione a me ignota, sento tutte le manifestazioni estive del paese; quando va bene i cantanti sono anche bravi, ma il più delle volte la lontananza distorce le prestazioni e quello che arriva non è proprio gradevole.
Tutto questo per dire che preferisco le discutibili doti canore di qualche cantante al caldo umido...
Un inutile post per concludere la settimana :asd: